L'Apocalisse commentata da Don Dolindo Ruotolo

L'ordine degli avvenimenti annunziati nell'Apocalisse

 

 

 

CAPITOLO XI

 

Per procedere avanti in questo misterioso capitolo e in quelli che seguono, è necessario richiamare alla mente l’ordine e la tessitura del Sacro Libro. Questo sguardo generale e sintetico su tutto l’argomento che tratta ci orienterà nel cammino. Lo riportiamo come ce lo presenta L’A Lapide (Vol. XIX, pag. 767): Nei primi tre capitoli ci sono correzioni istruzioni e ammonimenti alle sette Chiese dell’Asia. Poi si propone il libro, l’Apocalisse, segnato da sette sigilli, e questi sigilli si aprono sino al capitolo XI. Questi suggelli contengono ciò che dovrà avvenire alla Chiesa sino alla fine del mondo, e principalmente i castighi e i prodigi, precedenti l’anticristo e l’estremo giudizio.

Dal capitolo XI alla fine, aperti già i suggelli, si narrano le visioni e le predizioni che riguardano l’anticristo, il giudizio universale e la gloria dei Beati.

Da questo prospetto sintetico vediamo che i capitoli che seguono riguardano l’anticristo. Il capitolo XI che stiamo meditando è centrale, diciamo cosi, e sta tra le due parti principali del libro. Esso contiene un grande mistero, come abbiamo visto, e annunzia una prima formidabile lotta contro la Chiesa, e un primo grande trionfo suo contro i suoi nemici, al tempo nel quale, dopo una guerra sterminatrice, i figli suoi saranno bene distinti e separati dal mondo, e i due testimoni, il Papa e il Re dell’Amore, avranno trionfato dei perversi.

Siccome tutti i Padri veggono in questi due testimoni Enoc ed Elia, che verranno alla fine del mondo a combattere contro l’anticristo, volendo noi attenerci sempre a quello che è insegnato dai Padri, abbiamo logicamente riconosciuto nel Sacro Testo che riguarda i due testimoni, un’anticipazione di quello che avverrà ai tempi dell’anticristo. È evidente dal fatto che dell’anticristo si parla solo dopo. Il Signore annunzia dopo la grande guerra due testimoni che dovranno dare alla Chiesa un primo grande trionfo, per il quale Essa raccoglierà i suoi figli, li distinguerà nettamente dal mondo, e preparerà la generazione dei Santi che dovranno sostenere l’ultima lotta che Essa subirà da Satana e dal mondo, ossia la lotta dell’anticristo.

Siccome, secondo il pensiero dei Padri, nel tempo dell’anticristo verranno due testimoni a combatterlo, Enoc ed Elia, è chiaro che i due testimoni del primo trionfo della Chiesa sono figura di Enoc ed Elia che verranno alla fine del mondo, al tempo dell’anticristo. Di questo tempo calamitoso il Sacro Testo ci parla in seguito, e quindi quello che dice qui dei due testimoni è un’anticipazione. Solo così può conciliarsi il Sacro Testo con l’interpretazione unanime dei Padri, che, secondo il precetto della Chiesa, dobbiamo seguire.

L’Angelo che si pose ritto sul mare e sulla terra, e aveva in mano il libricino, disse a S. Giovanni che nei giorni della voce del settimo Angelo, quando comincerà a dar fiato alla tromba [Quando comincerà, dunque non sarà un periodo breve o un solo avvenimento, ma una serie di anni e forse di secoli nei quali si compirà il mistero di Dio. In questi anni o secoli gli avvenimenti saranno come la continuazione del suono della settima tromba], sarà compiuto il mistero di Dio (X, 7), ossia il trionfo finale della Chiesa e il Regno eterno del Signore in Essa; in questo capitolo che meditiamo, al verso 15 è detto che il settimo Angelo diede fiato alla tromba, e che al suo suono si alzarono grandi voci nel cielo che dicevano: Il regno di questo mondo è diventato del Signor nostro e del suo Cristo, ed Egli regnerà per i secoli dei secoli. A queste voci seguirono le adorazioni e i ringraziamenti dei ventiquattro seniori, perché il Signore aveva cominciato a regnare, e perché era venuto il momento per i morti di essere giudicati, e di sterminare coloro che corruppero la terra.

Queste parole di applauso e ciò che disse l’Angelo che posò sul mare e sulla terra farebbero supporre che appena suonata la settima tromba si fosse compiuto il mistero di Dio. Invece, subito dopo, nei capitoli seguenti, si parla di sette portenti, e poi dell’anticristo, e delle sette coppe dell’ira del Signore, cioè degli ultimi grandi flagelli che colpiranno la terra prima del giudizio finale. È dunque chiarissimo che in questo capitolo si parla di un primo trionfo della Chiesa su questa terra, nella quale il regno di questo mondo diventerà del Signor nostro e del suo Cristo, e che questo trionfo è figura del trionfo finale ed eterno, come i due testimoni che ne sono strumento sono figura di Enoc e di Elia che saranno strumenti del secondo e finale trionfo.

Questo mistero di due avvenimenti, dei quali l’uno è figura e annunzio dell’altro, non è una confusione, come a prima vista potrebbe apparire, ma indica chiaramente due periodi della vita della Chiesa, uno che si chiude con un trionfo visibile sulla terra [qui Don Dolindo sembra riferirsi alla cosiddetta Era di Pace; N.d.R.], ed un altro che comincia da questo trionfo, culmina in una nuova corruzione delle genti e nell’anticristo, ha la sua crisi nei nuovi tremendi castighi che colpiscono la terra, e finisce con la resurrezione dei morti, il giudizio finale, il trionfo eterno di Gesù Cristo e della Chiesa, e la gloria dei Beati.

Quando i due testimoni, risorti dalla morte, furono chiamati al Cielo e vi ascesero in una nube e quando la decima parte della città santa cadde e vi perirono settemila uomini, è detto nel Sacro Testo che quelli che restarono furono spaventati e diedero gloria al Dio del Cielo. Subito dopo è soggiunto che il secondo guai è passato, ed ecco che viene il terzo guai, evidentemente il suono della tromba del settimo Angelo. Intanto quando il settimo Angelo diede fiato alla tromba non segui un guai immediatamente, come sarebbe stato logico aspettarsi, ma si alzarono grandi voci nel cielo che dicevano: Il regno di questo mondo è diventato dei Signore nostro e del suo Cristo, ed Egli regnerà per i secoli dei secoli. A queste voci di esultanza i ventiquattro seniori si prostrarono per adorare e ringraziare Dio che, facendo uso della sua grande potenza, aveva cominciato a regnare. Adorando e ringraziando essi annunziarono il prossimo giudizio universale, e al loro annunzio si apri il Tempio di Dio nel Cielo, e apparve l’Arca della sua alleanza nel suo Tempio, e seguirono folgori, gridi, terremoto e molta grandine.

Che cosa significa tutto questo?

E’ una conferma dei due periodi di trionfo di Dio e della Chiesa, dei quali abbiamo ora fatto cenno. Quelli che sopravvissero alla rovina della decima parte della città santa furono spaventati e diedero gloria al Dio del Cielo. Dunque dopo il trionfo dei due testimoni vi sarà un grande movimento di conversione a Dio, da parte degli uomini scampati non solo alla rovina della santa città, ma ai flagelli del primo e secondo guai. Questo movimento di conversione riguarda non la fine del mondo, ma la fine del sesto periodo della vita della Chiesa; non segue al trionfo di Enoc e di Elia, ma al trionfo dei due testimoni che ne sono figura, cioè al Papa e al Re dell’Amore [qui è ipotizzabile un parallelismo con il Papa Santo e il Grande Monarca di cui parlano tanti santi e mistici nelle loro rivelazioni; N.d.R.].

Nel tempo nel quale Roma sarà conculcata dalle genti perverse per tre anni e mezzo, essi compiranno il loro apostolato prodigioso; poi saranno vinti dai perversi e uccisi, o fisicamente, o moralmente con la loro degradazione ordinata dai perversi medesimi. Per un prodigio divino, dopo tre giorni e mezzo, o presi letteralmente, o presi per un periodo breve [Il sette rappresenta nella Scrittura il numero perfetto, e quindi un periodo lungo e completo di tempo; la metà di sette, tre e mezzo, rappresenta quindi un periodo breve e incompleto. Non c’è alcuna difficoltà però, nel caso nostro, a prendere letteralmente il numero dei tre giorni e mezzo nei quali i due testimoni appariranno vinti e sopraffatti] essi risorgeranno alla vita e alla loro dignità; alla vita, se realmente uccisi, alla loro dignità e al loro prestigio se solo abbattuti ed esclusi.

Un flagello di Dio, particolare per la città santa, nella quale si consumerà il delitto della lotta contro i due testimoni, scuoterà le anime traviate per l’apostasia, ed esse spaventate dal castigo, daranno gloria al Dio del Cielo, riconoscendolo e convertendosi a Lui.

Intanto il settimo Angelo comincerà a dar fiato alla tromba, cioè comincerà il settimo periodo della vita della Chiesa. Il trionfo dei due testimoni e la conversione delle genti al Signore sarà fine del sesto periodo e principio del settimo, e per questo, invece di seguire immediatamente il terzo guai, segue l’applauso di riconoscenza del Cielo per il primo trionfo di Dio e della Chiesa sulla terra: Il regno di questo mondo è diventato del Signor nostro e del suo Cristo.

Questo regno di amore verrà per preparare le anime all’ultima grande lotta che la Chiesa avrà dall’anticristo nel settimo periodo della vita di lei, e per questo i ventiquattro seniori, ringraziando Dio del primo trionfo, e vedendo lontano la finale apostasia delle nazioni adirate contro Dio, annunziano anche la resurrezione dei morti, il giudizio universale e l’apparizione dell’Arca di Dio nel Tempio della sua gloria, cioè della gloriosa Umanità del Redentore, tra folgori, gridi, terremoto e molta grandine, ossia tra lo sconvolgimento della terra.

Questa serie cosi complessa, e, nello stesso tempo, cosi logica, ordinata e chiara di avvenimenti ci fa capire ancora una volta quanto è misterioso il parlare di Dio, che ha tutto presente, e non può non parlare che come Colui che ha tutto presente. Noi, piccoli atomi, non possiamo fare altro innanzi a Lui, eterna Trinità, Potenza, Sapienza ed Amore, che adorare, ringraziare e pregare. In mezzo al fluttuare dei secoli, siamo come un piccolo fuscello di paglia travolto dalle onde del tumultuoso oceano, e come possiamo presumere di elevarci a giudici di Dio?

Umiliamoci, umiliamoci, e facciamo tesoro della piccola particella di tempo che ci è concessa per operare il bene. Siamo appena come un atomo di un immenso monte, una cellula d’un colossale albero, e non possiamo noi valutare e tanto meno criticare le profonde ragioni per le quali Dio vuole o permette tanti avvenimenti nella vita dei secoli e in quella della Chiesa.

Egli solo sa quello che è giusto, santo e armonico in questa vita, per la sua gloria e per il bene e l’eterna felicità delle sue creature. Sappiamo che è infinita Sapienza ed infinito Amore, e dobbiamo confidare in Lui ed abbandonarci al suo amore. Abituiamoci ad umiliarci profondamente innanzi a Dio con sentimenti di grande fiducia e di grande amore. È così dolce il sentirsi nelle mani dell’Onnipotente, è così rassicurante il sentirsi affidati alla sua Sapienza e al suo Amore. Che importa che non giungiamo a comprendere tutto ciò che Egli dispone o permette nel mondo? Ci basti unirci alla sua volontà come un bimbo si unisce a quella dei suoi genitori, affidandosi completamente a loro.

 

Da "La Sacra Scrittura - L'Apocalisse" di Don Dolindo Ruotolo, pagg. 312-316 (pubblicato nel 1974 con Imprimatur di Mons. Vittorio. M. Costantini, Vescovo di Sessa Aurunca)

 

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A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Maggio 2006
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