NON DIMENTICARE I GEMITI DI TUA MADRE!

Il dossier della diocesi di Civitavecchia sulle lacrimazioni della Madonnina di Pantano

 

 

INDICE

 

UN DECENNALE DA NON DIMENTICARE
PREFAZIONE

APPUNTI TRASCRITTI DAL MIO DIARIO PERSONALE
GIROLAMO GRILLO, Vescovo di Civitavecchia-Tarquinia

INTERVISTA SULLA MADONNINA A MONS. GRILLO

LA VOCE DELLA PRIMA TESTIMONE
JESSICA GREGORI

CRONACA DEGLI AVVENIMENTI
P. FLAVIO UBODI

1. Le varie lacrimazioni

2. Fatti connessi all’evento delle lacrimazioni

3. La famiglia Gregori e le vicende giudiziarie

4. La comparazione del DNA

5. Testimonianze piu’ significative
5. 1. Testimonianza della prima lacrimazione
5.2. Lacrimazione presente il parroco don Pablo Martin
5.3. Lacrimazione davanti al Vescovo mons. Girolamo Grillo
5.4. Testimonianza di Jessica Gregori a dieci anni dall‘evento

6. Commissione teologica: indagini e conclusioni

 

SITUAZIONE PASTORALE A PARTIRE DALLE LACRIMAZIONI DELLA REGINA DELLA PACE
DON PABLO MARTÌN

I PELLEGRINAGGI ALLA MADONNINA
DON AUGUSTO BALDINI

UNA DEVOZIONE CHE CONTINUA
DON ELIO CARUCCI

RELAZIONE SINTETICA SULLE VICENDE GIUDIZIARIE RELATIVE ALLA MADONNINA
Avv. BRUNO FORESTIERI

VALUTAZIONE E SIGNIFICATO TEOLOGICO DELLE LACRIMAZIONI DELLA MADONNINA
P. STEFANO DE FIORES

1. Ricostruzione dei fatti

1.1. La testimonianza della famiglia Gregori
1.2. La testimonianza di don Pablo Martin
1.3. La testimonianza del vescovo

2. Ipotesi esplicative

2.1. Frode o trucco
2.2. Allucinazione o autosuggestione
2.3. Telecinesi o fenomeno similare di parapsicologia
2.4. Fatto umanamente inspiegabile
(opera del demonio o miracolo?)

3. Significato teologico

3.1. SIGNIFICATO MARIOLOGICO IN CONTINUITÀ CON LE PRECEDENTI MARIOFANIE:

Maria piange per i peccati e i mali del mondo, soprattutto per
il versamento di sangue innocente e invita alla conversione.

3.2. SIGNIFICATO CRISTOLOGICO:

Maria piange per lo stesso motivo che spinse
Cristo a piangere e a sudare Sangue.

3.3. SIGNIFICATO TRINITARIO:

Maria piange per manifestare la sua misteriosa sofferenza
e quella ineffabile di Dio Padre, Figlio e Spirito santo.

3.4. SIGNIFICATO ANTROPOLOGICO:

il pianto di Maria ha dimensioni universali.

Rilievi conclusivi

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La Madonnina nel primo giorno della lacrimazione


 

UN DECENNALE DA NON DIMENTICARE

 

PREFAZIONE

 

Particolare delle lacrime della Madonnina

Sono trascorsi dieci anni da quando a Civitavecchia in un giardino della famiglia Gregori (2-6 febbraio 1995) e poi nelle mani del Vescovo diocesano Girolamo Grillo (15 marzo 1995) si sono susseguite 14 lacrimazioni di sangue in una statuetta della Madonna.

Dopo l’interessamento della stampa che ha fatto rimbalzare la notizia in Italia e in tutto il mondo, i giornali ormai non ne fanno parola, similmente gli storici stanno zitti, teologi e pastori si sono chiusi in un riserbo e silenzio assoluto.

In contrasto questa generale apatia e passività, i fedeli pellegrini provenienti da ogni paese e regione accorrono a Civitavecchia e manifestano la loro devozione, preghiera, frequentazione dei sacramenti... I pellegrinaggi alla parrocchia di S.Agostino, in contrada Pantano, dove è collocata la Madonnina, non conoscono flessioni, ma sono una realtà che si rinnova continuamente e produce consolanti frutti di conversione e di buoni propositi di vita cristiana più intensa.

Senza rumore e senza pubblicità, il vescovo e i collaboratori pastorali della parrocchia, compresi i volontari laici, si preoccupano di provvedere all’accoglienza dei pellegrini e alla celebrazione dei riti religiosi, soprattutto della confessione e della Messa. In particolare essi profittano di tutte le occasioni, specialmente liturgiche, per veicolare la solida dottrina del cap. VIII della Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, memori dell’esortazione del card. Joseph Ratzinger, che chiedeva al Vescovo di «riservare verso quei fedeli che giungono a Civitavecchia, spinti da motivi di fede, quell’attenzione e cura pastorale necessarie per promuovere una sana devozione verso la Vergine Maria, secondo l’insegnamento della Chiesa» (27.10.1997).

Nel decennale degli eventi il senso di responsabilità spinge a sostenere i fedeli presentando loro una documentazione, certo non esauriente, ma comunque significativa ed atta a rinnovare la loro convinzione e la loro pietà che ha percepito nelle lacrime della Madonnina un segno di amore materno, vicinanza solidale e condivisione dei dolori che attanagliano l’umanità soprattutto in questi tempi drammatici e tragici.

I saggi qui raccolti sono in gran parte inediti e rappresentano un invito a rivisitare il problema dell’autenticità delle lacrimazioni di sangue della Madonnina e a percepirne il significato teologico e spirituale.

Mons. Grillo apre alcune pagine del suo Diario e svela particolari imprevisti che gettano luce sui fatti e sulle persone che le hanno vissute in prima persona. Il Vescovo puntualizza il suo pensiero sugli avvenimenti da lui vissuti rispondendo a dodici domande di un’intervista.

Jessica Gregori, prima testimone del fenomeno, non è più una bambina che parla aiutata dal papà, ma è un’adolescente riflessiva che firma una testimonianza personale e lascia trapelare un carisma sconosciuto dagli stessi pellegrini.

La cronaca presentata dal padre cappuccino Flavio Ubodi, amico della famiglia Gregori, che ha seguito tutto fin dagli inizi, espone con serena oggettività gli eventi facendo luce sui testimoni e sciogliendo nodi rimasti insoluti nella mente del pubblico, come la questione del DNA.

Prendono quindi la parola i tre parroci che si sono susseguiti nel decennio: Pablo Martin, Augusto Baldini ed Elio Carucci, per descrivere i frutti spirituali da essi constatati nei pellegrini accorsi a Pantano.

Segue un puntuale giudizio di ordine giuridico dell’avvocato Bruno Forestieri sull’archiviazione del processo da parte della magistratura.

Conclude il mariologo Stefano De Fiores con un’adeguata lettura teologica e antropologica del segno delle lacrime di sangue della Madonnina provocando ad una risposta ancora lontana dall’essere globalizzante e plenaria.

Rimane sempre attuale l’ammonimento biblico: «Non dimenticare i gemiti di tua madre» (Sir 7,29), che si può applicare a Maria proclamata dal Figlio crocifisso madre dell’umanità rigenerata a vita nuova (cf Gv 19,25-27).
Proprio un segno dolorante di tale maternità è espresso dalle lacrime di sangue della Madonnina.
Sarebbe ingratitudine non badarvi.

Questa pubblicazione, che riserba pure la conoscenza di una serie di fotografie inedite della Madonnina lacrimante, vorrebbe essere come un seme immesso nella nostra società perché provochi ulteriori studi approfonditi e susciti soprattutto un vivo desiderio di corrispondere fattivamente al pianto di una Madre, che con questo estremo tentativo vuole impedire passi falsi e rovinosi nel cammino della storia e preparare alla Chiesa e al mondo un futuro di speranza e di pace.

 

 

APPUNTI TRASCRITTI DAL MIO DIARIO PERSONALE

GIROLAMO GRILLO

Vescovo di Civitavecchia - Tarquinia

 

Mons. Girolamo Grillo

Poiché mi sono accorto che dopo la lacrimazione di sangue della «Madonnina di Civitavecchia», avvenuta tra le mie mani il 15 marzo 1995, sono rimasto alquanto traumatizzato per un certo periodo di tempo, preferisco attingere direttamente dal mio diario personale, dal quale specialmente per quanto attiene i giorni precedenti la suddetta lacrimazione, appare in maniera chiara la lenta evoluzione del mio atteggiamento dallo scetticismo iniziale in poi...

Fino al 5 febbraio non ho annotato nulla, pur essendo stato informato dall’allora parroco di S. Agostino, del fatto accaduto in un giardino nel territorio della sua parrocchia in data 2 febbraio 1995: evidentemente avevo pensato che si trattasse di uno dei soliti scherzi delle statue che piangono (e in quello stesso periodo ne piangevano tante in tutta l’Italia)...

Il 5 febbraio annoto, invece, quanto segue:

Che brutta storia quella delle Madonne che piangono. C’è sempre qualche burlone che si prende lo sfizio di imbrattare gli oggetti sacri. Poveri noi, dove siamo capitati. Con il parroco che va dietro anche a queste stupidaggini. Mater Boni Consilii, ora pro me!

La pagina del 6 febbraio è interamente dedicata al suddetto avvenimento:

La giornata è stata piena di incontri e di interviste sulla «Madonnina» che avrebbe pianto lacrime di sangue. Non c’è di che rallegrarsi di questa specie di prurito di curiosità che prende le masse quando sentono parlare di questi fenomeni. Bisogna aprire gli occhi e non lasciarsi travolgere né dallo scetticismo né dalla faciloneria. Bisogna che tutto si sgonfi da sé, senza creare falsi allarmismi, ma senza neppur lasciare correre. Occorre tenere il polso fermo. La Chiesa deve essere sapiente, attenta, prudente e deve saper attendere. La fretta, specialmente in queste cose è cattiva consigliera. La gente che ci ascolta alla radio o alla televisione o che legge i giornali ha bisogno di essere aiutata a giudicare gli eventi con serenità. Interrogherò a giorni i protagonisti di questa vicenda. Poi si vedrà. «Mater mea, fiducia mea!»

Il giorno 7 febbraio trovo scritto, in fondo alla pagina, questo inciso:

Ho incontrato il Dott. Vignati (allora Vice Questore) pregandolo di indagare sulla Famiglia Gregori (quella dove avrebbe pianto la «Madonnina») e di riferirmi segretamente.

Anche l’intera pagina del giorno 8 febbraio è dedicata alla «Madonnina»:

È stata una giornata super affollata di persone interessate alla presunta lacrimazione di sangue della Madonna. La gente è avida del sensazionale; non si accontenta di quello che la Chiesa annunzia a nome del Cristo. C’è tanta ignoranza in giro, unitamente però ha tanta voglia di sacro. Forse, quest’ultimo aspetto è l’unico fatto positivo di questa curiosa e strana vicenda. Signore, aiutami a scoprire gli eventuali trucchi, cui questa gente interessata ha potuto ricorrere.
Debbo essere molto cauto e prudente e mantenermi quasi scettico. Satana, oltre tutto, può ricorrere a qualunque espediente per trarre in inganno gli uomini. Questo è il suo mestiere. Il Vescovo deve essere come l’angelo custode del suo gregge; deve cioè, tenere sempre aperti gli occhi, al fine di smascherare ogni cosa. «Madonna mia, tu lo sai quanto ti voglio bene. Debbo, però, agire così per il bene della Chiesa. E tu desideri la stessa cosa. "Maria, Mater Ecclesiae, ora pro me et pro nobis"».

Anche di sera mi hanno disturbato su questa strana vicenda di una Madonnina che avrebbe pianto. Quanta pazienza ci vuole con questi giornalisti che vanno in cerca sempre del sensazionale, pur trattandosi spesso di stupidaggini.

Nel frattempo proibisco ai miei sacerdoti, in maniera categorica, di accedere al luogo dove sarebbero accadute le lacrimazioni.

Tralascio ovviamente altre cose un po’ delicate che, al momento, non è opportuno far conoscere. Credo che valga la pena, però, riportare alcune considerazioni da me scritte in data 9 febbraio:

Si osserva attorno una grande sete di sacro. Verrebbe da esclamare con il profeta: «Questo popolo si rende conto che qualcosa non va nell’ingranaggio della vita corrente, fatta di consumismo e di cose effimere».
Appena i giornali danno notizia di qualcosa di eclatante, di miracoloso, subito corre, anzi si precipita per vedere, per rendersi conto ed anche si entusiasma... Poveri noi!
Ho conosciuto i protagonisti della vicenda: sono gente semplice; appaiono quasi traumatizzati. Può darsi che siano stati oggetto di un raggiro malvagio o maligno, ma potrebbe darsi che tutto sia vero. Povero me, se fosse vero! Questo mi vien da pensare istintivamente. Ma sono sicuro che il Signore mi aiuterà a vederci chiaro in tutto e la Vergine Santa mi proteggerà.

Giorno 10 febbraio aggiungo alle suddette annotazioni:

Mi ha fatto pena il protagonista della vicenda di S.Agostino (Fabio Gregori). Ha pianto, quando si è appartato con me, ritenendosi un uomo pieno di peccati e quasi oggetto di una maledizione di Dio.
Il pomeriggio sono stato all’istituto di Medicina Legale del Policlinico Gemelli, dove il Prof. Angelo Fiore, Direttore del medesimo Istituto ha fatto i prelievi del presunto sangue della Madonnina. Sarà affiancato dal Prof. Giancarlo Umani Ronchi, Direttore dell’Istituto omonimo dell’Università «La Sapienza» di Roma (per volontà della Famiglia Gregori, la quale teme che io riesca a far dire che si tratti di un imbroglio).
Un primo risultato immediato è questo: non vi sono marchingegni di sorta entro la statuina, cioè la lacrimazione non è dovuta né a cause meccaniche, né alla natura del materiale della statua. Non resta da pensare, quindi, se non a qualche burlone che abbia fatto uno scherzo di cattivo genere.

Ho fatto numerose domande al Prof. Fiori, soprattutto in ordine ad altre possibilità scientifiche che potrebbero far piangere lacrime di sangue. Mi ha risposto che, a suo parere, non esiste alcun’altra possibilità scientifica.

Giorno 11 febbraio annoto qualcosa, di cui tuttora non mi è lecito parlare.

Giorno 13 febbraio:

In serata ho avuto un incontro con tre persone della località di S.Agostino. Non ho avuto una buona impressione, ma posso anche sbagliarmi. Penso sempre che la famiglia Gregori sia vittima di qualche macchinazione di gente che le abbia voluto tendere un brutto tiro. Speriamo che tutto si chiarisca con gli esami scientifici che stanno ultimando al Policlinico Gemelli.

Giorno 16 febbraio:

Mentre scrivo queste righe so già che le lacrime sgorgate dalla piccola statua della Madonna sono sicuramente di sangue umano. Devono ancora approfondire l’esame sui cromosomi (maschile o femminile)...
A sera penso: ma non potrebbe essere tutto un inganno del demonio? È strano, però... Non ci capisco niente.

Giorno 22 febbraio:

Oggi il Prof. Angelo Fiori, Direttore dell’Istituto di Medicina Legale del «Gemelli» mi ha informato che le lacrime della Madonnina sono vero sangue umano di donna...

Giorno 23 febbraio:

Domani la statuetta sarà sottoposta alle ultime indagini radiologiche e poi si vedrà...

Giorno 27 febbraio:

Dopo tre indagini ripetute sul sangue, la risposta definitiva è: sangue umano maschile. Che cosa strana: non ci capisco niente! Non resta altro che chiedere un segno alla Madonna, qualora fosse veramente Lei a piangere.

Giorno 1 marzo:

... Gli Organi competenti della Chiesa hanno bisogno di esaminare attentamente l’intera questione, sulla quale anch’io dovrò inviare loro un’accurata e circostanziata relazione scritta. Successivamente mi faranno conoscere gli ulteriori passi da compiere. Saggezza e prudenza della Chiesa, la quale in questi fenomeni non deve essere mai frettolosa nella loro valutazione. Durante la giornata c’è stata una continua gragnola di telefonate da parte di giornalisti, agenzie, radio, televisioni, che stanno generando una immensa confusione. È il lato coreografico di una vicenda che potrebbe essere anche seria (non si sa mai). Ma con questi giornalisti non ci posso far nulla! Tanto scrivono quello che vogliono.

Giorno 7 marzo:

Ho assistito alla trasmissione televisiva «Chi l’ha visto», in cui sono stati sollevati forti dubbi sulla vicenda della Madonnina. Anch’io... ho espresso molta cautela in queste cose...

Giorno 13 marzo ricevo una telefonata dal noto esorcista don Gabriele Amorth, il quale non esclude l’influsso diabolico per tutte le altre statue che stanno piangendo in Italia, ma non per la Madonnina di Civitavecchia, pregandomi di non essere molto scettico, perché egli era venuto a conoscenza fin dalla scorsa estate da un’anima da lui diretta spiritualmente che una Madonnina avrebbe pianto a Civitavecchia e che questo segno sarebbe stato di non buon auspicio per l’Italia, ragion per cui sarebbe stato opportuno far penitenza e pregare molto...
Naturalmente non ho creduto a questa telefonata, anche se successivamente ne ho parlato con mia sorella Grazia... tanto per farla sorridere un po'.

Giorno 15 marzo, alle ore 8,15, accade l’incredibile, dopo la celebrazione della Santa Messa e dopo la colazione. Mia sorella, ricordando le parole di don Amorth, mi chiede di permetterle di pregare la Madonnina, facendo accedere anche mio cognato, il quale, per delicatezza, non mi aveva mai chiesto di vedere la piccola statua, che era riposta chiusa nell’armadio di una delle mie suore. Attesa l’insistenza di mia sorella, domando alla suora il permesso di poter accedere alla sua stanza assieme a lei stessa. Quindi, in quel momento eravamo in quattro. Prendo la Madonnina riposta in un piccolo cestino ed incominciamo a pregare in silenzio, quando dopo qualche attimo mio cognato (io personalmente pregavo con gli occhi socchiusi), mi dice:

«Guarda, guarda, che cosa sta accadendo?». La Madonnina aveva ricominciato a piangere dall’occhio destro: un filo sottilissimo, un po’ più grande d’un capello, dapprima bianco come una lacrima normale, che si bloccava davanti alla piccolissima gota, dove formava come una piccola perla di rubino, che riusciva a scavalcare la gota e a scendere, riformando la lacrima di sangue che già era stata asportata al Policlinico Gemelli... Stavo recitando la «Salve Regina» in latino... Stranamente ero arrivato alle parole: «Illos tuos misericordes oculos ad nos converte». Mia sorella, vedendomi sbiancare in viso, grida aiuto a squarciagola e si macchia il dito con il sangue della Madonnina. Accorre, quindi, l’altra suora che era in cucina, mentre mio nipote Angelo si precipita dal letto.

Quasi svenuto mi accascio su di una sedia e vengo soccorso dal Primario cardiologo di Civitavecchia, Dott. Marco di Gennaro, il quale anche lui constata la lacrima ancora fresca.

Tralascio tutto il resto. Dopo aver ottenuto il permesso del Dicastero competente, il quale mi aveva raccomandato di vigilare sulla ortodossia della devozione, il 17 giugno di quello stesso anno colloco la piccola statua nella Chiesa di Sant’Agostino, dopo che la Magistratura aveva chiesto alla Criminalpol di togliere il sangue per controllare il DNA. Ma su questo argomento riferirà l’Avv. Forestieri (avvocato della Famiglia Gregori)

In quello stesso anno 1995, la piccola Jessica Gregori, mi ha confidato alcuni messaggi, cui allora io non ho creduto, ma che successivamente si sono verificati puntualmente. La piccola di allora, oggi più che quindicenne, ricorda benissimo quei segreti, anche se lei non tutto ha compreso. Tali segreti devono rimanere tali per lei e per me. Per ora non resta altro che pregare e fare penitenza.

Sono più che contento che il mondo abbia compreso che a «Pantano» (si chiama così la località dove ha pianto per tredici volte la Madonnina), si venga soltanto per pregare, per fare penitenza e per ritrovare la fede perduta in Cristo Signore, Figlio di Dio e Figlio di Maria.

Prima di concludere questa parte che, dal primo evento delle lacrimazioni, perviene alla quattordicesima lacrimazione avvenuta nelle mie mani, ritengo opportuno trascrivere la lettera del Prof. Giancarlo Umani Ronchi (scienziato laico), a testimonianza di quanto allora accaduto. La lettera mi è stata inviata dopo la sentenza della Magistratura di Civitavecchia, la quale, pur aprendo alla possibilità di un fatto soprannaturale, in cui è competente la Chiesa, stranamente sostiene che ci sia stata una sola lacrimazione.

Civitavecchia, 21 dicembre 2004.

 

Prof. Giancarlo Umani Ronchi
Ordinario di Medicina Legale e delle Assicurazioni
nell’Università di Roma "La Sapienza"
00192 Roma - Viale delle Milizie, 52

Roma, li 13 giugno 2001

Egr. Mons. Grillo,
ho esaminato i documenti da lei inviatemi. Mentre il decreto di archiviazione del Giudice dott. Carmine Castaldo mi sembra nel complesso equilibrato e rispettoso del giudizio della Chiesa «cui incombe l’onere di spiegare... se il fenomeno in questione debba essere meno qualificato miracolo», le osservazioni del Pubblico Ministero dott. Antonio La Rosa suscitano perplessità e amarezza.
Perplessità perché, pur conoscendoli, ha ignorato fatti che sono emersi in quei giorni senza tenerli in alcun conto o peggio, senza compiere alcuna indagine diretta a verificare la credibilità.
Mi riferisco alla mia testimonianza, seppure indiretta, della ulteriore lacrimazione avvenuta nelle Sue mani. Ricordo, come fosse ora, che il 28/3 presso la sua abitazione, appena vista la piccola statua non ho potuto frenare esclamazioni di meraviglia alla presenza di alcuni poliziotti, del Dott. Spinella della Criminalpol e forse dello stesso Dott. La Rosa (ma non ricordo se fosse presente). Avevo notato che la gota destra presentava una traccia nettamente più estesa di materiale rossastro (poi rivelatosi sangue) rispetto all’ultimo prelievo effettuato presso il Policlinico Gemelli alcuni giorni prima. Il rivolo che secondo i miei ricordi si arrestava all’altezza inferiore del viso (a livello della mandibola); la nuova traccia presentava un colore più chiaro tanto che piuttosto netta, ai miei occhi, appariva la differenza rispetto a quella ancora evidenziabile a monte. Pregai più volte il Dott. Spinella che era stato incaricato, insieme a me e al Prof Fiori, di effettuare distinti prelievi delle due parti del rivolo, ma questi rifiutò adducendo che - comunque - ove vi fosse stata una qualche differenza, sarebbe emersa dalle indagini. Asserzione scientificamente corretta sotto il profilo delle indagini sul DNA, ma indubbiamente erronea ove il Pubblico Ministero avesse formulato anche il quesito sulla cronologia delle diverse parti della traccia ematica.
All’arrivo del Prof Fiori, il prelievo era stato già completato, tant’è che questi non è stato in grado di confermare quanto da me osservato.
Amarezza di fronte alle parole del Pubblico Ministero, perché - pur avendo riscontrato «un incremento delle macchie di colore rosso poste sul lato destro del volto della statuetta», non ne tiene conto e preferisce soffermarsi sul fatto che le macchie «non sembrano avere origine dall’occhio» ma dallo «zigomo» e a sinistra «di poco sopra la palpebra». E, contrariamente al giudice, conclude con un «insulto blasfemo», affermazione gravissima per un magistrato e soprattutto irrispettosa nei confronti di chi intendeva dare un diverso significato ai fatti.
Come uomo di scienza, ritengo che l’obiettività e il rispetto siano segni fondamentali di educazione e di civiltà.
A Sua disposizione, La saluto cordialmente

Firmato             
Giancarlo Umani Ronchi

 

 

INTERVISTA SULLA MADONNINA A MONS. GRILLO

 

1. Eccellenza lei parla di aver subìto un trauma al momento della Lacrimazione della Madonnina tra le sue mani. Questo stato psichico particolare, quasi uno choc, si comprenderebbe meglio se ci parlasse della sua formazione filosofica, teologica e spirituale. Al momento delle lacrimazioni lei si considerava un razionalista o un mistico.

Ho studiato filosofia, teologia e spiritualità con i Padri Gesuiti, sia nel Seminario Pontificio di Reggio Calabria che alla Pontificia Università Gregoriana, dove, oltre gli studi di Scienze sociali, che allora facevano parte della Facoltà di Filosofia, ho avuto modo di frequentare i corsi del P. Dezza e di altri illustri docenti di livello internazionale. Ebbi modo di frequentare anche alcuni corsi di spiritualità, superando, quindi, la impostazione tradizionale di allora. Al momento delle lacrimazioni, come appare chiaramente dal mio Diario, pur non essendo un razionalista, venivo ritenuto tale in quanto per molti anni avevo lavorato accanto all’allora Sostituto della Segreteria di Stato mons. Giovanni Benelli. Seppi infatti che, in quei giorni, un mio amico Cardinale tuttora vivente, con il quale per anni avevo lavorato assieme, ebbe a commentare così: «Povera Madonnina, dove sei andata a piangere, proprio nelle mani di Grillo? Ma quello farà di tutto per nascondere ogni cosa!». Alla domanda specifica, se mi fossi mai considerato un «mistico», rispondo: assolutamente no, anche se consideravo la preghiera come un fatto, del quale nessuna anima consacrata può fare a meno severamente, se desidera mantenersi fedele al Signore. Invidio i mistici, ma non ho mai avuto dal Signore questo dono.

 

2. Dalla sua testimonianza a 10 anni dell’evento di Civitavecchia risulta che lei ha un Diario, interessante anche dal punto di vista storico, dove annota giorno per giorno quanto le sembra notevole. Tale Diario sorge con le lacrimazioni o le precede? Quali sono le sue finalità e caratteristiche?

È vero: ho un Diario, che ho iniziato con il primo di gennaio 1994, cioè l’anno precedente le lacrimazioni. Prima di allora annotavo soltanto qualche pensiero in una specie di agendina che non ho conservato. Nel Diario avevo cominciato a scrivere ogni mattina, guardando alla mia giornata precedente meditando nella mia stanzetta e guardando il Crocifisso: quindi, praticamente mi fermavo a considerare alcuni avvenimenti importanti, attraverso la luce dello Spirito, trasformando ogni cosa in preghiera. Se vogliamo, si trattava, quindi, di un vero e proprio Diario spirituale, nulla di più. Non pensavo minimamente che l’anno successivo, avrei dovuto annotare fatti concernenti la Madonnina.

 

3. Dalle sue dichiarazioni trapela una certa evoluzione nel suo giudizio circa la famiglia Gregori. Esistono fenomeni collaterali che antecedono e seguono le lacrimazioni? Perché la stampa li ignora, chiusa in una specie di cospirazione del silenzio?

Particolari dell'essenza profumata che trasuda dalla seconda Madonnina e dalle foglie del giardino dei Gregori

Non conoscevo affatto la famiglia Gregori, neppure di nome. Me ne parlò dapprima il parroco quando venne a portarmi la relazione circa una Madonnina che avrebbe pianto lacrime di sangue, relazione che io, con il mio scetticismo innato verso queste strane forme di fenomeni, neppure volli leggere, cestinandola subito. Poi chiesi informazioni al Dottor Natalini, un medico mio amico, il quale era anche medico di quella famiglia. Questi, in verità, mi disse che si trattava di una famiglia di onesti lavoratori, dal comportamento morale ineccepibile.

Ma, non fidandomi neppure del medico, affidai segretamente l’incarico al Vice Questore di allora Dott. Vignati, perché facesse un’opportuna indagine sia sulla famiglia che sull’ambiente in cui sarebbe accaduto il fenomeno. Il Dott. Vignati, mi informò su tutto, confermando quanto mi aveva detto già il Dott. Natalini.

Successivamente conobbi il fratello di Fabio Gregori di nome Enrico, che mi divenne amico soltanto dopo il conflitto iniziale durato alcuni mesi! Fu proprio lui, credo, a volere che, accanto al Prof. Angelo Fiori del Policlinico Gemelli, ci fosse in contrapposizione a me un altro uomo di scienza laico dell’Università La Sapienza, perché temeva che il Vescovo, servendosi di una Università Cattolica, tendesse ad occultare la verità. Non conosco quasi per niente l’altro fratello Gianni, se non per averci parlato qualche rara volta in maniera molto superficiale.

Fabio Gregori parlò, soltanto dopo le lacrimazioni, di alcuni altri fenomeni che sarebbero accaduti a casa sua ed anche di un’altra Madonnina simile a quella che aveva lacrimato lacrime di sangue, la quale avrebbe cominciato fin da quel tempo ad essudare una specie di olio profumatissimo. Ma, io, con il mio solito scetticismo, ho sempre cercato per diversi anni di snobbare la cosa.

Soltanto qualche anno addietro, trovandomi davanti alla piccola grotta dove era sita la Madonnina, vidi sull’altra statua questa essudazione; stranamente tutto gocciolava di questo liquido che sembrava olio: l’intera grotta, l’albero sovrastante e le rose che circondavano la grotta. Successivamente ne feci raccogliere una fialetta, per affidarne l’esame scientifico al Prof. Fiori, il quale, in un primo momento mi rispose che non valeva la pena di perdere altro tempo in questa cose. Tanto - commentò lo scienziato - il mondo non avrebbe creduto a nulla. Poi, lo stesso Prof. Fiori, mi mandò una relazione, in cui mi diceva di aver fatto gli esami, con questo risultato: non si tratta di olio, ma di un’essenza, il cui DNA non era né di natura umana, né di natura animale; probabilmente di natura vegetale, contenente moltissimi profumi.

Non so francamente perché la stampa ignori questo fenomeno, anche se a Civitavecchia conoscono la cosa. Credo, però, che il fenomeno sia stato fatto conoscere dalla BBC, perché questa famosa emittente televisiva internazionale (erano tutti protestanti inglesi), riprendendo il luogo dove erano accadute le lacrimazioni, si vide davanti all’improvviso questa essudazione che letteralmente traumatizzò (così mi raccontarono) gli operatori, i quali non volevano credere ai loro occhi. Il fenomeno si verifica molto spesso, ma soprattutto nelle Feste del Figlio (Natale, Pasqua, ecc.) e nelle Feste di Maria (eccetto il giorno dell’Addolorata). Tutti sanno, ma nessuno ne parla; non so il perché di questa specie di «congiura del silenzio», come lei la chiama. Neppure io personalmente, a dir la verità, riesco a comprendere questa specie di mistero. Forse, non sarebbe male che qualche persona esperta in materia ci dicesse qualcosa. Come Vescovo, infatti, non avrei nessuna difficoltà a far accedere in loco qualche persona seria che volesse studiare il fenomeno.

 

4. Personaggio chiave, nonostante l‘età infantile al tempo dell’evento (cinque anni), è Jessica Gregori, la prima ad accorgersi della lacrimazione della Madonnina. Che cosa pensa di poter dire di lei, senza svelare eventuali segreti o ferire la sua sensibilità?

Quanto a Jessica Gregori, la ragazza che, al tempo delle lacrimazioni, aveva appena cinque anni e mezzo, allora personalmente dapprima neppure la volli interrogare e perché ero scettico sul fenomeno ed anche perché ritenevo che ella ripetesse come un pappagallo una lezione imparata a memoria.

Stranamente, però, ogni qualvolta mi parlava della «sua Madonnina» (così la chiamava) mi si stringeva al collo e piangeva a lungo. Questo atteggiamento sarebbe proseguito per parecchi anni.

Quello stesso anno venne da me altre quattro volte nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre. Il padre la portava con sé in braccio; poi, chiedeva al papà di lasciarla sola con me, pregandolo di allontanarsi fuori. Mi si avvicinava, dicendomi: «Chinati (io ero seduto), perché la Madonna ti manda un messaggio che soltanto tu devi sapere». Mi raccontava naturalmente di come vedeva la Madonna. Ricordo di averla trattata sempre in maniera piuttosto rude, dicendole: «Ma va’, chi ti ha detto di raccontarmi queste frottole?». La piccola, allora si metteva subito a piangere, dicendomi fra le lacrime: «Lo sapevo che non ci avresti creduto, ma quella "Ragazza" (così le sarebbe apparsa la Madonna), mi ha detto: devi dire al vescovo, allora, di scrivere le cose che gli racconti, altrimenti avrebbe potuto dimenticare».

Io, a dire la verità, non scrissi mai nulla, in quel periodo, nel mio Diario; lo avrei fatto soltanto nel mese di gennaio del 1996, pensando ad uno degli ultimi messaggi che, riguardando la piccola stessa e me, mi fece riflettere. Oggi, posso affermare che il contenuto di quei messaggi, purtroppo, successivamente si sarebbe rivelato esatto. Ne parlai con qualcuno, ma per ora non posso dire con chi. La bambina di allora ricorda perfettamente il contenuto di quei messaggi, anche se non ne comprendeva il vero significato di alcune espressioni. Ovviamente ella, secondo la consegna ricevuta allora da quella Ragazza (che, secondo la piccola sarebbe stata la Madonna) è tenuta al segreto. Potrebbe dire Soltanto, qualora fosse interrogata, che tra lei e il vescovo ci sono dei segreti, di cui lei, però, non può parlare.

Oggi, posso dire che Jessica mi sembra una ragazza molto semplice e sincera, ma che allora, pur avendo soltanto cinque anni e mezzo, parlava come una piccola donna; tanto è vero che, dentro di me, stento tuttora a credere che, a quell’età, abbia potuto dirmi certe cose. Posso aggiungere che ella non ha mai parlato di quei segreti, neppure con il suo confessore. Ella ricorda benissimo gli stessi segreti, come ho potuto constatare, interrogandola di recente.

 

5. Quali persone, laiche od ecclesiastiche, l’hanno aiutata a fare discernimento e a convincerla che l‘evento era un fatto reale, umanamente inspiegabile?

Che fosse un fatto reale, umanamente inspiegabile, lo avrei compreso da solo, quando la Madonnina ha pianto fra le mie mani, pur sapendo dai risultati degli esami scientifici che la piccola statua non conteneva aggeggi di sorta che potessero farla piangere. Da me stesso certamente, non avrei mai accettato di rischiare di morire dallo schianto e di subire il tremendo choc che mi avrebbe lasciato quasi tramortito.

Sulla natura dell’evento, a fare discernimento, come lei dice, mi avrebbero indirettamente aiutato soltanto due persone che, forse, aspettavano già questo segno, ma di cui per ora non posso fare neppure il nome (chi vuol capire capisca; un giorno, però, parleranno i miei diari). Ciò non significa che tutto mi sia chiaro. Mi trovo, infatti, di fronte ad una specie di matassa che lentamente si dipana.

 

6. Che cosa pensa del comportamento della magistratura? Perché ha archiviato il processo?

Qualcosa di strano, a mio avviso (ma lo comprendo soltanto ora) ha indotto la Magistratura a commettere certi errori, come, ad esempio, il rifacimento di tutte le analisi precedentemente fatte anche alla loro presenza; l’aver voluto affidare alla Criminalpol l’esame di un DNA che, alla fine è risultato incompleto, perché scientificamente parlando in quei cinque «polimorfismi» da essa scoperti, ci saremmo rientrati tutti; il sequestro della piccola statua, che ha fatto gridare al mondo che la Madonnina era stata tratta in arresto; la «sentenza finale» in cui tutti i testimoni, pur essendo molti di loro personalità di primo piano ed anche «non credenti» o si sarebbero tutti ingannati oppure si potrebbe trattare di un fenomeno soprannaturale, in cui essa non è competente, ecc. In realtà il processo è stato archiviato, perché non sono emersi inganni da parte delle persone sospettate di «associazione a delinquere» e di ricorso alla «credulità popolare» a scopo di lucro. Personalmente non sono stato mai indagato ma non conosco la ragione. Forse, però, i miei telefoni sono stati tenuti sotto controllo per molto tempo.

 

7. Come valuta il lavoro della Commissione teologica da lei istituita? La conclusione della sua indagine, al di là della legittima diversità di pareri, è stata positiva o negativa?

Circa la Commissione teologica per l’accertamento delle lacrimazioni, debbo dire anzitutto che essa è stata costituita dal sottoscritto certamente non «ad usum delfìni»; l’aver fatto ricorso ad elementi quasi tutti non diocesani ed anche di ben noti docenti delle Università pontificie romane, sta a dimostrare che il vescovo non aveva alcun interesse a qualunque risultato.

Nessuno dimentichi che quella Commissione ha fatto fuori me stesso ed altri due elementi (tra cui il Laurentin e l’allora parroco di S.Agostino Don Baldini, probabilmente perché dimostravano esternamente di credere alla soprannaturalità dell’evento).

Personalmente, quando mi sono accorto dello scetticismo di quasi tutti i componenti, ne ho goduto perché, in fondo erano sulla mia linea.

La cosa più strana, però, ancora è la seguente: quando ho avuto tra le mani il risultato del lavoro fatto dalla Commissione (nessuno forse ci crederà) non ho letto per niente il contenuto, perché, essendo per molti mesi sotto lo choc subito, istintivamente tendevo a «rimuovere» ogni riferimento alla Madonnina.

Per necessità di cose ho dovuto leggere ai giornalisti quel risultato, soffermandomi soltanto alla prima espressione. Ad esempio: «negativo, dubitativo, sospensivo, non contrario, affermativo» e basta. Successivamente, però, quando sono uscito lentamente dallo choc, mi sono accorto che sostanzialmente tutti avevano dato voto positivo in ordine alla mia domanda circa la verità delle lacrimazioni, ma anche l’unico voto negativo, avrei potuto sottoscriverlo anch’io, perché dice testualmente così: «Non ci sono argomenti per affermare che il fenomeno rivesta le caratteristiche di un intervento soprannaturale».

Parimenti il voto sospensivo di un noto teologo: «Ritengo di non poter esprimere un parere positivo né in un senso né nell’altro» (circa la soprannaturalità). Cinque su dieci, invece, esprimono (non richiesti dal sottoscritto) parere positivo sulla soprannaturalità del fatto.

Sempre, a mio avviso, mi domando tuttora: ma questi, allora, come hanno fatto ad esprimere un parere positivo addirittura sulla soprannaturalità dell’evento, quando è risaputo che su argomenti del genere è necessario sapere attendere, la cautela, ma soprattutto i frutti spirituali, secondo la ben nota espressione evangelica: «Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7,16; Lc 6,44). Neppure i grandi mistici si pronunciano subito su queste questioni, anche perché essi stessi sottomettono sempre le loro rivelazioni al pensiero della Chiesa.

Probabilmente, anch’io sotto choc, forse non sono stato molto chiaro nel formulare ai membri della commissione la domanda iniziale, ma in tal caso, mi meraviglio come gli stessi membri della Commissione non mi abbiano aiutato a farmi comprendere che essi non avrebbero potuto esprimersi sulla soprannaturalità del fatto, senza prima attendere i frutti. Ma gli stessi membri probabilmente non avranno capito che il Vescovo era vittima di un profondo choc.

La conclusione della mia indagine, quindi, è stata più che positiva; ma, per arrivare a questa conclusione, ho impiegato molti anni.

 

8. E vero che il clero di Civitavecchia-Tarquinia ha chiesto di affidarsi ufficialmente a Maria? Quali sono state le motivazioni?

E' vero: il clero di Civitavecchia, nella sua quasi totalità, ha chiesto di fare un «atto di affidamento alla Madonnina». La cosa è avvenuta alla conclusione del Grande Giubileo del Duemila, che per necessità di cose si è svolta nel grande tendone di S.Agostino. Alla fine della Concelebrazione Eucaristica, cui partecipava tutto il clero della diocesi, tre sacerdoti, dopo la Comunione, sono venuti a dirmi: «Le chiediamo di fare atto di affidamento alla Madonnina»; al che io risposi: «alla Madonna?». No, essi ribatterono, «alla Madonnina». Quali siano state le motivazioni, tuttora non lo so o meglio non lo posso dire, perché neanche essi lo sanno.

 

9. Certamente in questi 10 anni non le sono mancati dolori ed incomprensioni. Qual è stata la sua sofferenza più acuta?

Non posso negare che ci siano stati dolori e incomprensioni, ma di questo argomento ritengo opportuno non parlare. La sofferenza più acuta è stata la quasi completa emarginazione da parte dei miei confratelli vescovi; molti di essi, infatti, neppure mi rivolgevano più il saluto; forse mi ritenevano non più sano di mente e comunque mi trattavano come un ammalato, dal quale tenersi lontano. Non tutti ovviamente; c’erano, infatti, anche di quelli che si avvicinavano all’orecchio per chiedermi di pregare per loro la Madonnina.

Sta di fatto, ad esempio, che eccetto i primi tempi (allorché ero sotto choc) sentivo il bisogno di scaricare la tensione, accettando anche di parlare alla televisione, ma ripetendo sempre come una specie di filastrocca, senza mai tradirmi sulle cose più importanti. Soltanto in quel periodo di choc ho accettato di rispondere ad una intervista, da cui è stato tratto qualche libro, di cui ho avuto in omaggio un centinaio di copie, regalandole alla parrocchia di S.Agostino e non accettando mai un soldo.

Devolvevo, infatti, tutto al parroco di S.Agostino, il quale è stato sempre controllato da un’apposita Commissione diocesana, composta di elementi della Curia vescovile e da due laici di quella parrocchia. Con i soldi ricavati complessivamente dalla parrocchia (oboli vari) è stato costruito il grande tendone e retribuiti i sacerdoti confessori.

 

10. La sua più grande gioia?

Le gioie sono un fatto dell’anima, derivanti soprattutto dalla tranquillità della mia coscienza e dallo sforzo continuo di essere fedele al Signore e al mio sacerdozio.

 

11. Dal punto di vista pastorale, quale compito ha svolto e svolge la Madonnina di Pantano?

«Pantano» (si chiama così dove ha lacrimato la Madonnina) è diventato un vero e proprio luogo di evangelizzazione. Passato il clamore iniziale ed il tentativo di strumentalizzare l’evento da parte di sacerdoti e laici, oggi la gente accorre, in maniera composta e più che devota, da ogni parte del mondo. È gente che viene anche dalle più lontane isole del Pacifico e dall’Oceano Indiano, dai Paesi più poveri dell’America Latina e di ogni Continente unicamente per piangere i propri peccati, per confessarsi, per ritrovare la fede perduta, per domandare qualche grazia. Attualmente ci sono cinque confessori che, quasi ogni giorno, alternandosi, ascoltano le confessioni dalle ore 10 alle ore 13-14 del mattino e dalle ore 16 alle ore 20 del pomeriggio. Il tutto è condito, quasi ogni giorno da Ore Eucaristiche tradizionali o silenziose. Questi sono i frutti del pianto della Madonnina di Civitavecchia, lasciando da parte i vari pellegrinaggi cui partecipano migliaia di civitavecchiesi, i quali utilizzano questo luogo anche per la loro confessione sacramentale.

 

12. Quali sono le sue speranze per l‘accoglienza del messaggio delle lacrime di sangue della Madonnina nel futuro?

A questa domanda, purtroppo, non so rispondere. Non conosco affatto i futuribili. E, poi, non è meglio affidarsi soltanto alla volontà di Dio, convinto come sono che i tempi di Dio e della Madonna non corrispondono alle nostre vedute? Essi non hanno l’orologio come noi e non hanno mai la fretta come noi, sapendo aspettare i momenti più opportuni. Una cosa è certa che la Madonna, come suo Figlio, vuole tanto bene all’umanità. Non mi sento di aggiungere altre considerazioni, che rimangono in gran parte nel mio cuore e nel mio Diario.

 

 

LA VOCE DELLA PRIMA TESTIMONE

JESSICA GREGORI

 

La piccola Jessica Gregori (nel 1995)

Io sottoscritta Jessica Gregori, figlia di Gregori Fabio e Accorsi Annamaria, sorella di Davide e Manuel Maria Gregori, nata a Civitavecchia il 21/03/1989, trascorsi dieci anni dalla lacrimazione della Madonnina da me vista il giorno 02/02/1995, nel giardino dove abito, riconfermo tutto ciò.

Essendo in grado di dichiarare ciò che ho visto dieci anni orsono, dichiaro che:

Il giorno 02/02/1995, i miei genitori avendo una sola macchina, mi vennero a prendere a scuola, recandoci direttamente in chiesa per partecipare alla Santa Messa. Giunti in chiesa venimmo a sapere che P. Pablo, parroco della parrocchia di S. Agostino in quel tempo, aveva spostato la Santa Messa dalle ore 16,00 alle 16,30. Mentre stavamo in chiesa, aspettando la Santa Messa, mio fratello Davide (all’epoca fratello minore) iniziò a piangere perché aveva fatto sia un bisognino e perché aveva fame. Però prima di recarci a casa, mia madre disse a mio padre che lei non sarebbe venuta con noi, ma sarebbe rimasta in chiesa a pregare il Santo Rosario. Arrivati a casa, come facciamo di solito, passammo davanti alla Madonnina che si trova nella grotticina, ci facemmo il segno della Croce, e la Madonnina era completamente bianca.

Entrati in casa mio padre cambiò mio fratello, gli fece fare merenda e nel frattempo la feci anch’io. Alle 16,15 mio padre disse che era ora di andare via e io, rivolgendomi verso di lui, gli dissi che avrei chiuso la porta.

Prima di uscire però mio padre, per non rimanere chiusi fuori casa, tolse le chiavi. Passò davanti alla Madonnina, con in braccio mio fratello Davide, e facendosi il segno della Croce notò che la Madonnina era completamente bianca.

Anch’io feci tutto ciò che ha fatto mio padre, con delle differenze, giunta fino alla seconda rosa, colpita da qualcosa ritornai immediatamente indietro e vidi scendere dall’occhio destro della Madonnina delle lacrime di sangue. Impressionata ma non impaurita mi rivolsi a mio padre dicendogli: «Papà, papà, la Madonnina piange».

Mio padre non mi credette e mi rispose dicendomi: «Come fa una statua di gesso a piangere? Sbrigati sono le 16,21, facciamo tardi per la Messa».

Mi rivolsi di nuovo a mio padre dicendogli: «Papà, papà la Madonnina piange tutto sangue».

Appena sentita la parola sangue mio padre corse da me, controllò la Madonnina, mi controllò le mani (per vedere se mi ero fatta male) e poi convinto che fossi stata io, mi diede uno sculaccione al sederino. Così iniziai a piangere dicendogli che io non ero stata. Mentre succedeva tutto questo dall’occhio sinistro iniziarono a scendere delle lacrime di sangue che giunsero fino al cuore. Mio padre sbalordito toccò il sangue della Madonnina, e piangendo mi prese in braccio recandoci di corsa in chiesa.

Giunti in chiesa mio padre raccontò tutto a mia madre che a differenza di noi rimase molto tranquilla.

Terminata la Messa mio padre si recò da P. Pablo chiedendogli di confessarlo, pensando che avendo toccato il sangue aveva commesso un sacrilegio. La Madonnina da quel giorno continuò a piangere per tredici volte nel mio giardino fino al 06/02/1995, e per la quattordicesima volta nelle mani del Vescovo il 15/03/1995.

 

P.S. Dichiaro inoltre di aver ricevuto dei messaggi, da chi non posso svelarlo, dati al vescovo, nello stesso anno e negli anni seguenti. Tali messaggi sono tenuti in segreto tra me e il vescovo, ed io non posso rivelarli perché legata all’obbligo del silenzio. L’unico che potrà rivelarli, se un giorno avrà intenzione di farlo, è soltanto il Vescovo Monsignor Girolamo Grillo.
Inoltre, sempre in quegli stessi anni, dichiaro di aver ricevuto altri messaggi che riguardano principalmente la Famiglia e l’Unità di quest’ultima che in questi tempi viene distrutta dalle insidie del demonio.

Tali messaggi richiedono anche:
- Molta preghiera davanti a Gesù Eucaristia;
- Andare alla Santa Messa tutti i giorni;
- Confessarsi almeno una volta alla settimana, nel giorno del Signore;
- Recitare il Santo Rosario;
- Consacrarsi al cuore immacolato di Maria.

Civitavecchia 01/01/2005

In fede     
Jessica Gregori

 

 

CRONACA DEGLI AVVENIMENTI

P. FLAVIO UBODI

 

Padre Flavio Ubodi

Essendo trascorsi dieci anni dagli eventi della Madonnina di Civitavecchia appare opportuno presentare, sinteticamente, il succedersi delle lacrimazioni e dei fatti connessi a tale vicenda. È questo un dovere verso tutti quei fedeli desiderosi di conoscere la verità dei fatti per poter esprimere, così, la propria devozione verso la Madonna con maggiore consapevolezza1 [1 Quanto viene esposto è stato direttamente attinto dalle fonti originali, da esperienza personale, da miei precedenti elaborati per motivi privati o per la Commissione teologica].

I fatti di cronaca che intendiamo narrare sono accaduti nel periodo compreso tra il 2 febbraio 1995, inizio degli eventi, e il 17 giugno, giorno in cui la statuina è stata portata nella Chiesa di S. Agostino per essere esposta alla venerazione dei fedeli.

Tutto comincia il 2 febbraio 1995, giorno destinato a sconvolgere la vita di una semplice e normale famiglia, ma anche a mettere in agitazione la Chiesa locale e diocesana fino ad interessare i vertici della Chiesa in Vaticano.

Il fatto suscita grande interesse anche presso i mezzi di comunicazione sociale: televisione, giornali, periodici, tutti ne parlano e la notizia valica i confini nazionali suscitando interesse e curiosità in tutto il mondo.

L’evento, come ogni grande accadimento, divide l’opinione pubblica tra quelli che credono e quelli che non credono, e lo scontro è talmente profondo da raggiungere perfino le aule di Tribunale.

 

1. LE VARIE LACRIMAZIONI

Le lacrimazioni verificate sono state quattordici, di cui tredici in casa Gregori e una in quella del Vescovo. Elenchiamo le singole lacrimazioni indicando il giorno, l’ora, e chi ne ha dato pubblica testimonianza.

Prima lacrimazione: 2 febbraio (giovedì) 1995, ore 16,20. Jessica Gregori prima, e poi il papà Fabio, vedono la statuina della Madonna, posta in una nicchia del loro giardino, lacrimare sangue. Rimangono sconcertati e, tremanti, si recano in parrocchia. Fabio racconta il fatto alla moglie, Accorsi Anna Maria, che già si trovava in chiesa, e subito dopo la messa al parroco don Pablo Martin, il quale cerca di rassicurarli e poi verso le ore 17,15 circa, si reca sul luogo per constatare ciò che era accaduto.

La statuina in questione era stata acquistata da don Pablo Martin a Medjugorje il 16 settembre 1994, in uno dei tanti negozi di souvenir di fronte alla casa dei padri francescani. Il 18 settembre la portò in regalo alla famiglia Gregori (Fabio e Annamaria) che in precedenza aveva espresso il desiderio di avere nel giardino una Madonnina, anche allo scopo di proteggersi dalle frequenti visite dei Testimoni di Geova. Si pensò subito come sistemarla. Fabio in breve tempo realizzò la nicchia e verso la fine di settembre vi collocò la statuina. Nel collocarla la statuina cadde e si fece una piccola escoriazione sul velo della testa e qualche graffietto nel corpo, come si riscontra dalle fotografie; particolare, questo, che consentirà di escludere una sostituzione della statuina.

Seconda lacrimazione: 3 febbraio 1995 (venerdì), ore 18,30 circa: sono presenti don Pablo, la famiglia Gregori e ad altre persone. Di questa lacrimazione hanno dato testimonianza: Gregori Fabio, Accorsi Anna Maria, Riccone Fioravante, Ciuccio Dora, Dell’Anno Luana, Dell’Anno Loredana, Buzzi Doris, Morachioli Luigi, Dell’Anno Enrica, Martin D. Pablo.

Terza lacrimazione: 3 febbraio 1995, ore 21,15 circa. Questa lacrimazione viene testimoniata da Gregori Fabio, Murgia Aldo, Brancaleone Concettina2 [2 Gregori con altre persone vegliano tutta la nottata in preghiera, cosa che faranno anche nelle notti successive].

Quarta lacrimazione: 4 febbraio 1995, ore 19,30: ne hanno dato testimonianza: Mori Giancarlo, Marasco Massimiliano, Brenna Rita, Felci Rosalba, Gregori Pietro.

Quinta lacrimazione: 4 febbraio 1995, ore 23,30. Testimoni: Chiani Gianni, Meghettoso Maria, Masoni Maria Cristina, Massaroni Franco, Ranucci Aldo.

Sesta lacrimazione: 5 febbraio 1995, ore 01,15. Testimoni: Lava Luigi, Roscioni Arianna, Crippo Mario.

Settima lacrimazione: 5 febbraio 1995, ore 02,30. Testimoni: Ardu Paolo Emilio, Murgia Aldo.

Ottava lacrimazione: 5 febbraio 1995, ore 08,45. Testimoni: Lava Luigi, Rocco Flora, Quartullo Emma, Galeotti Valentina3 [3 Di questa lacrimazione si ha anche una testimonianza scritta, in data 17.6.1999, del Signor De Vita Renato].

Nona lacrimazione: 5 febbraio 1995, ore 09,45. Testimoni: Sposito Giampiero, Vallarino Cristina, Insolera Alfio.

Decima lacrimazione: 5 febbraio 1995, ore 12,30-13,15. Testimoni: Dell’Anno Luana, Lava Luigi.

Undicesima lacrimazione: 5 febbraio 1995, ore 14,40. Testimoni: De Bonis Teodosio.

Dodicesima lacrimazione: 5 febbraio 1995, ore 20,40. Testimoni: Paielli Carlo, Paielli Vincenzo, Paielli Francesco, Di Francesco Anita.

Tredicesima lacrimazione: 6 febbraio 1995, ore 04,50: Testimoni: Gregori Pietro, Ubriaco Pia, Tagliaferri Fiorella, De Bonis Teodosio.

Quattordicesima lacrimazione: 15 marzo 1995, ore 08,15 (in casa del Vescovo): Ne hanno dato testimonianza: S.E. mons. Grillo Girolamo, Grillo Grazia Maria, Arena Antonio, Duma Suor Tereza.

Alle singole lacrimazioni hanno assistito numerosi testimoni, quelli indicati sono solo coloro che spontaneamente hanno voluto dare pubblica testimonianza per amore di verità e in onore della Madonna.

Altri testimoni, come diversi agenti di Pubblica Sicurezza, inizialmente avevano dichiarato di voler testimoniare, ma alla fine si sono incomprensibilmente rifiutati. A riguardo di queste testimonianze l’Avv. Bruno Forestieri (Legale dei Gregori) scrive:

Ma, a tutte le suesposte considerazioni, debbo aggiungere che - restando nel mio arido campo di difensore asettico di un indagato in un procedimento penale - vi sono alcuni elementi, quelli sì certi ed affidabili, in forza dei quali si può tranquillamente giungere ad un giudizio di totale estraneità di chicchessia ad una mai potuta esistere manipolazione o altro.

Mi riferisco alle molteplici, concordi, affidabili deposizioni testimoniali che hanno consentito di accertare il verificarsi di plurime lacrimazioni.

Vi sono, e in tal senso mi rendo disponibile a metterle a Vostra disposizione, testimonianze di ben quattro agenti di Pubblica Sicurezza, di due guardie carcerarie, del Comandante dei vigili urbani di Civitavecchia, che consentono di accertare come in tempi diversi sono avvenute le lacrimazioni.

Testimoni, i suddetti, «eccellenti» e sicuramente al di sopra di ogni sospetto.

Ma, oltre agli stessi, ed ai molteplici altri, vi è la testimonianza eccellente del Vescovo Girolamo Grillo, che, nella denegata ipotesi di prosecuzione del giudizio, chiamerò a rendere la Sua deposizione innanzi l’Autorità Giudiziaria4 [4 Lettera del 16.6.1996]

 

2. FATTI CONNESSI ALL’EVENTO DELLE LACRIMAZIONI

Il fatto delle lacrimazioni suscita una serie di reazioni e di eventi che cerchiamo di esporre in maniera ordinata e sintetica.

Il giorno immediatamente seguente la prima lacrimazione il parroco di S. Agostino, don Pablo Martìn, informa dell’evento il Vescovo5, [ 5 Don Pablo Martin, Lettera inviata al Vescovo mons. Girolamo Grillo in data 3 febbraio 1995] e il giorno dopo (4 febbraio) gli consegna una lunga e dettagliata relazione.

Comincia un grande afflusso di curiosi e visitatori.

Una donna scalmanata tenta con violenza di levare con le dita il sangue della statua e di romperla; le viene impedito, ma di fronte a questa situazione si fanno intervenire le Forze dell’Ordine e si cerca di proteggere la statuina con un vetro. Il gesto di questa donna è come una premonizione di quanto accadrà in seguito. Da diverse parti si cercherà di distruggere la statuina, di negare la verità dell’evento, di perseguitare i protagonisti, di far tacere in qualche modo la portata spirituale del «segno».

Il 5 febbraio (domenica) sono presenti molti giornalisti. La notizia viene data anche dalla Radio e dalla Televisione. Le persone che accorrono per vedere l’evento ormai sono migliaia.

Il Vescovo chiede a don Pablo di contattare qualche medico di fiducia per verificare se il liquido sia effettivamente sangue o altro. Viene contattato il Dott. Umberto Natalini, il quale con il Dott. Graziano Marsili, ematologo del Centro Diagnostico Europa, verso mezzogiorno, si reca in casa Gregori. Alla presenza delle Forze dell’Ordine viene effettuato un primo prelievo del rivolo più lungo sul petto e sul posto stesso si effettuano le prime analisi e controanalisi. Il risultato è: «Liquido biologico», cioè sangue6 [6 Il Dott. Umberto Natalini conferma le analisi effettuate sul luogo e i relativi risultati con una relazione inviata al Vescovo in data 22 gennaio 1996].

Durante queste operazioni i funzionari della Pubblica Sicurezza Giudiziaria redigono un verbale.

La mattina del 6 febbraio, all’alba, Fabio vuole portare la statuina in chiesa perché sostiene di aver udito una voce che gli diceva: «Portala in chiesa, vuole andare da suo figlio». Don Pablo in un primo tempo si oppone, perché accoglierla in chiesa sarebbe come dare un riconoscimento ufficiale che ancora non c’è, ma in un secondo momento accetta di prenderla e di tenerla in casa. Fabio prende la statuina e scortato dalla Polizia la porta a S.Agostino e la consegna a don Pablo.

Il Vescovo, avvertito, ordina al parroco di non tenere presso di sé la Madonnina e di restituirla ai proprietari. La statuina viene affidata a Gregori Enrico il quale accetta l’incarico di custodirla solo a patto che nessuno dei familiari venisse a conoscenza del fatto. La cosa rimase segreta fra il parroco ed Enrico che conservò la statuina prima nella soffitta della propria abitazione e poi in una carrozzina per bambini all’interno dello sgabuzzino di casa.

Il 7 febbraio, alle ore 18.00, i coniugi Fabio e Annamaria, insieme ad Enrico e Don Pablo, si recano dal Vescovo. Si parla di «analisi». I Gregori fanno presente che essendo la statuina di proprietà della famiglia, alle analisi doveva essere presente uno dei familiari e che avrebbero dovuto essere svolte da una Università laica7 [7 Si temeva qualche raggiro o falsificazione poiché il Vescovo aveva dichiarato di non credere che si trattasse di un evento soprannaturale ma di un imbroglio della famiglia o degli abitanti di S. Agostino]

Il 9 febbraio, nel pomeriggio, i Gregori consultano un legale per vedere che cosa fare, ma la sera Fabio sente ancora una voce misteriosa ed imperiosa che gli dice: «Mi stai tradendo, la devi portare in chiesa». Si reca tutto agitato dal parroco e gli dice: «Dobbiamo consegnarla al Vescovo, dobbiamo portarla alla Chiesa». Viene fissato un appuntamento con il Vescovo per l’indomani mattina.

Il 10 febbraio, alle ore 8,308 [8 Sono presenti Fabio, Annamaria, Enrico, Aldo Murgia e P. Pablo], la statuina viene consegnata al Vescovo, il quale la sottopone ad un breve rito esorcistico accertando l’assenza di presenze demoniache9 [9 Precedentemente, in data 5 febbraio, quando la statuina era ancora nel giardino della famiglia, l’esorcista della diocesi, D. Francesco Tomba, aveva effettuato su di essa un esorcismo non riscontrando alcuna presenza diabolica. Di questo esorcismo si ha una dichiarazione scritta dell’interessato]. Nel pomeriggio mons. Grillo con il Dott. Marco Di Gennaro, Primario cardiologo dell’Ospedale di Civitavecchia, porta la statuina al Policlinico Gemelli di Roma per l’esame radiografico e il prelievo del sangue. In serata la Madonnina viene riportata a Civitavecchia nella casa del Vescovo.

L’11 febbraio, in mattinata, il Vescovo telefona a don Pablo per dirgli di comunicare che ai primi esami i Professori avevano escluso che vi fossero strumenti o marchingegni all‘interno della statuina. Il liquido era veramente sangue umano e non poteva essere prodotto dal materiale della statua. Quindi sarebbero andati oltre con gli esami. Don Pablo comunica immediatamente la notizia ai Gregori.

Il 28 febbraio dai Professori Angelo Fiori e Giancarlo Umani Ronchi vengono consegnati a mons. Grillo i risultati delle analisi effettuate sul sangue della statuina. Dopo una descrizione minuziosa degli esami effettuati e delle tecniche usate vengono presentate le seguenti conclusioni:

Le tracce di apparenza ematica riscontrate sul volto e sul collo della statua della Madonna sottoposte al nostro esame sono risultate TRACCE DI SANGUE UMANO MASCHILE10 [10 Il fatto di essere sangue maschile può avere le sue spiegazioni teologiche]. L’esame macroscopico e radiologico della statua non ha evidenziato la presenza di anomalie all’infuori delle tracce ematiche11 [11 Lettera a mons. Girolamo Grillo in data 28.2.1995, firmata dai Professori Angelo Fiori, dell’Università Cattolica del Gemelli di Roma, e Giancarlo Umani Ronchi, dell'Università La Sapienza di Roma]

I risultati importanti quindi sono due: prima di tutto per quanto riguarda il sangue si tratta di «sangue umano maschile (XY)»; in secondo luogo, circa l’esame radiologico della statuina non sono risultate al suo interno strutture o apparecchiature o cavità, pertanto viene escluso ogni trucco interno.

La Magistratura, che nel frattempo ha avviato un procedimento penale nei confronti di Fabio Gregori, non fidandosi dei risultati già acquisiti dai due scienziati di fama internazionale delle Università di Roma, affida le indagini alla Criminalpol, la quale, nella persona del Dott. Spinella, il giorno 28 marzo, effettua un prelievo del sangue sulla statuetta. E' presente il Prof Umani Ronchi, invece è assente Prof. Fiori che arriva in ritardo12 [12 Nel prelievo della Criminalpol è stato tolto tutto il sangue sulla Madonnina facendo quasi scomparire le lacrimazioni, come a voler cancellare ogni segno di soprannaturale]. La Magistratura incarica il Policlinico Gemelli di controllare la statua con la T.A.C., a completezza delle indagini radiologiche già effettuate.

Durante il prelievo di sangue il Prof. Umani Ronchi si accorge che la situazione del sangue sulla statuina era diversa da come l’aveva lasciata nel precedente prelievo e costringe quindi il Vescovo a raccontare il fatto della nuova lacrimazione avvenuta nella sua casa13 [13 Il Prof. Umani Ronchi rivelerà tutto questo durante una trasmissione televisiva intitolata «Misteri». Da allora da tutte le parti i giornalisti sollecitavano il Vescovo a parlare di questa nuova lacrimazione].

Si viene ben presto a conoscere che la Criminalpol conferma le precedenti analisi (sangue umano), mentre la T.A.C. effettuata al Gemelli conferma la non esistenza di alcun marchingegno all’interno della statua. La relazione asserisce che la statuetta raffigurante la Madonna trasportata da mons. Girolamo Grillo, Vescovo di Civitavecchia, è stata sottoposta ad un esame T.A.C. con n° 43 scansioni con il seguente risultato:

La statua a tutti i livelli è risultata solida, priva di cavità centrale e analizzata in varie sezioni presenta alcune bolle irrilevanti conseguenza delle modalità utilizzate nella preparazione della stessa statua14 [14 Fascicolo «Relazioni di Indagini Biologiche». Roma, 30 maggio 1995]

Il 5 aprile il Vescovo rivela al TG1 delle 20,00 che la statuetta ha «pianto nelle sue mani» il giorno 15 marzo alle ore 8,15. Annuncia anche che il Venerdì Santo, alle ore 15,00 si sarebbe svolta una processione per riportare la statuetta nella chiesa di S.Agostino. Il perché di questo annuncio si spiega dal fatto che il Vescovo era venuto a sapere che la Magistratura aveva deciso, inspiegabilmente, di sequestrare la statua. Per impedire che tutto questo avvenisse pensa che se avesse confermato pubblicamente la verità della lacrimazione nelle sue mani e anticipato la restituzione della statuetta al suo luogo naturale, avrebbe impedito il sequestro di un oggetto di culto.

Nonostante l’annuncio del Vescovo, il 6 aprile la Magistratura, con la scusa di procedere a ulteriori sofisticate indagini radiologiche (dalle quali non vengono riscontrate cavità o trucchi), non fidandosi neppure della T.A.C. del Gemelli, procede al sequestro della statuetta la quale viene chiusa in un armadio della casa del Vescovo e sigillata15 [15 La Magistratura si reca nella casa del Vescovo nelle persone di Antonio Larosa, del Dott. Di Maio e di alcuni tecnici. Il tutto viene fatto con grande fretta, infatti nello stesso giorno 6 aprile si ha la «richiesta di sequestro preventivo» del Dott. Antonio Larosa, il «decreto di sequestro preventivo» del Dott. Massimo Michelozzi, la notifica del sequestro a Fabio Gregori essendone il proprietario, e l’esecuzione del sequestro in casa del Vescovo].

L’impressione che questo gesto suscita nei fedeli e nel mondo è enorme. Una statuina di gesso fa «paura» e quindi va neutralizzata, arrestata, sottratta alla devozione dei fedeli. Ma il risultato è che l’immagine della Madonna viene esaltata e la Magistratura non ci fa certo una bella figura.

Il Vescovo, profondamente addolorato per l’accaduto, invita la popolazione ad avere pazienza e ad attendere, nella preghiera e nel silenzio, con fiducia che tutto sarebbe stato chiarito nell’interesse della verità per il bene della Chiesa e del suo popolo.

Mentre la statuina delle lacrimazioni è tenuta sotto sequestro, il 10 aprile il Cardinale Andrej Maria Deskur, intimo amico del Papa Giovanni Paolo II, si reca a Civitavecchia, partecipa a una veglia di preghiera in cattedrale e, tramite don Pablo, regala alla famiglia Gregori una statuetta identica a quella delle lacrimazioni.

In seguito in questa nuova immagine della Madonna si verificheranno fenomeni non spiegabili naturalmente e testimoniati da centinaia di fedeli.

Finalmente, il 18 aprile viene dissequestrata la Madonnina; tolti i sigilli all’armadio ed effettuati i rilievi fotografici, la statua viene restituita al Vescovo16 [16 Alle operazioni tecniche del dissequestro sono presenti il Commissario Capo Luigi Frisina, l’Ispettore C. Giovanni Farinelli e l’agente Sc. Mauro Magi del locale Commissariato, nonché il Vescovo Monsignor Grillo e gli Avvocati Di Chirico e Forestieri; i rilievi fotografici sono stati effettuati dall’agente Sc. Nicola Baracca].

Il dissequestro è avvenuto dopo che l’Avv. Forestieri aveva presentato, al Tribunale per la libertà, istanza di revoca del provvedimento di sequestro «perché ingiusto, palesemente illegittimo e lesivo dei diritti del sig. Gregori Fabio»17 [17 Istanza di revoca di Processo» al Tribunale di Roma - Sezione speciale per il riesame dei provvedimenti sulle misure cautelari reali, 10 aprile 1995]

Il 17 giugno (sabato), la Madonnina, con una solenne processione, alla quale partecipa una grande folla di fedeli, viene portata nella Parrocchia di S.Agostino e posta in una nicchia appositamente preparata.

Da questo momento comincia un incessante afflusso di pellegrini. Si registrano molte conversioni, e vengono segnalate innumerevoli grazie ricevute per intercessione della Madonna.

 

3. LA FAMIGLIA GREGORI E LE VICENDE GIUDIZIARIE

La famiglia Gregori (nel 2005)

Protagonista della vicenda della Madonnina è la famiglia Gregori, la quale al tempo delle lacrimazioni, era composta da quattro membri: i coniugi Fabio e Annamaria, e i due figli Jessica e Davide18 [18 Fabio Gregori, nato a Civitavecchia, il 5 maggio 1963, elettricista ENEL; Accorsi Anna Maria, nata a Civitavecchia il 9 agosto 1964, casalinga; Jessica, nata a Civitavecchia il 21 marzo 1989; Davide, nato a Civitavecchia, il 9 febbraio 1992] in seguito nascerà un terzo figlio, Manuel Maria19 [19 Manuel Maria nasce a Civitavecchia il 4 dicembre 2002]. Il matrimonio era stato celebrato il 20 marzo 1988, nella chiesa di S. Gordiano, da don Giuseppe Papacchini20 [20 Che sia stato dan Papacchini a celebrare il matrimonio risulta dal Registro dei Matrimoni della Parrocchia]. È una famiglia normale, come ne esistono tante in Italia e in Europa. Ne ha fatto una buona presentazione il parroco dicendo, tra l’altro: «Li ritengo, insomma, una famiglia buona, sana e sincera. Più che una piccola famiglia, direi, una famiglia di piccoli»21 [21 Relazione «Una immagine della Madonna ha pianto sangue» di don Pablo. 4 marzo 1995]. È un ritratto che corrisponde a verità.

A loro carico sono state fatte delle indagini per verificare se nella vicenda delle lacrimazioni ci fosse stato un qualche inganno, ma non è stata riscontrata nessuna frode.

Il Vescovo ha incaricato «la Polizia di indagare sui protagonisti della vicenda (famiglia Gregori, parenti, ambiente, testimoni di Geova, maghi...), sospettando di una frode o di uno scherzo fatto da qualcuno in dileggio della devozione alla Madonna»22 [22 Relazione sulla vicenda della Madonnina di Civitavecchia, 18 aprile 1995]. Il Dott. Aldo Vignati, Primo dirigente della Polizia di Stato nel Commissariato di P. S. di Civitavecchia, dopo aver effettuato le indagini tra l’altro scriveva: «... a carico della famiglia Gregori non risultava nulla di particolare ed anzi appariva, a detta di tutti onesta e normale sotto ogni profilo»23 [23 Dalla lettera del Dott. Aldo Vignati al Vescovo, 2 febbraio 1997. ].

Il Dott. Umberto Natalini, avendo conosciuto molto bene la famiglia Gregori come medico curante, in una relazione inviata al Vescovo, scriveva che si trattava «di una famiglia di persone semplici ma oneste, comunque non capaci di inscenare volontariamente una truffa o uno scherzo di tali proporzioni24 [24 Relazione inviata al Vescovo in data 22 gennaio 1996]. Già in precedenza lo stesso Dottore aveva dato «assicurazioni sulla loro serietà»25 [25 Cf. Relazione sulla vicenda della Madonnina di Civitavecchia, 18 aprile 1995].

Anche la Commissione teologica ha fatto le proprie ricerche e ha potuto constatare che molte persone che conoscono i componenti della famiglia hanno attestato loro onestà, religiosità, incapacità di architettare inganni per lucro o altro. Vivono con un solo stipendio (quello di un operaio), non hanno mai tratto profitto da interviste, foto o altro. Anzi si sono sempre mostrati addolorati al pensiero dello sfruttamento del fenomeno delle lacrimazioni per motivi personali, o per lucro, da parte di qualcuno. Si tratta, quindi, di un famiglia semplice, unita, impegnata nell’educazione dei figli, in una seria crescita spirituale, docile alle direttive dei padri spirituali, obbediente al Vescovo.

Umanamente parlando, la vicenda della lacrimazione ha recato alla famiglia solo disagi e sofferenze. Ha portato un processo giudiziario: Fabio Gregori è accusato di «abuso di credulità popolare», di «associazione a delinquere», di «accrescita di miracolo»26 [26 L’accusa di «accrescita di miracolo» è stata rivolta a Fabio in occasione dell’incontro con Madre Teresa di Calcutta. È stato accusato di aver inventato questo incontro, ma in realtà Madre Teresa aveva fatto annunciare una sua visita a Civitavecchia presso la famiglia Gregori. Sconsigliata dai medici per la sua condizione di salute, ha invitato la famiglia Gregori a farle visita a Roma. Tale visita è avvenuta insieme a don Pablo; ne fanno fede anche molte foto scattate durante quell’incontro. Madre Teresa ha lasciato intendere di credere alla «lacrimazione». Sulla vicenda di Madre Teresa c’è una denuncia del Codacons che invita la Procura della Repubblica di Civitavecchia a indagare sulla veridicità del fatto ( 27 maggio 1995)].

Queste accuse, con relativo processo, vengono rivolte solamente a lui nonostante che la lacrimazione sia stata vista anche da persone di chiesa, da funzionari della Magistratura, da agenti dell’ordine pubblico, da molte persone comuni. Nonostante che la maggior parte delle lacrimazioni siano avvenute in sua assenza, quando stava dormendo o lavorando o molto lontano dal luogo della lacrimazione, il Gregori viene accusato di frode.

La famiglia ha perso la sua tranquillità per la molta gente che affluisce e per i giornalisti che l’assillano da ogni parte. A tutto ciò bisogna aggiungere le incomprensioni o i dubbi da parte di uomini di chiesa, le tensioni che spesso si sono venute a creare con il Vescovo, le invidie di persone a loro vicine. Tutta la famiglia si è sempre tenuta in disparte, evitando anche una assidua frequenza alla chiesa di S. Agostino, dove è custodita la Madonnina, e questo per evitare ogni possibile accusa di protagonismo. Ha cercato di superare le innumerevoli difficili situazioni nel silenzio e nella preghiera.

Problemi seri la famiglia Gregori li ha con la Magistratura a motivo delle denunce a loro carico. Il 7 marzo la Magistratura di Civitavecchia, su denuncia del Codacons27 [27 Codacons: un’associazione nazionale a tutela sulle frodi nei confronti dei consumatori. L’esposto del Codacons era stato inviato alla Procura di Civitavecchia il primo marzo], al quale si associa anche il Telefono antiplagio28 [28 «Telefono Antiplagio, contro le truffe dei maghi e delle sette», con sede in Cagliari], decide di intervenire sul caso ed avvia i primi accertamenti29 [29 In data 7 marzo il Vescovo scrive una lettera al Cardinal Joseph Ratzinger relazionandolo sullo svolgimento degli eventi].

Due giorni dopo vengono perquisite le abitazioni dei Gregori. La richiesta di perquisizione domiciliare viene effettuata in data 9 marzo 1995. Nell’ordinanza si dice di «effettuare una serie di perquisizioni domiciliari nelle abitazioni e pertinenze di esse delle sottoelencate persone allo scopo di ricercare materiale chimico, cartolare e quant’altro possa essere riconducibile alle suddette ipotesi di reato»30 [30 Le «sottoelencate persone» sono: Gregori Fabio, Gregori Giovanni, Gregori Enrico, Dell’Anno Enrica, Gregori Salvatore].

Gli agenti perquisiscono le abitazioni dei Gregori, mettendo sottosopra ogni cosa sia in casa che nel giardino, ma non trovano duplicati della statua, marchingegni, pennelli sporchi di sangue, o altro che facesse pensare a una frode31 [31 Ad Enrico vengono sequestrati dei «rullini fotografici» e delle foto custodite in un contenitore; a Fabio viene sequestrata una «videocassetta» più «adattatore»; tutto questo materiale, stranamente, non verrà mai più restituito].

Il giorno seguente (10 marzo) il Commissario capo di P. S. trasmette i risultati delle indagini al Procuratore della Repubblica di Civitavecchia asserendo che «le perquisizioni effettuate hanno dato esito negativo »32 [32 Il testo integrale recita: «Di seguito alla richiesta pari categoria datata 9 corrente si trasmettono, debitamente notificati mediante consegna di una copia, i Decreti di Perquisizione ed i relativi verbali redatti a carico di: Gregori Salvatore, Gregori Giovanni, Gregori Enrico, Gregori Fabio e dell’Anno Enrica, significando che le perquisizioni effettuate hanno dato esito negativo». ].

Pensando sempre di trovare indizi di reato il Pubblico Ministero, in data 29 marzo, ordina di mettere sotto controllo il telefono di Gregori Fabio, Gregori Enrico e don Pablo, allo scopo di intercettare «conversazioni o comunicazioni» utili alle indagini33 [33 La data di tale procedimento da parte del Pubblico Ministero Antonio Larosa è del 29 marzo 1995].

I risultati delle intercettazioni telefoniche metteranno in evidenza che «dalle stesse non sono emersi elementi di reato»34 [34 I risultati delle indagini sulle intercettazioni telefoniche sono state inviate alla Procura della Repubblica dal Commissario Capo in data 9 maggio 1995].

Fabio Gregori subisce un primo interrogatorio nel Commissariato di P.S., dove viene redatto un verbale delle dichiarazioni da lui fornite sui fatti relativi a tutta la vicenda della Madonnina35 [35 Questo interrogatorio avviene il 14 del mese di marzo 1995, alle ore 18.00. Viene fornita una narrazione completa della vicenda relativa al tempo in cui la statuina è stata nel suo giardino. Annamaria viene interrogata il 15 marzo e, in maniera sintetica, ribadisce quanto già testimoniato da Fabio].

Il 13 maggio viene interrogato negli uffici della Procura della Repubblica, davanti al Pubblico Ministero Dott. Antonio Larosa. All’inizio dell’interrogatorio riconferma ufficialmente come proprio difensore l’Avv. Bruno Forestieri36 [36 La scelta dell’Avv. Bruno Forestieri si è rivelata quanto mai provvidenziale, non essendosi egli lasciato condizionare da nessuno ed essendo stato sempre scrupoloso, onesto, competente e all’altezza della situazione; l’Avv. Forestieri, inoltre, non ha mai preteso alcun compenso], già precedente scelto in occasione del sequestro della statuina37 [37 La scelta dell’Avv. Forestieri era stata fatta il 10 aprile 1995 in quanto necessaria per l’Atto del sequestro della statuina, essendone Fabio Gregori il proprietario].

Comincia una fase di autentico calvario per la famiglia Gregori. Le accuse erano gravi: associazione a delinquere, abuso di credulità popolare e truffa. Dopo anni di indagini la suddetta Procura procedeva alla richiesta di archiviazione in data 7 giugno 2000. Il Codacons si oppone alla richiesta e chiede di «proseguire nell’attività di indagine con ulteriori adempimenti istruttori»38 [38 Il Presidente Codacons, Avv. Prof. Carlo Rienzi, Roma lì 23.06.2000]. La stessa cosa chiede anche il Telefono Antiplagio con un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia39 [39 Giovanni Panunzio, Cagliari, 23.06.2000]. Ma ogni opposizione viene respinta e con Decreto del 16 ottobre 2000 il processo viene definitivamente archiviato40 [40 L’atto finale di archiviazione è firmato dal Giudice Dott. Carmine Castaldo e depositato in Cancelleria lo stesso giorno 16 ottobre 2000].

Le indagini, nonostante fossero state lunghe e condotte in tutte le direzioni, non rilevavano alcun «dolo» nei confronti della famiglia Gregori. L’anno giubilare del 2000 appariva come un anno di autentica liberazione. A questo punto viene da chiedersi: quale è stato l’atteggiamento dei fedeli della Parrocchia di S.Agostino nei confronti della famiglia Gregori e dei provvedimenti della Magistratura?

Ebbene, i parrocchiani si sono schierati a difesa della famiglia e della competente autorità ecclesiastica, come appare da una lettera, accompagnata da oltre 1400 firme, inviata al Procuratore della Repubblica di Civitavecchia41 [41 La Lettera, oltre che consegnata il 23 giugno 1995 al «Procuratore della Repubblica in Civitavecchia», è stata inviata per conoscenza anche a «S. E. Mons. Vescovo di Civitavecchia», e agli «organi della stampa»]:

Noi parrocchiani della chiesa di S.Agostino e fedeli che frequentano la Parrocchia, avendo appreso la notizia di nuove richieste da parte della Magistratura nei confronti della famiglia Gregori di via Fontanatetta in Civitavecchia, località Pantano, esprimiamo, nel rispetto dovuto, il nostro stupore e vivo disappunto, sia per la gratuita persecuzione morale alla quale viene sottoposta da tempo quella famiglia, con sofferenza e danni morali non quantificabili, sia per il significato di chiara mancanza di riconoscimento della competente autorità della Chiesa, che ha deciso di consegnare alla venerazione dei fedeli l’immagine della Madonna SS., soggetto dell’evento, affinché dal culto pubblico possa ricavare elementi utili al giudizio che Le compete. Con la presente esprimiamo il nostro sdegno per l’atteggiamento persecutorio del Codacons nei confronti di un evento che è da considerarsi di carattere religioso, mentre nel suo strano zelo ignora l’assillante propaganda e attività di una valanga di operatori dell’occulto.
La presente è firmata dall’allegato elenco di fedeli42 [42 Alla lettera vengono allegati i fogli con le oltre 1400 firme].

Seguono oltre 1400 firme.

Accade sempre che i semplici fedeli, privi di ogni pregiudizio e liberi da ogni falsa ideologia, riescono a intuire più facilmente la verità e a testimoniarla con le parole e con i comportamenti concreti di vita.

 

4. LA COMPARAZIONE DEL DNA

Il problema del DNA ricorre continuamente quando si parla della vicenda della Madonnina di Civitavecchia. La domanda che tanti si pongono è la seguente: perché i Gregori hanno rifiutato l’esame del DNA? Si vede un tale rifiuto come indice di qualcosa da nascondere. Si insinuano, così, ombre e dubbi circa la loro onestà. Ebbene al riguardo occorre sapere come stanno realmente le cose.

Innanzitutto è necessario dissipare ogni dubbio affermando che la famiglia Gregori si è sempre dichiarata disponibile a sottomettersi all’esame per la comparazione del sangue. Inizialmente erano disposti a procedere ad una comparazione su richiesta della Magistratura, ma quando è stato fatto notare loro che non era opportuno, data la parzialità degli esami effettuati e la pericolosità per una possibile strumentalizzazione anticlericale, hanno ritirato la loro adesione. Quindi sono stati indotti a ritirare l’adesione.

Per quanto riguarda, invece, la richiesta da parte della Chiesa sono stati sempre disponibili e lo sono tuttora, ritenendosi certi di non aver effettuato inganni e desiderosi essi stessi di trovare la verità e di dimostrare a tutti la loro onestà.

Tale disponibilità dei Gregori è valutata molto positivamente dalla Commissione teologica costituita dal Vescovo. Ma a questo punto ci si chiede: perché detta Commissione non ha provveduto in proprio ad una verifica del DNA?

Quando la Commissione teologica si è riunita per la prima volta, il 19 aprile 1995, la Criminalpol aveva già provveduto ad asportare il sangue dalla statuina. Pertanto un esame ordinato dalla Commissione non sarebbe stato più possibile data la scarsità di sangue rimasta sulla statuina, assolutamente insufficiente per un completo e attendibile esame comparativo.

La Commissione si sarebbe potuta servire dell’esame effettuato dalla Magistratura, ma tale esame sembrava sospetto e di tendenza anticlericale; appariva un esame incompleto, per cui non risolveva niente; inoltre non poteva essere utilizzato perché coperto da segreto istruttorio.

A riguardo sono stati consultati i Professori Fiori e Umani Ronchi, i quali hanno sostenuto che una comparazione non avrebbe chiarito niente. Il Prof. Fiori ha affermato che il DNA serve a dimostrare «compatibilità» o «incompatibilità» con chi ha a che fare con la statuina, non si parla di «certezza» assoluta; il «compatibile» può essere solo indiziato. Di conseguenza una comparazione non avrebbe risolto niente43 [43 Affermazione data alla Commissione teologica il 14 ottobre 1995]. Il Prof. Umani Ronchi ha asserito che le indagini non sono state estese a tutto lo scibile del DNA, per cui una comparazione non avrebbe dato nessuna certezza44 [44 Asserzione data alla Commissione teologica il 9 marzo 1996].

Per la serietà delle indagini circa la comparazione del DNA avrebbero dovuto essere interessate più persone. Prima di tutto Fabio Gregori, tuttavia occorre osservare che è stato presente solo a tre lacrimazioni, sulle quattordici testimoniate. Ma il DNA avrebbe dovuto essere richiesto a tutti gli altri uomini che hanno assistito alle lacrimazione, compreso il parroco, il Vescovo e sei poliziotti che hanno fornito testimonianza alla Magistratura. A testimoniare la lacrimazione ci sono 22 uomini e per serietà sarebbe stato necessario procedere ad una indagine comparativa del DNA per tutti e 22.

Per il DNA è molto importante avere chiare le idee: un conto è la «compatibilità» del sangue e un conto è la «identità» del sangue.

Per procedere alla compatibilità potrebbe essere sufficiente un numero anche limitato di «polimorfismi», ma non proverebbe niente e inoltre sarebbe pericoloso perché si presterebbe a false strumentalizzazioni.

Per procedere alla identità è necessario individuare un elevato numero di elementi, ciò che non è stato né è più possibile. Le analisi effettuate dalla Magistratura si sono limitate a isolare soltanto cinque «polimorfismi»45 [45 Cf. Fascicolo «Relazioni di indagini Biologiche», datato Roma 30 maggio 1995. Indagini effettuate dal Dott. Aldo Spinella, Prof. Angelo Fiori, Prof. Giancarlo Umani Ronchi], quando ce ne vorrebbero almeno venticinque (oggi si sostiene che ce ne vorrebbero addirittura molti di più) per procedere ad una seria comparazione. Per di più i cinque polimorfismi isolati sono comuni alla stragrande maggioranza della popolazione.

Quindi tutto sarebbe stato inutile. Tutto questo viene confermato anche dalla relazione «Alla Procura della Repubblica», dove, tra le altre cose, viene detto: «Sono stati analizzati nr. 5 polimorfismi nucleari…», e si aggiunge: «Si fa presente che i polimorfismi riscontrati sono identici sia per la traccia destra che per quella sinistra, e sono rilevabili nella popolazione in generale»46 [46 Relazione del Dott. Aldo Spinella datata Roma 14. 04. 1995]. È ovvio che se i polimorfismi ricavati sono rilevabili nella popolazione in generale, ogni comparazione sarebbe stata non attendibile.

Una certa attenzione va data anche a quanto l’Avv. Bruno Forestieri, legale dei Gregori, ha scritto in riferimento alle indagini della Criminalpol:

La suddetta consulenza appare, prima facie, assolutamente sintetica, non esplicativa e, meno che meno, esaustiva. In effetti, le analisi effettuate si sono limitate ad isolare, neppure in maniera compiuta, solamente cinque polimorfismi che hanno consentito ai consulenti di accettare che le tracce ematiche presenti sul volto della Statuina della Madonna appartengono tutte allo stesso gruppo. Ovvero, il sangue presente sul volto della Statuina è lo stesso.

Ho avuto modo di parlare con esperti del settore i quali mi hanno confermato che:

- data la scarsissima quantità di tracce ematiche presenti sul volto della Statuina, non è stato sicuramente possibile effettuare una analisi approfondita;

- è sicuramente impossibile, proprio per quanto sopra, effettuare una comparazione tra le risultanze delle analisi del liquido ematico della Statuina e quella di altri soggetti;

- per poter comunque effettuare una comparazione, si dovrebbe procedere ad ulteriori riscontri di controllo, oramai impossibili, attesa l’inesistenza, di fatto, di ulteriori reperti ematici sul volto della Statuina;

- il vero e reale risultato cui si potrebbe giungere, con una eventuale comparazione, sarebbe di una inaffidabilità tale che potrebbe consentire delle manipolazioni, con conseguenze aberranti, atteso il giudizio probabilistico e non oggettivo.

Alla luce di quanto sopra esposto si fondano le mie enormi perplessità sulla effettiva utilità e affidabilità di una analisi del D.N.A. sui componenti la famiglia Gregori, a parte l’estraneità di altri familiari alla vicenda, fermo restando che, al momento in cui si potrà avere pieno accesso alla consulenza fatta effettuare dal Pubblico Ministero e poter verificare anche l’eventuale esistenza di un «diario» delle operazioni eseguite - non presente nel fascicolo, anche perché risulterebbe che non tutti e tre i consulenti hanno effettuato gli accertamenti - a puro titolo di curiosità, e sempre con estrema riservatezza si possa valutare l’ipotesi di poter affidare ad un consulente l’incarico di verificare le metodologie usate dai consulenti (?) del P.M.47 [47 Lettera alla Commissione teologica in data 26.06.1996].

 

5. TESTIMONIANZE PIÙ SIGNIFICATIVE 48 [48 Per questa parte mi servo di quanto acquisito dalla Commissione teologica istituita dal Vescovo]

Le testimonianze relative alla lacrimazione della Madonnina sono molte. Stando ad una tale «molteplicità di attestazione» non è legittimo mettere in dubbio la loro credibilità. Esse provengono da persone di ogni condizione sociale e di ogni età49 [49 Statistiche: uomini 22, donne 18; età dai 6 ai 66 anni; condizione sociale: un Vescovo, un sacerdote, una suora, un Deputato al Parlamento Italiano, due Vigili Urbani, un carabiniere, un sottufficiale dell’EI, un fotoreporter e due giornalisti, casalinghe, operai, pensionati].

I testimoni hanno giurato di dire la verità e si sono prestati liberamente all’interrogatorio. Non essendoci secondi fini è da presumere che la loro testimonianza sia vera e riferisca ciò che hanno sperimentato. Tutti hanno visto le lacrime formarsi e scendere o, come minimo, in movimento. Tutti manifestano la certezza che nessuno stava manomettendo la statua. In particolare, coloro che conoscono i Gregori ritengono che essi siano persone serie, oneste e incapaci d’inganno.

Tutte le testimonianze hanno il loro valore e meritano attenzione, ma la preminenza deve essere data a quella di Jessica Gregori in quanto testimone oculare della prima lacrimazione ed incapace di inganno, essendo una bambina di sei anni. Grande importanza riveste la testimonianza del Vescovo mons. Girolamo Grillo per la sua autorevolezza e insospettabilità. Va data anche rilevanza alla testimonianza di Fabio Gregori e del parroco Pablo Martín.

 

5.1. TESTIMONIANZA DELLA PRIMA LACRIMAZIONE

5.1.1. Testimonianza di Jessica Gregori. Jessica al momento dell’evento ha solo sei anni e per di più quando viene interrogata sono passati già quattro mesi dal giorno dell’evento. Ha bene impresso nella mente quanto è accaduto e lo esprime con precisione. La testimonianza viene data sotto forma di domanda e di risposta.

Domanda: Vuoi raccontare quello che hai visto?

Risposta: Eravamo usciti di casa, io, papà e David (il fratellino minore, N.d.R.). Io sono andata dietro a papà, ma mentre lui metteva David in macchina sono tornata indietro e ho visto che la Madonnina stava piangendo. Ho chiamato: «Papà, papà, la Madonnina piange sangue! Papà, papà la Madonnina piange sangue!».
Prima ha pianto questa (porta la mano sull’occhio destro per indicare da quale occhio per primo era uscito il sangue, N.d.R.); e poi quando papà è venuto ha pianto questa (porta la mano sull’occhio sinistro per precisare di quale occhio si tratta, N.d.R.). Dopo siamo andati in chiesa. Papà lo ha detto alla mamma e la gente si è spaventata (il papà precisa che la gente credeva che ci fosse stato un incidente, N.d.R.). Dopo la Messa abbiamo detto tutto a P. Pablo e lui è venuto a casa nostra a vedere. Non ricordo quello che P. Pablo ci ha detto.

Domanda: Ricordi che giorno era?

Risposta: (siccome sono passati quattro mesi non ricorda bene. Aiutata dal papà risponde, N.d.R.) Era il giorno della Candelora.

Domanda: Ma tu pensi che la Madonna abbia pianto davvero o qualcuno glielo ha messo quel sangue?

Risposta: Ha pianto perché ho visto scendere il sangue da qui a qui (con l’indice della mano destra indica il percorso della lacrima dall’occhio destro fino al collo, N.d.R.)50 [50 Dalla testimonianza del 7 giugno 1995].

 

5.1.2. Testimonianza di Fabio Gregori.

Il 2 febbraio mi sono recato alla chiesa di S. Agostino con tutta la mia famiglia per la funzione della Candelora. Trovato l’orario modificato ci siamo fermati per il Rosario e poiché Davide disturbava ho pensato di prendere i bambini e andare a casa per dare loro la merenda. Passando davanti alla Madonnina mi sono segnato, come sempre, e non ho notato nulla. Poi alle 16,20 sono di nuovo uscito, con Davide in braccio e Jessica stava chiudendo la porta di casa. Percorso il vialetto che è davanti alla casa, Jessica è tornata indietro e mi ha chiamato: «Papà, papà, la Madonnina piange!».

Irritato, l’ho richiamata, mentre sistemavo Davide. Lei diceva: «Papà, vieni, tutto sangue!». Lei era abituata ad andare davanti alla Madonnina e portava fiori di campo all’immagine.

Avvicinatomi ho visto che la Madonnina sul volto aveva un rivolino fermo sul lato destro. Sul lato sinistro, all’altezza del mento, continuava a colare. Io ho visto da quando era sotto il mento. In un primo momento mi sono preoccupato di vedere se Jessica aveva ferite, poi ho pensato a qualche segno lasciato dai fiori; poi ho toccato col dito e ho sentito un brivido e una gran vampata di fuoco. Ero colmo di gioia e piangevo. Io non avevo notato nulla nell’immagine né prima né dopo essere andato in chiesa51 [51 Testimonianza del 6 maggio 1995. Di Fabio Gregori c’è anche una testimonianza dettagliata davanti al Pubblico Ministero Dott. Antonio Larosa in data 13 maggio 1995].

 

5.1.3. Relazione del parroco don Pablo Martín, 4 marzo 1995.

Riportiamo soltanto alcuni passaggi più significativi della relazione di Don Pablo.

Il 2 febbraio 1995, giovedì, festa della Presentazione di Gesù al tempio, alla fine della S.Messa - qualche minuto dopo le ore 17 - Fabio Gregori venne in sagrestia, visibilmente commosso, a chiedermi di recarmi in casa sua, «perché un’immagine della Madonna SS. stava piangendo sangue». La sua commozione era dovuta, oltreché all’impressione che può causare nell’animo l’inattesa visione di un fatto del genere, anche dal timore che ciò potesse avere un significato di presagio di qualcosa di pauroso che incombesse, e anche il timore di aver fatto lui chissà quale peccato, avendo toccato col dito «il sangue» che scorreva sulla guancia della statuetta.

Dopo un quarto d’ora arrivai alla casa. Avvicinandomi alla Madonnina, in giardino, vidi subito due rivoli di un colore rosso scuro, che partendo dagli occhi scorrevano sul viso, uno fino all’orlo della veste, sotto il collo, l’altro ancora più giù, quello del lato sinistro, fino all’altezza del cuore. All’aspetto si presentavano, inizialmente, nello sgorgare dagli occhi, abbastanza acquosi, sebbene si vedevano molto ben delimitati, perché ai bordi estremi, quello che sarebbe sangue appariva come una lineetta molto nitida, grossa poco più di un capello. Man mano che scendevano, seguendo il percorso naturale del viso, diventavano due strisce di colore rosso cupo, formando ogni tanto l’ingrossamento di una goccia; il tutto in proporzione alla grandezza della statua, cioè, un rivolo di un millimetro di spessore.

C’era qualche macchiolina di «sangue» nell’incavo degli occhi, ma la cosa più sorprendente è che, guardando l’immagine dal basso in alto (e per poterlo fare occorreva umiliarsi, mettersi quasi con la faccia a terra) si vedeva che la palpebra superiore, all’interno, sembrava piena di questo «sangue», come se da lì scorresse.

Il rivolo iniziale, sulla guancia sinistra, appariva notevolmente deviato in contrasto con la legge di gravità; non era disceso in verticale. In una persona viva, questa traccia avrebbe significato che il rivolo sulla guancia destra e quello sulla sinistra, oltre ad essere avvenuti in momenti diversi, avrebbero trovato la testa spostata, cioè in posizione diversa. Ciò mi fece pensare che, se fosse stata opera di un artista, avrebbe potuto contravvenire distrattamente la legge di gravità in favore dell’arte; se invece fosse stata opera di un falsario, mediante un contagocce, sarebbe stato impossibile, prima di tutto, perché la statuetta era solidamente cementata e non la si poteva mettere inclinata per fare scorrere quel liquido con quel percorso, e poi, se fosse stata levata (e successivamente cementata di nuovo e in gran fretta), il percorso del «sangue» in una guancia sarebbe stato, anche in questo caso, il medesimo percorso sull’altra. Questa mancanza di logicità, che un falsario non avrebbe fatto, mi indusse a pensare che non poteva essere stato fatto da nessuno. Inoltre, alla vista non risultava né inchiostro, né pittura o altro; l’aspetto era quello che tutti conosciamo del sangue coagulato da poco, e in alto addirittura si vedeva come «diluito» in acqua.

I fatti erano accaduti in questo modo: alle ore 16, la famiglia Gregori era uscita di casa per andare in chiesa. Al loro arrivo, arrivavo anch’io da visitare due famiglie. Inizio il Rosario e allora il papà uscì con i bambini, ritornando a casa con la macchina per dare loro una merendina, fino al momento della Messa. Nell’uscire nuovamente di casa, pochi minuti dopo, la bambina ritorna di corsa, tre o quattro metri, davanti alla Madonnina, alta quanto lei, e rimane per un attimo stupefatta; quindi grida: «Papà, papà, corri, ché la Madonnina sta piangendo!» E il padre: «Ma va’, come può piangere, se è una statua?» Ma, avvicinandosi, vede in quel momento colare una lacrima di «sangue» sulla guancia sinistra: proprio quel rivolo storto e non conforme alla legge della gravità. Sbalordito e incredulo, pensa anche lui in un attimo, se sarà forse che la bambina si sia ferita con qualche spina del rosaio, ma non risulta; gli viene allora il pensiero che, forse, la spiegazione sia la pianta che sta sopra la nicchia di sassi, ma così non è; e nemmeno il rosaio, che si vede spoglio d’inverno...

Allora, senza pensarlo due volte, tocca la guancia della Madonnina col dito, che si macchia di rosso. Si convince di colpo, con un forte brivido di turbamento e commozione. Erano all’incirca le ore 16 e 20 minuti. Prende i bambini e si precipita, fuori di sé, in chiesa52 [52 Don Pablo ha consegnato questa relazione al Vescovo e ne ha confermato il contenuto davanti alla Commissione teologica, come risulta dal Verbale della stessa in data 29 marzo 1996].

 

5.2. LACRIMAZIONE PRESENTE IL PARROCO DON PABLO MARTÌN

Questa lacrimazione riveste una certa importanza perché avviene mentre è presente il parroco della parrocchia, il quale è chiamato a dare la propria testimonianza come rappresentante della Comunità parrocchiale non solo per quello che ha sentito raccontare, ma anche per quello che ha visto e constatato di persona53 [53 Di questa lacrimazione si hanno varie testimonianze che non è il caso di riportare].

 

5.2.1. Testimonianza di Fabio Gregori

Il 3 febbraio alle 18, 45 P. Pablo era venuto con 10 persone nella mia casa. Poi ci siamo assentati io e P. Pablo per tornare in chiesa onde sistemare il salone per una festa. Tornati in casa, P. Pablo si è trattenuto a pregare davanti alla Madonnina qualche tempo, io ne ho approfittato per prendere della legna per il camino. Mi sono voltato e ho visto che dalla parte destra, dall’occhio destro fuoriusciva liquido che formava una goccia a chiazza grande. Ho chiamato padre Pablo e gli altri che erano in casa. Ci siamo inginocchiati e abbiamo notato che il liquido fuoriusciva dall’occhio destro. Fuoriuscivano piccole goccioline che si allargavano e si raggruppavano in un rigo di sangue già preesistente. Ho notato pure che la lacrima di sinistra già preesistente aveva cambiato forma, ma io fissavo soprattutto la grande. Poi il parroco si è allontanato54 [54 Dalla testimonianza di Fabio Gregori del 6 maggio 1995].

 

5.2.2. Testimonianza di Anna Maria Accorsi

Il giorno 3 febbraio alle ore 18, 45 vengo chiamata da mio marito e vedo il formarsi di una lacrima di sangue dall’occhio destro e scorrere verso destra piegando in basso e ricongiungersi con la precedente lacrimazione55 [55 Dalla testimonianza del 4 maggio 1995. Nel testo in possesso della Commissione a proposito di orario vi è scritto «19,45», ma l’interessata ha precisato in seguito che l’orario esatto è 18,45].

 

5.2.3. Testimonianza di don Pablo Martín

Il secondo giorno (3 febbraio, venerdì) mi recai più volte in casa di Fabio Gregori, senza che ci fossero fatti nuovi, fino alle 18,45. A quell’ora ritornavo dalla chiesa, insieme a Fabio, dopo aver preparato una festa di carnevale per i bambini. Fabio discese dalla macchina prima di me; quindi passai io davanti alla Madonnina, prima di entrare nella casa, e mi fermai a dire un Ave Maria e ad osservare come era. Non c’era nessuna novità. Entrai nella casa, dove trovai altre persone, non saprei dire esattamente chi né quante. Ci sedemmo in cucina. Dopo un po’ (due o tre minuti). Fabio, che stava fuori a raccogliere legna per il camino, chiamò in fretta me e la moglie Anna Maria, perché - disse - la Madonnina stava piangendo un’altra volta. Ricordo che uscimmo tutti in gran fretta; la nicchietta della statua era illuminata (come l’avevo visto qualche minuto prima) dalle lampadine elettriche di cui è dotata. Allora vidi la differenza da come l’avevo visto poco prima. Vidi che si era formata come una chiazza di sangue, che appariva come un ematoma, sulla guancia destra; nella parte bassa sembrava come se quel sangue incominciasse a formare qualche gocciolina. Il tutto era proporzionato alle dimensioni della statua, quindi molto piccolo. I due rivoli di sangue che già c’erano, della prima lacrimazione, mi sembrarono diventati di colore rosso vivo, mentre prima li avevo visti di un colore bruno, come il sangue coagulato. Chiesi una lampadina tascabile per osservare meglio; ero in ginocchio, in una posizione scomoda per la mia schiena; vedevo, sì, ma avrei desiderato vedere meglio (sono miope) ed inoltre con me c’erano altre 7-8 persone che guardavano, per cui mi alzai, per lasciare che gli altri si avvicinassero a guardare da vicino. Non so quanti minuti trascorsero; ma durante quei momenti, io, alla distanza di un metro e mezzo o due metri, non ho potuto vedere un movimento di lacrime, mentre altri presenti affermano di averlo visto. Ricordo di aver recitato il Rosario, meditandolo. A metà del Rosario arrivò Enrico Gregori, che scattò alcune fotografie, come aveva fatto il giorno anteriore.

Finito il Rosario, andai via, con l’intenzione di fare una prima relazione per il Vescovo. Consigliai di non toccare nulla, di non perderla di vista e di proteggerla con un vetro o qualche cosa56 [56 Dalla testimonianza scritta di don Pablo Martín: «Alla Commissione teologica per l’approfondimento della questione sulla presunta lacrimazione di sangue della statua della Madonnina», in data 7 ottobre 1995].

Don Pablo aveva già scritto la stessa testimonianza al Vescovo:

...presentava una nuova chiazza rossa sul viso, dalla quale incominciava a scorrere qualche gocciolina di «sangue», mentre il colore, da bruno scuro (come sangue coagulato) si era fatto rosso vivo57 [57 Dalla lettera del 3 febbraio scritta a S. E. il Vescovo mons. Girolamo Grillo].

La stessa cosa è stata confermata alla Commissione teologica:

... ho visto come se si fossero formate delle goccioline... Ricordo che si era formata una chiazza marrone e qualche gocciolina si era addensata nell’occhio inferiore. Era di colore bruno il secondo giorno, ma quella sera, dopo qualche minuto, si era formato sangue fresco58 [58 Dal Verbale della riunione della Commissione del 29 marzo 1996].

 

5.3. LACRIMAZIONE DAVANTI AL VESCOVO MONS. GIROLAMO GRILLO

La testimonianza del Vescovo su quanto si è verificato nelle sue mani ha una importanza particolare sia per l’autorità che riveste e sia per l’atteggiamento di prudenza e iniziale scetticismo.

5.3.1. La testimonianza del vescovo59 [59 Testimonianza scritta in data 7, 06. 1995]

Il sottoscritto mons. Girolamo Grillo, Vescovo di Civitavecchia e Tarquinia, dichiara in coscienza quanto segue:

Erano le ore 8,15 del mattino del 15 marzo 1995; avevo appena finito di fare colazione dopo la celebrazione della S. Messa nella mia Cappellina privata in Via delle Ginestre, 1.

Come quasi ogni mattina, da quando la piccola statua della Madonna di S.Agostino si trova in casa mia (10 febbraio 1995), ero andato con la suora a fare una piccola preghiera alla Vergine Madre di Dio. Quella mattina mi accompagnava mia sorella Grazia Maria, la quale anche ella si era messa in preghiera.

Dopo qualche minuto mia sorella mi domanda se avesse potuto chiamare anche suo marito, il quale non aveva mai visto la Madonnina.

Venuto il marito, che si trovava in un’altra stanza, anch’egli si è messo a pregare, quando all’improvviso incomincia a dire: «Ma non vedete che la statuina lacrima sangue?».

In effetti, guardando attentamente la statua che avevo tra le mie mani, ci siamo accorti che, sulla guancia destra della statua, vi era una grossa lacrima di sangue, la quale poi lentamente incominciò a scendere fin sotto il collo della statua, per qualche minuto e per qualche cm. Mia sorella, quasi terrorizzata, incominciò a piangere e a gridare (poi mi avrebbe detto che si era spaventata perché aveva visto il sottoscritto pallidissimo in viso) ed inavvertitamente toccò il sangue con un dito, che le si macchiò per qualche minuto. A notare il sangue sul dito di mia sorella fu anche l’altra suora rumena (Sr. Tereza) e mio nipote Angelo Arena, subito accorso alle grida della mamma.

Le mie impressioni, di fronte all’evento, furono contrastanti: quasi di incredulità (mi sembrava incredibile quanto si verificava sotto i miei occhi, ma non era una visione; era vero e proprio sangue toccabile e concreto).

Ho chiesto subito alla Madonna la mia conversione e il rafforzamento della mia fede, mentre non ho mancato di chiedere perdono di tutti i miei peccati. In pari tempo, si è rafforzata in me la convinzione che la Madonna non sia contenta soprattutto per il sangue innocente che scorre nel mondo (aborti, piccoli innocenti uccisi, carneficine delle guerre), per i gravi disordini morali esistenti nel mondo e in particolare in Italia, nonché per la persistente visione ateistica imperante anche dopo la caduta del comunismo, ed infine per gli sbandamenti esistenti tuttora in seno alla Chiesa con più o meno malcelate ribellioni al Papa e alla Gerarchia.

La Madonna, ancora una volta come a Lourdes, a Fatima, a La Salette e a Siracusa, grida ai suoi figli: «Convertitevi e credete al vangelo, facendo penitenza».

In fede.

+ Girolamo Grillo

P.S.

Le sopraddette mie convinzioni derivano dal fatto che io personalmente, ben sapendo dalle indagini già fatte sulla statuina che essa non conteneva marchingegni di sorta e che trattavasi di sangue umano, non riesco tuttora a spiegarmi - a meno che la scienza non mi dimostri il contrario - come razionalmente sia potuto accadere quanto è accaduto nelle mie mani e sotto i miei occhi, in piena coscienza.

+ Girolamo Grillo

 

5.3.2. Altre testimonianze. La testimonianza del Vescovo è suffragata da altri testimoni presenti nello stesso luogo e alla stessa ora. Questi testimoni hanno deposto giurando sul Vangelo di dire la verità:

Antonio Arena:

...E vedo il sangue fluire... Guardo meglio e oltre che a destra anche a sinistra vedo una parte rifiorire... ho visto una polla che si rigonfiava. Ho visto 3 o 4 rivi, corrispondenti ad alcuni centimetri e il movimento del rivoletto estendersi oltre il precedente60 [60 Dalla testimonianza, 7 giugno 1995].

Grazia Maria Grillo:

... Si vede un rivo come un capello, scendere dall’occhio fino sotto il collo... Io tocco il rivolo e il puntino sul viso si allarga... Il sangue diventa piano piano sempre più chiaro fino a scomparire61 [61 Dalla testimonianza, 7 giugno 1995].

Sr. Duma Tereza:

... Ho visto rinvigorirsi la lacrima. Ho visto un rivolo sovrapporsi al precedente e scorre giù giù62 [62 Dalla testimonianza, 7 giugno 1995].

 

5.3.3. Conferma del Prof. Marco Di Gennaro e del Prof. Umani Ronchi.

La testimonianza dei due professori circa la lacrimazione in casa del Vescovo si basa sulla differenza della presenza del sangue sulla statuina dopo che era stato effettuato il prelievo al Policlinico Gemelli.

Di Gennaro: fu chiamato dal Vescovo lo stesso 15 marzo, giorno della lacrimazione avvenuta nelle sue mani. Dal verbale risulta che «trovò il Vescovo agitato ed emozionato» e «constatò che la statuina che di solito aveva tracce di color marroncino sfumato, si presentava con due fili rosso brillante lunghi 2 o 3 cm. Era una traccia netta molto sottile da entrambe le parti, sovrapposta all’altra traccia più vecchia sottostante»63 [63 Dal verbale della Commissione teologica del 9 marzo 1996].

Umani Ronchi: si è recato in casa del Vescovo su incarico della Criminalpol, dopo l’intervento del Codacons, per effettuare un prelievo del sangue e quindi procedere all’esame del DNA. In quelle circostanza notò che «nella zona che era stata oggetto del precedente prelievo c’era un sottile rivolo a livello della guancia destra che arrivava al di sotto della mandibola, un rivolo di colore diverso perché il sangue aveva mantenuto nelle orbite un colorito brunastro (e questo perché il sangue tende ad invecchiare), ma nella parte dove avevano eseguito il prelievo vi era un rivolo di colore diverso alla congiunzione col precedente». Ebbe l’impressione che ci fosse stato un sanguinamento che cominciava esattamente nel punto dove il rivolo superiore iniziava e notò subito la differenza. Consigliò che si facessero due prelievi distinti ma il biologo non volle e prelevò i due aspetti del rivolo senza differenziazione. Le foto che fece, date ad Antonello Sette, non sono venute. Nulla poté rimanere documentato64 [64 Dal verbale della Commissione teologica del 9 marzo 1996].

A proposito di quanto notato dopo la lacrimazione in casa del Vescovo confida di aver avuto la netta impressione che il sangue iniziasse a colare da dove era terminata la precedente (o le precedenti) lacrimazione65 [65 Dal verbale della Commissione teologica del 9 marzo 1996].

Il Prof. Umani Ronchi ha inviato anche una significativa lettera al Vescovo dopo il Decreto di archiviazione della vicenda giudiziaria. In questa lettera viene confermato quanto aveva testimoniato in precedenza66 [66 Cf. Lettera del Prof. Giancarlo Umani Ronchi, a mons. Girolamo Grillo, datata Roma, 13 giugno 2001].

La testimonianza del Vescovo acquista particolare rilievo se si considera il suo atteggiamento nella complessa vicenda. Prima della lacrimazione nelle sue mani ha avuto un atteggiamento di scetticismo e di invito alla prudenza; informa il card. Ratzinger; incarica la Polizia di verificare se vi sia frode o scherzo in dileggio alla Madonna; chiede informazioni al medico della famiglia Gregori e ne riceve assicurazione sulla loro serietà; incarica lo stesso medico di effettuare un prelievo del ‘cosiddetto sangue’ e di eseguirne le analisi, dalle quali risulta trattarsi di sangue umano; fa esaminare il sangue e la statuina da due scienziati ematologi del Policlinico Gemelli e della Sapienza di Roma67 [67 Cf. «Relazione sulla vicenda della Statuina della Madonna di Civitavecchia» del 18 aprile 1995].

Dopo la lacrimazione nelle sue mani, essendosi trovato personalmente di fronte ad un fatto concreto e tangibile del tutto straordinario, abbandona lo scetticismo iniziale e comincia a credere che ci sia veramente qualcosa di straordinario. Per impedire il sequestro della statuina da parte della Magistratura decide di rendere pubblico l’evento accaduto nelle sue mani. Istituisce la Commissione teologica, dopo aver sentito anche il Card. Ruini. Di ogni cosa informa la Santa Sede e si consiglia con il Card. Sodano.

 

Jessica Gregori (nel 2005)

5.4. TESTIMONIANZA DI JESSICA GREGORI A DIECI ANNI DALL’EVENTO

Quando la statuina della Madonna lacrimò la prima volta nel giardino dei Gregori, il 2 febbraio 1995, Jessica aveva sei anni, quindi molto piccola. Dopo dieci anni cosa ricorda di quell’evento? Soprattutto è in grado di confermare la testimonianza di allora?

Le è stato chiesto di dare una testimonianza scritta di quanto oggi ricorda di quell’evento. Ha accettato volentieri la richiesta rilasciando la dichiarazione già riportata in questo dossier, alla quale rimando.

Questa testimonianza conferma quella di dieci anni prima, inoltre aggiunge altri interessanti elementi, in particolare la preoccupazione della Madonna per l’unità della famiglia nella società di oggi.

 

6. COMMISSIONE TEOLOGICA: INDAGINI E CONCLUSIONI

Si è molto parlato della Commissione teologica istituita per indagare e valutare l’evento della lacrimazione della Madonnina. È opportuno presentare, in maniera sintetica, l’opera da essa svolta e le conclusioni a cui è pervenuta dopo attento esame circa il fenomeno di lacrimazione.

Dopo i primi accertamenti che facevano ritenere l’evento delle lacrimazioni meritevole di attenta considerazione, è stata istituita dal Vescovo, dopo essersi consultato con i vertici della Chiesa, una Commissione teologica per studiare il fenomeno. Per consentire una sua legittima autonomia di indagine è stato nominato un Presidente e un Segretario68 [68 La Commissione teologica era composta da undici persone qualificate, di cui per motivi del tutto prudenziali vengono taciuti i nomi. È però necessario affermare che il mariologo René Laurentin non ha mai partecipato alle sessioni di detta Commissione, sicché non può essere considerato un suo membro effettivo].

La Commissione si è riunita 13 volte, la prima il 19 aprile 1995 e l’ultima il 22 novembre 1996 69 [69 Di ogni riunione è stato redatto un verbale]. Dopo aver ascoltato più volte il Vescovo e impostato il lavoro ha delegato alcuni membri a procedere alla interrogazione canonica dei testimoni; ha consultato specialisti di scienze umane per raccogliere dati e ricevere orientamenti per la valutazione del fenomeno; ha ascoltato il Dott. Di Gennaro e gli analisti ematologi Prof. Fiori e Prof. Umani Ronchi, rispettivamente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università la Sapienza; ha invitato P. Roberto Zavalloni quale esperto in psicologia e parapsicologia; ha ascoltato il parroco don Pablo Martín Sanguaio e i coniugi Fabio e Annamaria Gregori; ha steso una relazione sugli avvenimenti, le indagini scientifiche e le interpretazioni; infine ha formulato le conclusioni.

La Commissione per lo studio del fenomeno si è data il seguente iter di indagine:
a. Verificare il fatto (raccolta delle testimonianze, esami clinici, argomenti pro e contra);
b. studiare le varie ipotesi esplicative (frode, trucco, secondi fini, allucinazione, autosuggestione, telecinesi, parapsicologia ... );
d. ricercare il significato del fenomeno una volta appurato.

Il fatto è costituito dalla lacrimazione di sangue della statua della Madonna. La prima lacrimazione è avvenuta il 2 febbraio 1995, alle ore 16,20 davanti a una bambina di quasi 6 anni, Jessica Gregori, e subito verificata dal papà Fabio da lei chiamato. Sono seguite, nei giorni successivi, altre lacrimazioni, attestate da vari testimoni, fino al giorno 6 febbraio, giorno in cui la statuina è stata rimossa dal suo posto. Alla seconda lacrimazione avvenuta il 3 febbraio alle ore 18,45, ha assistito anche il parroco don Pablo Martín. Un’altra lacrimazione è avvenuta in casa del Vescovo il 15 marzo 1995, alle ore 8,15, essendone testimone il Vescovo stesso e altre persone presenti in casa. In tutto sono state testimoniate 14 lacrimazioni. Il fatto è stato documentato da una serie di fotografie.

Per appurare la veridicità del fatto la Commissione teologica ha interrogato 40 testimoni, compresa la piccola Jessica, e ha chiesto una relazione scritta al Vescovo. Altri 6 testimoni, appartenenti alla Polizia di Stato, hanno dato inizialmente la disponibilità a testimoniare fornendo dati personali e recapito, ma successivamente hanno ritirato tale disponibilità per ingiunzione, sembra, di alte cariche dello Stato.

I testimoni si sono presentati liberamente e senza alcun interesse personale, hanno giurato di dire la verità, hanno dichiarato di aver visto le lacrime formarsi e scendere, quindi in movimento, e che al momento nessuno stava manomettendo la statuina.

La Commissione ha ravvisato nei testimoni, che variano per anni, sesso, condizione sociale, fede religiosa: una «molteplice attestazione» che esclude ogni dubbio sulla loro credibilità.

Sono stati presi in considerazione i vari esami scientifici effettuati.

Un primo esame è compiuto dai dottori Umberto Natalini e Graziano Marsili quando la statuina era ancora nel giardino della famiglia Gregori ed ha avuto come risultato essere «sangue umano».

Un secondo esame è stato condotto dai Professori Angelo Fiori del Gemelli e Umani Ronchi dell’Università La Sapienza, i quali hanno presentato una relazione con il seguente risultato:

a. per quanto riguarda il sangue si tratta di «sangue umano maschile (XY)»,

b. circa l’esame radiologico della statuina non sono risultate al suo interno strutture o apparecchiature o cavità, pertanto viene escluso ogni trucco interno.

Un terzo esame è stato effettuato per incarico della Magistratura di Civitavecchia e il risultato è stato lo stesso: sangue umano e nessun trucco interno alla statuina.

La Magistratura ha proceduto anche all’esame per un confronto del DNA, ma siccome sono stati isolati solo «cinque polimorfismi» sui circa venticinque necessari, una eventuale comparazione sarebbe risultata inattendibile e quindi inutile, se non dannosa.

I Professori Angelo Fiori e Umani Ronchi sono stati anche ascoltati dalla Commissione teologica davanti alla quale hanno ribadito i risultati delle indagini da loro effettuate e consegnate al Vescovo affermando anche la non spiegabilità scientifica del fenomeno e che un eventuale trucco sarebbe potuto venire solo dall’esterno, cioè se al momento qualcuno, con calma e attenzione, dall’esterno avesse iniettato sangue sulla statuina. Ma questa possibilità è stata scartata dai molteplici testimoni. Inoltre dalle analisi effettuate è risultato trattarsi di sangue di un unico individuo, per cui dovrebbe essere stato sempre lo stesso soggetto a effettuare l’inganno iniettando sangue con attenzione e precisione in tutte le lacrimazioni, da quella davanti alla bambina a quella davanti al Vescovo, il che appare inverosimile.

È stata presa in esame anche la possibilità di una sostituzione di statua, ma le foto scattate e le testimonianze lo escludono. La statuina in questione ha delle escoriazioni per cui è impossibile una sostituzione senza essere scoperta.

La Commissione, dopo aver effettuato per conto proprio indagini sulla famiglia Gregori, si è espressa per una valutazione positiva nei suoi confronti con l’esclusione di ogni intenzione di inganno. I coniugi Gregori sono stati anche ascoltati direttamente da tutta la Commissione riunita riportandone una impressione positiva. La stessa Magistratura ha condotto puntigliose indagini e perquisizioni, ma non ha trovato nessun reato di frode o inganno a carico della famiglia.

È stata presa in considerazione anche la possibilità della allucinazione o autosuggestione. Ma poiché l’allucinazione è un fenomeno di percezione senza oggetto constatabile da tutti, uno stato morboso in cui si asserisce di vedere cose non visibili, non rientra nel caso della Madonnina di Civitavecchia in quanto qui l’oggetto è esterno, il sangue è reale tanto da poter essere fotografato, raccolto ed analizzato clinicamente.

Si è parlato anche di telecinesi o fenomeno similare di parapsicologia in quanto è stata ipotizzata una proiezione di sangue a distanza da parte di qualche soggetto particolarmente dotato. Gli specialisti consultati dalla Commissione hanno ritenuta assurda una tale ipotesi, e i Professori Fiori e Umani Ronchi hanno affermato che la proiezione di sangue a distanza non rientra nella scienza. Anche P. Roberto Zavalloni (OFM), esperto del settore, ha escluso categoricamente la possibilità di «proiezione di sangue a distanza»70 [70 Il P. Roberto Zavalloni è stato sentito come «esperto» dalla Commissione teologica il 20 gennaio 1996. Egli, che ha analizzato centinaia di fenomeni soprannaturali, o presunti tali, manifestando sempre grande scetticismo, per quanto riguarda l’evento della lacrimazione testimoniato da Jessica si è espresso a favore della soprannaturalità].

È stata esclusa la possibilità che fosse opera diabolica in quanto sia l’esorcista della diocesi sia il Vescovo hanno sottoposto la statuina al rito esorcistico escludendo un’origine preternaturale diabolica del fatto.

Un criterio di discernimento è stato anche la verifica di frutti di vita che sono conseguiti all’evento. Tutti i testimoni interrogati dalla Commissione hanno affermato di aver avuto un cambiamento spirituale, o una conversione, o un maggiore impegno di vita cristiana e di preghiera. Inoltre verso la statuina è nata e si è sviluppata una notevole e costante devozione, con afflusso di pellegrini dall’Italia e da fuori Italia e i sacerdoti addetti al servizio religioso della Chiesa di S. Agostino, ove è custodita la statua in questione, attestano conversioni, risveglio di fede e di preghiera, segnalazioni di grazie ricevute.

Espletate tutte le ricerche e indagini ritenute opportune per verificare la veridicità del fatto gli undici membri della Commissione hanno espresso ognuno per conto proprio un parere personale.

La verità del fatto è stata da tutti riscontrata per cui nessuno si è espresso negativamente nei suoi confronti; d’altronde il sangue è un dato oggettivo e non si è riusciti a trovare l’inganno. Per quanto riguarda l’interpretazione del fatto il parere personale è risultato diversificato.

Uno dei membri della Commissione ha affermato che «non ci sono argomenti per affermare che il fenomeno rivesta le caratteristiche di un intervento soprannaturale».

Tre di essi, dopo aver escluso trucco, frode, manomissione di statua, e quindi ammesso la veridicità del fatto, si sono astenuti dal pronunciare un giudizio circa la soprannaturalità di esso in quanto a loro avviso sarebbe stato opportuno un esame più approfondito del contesto e la lettura del senso specifico dell’evento. Pertanto il loro può essere definito parere sospensivo o dubitativo.

Mentre sette membri della Commissione hanno espresso parere affermativo o non contrario. Questi, oltre a dichiararsi a favore della veridicità dell’evento, hanno anche ritenuto di pronunciarsi, in coscienza, a favore della soprannaturalità del fatto.

Il Vescovo, in realtà, aveva chiesto alla Commissione un primo pronunciamento solo sulla veridicità del fatto, o comunque la verifica di assenza di ogni tipo di inganno (frode, trucco, secondi fini, telecinesi ... ). Ebbene, circa la veridicità del fatto si riscontra la totalità di convergenza della Commissione, la quale, poi, nella maggioranza dei membri si pronuncia anche a favore della soprannaturalità dell’evento.

La Commissione non ha proceduto ad una lettura teologica dell’evento, cioè ad evidenziarne il significato specifico, capire quale è il volere divino all’interno della situazione storica odierna, quale è il messaggio preciso che la Vergine Santissima ci rivolge per un risveglio di fede e di impegno etico.

La stessa Commissione si è espressa in modo prudenziale, ma sostanzialmente positivo, circa la promozione di un culto, suggerito dal contesto della lacrimazione di sangue, da rendere alla Vergine, invitando a vigilare «perché sia evitato ogni eccesso o forma errata di devozione mariana e perché si operi per un corretto risveglio di fede e di vita del popolo cristiano».

La statuina della Madonna ha avuto una vicenda che lascia pensosi anche per il fatto che se da una parte è stata oggetto di devozione da parte di migliaia di fedeli, dall’altra è stata anche oggetto di inspiegabile avversione da parte della Magistratura fino al punto da sequestrarla, chiuderla dentro un armadio della casa del Vescovo, e sigillarla, tanto che per il suo dissequestro si è reso necessario il ricorso al Tribunale della libertà71 [71 C’è stato un insolito e inspiegabile accanimento contro il fatto delle lacrimazioni e le persone interessate, che va dai seguaci di Satana, ai Testimoni di Geova, ad atei e razionalisti, a uomini di cultura, a gente comune, ad Associazioni varie].

Dopo il dissequestro è stata portata nella Chiesa di S.Agostino, perché reclamata da migliaia di devoti.

 

 

SITUAZIONE PASTORALE A PARTIRE DALLE LACRIMAZIONI DELLA REGINA DELLA PACE

DON PABLO MARTÌN

 

Il parroco Don Pablo Martìn (nel 1995)

Ero parroco della chiesa di S.Agostino, a Civitavecchia, quando accadde il fatto straordinario. Senza raccontare quanto è successo, adesso riferisco l’assetto pastorale in cui si è venuta a trovare la Parrocchia, a partire dalle lacrimazioni (2 febbraio 1995) fino a quando la lasciai per motivi di salute (novembre 1995).

Ritengo che il segno delle lacrime a Civitavecchia sia stato una specie di «spartiacque» per molte persone; certamente è stato per la mia vita. Solamente Dio conosce i cuori; ma sta di fatto che davanti alle lacrime molti lontani si sono istintivamente avvicinati, così come altri, che sembravano membra sicure della comunità, si sono automaticamente dileguati. Penso che non sia finita la cernita.

Così come non è finito ancora l’evento delle lacrime, sebbene il segno fu completato nello spazio di quaranta giorni con la lacrimazione tra le mani del Vescovo, perché i motivi del profondo dolore e pianto non sono stati ancora rimossi. Quelle lacrime, tolte in fretta ed in modo irriverente dalla Criminalpol, non sono state ancora asciugate veramente dalla nostra conversione. Non mi riferisco alle tante conversioni alla grazia o alla riscoperta della fede o al perdono e la riconciliazione; ma, dico, l’Italia ha capito? Civitavecchia si è convertita? E noi, tanti di noi?

Queste lacrime sono realmente «segno di contraddizione», come quel 2 febbraio abbiamo letto che Simeone disse a Maria, nel senso che mettono a nudo le tante contraddizioni che intasano la nostra vita e la nostra coscienza. Le lacrime di Maria ci invitano a guardare dentro di noi: «Perché piangi, Mamma?»... Ma noi preferiamo guardare fuori, che cosa fanno o dicono gli altri, per trovare «chi è stato», «un colpevole» di qualche cosa su cui scaricare responsabilità o qualcuno da colpire. E ci siamo aggrovigliati nei nostri malintesi, nei nostri litigi… È dunque confermato che la nostra Mamma ha tanti motivi per piangere.

In parrocchia, nonostante la novità di quanto stava accadendo e la folla enorme venuta da fuori, quella domenica 5 febbraio ebbe luogo «la festa di carnevale dei bambini» già programmata, quasi cercando di «sdrammatizzare» la situazione; la stessa cosa fu ripetuta nella domenica successiva.

In un primo momento avevo cercato di far conciliare, alla famiglia e ai parrocchiani, l’evento nuovo con la vita «normale»; ma che ne sapevo io!
Dopo un po’ di tempo incominciai a comprendere che il disegno di Dio ci spiazzava e l’andamento abituale della vita non sarebbe stato più possibile. Per tutti, questa doveva essere una gran fatica. Un cambiamento forzato e urgente di mentalità. Per i miei parrocchiani, con tutta la loro buona volontà, risultava senz’altro difficile. La parrocchia, centro della loro vita religiosa e sociale, ora all’improvviso era di tutti, di tutto il mondo; trovavano che lì essi «non erano più nessuno», secondo il loro punto di vista (e non do loro torto). Ma non si può pretendere di fermare il mondo, per non scomodare noi!

Da allora, logicamente, la presenza della gente in chiesa aumentò di parecchio, non soltanto la domenica, ma anche i giorni feriali. Se prima, alla Messa prefestiva e alle due festive potevano assistere forse una sessantina di persone (su 1000 parrocchiani), dopo si vedevano frequentemente in chiesa, a diverse ore, persone e gruppi in preghiera, provenienti da ogni parte. Anche le confessioni, da allora, aumentarono sempre di più in numero e in «calibro». Incominciai a chiedere l’aiuto di alcuni sacerdoti di Roma, amici miei (gli «Operai del Regno di Cristo e di S.Maria di Guadalupe»), nelle domeniche, soprattutto per confessare.

Verso la Settimana Santa, dopo che il Vescovo mi disse di preparare un posto per accogliere «la Madonnina», affinché fosse venerata dalla gente, ci furono intensi lavori per adattare la chiesa alla nuova situazione. Data l’affluenza, molte delle celebrazioni dovettero essere fatte all’aperto.

Non tocca a me raccontare le dispute, le dichiarazioni, le smentite, le risposte, le richieste, le manovre che ci furono in quel periodo, avendo come epicentro la casa del Vescovo, dove stava la Madonnina. È stato ormai scritto da altri. Passarono così quattro mesi densi di cronaca e di manovre di ogni sorta, fino al 17 giugno, giorno in cui la statuetta fu trionfalmente portata da mons. Grillo alla chiesa di S. Agostino ed esposta in una nicchia blindata alla venerazione dei fedeli.

Ma come vissi io quei quattro mesi? Sempre più travolto in mezzo al turbine crescente. Travolto spiritualmente, intellettualmente, emotivamente, fisicamente. Travolto da un evento che era per me chiaro, sicuro e pacifico, inteso come lacrimazioni avvenute; ma oscuro, insidioso e angoscioso, in quanto nuova situazione conflittuale. L’angoscia di sapere che dietro ogni parola poteva esserci un pericolo, un tranello. L’ansietà di vedermi ogni giorno più bloccato nell’abituale attività di parroco. Il dover pensare a mille cose concrete, delle quali mai mi ero occupato. Il non poter dare più l’attenzione e lo spazio ai quali avevo abituato i miei parrocchiani e altri. Lo stress delle riunioni, dell’amministrazione, della burocrazia. Le insinuazioni: «Stia attento...». Il non vedere più chiaro chi era l’amico e chi poteva essere nemico. Le incomprensioni. I facili giudizi. I litigi. Gli approfittatori. Le notizie. Le emozioni. Il non riuscire. Il non avere più tempo. E la gente a frotte. E i giornalisti. E il telefono in continuazione. E il telefono intervenuto, come qualcuno mi aveva avvisato: «Qualcuno dovrà essere colpito, se si tratta di dimostrare che c’è un reato di associazione a delinquere». E i venditori e rappresentanti di oggetti sacri. E «il servizio d’ordine». E le riunioni del Consiglio pastorale...

Fino a quando il Vescovo tenne la Madonnina in casa sua, potevo ancora vivere con una certa normalità. Ma dopo il 17 giugno la parrocchia fu presa d’assalto. Un mese, due mesi, tre mesi…, dopo un’intera giornata a combattere in quel modo, arrivati alle 11 di sera o a volte alla mezzanotte, si presentavano persone o qualche gruppo che desideravano pregare davanti alla Madonnina: come dire di no? Ma spesso, alle 6 del mattino, c’era già chi suonava il campanello… Alcuni mesi senza poter dormire, mal di testa continuo, perdita della vista, perdite improvvise di memoria. Per più di un anno restai traumatizzato. Il mio racconto andrebbe totalmente fuori dell’ottica e dei limiti di questa mia testimonianza. Mai uno affronta le situazioni come dovrebbe e come vorrebbe. Veramente, il demonio, quando non può frenare, spinge. Non si riusciva a riposare, a dormire la notte, a momenti veri di preghiera, a niente...

Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo travolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi... (2Cor 4,7-9).

Anche noi dobbiamo essere «segno di contraddizione», malgrado noi stessi e i nostri limiti:

Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la loro morte e per gli altri odore di vita per la loro vita. E chi è mai all’altezza di questi compiti? (2Cor 2,15-16). «E beato chi non si scandalizza di me (Mt 11,6)».

Sarà degno di Maria chi avrà saputo piangere o soffrire con Lei. Lei è il segno. Il segno ci è stato dato. Dopo che la sua immagine fu portata nella chiesa di S. Agostino ed esposta alla venerazione dei fedeli, Lei ha continuato in silenzio a lavorare in tanti cuori: lo dicono i sacerdoti che lì ascoltano le confessioni. Ma da allora il segno delle sue lacrime, quel poco di sangue che avevano risparmiato le analisi, col passare del tempo e la complicità, forse, della temperatura, dell’umidità e della salsedine, poco per volta è sparito; ne rimase appena una macchiolina grigia sulla guancia destra. Meno male che le fotografie ne rendono testimonianza, benché non di tutte le quattordici lacrimazioni, purtroppo. Non sarà per farci comprendere che adesso il segno di Maria, al posto delle sue lacrime, dobbiamo esserlo noi?

Come Gesù lasciò lo spazio e il compito alla Chiesa il giorno della sua ascensione (come dicendo: "Adesso tocca a voi"), così la nostra Mamma pare che dica, dopo quel 17 giugno 1995:

Adesso tocca a voi. Piangete con me per amore e non dovrete piangere nel tempo della giustizia. Comprendete ed approfittate il tempo della misericordia, che si offre a voi fino all’eccesso.

Per questo dissi alla gente, quando ferveva il lavoro per modificare la chiesetta: «Stiamo attenti a non fare della Mamma che piange un motivo di spettacolo!»

E il giorno dell’arrivo della Madonnina:

Sono contento per l’arrivo della Madonna, ma non in questo clima da festival. Certo, l’avvenimento non doveva passare sotto silenzio e ci voleva senz’altro una certa organizzazione, ma in tutto questo c’è qualcosa di troppo, di eccessivo..., come sarebbe stato eccessivo un arrivo in elicottero... Vedremo se la gente saprà fare qualcosa di più del semplice pensare ad una statuetta. Ritorno a quello che ho sempre detto: ci è stato dato un segno, un segnale importante, e bisogna passare alla svelta al suo significato, a capirlo.

Alla luce di quanto detto, come suonano eloquenti le parole di San Pietro, se vogliamo applicarle alla Madonnina! Leggiamo in 1Pt 2,1-5:

Deposta dunque ogni malizia e ogni frode, le ipocrisie, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza, se davvero avete già gustato come è buono il Signore. Stringendovi a LEI, PIETRA VIVA, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di UN EDIFICIO SPIRITUALE, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo.

22 dicembre 2004

 

 

I PELLEGRINAGGI ALLA MADONNINA

DON AUGUSTO BALDINI

 

Il 17 giugno 1995 la piccola statua che da molti testimoni e dal VESCOVO diocesano era stata vista piangere lacrime di sangue, veniva consegnata alla parrocchia di S. Agostino per essere esposta alla pubblica venerazione dei fedeli.

Il pellegrinaggio era cominciato fin dai giorni delle lacrimazioni di febbraio 1995; la chiesa parrocchiale di Pantano si era preparata ad accogliere già dal venerdì santo di quell’anno l’immagine di Maria con i segni dell’amore e del dolore; noti eventi avevano fatto rinviare fino a quella data la consegna della Madonnina.

Imprese locali, associazioni e privati avevano affiancato i parrocchiani per dare alla chiesa del borgo strutture essenziali per accogliere i già numerosi pellegrini che sostavano in preghiera davanti all’Eucaristia e alla nicchia vuota, già preparata per ricevere la piccola immagine in una teca di vetro.

L’arrivo della Madonnina alla chiesa parrocchiale era stato preparato da un solenne triduo celebrato in cattedrale, dove la diocesi si prefiggeva di dare ai fedeli un’appropriata catechesi mariana, attraverso gli interventi del compianto padre Antonio Ascenzi, cappuccino, del mariologo padre Stefano De Fiores e del padre Jozo, francescano di Medjugorje, centro mariano da cui proveniva la celebre statuetta; fu lui anche a presiedere la veglia eucaristica la sera del 18 giugno.

Sabato 17 giugno, sul sagrato della Chiesa di Pantano, mons. Grillo prima di collocare la Madonnina nella teca, ha celebrato l’Eucaristia davanti a migliaia di fedeli e decine di operatori di emittenti televisive, anche estere. Nell’omelia egli ha elencato i compiti che da allora in avanti sarebbero stati assegnati a una parrocchia già divenuta in breve tempo meta di costante pellegrinaggio, un santuario in fieri:

La chiesa di S.Agostino diventa luogo di appuntamento per la propria conversione personale.
Ai piedi della Croce è iniziato per Maria, madre di Gesù in terra, un altro tipo di lavoro: il Figlio la invitava a collaborare con lui alla redenzione del mondo. E siccome conosceva la missione di suo Figlio, è facile capire il posto unico che occupa nelle Redenzione delle anime: vi è entrata in piena lucidità di fede, attraverso un dolore che è l’apice di una sofferenza di una madre. Vorrei che da Civitavecchia si partisse una grande spinta di intensificazione della devozione alla Madonna in preparazione del Terzo Millennio, il quale - come giustamente affermato - o sarà cristiano o non sarà. Asciughiamo le lacrime della Madonna, le lacrime che ella versa per il «misterium iniquitatis» che purtroppo regna nel mondo e che ha i suoi influssi nefasti nella vita della Chiesa e della società civile, nella famiglia, nella scuola, nelle istituzioni. Qui, fratelli miei, sorgerà un grande santuario, ma un santuario di persone desiderose di ripercorrere la strada del vangelo, prima che un santuario di mattoni. Qui vogliamo la carità per i poveri e da qui dobbiamo impegnarci a pregare per la pace nel mondo. Qui avrà inizio una vera e propria catechesi mariana, a lunga scadenza, che coinvolga sacerdoti e fedeli in un serio e costante impegno di crescita nella fede, di preghiera, di contemplazione, di adorazione eucaristica, di conversione e di frequente riconciliazione con Dio e con i fratelli nel sacramento della confessione. Qui pregheremo per il Papa, per i vescovi, per i sacerdoti, per le vocazioni sacerdotali e religiose, per la Chiesa tutta di Dio, per tutti i bisogni del mondo, per il ritorno delle anime a Cristo Signore.

Furono queste parole un programma per la Commissione diocesana per il culto della Madonnina e per chi veniva incaricato dal Pastore della diocesi di guidare il pellegrinaggio, ormai incessante, a Pantano.

Ho voluto riportare, alcuni passi significativi dell’omelia del 17 giugno, perché, quando già alla fine di marzo 1995 ho ricevuto dal Vescovo l’incarico di responsabile del culto della Madonnina, poi come membro della commissione diocesana e infine come amministratore parrocchiale di S. Agostino dall’autunno di quell’anno e fino alla scadenza del mio mandato (1999), queste indicazioni hanno sempre guidato le scelte pastorali dei sacerdoti che vivevano a Pantano per l’accoglienza delle migliaia di pellegrini.

Ricordo le difficoltà iniziali: il faticoso equilibrio da creare tra realtà parrocchiale esistente e l’evidente emergenza della nascita di un vasto pellegrinaggio mariano locale, nazionale e internazionale; la mancanza di strutture; la pungolante curiosità dei giornalisti e di qualche gruppo di visitatori. Non sto ad elencare altri fattori problematici che fanno parte inevitabilmente della storia degli inizi, ma desidero confermare che vi fu una risposta generosa a quel discorso programmatico di mons. Grillo, che seguiva quotidianamente quanto avveniva nella parrocchia della Madonnina.

Innanzitutto la risposta della conversione. Un giorno il Vescovo ebbe a dire, rivolgendosi in preghiera alla Madonna: «Se vuoi un santuario, te lo devi fabbricare prima Tu, un santuario di persone, di convertiti; quando lo avrai fatto penseremo a quello di mattoni».

E ricordo che il primo impegno che si presentava a Pantano era quello di garantire la presenza di numerosi sacerdoti, tanto nei giorni feriali che in quelli festivi. Alcuni hanno offerto la loro disponibilità anche da fuori diocesi. Decisivo fu il primo aiuto dei Missionari del Regno di Cristo e quello dei sacerdoti della Pontificia Accademia dell’Immacolata.

La prima spesa che abbiamo voluto affrontare è stata quella dei confessionali perché il sacramento della Riconciliazione era la prima vera richiesta e la risposta di conversione all’incontro con la Madonnina. Nei primi anni non vi era un orario indicato ai pellegrini; si confessava - e tanto - dalla mattina prestissimo fino a tarda sera. Sono i ricordi più belli: momenti di grazia interiore, di direzione spirituale, di rinascita o meglio, di risurrezione. La Madonna sapeva lavorare bene dentro i suoi figli. Si veniva chiamati anche nei momenti del pranzo. E tutti i sacerdoti - la domenica anche dieci confratelli - erano gioiosi di questo ministero; dalla bocca di ognuno non si diceva altro che questo: «Se i frutti sono questi, qui c’è il dito di Dio!»

La prima risposta fu quella della preghiera. A Pantano si è iniziato subito con la preghiera comunitaria e personale: recita del Rosario, ma soprattutto vita eucaristica. Ricordo ancora un altro passaggio del discorso programmatico che più volte veniva richiamato ai volontari, ai sacerdoti e alle carissime suore (Adoratrici del Sangue di Cristo, suore della Carità, Missionarie del Calvario):

La nostra Chiesa è convocata e invitata alla preghiera. Lo fu nel Cenacolo… prima di partirsi per operare la propria missione nel mondo… Lo fu e lo è in ogni momento della sua storia.

La seconda spesa che ricordo con gioia fu quella di un tabernacolo bello e attraente. Tutti lo richiedevano, anche perché non solo si moltiplicavano le ore di adorazione dei gruppi di preghiera e quelle guidate dai sacerdoti, ma soprattutto dal mattino presto alla sera, per lungo tempo, tanti fedeli sperimentavano il «per Mariam ad Iesum» con la sosta prolungata davanti a Gesù Eucaristia.

Altro momento importante fu la realizzazione della Tenda Bianca per le celebrazioni eucaristiche che erano divenute, a motivo dei pellegrinaggi quotidiani e festivi, delle grandi assemblee. Tutti i sacerdoti hanno sempre curato di offrire ai fedeli l’omelia non solo nei giorni festivi, ma in tutti i giorni feriali.

Ma non bastava solo condurre i pellegrini alla preghiera eucaristico-mariana e alla Riconciliazione. Tra i primi compiti vi era quello dell’accoglienza. Tutti dovevano sentirsi a casa loro nella casa comune della Madre e i prediletti di Maria.

I pellegrini giungevano da ogni parte d’Italia e dell’Estero, con decine di corriere. Alcune domeniche superavano i cento e i centocinquanta pullman, senza contare le macchine che riempivano lo spazioso piazzale. Pantano non offriva loro bellezze artistiche, neppure le tipiche strutture di un santuario. Regnava però un clima di preghiera e di gioia nell’arrivo dei pellegrini, nell’attesa al confessionale, nell’incontro con la Madonnina, nella celebrazione dell’Eucaristia, nelle processioni eucaristiche domenicali, nelle fiaccolate aux flambeaux della sera del sabato e della domenica.

Alcuni pellegrinaggi erano ben organizzati pastoralmente; altri trovavano sempre nei sacerdoti, nei volontari e nelle suore - vero dono stabile per la comunità - oltre all’accoglienza, una guida e un sostegno.

«Qui vogliamo la carità per i poveri» - aveva detto il Vescovo il 17 giugno 1995. Molti veri poveri - materialmente parlando - hanno bussato alla Madonnina e nessuno è stato respinto. Non è mancato l’impegno per la Bosnia e per tanti sacerdoti delle missioni, aiutati anche con le offerte delle celebrazioni delle Messe offerte dai pellegrini senza data fissa.

Ma ci si è reso conto che i poveri che profeticamente dovevano venire sostenuti, erano soprattutto quelli nello spirito, quelli che erano nelle morse del peccato, del vizio, nella sofferenza per la malattia propria e dei loro cari, per la disgregazione delle famiglie, per la solitudine, per lo sbandamento o per infiniti problemi che segnavano nell’intimo le persone. Erano i veri poveri della Madonnina che bussavano al cuore della Madre.

Migliaia e migliaia di biglietti, con preghiere, suppliche, sfoghi del cuore e ringraziamenti mettevano in luce proprio questo. Erano deposti con fiducia nella teca di vetro ai piedi della Madonna. Basterebbe anche solo sfogliare i preziosi registri posti accanto alla Madonnina dove venivano appuntate queste note intime.

Nei primi tre anni ho risposto personalmente anche a centinaia di lettere che giungevano da ogni parte. Chi chiedeva preghiere o grazie, chi apriva il cuore e consegnava la sua sofferenza, chi ringraziava, chi faceva giungere una preghiera o un canto a Maria. La riconoscenza alla Madonna per queste grazie spirituali non è mancata mai .

«Qui si pregherà per la Chiesa tutta di Dio, per tutti i bisogni del mondo, per il ritorno delle anime al Signore». Questa preghiera corale fin dall’inizio ha accompagnato ogni celebrazione e ha trovato la sua espressione più felice soprattutto nella Supplica - composta dal Vescovo - che chiudeva ogni momento di preghiera - e nei pellegrinaggi (quello dell’anniversario e quello del 31 maggio a chiusura del mese mariano) che sono stati la risposta soprattutto dei Gruppi di preghiera della diocesi. Commovente il grande pellegrinaggio del primo anniversario: 2 febbraio 1996. C’era una folla enorme nonostante la pioggia battente. Ma erano intensi l’entusiasmo, la risposta di fede e il risuonare dei canti alla Madonna.

Proprio nelle celebrazioni di quell’anniversario furono anche esposti per la prima volta gli ex voto più preziosi offerti alla Madonnina. Tra i tanti doni votivi vi erano soprattutto alcune fedi coniugali. Dietro ad esse vi era una storia di ricomposizione familiare. Vi erano anche alcune siringhe, trovate nella teca delle suppliche e molti ricordi familiari offerti in riconoscenza. Negli anni seguenti sono andati aumentando gli ex voto e insieme le segnalazioni di grazie spirituali o per la salvaguardia e il ricupero della salute.

Tra i pellegrini che ricordo con particolare affetto vi sono soprattutto i numerosi sacerdoti che affluivano a Pantano non solo per accompagnare i fedeli, ma anche per deporre davanti alla Madonna grazie particolari, o per accostarsi personalmente con calma al sacramento della Riconciliazione. Anche esorcisti passavano ore in preghiera davanti alla Madonnina. Ricordo con stima le soste oranti di padre Davide Falcioni, agostiniano, di padre Gabriele Amorth, di padre Tardif , di mons. Milingo… Anche tanti vescovi e cardinali - che non erano mossi da sola curiosità o condotti dalla visita di passaggio - hanno recepito il fascino della Madonnina.

Dal ricordo dei sacerdoti a quello dei giovani. Si fa fatica in altre situazioni pastorali a raccogliere i giovani. Qui ci pensava direttamente la Madonna. Luminosa la testimonianza dei giovani dell’Accademia dell’Immacolata e di tanti altri movimenti; impressionante la disponibilità nell’animazione del canto e dei pellegrinaggi, nell’impegno del volontariato e soprattutto nella ricerca di direzione spirituale. Quanti giovani hanno incontrato un sacerdote a Pantano e quanti hanno incrociato il loro sguardo con quello di Maria!

Quando nel 1854 a Civitavecchia vi fu una terribile epidemia, i nostri padri fecero circolare centinaia di immagini in gesso della Madonna nelle case dei colpiti dal morbo. Comune era il grido: «Dove entra Maria, non entra la morìa!»

Sono convinto che il messaggio e l’azione spirituale della Madonnina di Civitavecchia, entrati con forza materna nel cuore di migliaia di persone, sono la medicina migliore per i mali che questa umanità si è trascinata all’inizio del terzo millennio.

Non solo rimedio, ma anche grido e messaggio di speranza.

Nei giorni che ricordano il decimo anniversario delle prime lacrimazioni, celebreremo anche i duecento anni della nascita di una santa (4 febbraio 1805): Maria de Mattias - legata alla storia religiosa ed educativa di Civitavecchia - che a tutti amava ripetere: «Tu vali il Sangue di Cristo!» E le lacrime di sangue di Maria, donna della Nuova Alleanza, hanno annunciato dal Calvario e da Pantano a tutti l’identico messaggio: «Tu vali il Sangue del mio Figlio!»

 

 

UNA DEVOZIONE CHE CONTINUA

DON ELIO CARUCCI

 

Da quando la Madonnina pianse 14 volte, a partire dal 2 febbraio 1995, dinanzi a centinaia di testimoni e nel mese di marzo nelle mani dello stesso Vescovo, la devozione del popolo e di numerosi pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo non ha cessato di manifestarsi nella chiesa di S. Agostino dove la statua è stata collocata.

La gente sosta volentieri dinanzi al cristallo che protegge la Madonnina ed entra in un dialogo intimo e personale con lei. Ma lì non è possibile penetrare poiché tutto rimane custodito nel segreto dei cuori di Maria e dei fedeli. Ed è forse l’esperienza più profonda e duratura.

Tuttavia man mano che passa il tempo si nota che la devozione non soltanto continua, ma si è purificata. Si assiste ad un aumento qualitativo dei pellegrini, che sono spinti non più dalla curiosità ma da intenzioni più valide. Coloro che ogni giorno si recano in visita alla Madonnina lo fanno per cercare di capire il senso di quel pianto, ognuno col suo dono, con la sua sensibilità spirituale, con la sua esperienza di vita e tutti con la grazia dello Spirito Santo.

Buona partecipazione di pellegrini civitavecchiesi, un migliaio circa, si registra in ognuno dei due pellegrinaggi annuali. Il primo viene svolto alla vigilia della prima lacrimazione il primo giorno di febbraio, e il secondo l’ultimo giorno di maggio a chiusura del mese mariano.

I pellegrinaggi si svolgono sempre a piedi, di sera, intorno alle ore 20,30, con i flambeaux. I pellegrini per nulla scoraggiati dal freddo o dal maltempo, partono dal centro città coprendo una distanza di circa dieci chilometri, durante i quali si eleva la preghiera del Santo Rosario con intenzioni particolari per la pace nel mondo per la Chiesa e per le famiglie. Apre ciascun pellegrinaggio una croce luminosa e un’immagine della Madonna Pellegrina, ambedue montate su apposite portantine: vengono portate a spalla, a turno e con grande devozione dai partecipanti fino alla chiesa parrocchiale dove viene celebrata la Santa Messa dal Vescovo a chiusura del pellegrinaggio.

Davanti all’immagine della Madonnina si verificano continuamente moltissime conversioni. Lo attestano i sacerdoti in servizio presso il confessionale che quotidianamente accolgono persone, le quali dopo numerosi anni sentono nascere il desiderio di riavvicinarsi ai sacramenti.

I numerosi ex-voto custoditi in un ambiente attiguo alla chiesa e due cassette di sicurezza piene di oggetti d’oro vogliono testimoniare le grazie ricevute.

Inoltre vengono custoditi più di quaranta registri, di circa cento pagine cadauno, dove in questi dieci anni gli stessi fedeli hanno annotato le grazie ricevute, la lode o il ringraziamento a Dio e alla Vergine, le richieste di protezione per se stessi o per le famiglie... Un’analisi più impegnata scoprirebbe la presenza di Maria nella vita ordinaria e nei casi più imprevisti dell’esistenza umana. Numerosi anche le lettere, i biglietti vari, le foto.

La continua richiesta di pregare davanti all’Eucaristia e di venerare la sacra immagine mariana ci impegna a mantenere aperta la chiesa ininterrottamente dalla mattina fino a sera inoltrata, sia nel periodo estivo che invernale.

Per quanto riguarda l’accoglienza ai pellegrini, oltre alla possibilità di accedere al sacramento della Riconciliazione, vengono celebrate nei giorni feriali due Sante Messe, una al mattino e una nel tardo pomeriggio, e sei nei giorni festivi o di solennità, oppure con orari diversi su richiesta dei gruppi.

L’adorazione Eucaristica e il Santo Rosario sono divenuti celebrazioni quotidiane.

Inoltre la Parrocchia nell’arco di ogni mese, con appuntamenti fissi accoglie svariati gruppi diocesani di preghiera. Vengono accolti anche gruppi ecclesiali per ritiri spirituali della durata di un giorno.

Non mancano persone o comitive che vengono dall’estero: dalla Corea, dal Giappone, dalla Malaysia, ma anche dalla Spagna, Columbia, Mexico, Filippine, Inghilterra, Stati Uniti… Basterebbe soffermarsi a leggere gli scritti espressi in varie lingue, accanto alla Madonnina, negli appositi registri. È degno di nota che annualmente, soprattutto nel mese di agosto, sono presenti gruppi di famiglie di religione islamica di varie etnie, che vengono a Civitavecchia «per onorare Maria».

Nella Parrocchia sono presenti cinque sacerdoti fissi, due sacerdoti collaboratori, un diacono permanente, tre suore, alcuni ministri straordinari dell’Eucaristia, altri ministranti, collaboratori laici.

Uno dei modi per comunicare con il mondo dei devoti è la rivista bimestrale «La Madonnina di Civitavecchia», associata all’Unione Redazionale Mariana (URM), che conta circa cinquemila abbonati. Ma al di là di essa il contatto vivo è assicurato dalla preghiera alla Madre di Dio da parte dei fedeli e dalla sua presenza consolatrice presso di loro.

Mai come a Pantano si sperimenta che Maria conduce a Cristo e, per mezzo di lui nello Spirito Santo, al Padre. Si direbbe che le sue lacrime di sangue sono state sparse per chiamare uomini e donne al sacrificio del Redentore attualizzato nei sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Rincuorati dalla certezza che una Madre in cielo pensa ai suoi figli pellegrini sulla terra, questi proseguono nella preghiera e nell’impegno cristiano il cammino verso la patria beata.

 

 

RELAZIONE SINTETICA SULLE VICENDE GIUDIZIARIE RELATIVE ALLA MADONNINA

AVV. BRUNO FORESTIERI

 

L’avvocato Bruno Forestieri (primo a destra) con alcuni componenti della famiglia Gregori

Come da richiesta di Sua Eccellenza mons. Girolamo Grillo, svolgo una breve e sintetica relazione della vicenda giudiziaria che ha visti protagonista Fabio Gregori e la Madonnina.

L’attività professionale di avvocato nel campo penale comporta, alcune volte, l’affrontare vicende di particolare gravità o complessità.

Per conseguenza, al fine di rispettare il giuramento effettuato all’inizio della professione forense, consistente nell’adempiere ai doveri professionali con lealtà, onore e diligenza per i fini della giustizia e per gli interessi superiori della Nazione, l’avvocato deve, nel rispetto dell’impegno alla difesa del proprio Assistito e pure nel pieno rispetto delle norme deontologiche, essere in grado di utilizzare le sue conoscenze in materia giuridica senza farsi influenzare da agenti esterni quali l’opinione pubblica, con dignità e con decoro, come si conviene all’altezza della funzione che è chiamato ad esercitare nell’amministrazione della giustizia.

Purtuttavia, la vicenda della Madonnina di Civitavecchia seppure «prima facie» scevra di qualsiasi elemento che consentisse di definirla grave o complessa, comportò, invece, non solo la necessità di approfondimenti nella materia squisitamente giuridica ma anche nel campo della medicina-legale.

L’insieme di alcuni elementi rappresentati dagli sviluppi giudiziaria della vicenda, dalla delicatezza delle questioni trattate, dall’atteggiamento dichiaratamente ostile assunto dalla Procura della Repubblica [da considerarsi più volte, ad avviso dello scrivente, in violazione alle norme concordatarie dei Patti Lateranensi] uniti al necessario prudente atteggiamento dell’Autorità Ecclesiastica comportò per il sottoscritto la consapevolezza di dover assistere professionalmente e congiuntamente sia la Famiglia Gregori sia - e senza aver mai ricevuto alcun mandato - Sua Eccellenza il Vescovo di Civitavecchia in persona e per Quanto Egli rappresenta.

La vicenda giudiziaria si è, inizialmente, snodata con una scansione temporale frenetica e con attività giudiziarie sicuramente eccessive.

A seguito della diffusione da parte dei mass media della notizia delle avvenute lacrimazioni della Madonnina avvenute nel giardino della casa di Fabio Gregori, la Polizia di Stato, in risposta ad una nota alla Procura della Repubblica di Civitavecchia, richiedeva l’emissione di un provvedimento di perquisizione domiciliare.

In data 10 marzo 1995 in ottemperanza del decreto emesso dal Pubblico Ministero della Procura di Civitavecchia vengono effettuate, contemporaneamente, da parte di Agenti, Ispettori ed Agenti della Polizia, le perquisizioni a casa dei 4 fratelli Gregori e della sig.ra Dell’Anno Enrica madre degli stessi.

Per le perquisizioni vengono impiegati più di dieci poliziotti.

All’esito della perquisizione non veniva rinvenuto assolutamente nulla.

A tale prima attività investigativa che, per quanto si dirà dopo, appare già sicuramente eccessiva tenuto conto sia del reato contravvenzionale di abuso della credulità popolare ipotizzato dalla Procura della Repubblica, sia di alcune prime attività di indagine svolte, seguiranno presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Civitavecchia, in data 14 marzo 1995 l’interrogatorio di Gregori Fabio; in data 15 marzo 1995 gli interrogatori di Gregori Enrico, Gregori Pietro, Gregori Salvatore, Accorsi Anna Maria, Frasca Maria Caterina, Dott. Natalini Umberto, Morachioli Luigi, Dell’Anno Loredana, Brancaleoni Giuseppina, Murgia Aldo ed in data 16 marzo 1995 gli interrogatori di Padre Pablo, Rubolotta Fabio e Dell’Anno Luana. Sin dal primo atto di indagine Fabio Gregori, come i suoi familiari avrebbero potuto nominare un avvocato difensore di fiducia. Ma né Fabio Gregori né gli altri familiari ritennero di effettuare alcuna nomina di avvocato per il sol fatto che nella loro innocente ingenuità ritenevano di essere in presenza di un fatto miracoloso quale la lacrimazione della Madonnina, che certo non violava alcuna legge dello Stato.

Né la Procura della Repubblica o la Polizia di Stato invitano Fabio Gregori a nominare un difensore.

E così, in assenza di un difensore, la Procura della Repubblica va avanti senza neppure nominare un difensore d’ufficio, e senza iscrivere Fabio Gregori, i suoi fratelli o altri nel registro degli indagati, ed in data 27 marzo 1995, nomina consulenti tecnici nelle persone del Prof. Giancarlo Umani Ronchi, del Prof. Angelo Fiori e del Dott. Aldo Spinella cui in data 28 marzo 1995 conferisce, ai sensi dell’art. 359 c.p.p., l’incarico di accertare se le tracce ematiche presunte come riscontrabili sulla statua raffigurante l’effigie della Madonna siano:
a) riferibili a sangue umano;
b) il sesso cui si riferisca il sangue;
e) principali polimorfismi del DNA. Ai consulenti viene anche chiesto di accertare, previi esami radiologici eventuali strutture interne alla statua.

La suddetta Consulenza Tecnica veniva effettuata come Consulenza del Pubblico Ministero e, in tale forma, l’indagato non doveva venire portato a conoscenza delle attività dei Consulenti. Sia consentito al sottoscritto, in questa sede, come già effettuato nelle carte processuali, avanzare una critica all’operato della Procura della Repubblica.

Orbene, sia per l’esiguità delle tracce di sangue sia per la delicatezza e, certamente, irripetibilità delle analisi, la Procura della Repubblica avrebbe dovuto procedere con le forme dell’accertamento tecnico non ripetibile che consente all’indagato ed al suo difensore di nominare un proprio Consulente Tecnico di parte.

Occorre, a questo punto, ricordare e sottolineare la circostanza che siamo nel 1995 e la «mappatura» del DNA non è ancora stata eseguita completamente. Solo nel corso dell’anno 2003 ossia ben otto anni dopo gli scienziati americani annunciano l’intervenuta individuazione di tutti i polimorfismi contenuti nel DNA. Ritornando alla vicenda giudiziaria, si arriva alla richiesta del P.M. dott. Larosa di sequestro preventivo della Madonnina ai sensi dell’art. 321 c.c.p. in data 6 aprile 1995.

E in quella richiesta che si ipotizza, addirittura, il reato di associazione a delinquere!

Nella stessa data del 6 aprile 1995 il G.I.P. dr. Massimo Michelozzi emetteva il decreto di sequestro preventivo della Madonnina che veniva eseguito presso la casa del Vescovo.

In data 7 aprile 1995 avviene la notifica del sequestro a Gregori Fabio che nomina difensore lo scrivente Avv. Bruno Forestieri. Ricordo ancora la telefonata che mi fece lo stesso giorno Fabio Gregori.

Mi trovavo il 7 aprile 1995 negli Uffici del Procuratore Antimafia di Catanzaro per presenziare al coordinamento delle attività di indagine relativamente ad un procedimento penale che mi vedeva impegnato come difensore nel capoluogo Calabro, quando venni raggiunto al telefono cellulare da Fabio Gregori che, con profonda angoscia, mi comunicava la notifica del sequestro della Madonnina - già eseguito il giorno prima.

Cercavo di tranquillizzare Fabio Gregori ma alla luce dell’avvenuto sequestro, prendevo commiato dai miei interlocutori e riuscivo a prendere un volo aereo nel pomeriggio per rientrare a Civitavecchia ed iniziare a svolgere le attività difensive.

La stampa nei giorni seguenti riportò frasi dell’allora Procuratore della Repubblica Dott. Albano che giustificò la richiesta di sequestro della Madonnina con la necessità di «evitare che ventimila invasati seguissero in pellegrinaggio una statua di gesso».

Ma la necessità di impugnare nel più breve tempo possibile il provvedimento di sequestro mi portò a depositare il 10 aprile 1995 l’istanza di Revoca del sequestro presso il Tribunale della Libertà di Roma ossia dopo soli tre giorni dalla notifica.

Il termine di legge previsto per il ricorso al Tribunale della Libertà per impugnare un provvedimento di sequestro è di 10 giorni ma l’approssimarsi della Santa Pasqua mi spinse ad accelerare al massimo i tempi.

Con comunicazione della Cancelleria del 14 aprile 1995 il Tribunale della Libertà fissò l’udienza per la discussione del ricorso per il 21 aprile 1995.

Ma il 18 aprile 1995, subito dopo la Santa Pasqua, intervenne la revoca del sequestro da parte dello stesso P.M. che aveva richiesto il provvedimento con restituzione della Madonnina. Ovviamente, essendo intervenuto il dissequestro da parte dello stesso P. M. che lo aveva richiesto, all’udienza del 21.04.1995 il Tribunale della Libertà non poté far altro che prendere atto dell’intervenuto dissequestro.

L’intervenuto dissequestro e la sua motivazione avevano lasciato intendere che gli accertamenti investigativi avevano escluso qualsiasi manipolazione della Madonnina e lasciavano presagire la prossima definizione dell’iter giudiziario.

Ma ecco che il 29 aprile 1995 Fabio Gregori, i suoi fratelli, un suo nipote minorenne e suo zio Pietro vengono raggiunti da un telegramma contenente l’invito a presentarsi per eseguire il prelievo del sangue disposto dalla Procura della Repubblica, da parte del Dott. Saladini.

Appena Fabio Gregori mi portò a conoscenza della predetta richiesta, convocai una riunione presso il mio studio con tutti i fratelli Gregori.

Illustrai a tutti i fratelli quale poteva essere il fine della richiesta e le insidie che si nascondevano dietro la stessa.

In effetti, non avendo partecipato né io né un nostro consulente agli accertamenti ematici e considerata la esigua quantità di sangue che avrebbe impedito una qualsiasi contro-analisi di verifica, consigliai ai fratelli Gregori di non sottoporsi al prelievo.

Ma, al di là di quanto sopra detto, vi era un altro e più rilevante problema da affrontare.

Mi riferisco alla presunta analisi del D.N.A. Da molti anni sui quotidiani o nelle trasmissioni televisive, si parla del D.N.A. Informazioni errate hanno portato a ritenere chiunque che, attraverso l’esame del D.N.A., si può identificare l’autore di qualsiasi reato.

Perché dico informazioni errate? Per una serie di motivi.

Nel caso della Madonnina mi trovavo di fronte alle seguenti anomalie: non avevo potuto partecipare, attraverso un mio Consulente, all’esame del sangue prelevato sulla Madonnina e all’isolamento del D.N.A.; sulla stampa, precisamente sul quotidiano «L’Avvenire» di domenica 16.04.1995 era apparso in un articolo, non mai smentito, che riportava l’intervista al Prof. Umani Ronchi che affermava che né lui né il Prof. Fiori avevano ancora eseguito alcuna analisi, mentre con lettera del 07.04.1995 il Dott. Spinella della Criminalpol (il terzo Consulente del P.M.) aveva comunicato al Procuratore della Repubblica gli esiti preliminari degli esami stessi!

In presenza di tali anomalie, considerato che all’epoca non era stata ancora eseguita la totale mappatura del D.N.A., e senza avere ancora i risultati finali degli esami, era abbastanza evidente che il prelievo del sangue ai fratelli Gregori poteva rivelarsi una trappola micidiale.

In effetti, debbo dire che la mia intuizione fu esatta.

Solo dopo oltre un anno potei venire in possesso degli esami sul D.N.A. del sangue prelevato sulla Madonnina - sottoposti a segreto istruttorio - ed emerse che i Consulenti avevano isolati solo 5 polimorfismi comuni al 95% della popolazione mondiale.

Ove fosse stato effettuato il prelievo del sangue a tutti i cittadini di Civitavecchia e confrontati i risultati con quelli del sangue della Madonnina, tutti sarebbero stati ritenuti compatibili!

E si sa. È mestiere della stampa sensazionalizzare gli eventi.

Ed un comune cittadino potrebbe effettuare una distinzione tra le parole compatibilità ed identità?

In poche parole, non potevo correre il rischio di far «sbattere» un innocente in prima pagina - in quanto Fabio Gregori, come il 95% dei cittadini di Civitavecchia poteva avere il sangue compatibile con quello della Madonnina - né, cosa ancora peggiore, potevo consentire di attaccare la Sacra Romana Chiesa e per Essa S.E. il Vescovo di Civitavecchia che aveva già dichiarato pubblicamente l’intervenuta lacrimazione nelle sue mani.

Si imponeva quindi, una reazione sul piano giudiziario.

All’esito del formalizzato rifiuto al prelievo del sangue, in data 30 maggio 1995 notificata a Fabio Gregori il 02.06.1995, il P.M. avanza al Giudice per le Indagini Preliminari, una richiesta di incidente probatorio

«allo scopo di accertare, attraverso prelievo ematico nei confronti delle persone di cui al provvedimento di quest’Ufficio del 18-27.04.95, con conseguente comparazione dei polimorfismi genetici riscontrati nel materiale ematico esistente sulla statua raffigurante la Madonna e di cui alla Consulenza depositata il 27/05 scorso, l’eventuale identità delle tracce ematiche suddette».

Posso dire, che la mia intuizione difensiva con la quale avevo consigliato ai fratelli Gregori di non sottoporsi a prelievo ematico era risultata esatta per due motivi.

Primo, perché la consulenza sul sangue prelevato sulla Madonnina era stata depositata, e quindi eseguita, un mese dopo la richiesta di prelievo del sangue ai fratelli Gregori.

E, secondo, perché si voleva verificare attraverso la Consulenza l’eventuale identità del sangue che non avrebbe mai potuto essere dichiarata [sia perché la mappatura dei polimorfismi e dei genotipi del D.N.A. è stata completata - forse neppure definitivamente - nell’anno 2003, sia perché con i soli cinque polimorfismi comuni al 95% della popolazione mondiale sarebbe sortito un giudizio di compatibilità], ma che avrebbe certamente concluso con un giudizio di piena compatibilità.

La stampa avrebbe enfatizzato la notizia e Fabio Gregori e S.E. il Vescovo sarebbero diventati, rispettivamente, un imbroglione e un visionario!

NON POTEVO PERMETTERE LA MANIPOLAZIONE DELLA REALTÀ.

Ovviamente, più volte ho provveduto a relazionare sia S.E. il Vescovo sia la Commissione teologica al fine di portare a conoscenza le motivazioni delle mie perplessità e la scelta operata da Fabio Gregori e dai suoi fratelli che, comunque, si sarebbero sottoposti a qualsiasi esame a richiesta delle Autorità Ecclesiastica anche se, sicuramente, più inquisitoria di quella Giudiziaria Ordinaria.

Con provvedimento del 15 giugno 1995 il G.I.P. Dr. M. Michelozzi. Emetteva ordinanza di ammissione di incidente probatorio per l’udienza del 04.07.1995, riservando alla detta udienza di provvedere coattivamente al prelievo ematico dei fratelli Gregori, del loro zio Pietro e del figlio minore di uno dei fratelli.

In data 03 luglio 1995, deposito, allora, memoria con la quale eccepisco che l’ordinanza di incidente probatorio è viziata da nullità assoluta ed illegittima per i seguenti motivi:

1a) NULLITÀ ex art. 178 lett. c) c.p.p. con riferimento agli artt. 61 e 99 c.p.p. per omissione della notifica della richiesta del p.m. di incidente probatorio al difensore.

1b) NULLITÀ ex art. 178 lett. a) con riferimento all’art. 21 c.p.p. per incompetenza per materia del G.I.P. presso il Tribunale;

1c) NULLITÀ ex art. 181 2° co. Lett. a) e 3° co. per omissione della specificazione della ragioni della rilevanza della prova per la decisione dibattimentale.

ILLEGGITTIMITÀ dell’ordinanza:

2a) ILLEGGITTIMITÀ per la violazione dei principi costituzionali in tema di libertà personale (art. 13 Cost.), in tema di prestazione personale (art. 23 Cost.) in tema di diritto alla salute (art. 32 Cost.) anche in relazione alla libertà di fede religiosa (art. 19 Cost.) ed inesistenza di espressa norma processuale.

2b) ILLEGITTIMITÀ per violazione dell’art. 24 4° co. Cost. E quindi, faccio richiesta di trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale per l’esame della compatibilità degli articoli 131, 224 e 378 del c.p.p. con l’articolo 13 della Costituzione nella parte in cui non prevedono che i poteri coercitivi del Giudice e del P.M. debbano essere limitati agli Istituti Processuali relativi alla compressione del diritto di libertà già individuati dal codice di rito e degli artt. 220, e 359 del c.p.p. con l’art.24 della Costituzione nella parte in cui non prevedono che i due istituti dell’accertamento tecnico e della perizia non possano essere disposti per il confronto con le risultanze di altri precedenti accertamenti tecnici o perizie irripetibili disposte dal P.M. alle quali non sia stata posta in grado di partecipare il difensore dell’indagato o dell’imputato.

Il G.I.P. si riservava e con provvedimento del 20 luglio 1995, a scioglimento della riserva, il G.I.P. Dr.ssa Izzo, che sostituiva il G.I.P. Dr. Michelozzi, rigettava le mie eccezioni e rinviava al 3 ottobre 1995.

Il 03 ottobre 1995 si svolgeva l’udienza in Camera di Consiglio innanzi al G.I.P. per il richiesto incidente probatorio.

Anche in tale udienza ribadivo le eccezioni già mosse e il G.I.P. Dr. M. Michelozzi.si riservava nuovamente in data 13 dicembre 1995, a scioglimento della riserva il G.I.P. accoglieva le mie eccezioni con trasmissione atti alla Corte Costituzionale.

Il 9 luglio 1996, la Corte Costituzionale, accogliendo le mie eccezioni, dichiara illegittimità costituzionale dell’art. 224 del Codice di Procedura Penale, dichiarando, quindi, l’illegittimità della pretesa della Procura della Repubblica di procedere ad un prelievo coattivo del sangue.

A seguito del ritorno del fascicolo alla Procura di Civitavecchia, alla luce dell’inerzia investigativa, il 3 ottobre 1997 deposito la prima richiesta di archiviazione.

Il procedimento a carico di Fabio Gregori sarà però tenuto in piedi senza alcun motivo sino al 16.10.2000 con ipotesi di reato gravissima quale l’associazione per delinquere!

Ed è il G.I.P. Dr. Castaldo che nell’archiviare il procedimento, motivando il suo provvedimento afferma:

«Le lacrimazioni notate da altre persone informate sui fatti (e tra esse il Comandante della Polizia Municipale di Civitavecchia, agenti di Polizia penitenziaria e di Polizia di Stato) debbono ricondursi o ad un fatto di suggestione collettiva o ad un fatto soprannaturale su cui questa Autorità Giudiziaria nulla può dire in positivo o negativo, dovendosi di contro realisticamente escludere l’ipotesi delle dichiarazioni mendaci stante la difficile ipotizzabilità di accordi criminosi - tra l’altro anche pubblici ufficiali - che in buona parte non si conoscono tra loro»,

dando così atto della assoluta estraneità di Fabio Gregori da qualsiasi ipotesi di reato.

Non spetta al sottoscritto valutare la propria opera professionale, in quanto così facendo si correrebbero molti rischi.

Ma, la difesa dell’onorabilità di S.E. il Vescovo e della Famiglia Gregori che ha portato allo scontro, che non esito a definire epocale, sostenuto con la Procura della Repubblica, ed i risultati raggiunti con l’archiviazione del procedimento, mi consentono di affermare con grande serenità di aver rispettato quel giuramento fatto all’inizio della mia professione nell’interesse superiore della Giustizia.

Civitavecchia, li 04.01.2005

Avv. Bruno Forestieri

 

 

VALUTAZIONE E SIGNIFICATO TEOLOGICO DELLE LACRIMAZIONI DELLA MADONNINA

STEFANO DE FIORES

 

Gesù invita i suoi discepoli a giudicare da sé (Lc 12,57) e a discernere «i segni dei tempi» (Mt 16,3) e aggiunge un criterio sicuro: «Dai loro frutti li potrete conoscere» (Mt 7,20). Ciò che Gesù intende contestare è la passività o l’indifferenza di fronte a possibili eventi salvifici della storia che interpellano alla decisione e alla salvezza.

Paolo reputa il discernimento la virtù del tempo della Chiesa, situato tra l’evento della morte e risurrezione di Cristo e la parusia. Esso caratterizza la Chiesa degli «ultimi tempi» (1Cor 10,11), il periodo in cui bisogna affrontare il «mondo perverso» (Gal 1,4; cf. Gv 1,19) e diffondere il regno di Dio nel mondo (Mt 28,19; Mc 13,9; Lc 24,27). Quanto ai criteri di discernimento, anche per Paolo essi consistono nei frutti spirituali: «Il frutto dello Spirito è invece amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Non si tratta solo di atteggiamenti interiori, ma di comportamenti ispirati alla comunione ecclesiale, poiché i doni autentici dello Spirito, soprattutto la profezia, non sono impulsi ciechi che suscitano disordine, ma carismi ordinati all’edificazione della Chiesa (1Cor 14,4.12.26.33)

Fedeli, teologi e magistero sono invitati ad operare un discernimento circa il fenomeno di Civitavecchia, di cui si sono interessati tutti i giornali, ossia circa l’evento delle lacrimazioni di sangue della Madonnina dal 2 al 6 febbraio e poi nelle mani del vescovo il 15 marzo 1995.

Per un lavoro organico bene impostato è necessario percorrere un iter in tre tappe, tra loro intimamente collegate:

1. Ricostruzione dei fatti o fenomeni: raccolta delle testimonianze (orali, scritte o registrate), esami clinici, argomenti pro e contro...

2. Studio delle varie ipotesi esplicative: frode, trucco, secondi fini, allucinazione, autosuggestione, telecinesi...

3. Ricerca del significato teologico del fenomeno, una volta appurati gli eventi.

Percorriamo questi tre passaggi per maturare un convincimento prudente, basato su argomenti validi.

 

1. RICOSTRUZIONE DEI FATTI

Dobbiamo riconoscere subito che il nostro compito risulta meno arduo che se dovessimo giudicare di apparizioni, le quali sotto un certo aspetto si presentano fenomenologicamente simili alle allucinazioni, cioè visioni senza oggetto controllabile da tutti (così il sacerdote medico francese Marc Oraison)72 [72 Per un aggiornamento su questo problema, cf. S. DE FIORES, «Le apparizioni all’incrocio degli studi teologico-interdisciplinari. Stato della questione nell’odierna riflessione culturale», in Aa. Vv., Fenomenologia e teologia das aparições. Actas do congresso internacional de Fátima, Santuario de Fátima 1998, 27-63].
Il fenomeno di Civitavecchia invece consiste in lacrimazioni di sangue non riservate a veggenti scelti, ma constatabili da chiunque e addirittura in grado di impressionare pellicole fotografiche.

Tutto si riduce in primo luogo a stabilire i fatti, cioè la realtà storica così come è avvenuta. E qui se non siamo stati presenti alle lacrimazioni, dobbiamo ricorrere ai testimoni oculari. Le loro dichiarazioni sotto giuramento sono state registrate e poi trascritte in un Dossier da parte di due delegati della Commissione teologica. Si tratta di 50 testimoni che hanno deposto con semplicità circa le varie lacrimazioni accadute sotto il loro sguardo. Le testimonianze, varie e tra loro convergenti, riguardano il formarsi delle lacrime, cioè le lacrime in movimento.

Per esempio, una bracciante agricola di 51 anni, descrive in modo semplice quello che ha visto il 3 febbraio 1995 verso le ore 18 sotto la luce della lampadina tascabile di p. Pablo:

Dall’occhio destro, lato dove mi trovavo, ho visto uscire una gocciolina che scendeva lentamente fino allo zigomo. La gocciolina mi sembrava sangue. Poi emozionata mi sono scostata e abbiamo pregato.

Di diversa tipologia appare la testimonianza di un operaio di anni 22, non incline a prestar fede a questo tipo di eventi:

Di fuori mi sono messo davanti alla statua e ho visto ravvivarsi la goccia rossa e ho visto che si ingrossava e scendeva. Visto così mi sono allontanato. Ho provato interiormente un senso di timore. Io non avevo mai creduto a queste cose. Le altre persone hanno pregato il rosario.

Similmente un operaio metalmeccanico di anni 34 afferma:

Mentre collocavo il vetro ho visto sull’occhio destro alcuni segni di sangue e ho visto scorrere il liquido che si allargava. [...] Tra sabato e domenica - tra le ore 1,30 e le 2,30 circa vi era molta gente che andava e veniva. Dicevano che stava lacrimando e anch’io mi sono avvicinato e aiutato da una pila anch’io ho notato il rivolo sulla destra che si stava allargando, differente da come lo avevo lasciato. [...] Oggi non bestemmio più.

Le altre testimonianze continuano nello stesso tono: costituiscono una molteplice attestazione che non legittima il dubbio sulla loro credibilità. Esse provengono da persone di differente età, sesso, condizione sociale, disposizione religiosa e psichica…

I testimoni hanno giurato di dire la verità e si sono prestati liberamente all’interrogatorio. Non essendoci secondi fini è da presumere che la loro testimonianza sia vera e riferisca ciò che hanno sperimentato.

Tutti hanno visto le lacrime formarsi e scendere o, come minimo, in movimento. Tutti manifestano la certezza che nessuno stava manomettendo la piccola statua. In particolare, coloro che conoscono i Gregori ritengono che essi siano persone serie, oneste e incapaci d’inganno.

Alcune testimonianze sono particolarmente importanti.

 

1.1. LA TESTIMONIANZA DELLA FAMIGLIA GREGORI

La bambina Jessica e i suoi genitori, Fabio Gregori e Anna Maria Accorsi, sono concordi nell’affermare le lacrimazioni della statuetta della Madonna di Medjugorie posta nel loro giardino. Jessica si esprime secondo la sua condizione infantile (ha 6 anni il 2 febbraio 1995) con le parole e con i gesti. Fabio offre una lucida e circostanziata relazione sui fatti da lui vissuti. La testimonianza di Anna Maria è più essenziale, ma chiara.

Secondo uno stimato psicologo, consultato il 20.1.1996, il primo momento è il più importante, poiché la psiche passa dal suo mondo interiore alla constatazione di un fatto nuovo ed esterno. Poi invece potrebbe essere condizionata e vedere, per esempio, qualche movimento che in realtà non c’è. Egli, esclusa l’ipotesi del trucco, ritiene che non si possa pensare a visioni intramentali o extra, né ad allucinazioni, perché qui una bambina ha visto le lacrime di sangue come fatto esterno controllato poi da molti e ripreso con macchina fotografica.

È vero che alcuni fatti strani (segni e voci...) sperimentati dai tre componenti della famiglia Gregori, prima e dopo i fatti, potrebbero suggerire di trovarci di fronte a gente psicolabile e facile alle allucinazioni. Lo psicologo preferisce invece spiegarli ricorrendo alla vita interiore intensa da parte dei Gregori, che metterebbe a contatto con il soprannaturale. L’osservazione è importante perché pone in sintonia con la Bibbia, dove i miracoli sono inseriti in contesto di esperienza religiosa. D’altra parte don Pablo assicura che essi non hanno previsto la lacrimazione. Comunque i presentimenti cedono di fronte alla constatazione di un fatto esterno reale e verificabile.

 

1.2. LA TESTIMONIANZA DI DON PABLO MARTÌN

Il parroco di Sant’Agostino risulta un punto di riferimento che gode la fiducia dei Gregori e del gruppo di preghiera che fa capo ad essi. La sua testimonianza è chiara circa il fatto delle lacrime della Madonnina, ma non circa il movimento. Secondo i Gregori don Pablo avrebbe visto scendere le lacrime, quando ha chiesto se anche loro vedevano la stessa cosa. Interpellato dalla Commissione il 29 marzo 1996, don Pablo ha precisato:

Il movimento non l’ho mai visto, il grondare non l’ho visto, sono anche miope. Ho visto il cambiamento avvenuto. [...] Ho visto le due lacrimazioni, ma dopo che erano avvenute (trascrizione da appunti personali).

Don Pablo appare sacerdote pio, prudente e obbediente.
Nell’interpretazione dei fenomeni rivela la sua tendenza a rapportare ogni evento a Dio e a cogliere in essi un segno e un’interpellanza vitale. Personalmente e in modo privato, egli ritiene che vi sia un nesso tra «la spiritualità della divina volontà» di Luisa Piccareta e i messaggi avuti da Fabio Gregori. Ha saputo mediare tra la famiglia Gregori e il vescovo. Alla domanda: «In coscienza, pensa che sia un miracolo?», risponde:

Secondo la mia coscienza, dopo il primo minuto mi convinsi che si trattava di un fatto soprannaturale. Mi è venuto in mente: «Hanno occhi e non vedono...». Ho dovuto scartare le varie ipotesi (pennarello, siringa... ) man mano che mi venivano in mente, in forza dei fatti (trascrizione da appunti personali).

 

1.3. LA TESTIMONIANZA DEL VESCOVO

È da attribuire un grande valore alla testimonianza del vescovo sia per l’autorevolezza della sua persona e del suo compito di massima responsabilità nella diocesi, sia per il dramma umano da lui vissuto. Tale dramma si presenta con i connotati della «conversione»; infatti la precomprensione iniziale era improntata a scetticismo ed orientata a liquidare al più presto la faccenda. Poi i fatti, i risultati delle analisi, i frutti spirituali e soprattutto la lacrimazione avvenuta mentre la Madonnina era nelle sue mani, hanno prodotto un mutamento radicale e deciso a favore di tutto il fenomeno. Il vescovo da giudice si trasforma in testimone.

Lo psicologo interpellato dalla Commissione ha relativizzato la testimonianza del vescovo, in quanto non essenziale al fenomeno già stabilito al momento della prima lacrimazione. Ma egli lo ha fatto ponendosi dal punto di vista psicologico. Rimane tuttavia innegabile la lacrimazione avvenuta dopo un’interruzione di 38 giorni, attestata dal vescovo e familiari e notata nei suoi effetti da Umani Ronchi che ne parlò in televisione, spingendo lo stesso vescovo a dare la spiegazione di quanto era avvenuto in casa sua.

Qualcuno rifiuta la testimonianza del vescovo appellandosi all’effato giuridico Nemo iudex in causa propria. Ma il Diritto canonico si richiama ad esso solo nel caso di un vescovo implicato in un processo penale riguardante se stesso o i familiari (cf. can. 1447-1448). Del resto la storia documenta il precedente famoso del vescovo Juan de Zumárraga che nel 1531 diviene testimone del segno chiesto alla Madonna di Guadalupe e ne approva le apparizioni e il culto.

 

2. IPOTESI ESPLICATIVE

Di fronte al fatto delle lacrimazioni di sangue si avanzano dai Mass media e dal senso comune 4 principali spiegazioni, che occorre esaminare.

 

2.1. FRODE O TRUCCO

Questo sospetto, avvalorato da casi d’inganno poi scoperto o confessato, è formalizzato dal «Telefono antiplagio contro le truffe dei maghi e delle sette» che il 1° marzo 1995 ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia, in cui segnala che

non è possibile dimostrare che non è stato trovato alcun marchingegno all’interno della scultura, perché se c’è stato uno scambio di statue potrebbe essere avvenuto prima dell’asportazione (cioè tra la notte di sabato 4 febbraio e domenica 5 o di domenica e lunedì), in ogni caso è evidente che un’eventuale elettrovalvola a telecomando può essere usata con qualsiasi liquido, sangue compreso73 [73 Cf. G. BACCARELLI, La storia della Madonnina delle lacrime di Civitavecchia, Edicomp Compagnia editoriale italiana, Roma 1995, 104].

Il giorno dopo (2 marzo 1995) è il presidente del «Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori» (Codacons) ad inviare un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia in cui si ritiene che

alcuni soggetti, allo stato non conosciuti, abbiano inteso offendere la religione cattolica ed abusare della credulità popolare, ponendo in essere artifici e raggiri per far credere che la statua della Madonna abbia realmente pianto74 [74 Ivi, 106]

In sintesi, l’accusa di trucco o frode si sorregge qualora si trovi all’interno della statua un marchingegno manovrabile elettronicamente dall’esterno oppure si sostituisca la statua esposta con una statua così congegnata.

Ambedue le ipotesi del marchingegno e della sostituzione sono destituite di fondamento.

Infatti la statua viene consegnata ai Professori Angelo Fiori e Giancarlo Umani Ronchi con l’incarico di verificare, oltre che la natura del sangue, la struttura interna della statua (eventuali trucchi o marchingegni). Orbene,

il giorno 24 febbraio 1995 presso l’Istituto di Radiologia del Policlinico Gemelli il Prof. Maurizio Vincenzoni ha proceduto ad esame radiologico della statuetta al fine di stabilire se al suo interno risultino strutture o apparecchiature anomali. Il risultato è stato del tutto negativo.

La TAC, effettuata al Gemelli, ha confermato l’inesistenza di qualsiasi marchingegno.

Le analisi scientifiche effettuate al Gemelli escludono qualsiasi trucco interno alla statua. Pertanto il Prof. Umani Ronchi può affermare che «se c’è trucco vi è solo dall’esterno».

Anche il prof. Fiori, interrogato dalla Commissione, asserisce che un possibile trucco può essere venuto solo dall’esterno con una siringa, e aggiunge che tale trucco può essere confermato o smentito dai testimoni.
Inoltre bisogna fare molta attenzione al fatto che si hanno testimonianze di più lacrimazioni e alle analisi risulta essere sangue di un solo individuo.

Risulta quindi del tutto improbabile, anzi moralmente impossibile, che la stessa persona abbia potuto essere presente e operare il trucco in tutte le lacrimazioni, dalla prima avvenuta davanti alla bambina all’ultima costatata in casa del vescovo.

Inoltre i testimoni delle varie lacrimazioni attestano con giuramento che nessuno dall’esterno abbia potuto iniettare o mettere del sangue sulla statua.

Infine la Polizia ha perquisito minuziosamente l’abitazione di tutti i fratelli Gregori e della loro madre, la nicchia e il giardino di Fabio Gregori, ma non ha trovato nulla che facesse pensare ad un inganno.

Quanto alla presunta sostituzione di statua, essa è esclusa dalle foto scattate che documentano trattarsi sempre della stessa statua dalla caratteristica scheggiatura sul velo all’altezza della testa dovuta ad una caduta accidentale e da altre screpolature del gesso. È la conclusione cui perviene il dirigente del Commissariato di Civitavecchia Luigi Di Maio, che dichiara:

Abbiamo stabilito con assoluta certezza che non ci sono state sostituzioni e che la statuetta che ha pianto nel giardino di Pantano è proprio quella che è stata sottoposta ai test dai professori Fiori e Umani Ronchi, e che ora ha in custodia il vescovo75 [ 75 Ivi, 49. ]

 

2.2. ALLUCINAZIONE O AUTOSUGGESTIONE

Questa ipotesi è avanzata dai sociologi Ferrarotti e Statera, che vedono nella lacrimazione di sangue un sintomo dei periodi «di crisi, di incertezza e di mancanza di un punto di riferimento» e un inizio di «psicosi collettive molto pericolose»76 [76 Ivi, 101-102]. Anche Secondin, relativizzando fenomeni similari, mette in guardia dal «riferire al celeste ciò che invece è problema di convivenza umana, di giustizia, di legalità che dobbiamo risolvere noi, come certamente vuole il Signore, anche con fatica e con mediazioni»77 [77 P. G. LIVERANI, Secondin: troppo pessimismo, non è questa la Maria biblica, in Avvenire 25.3.1995, 8. Quando B. Secondin si spaventa dinanzi al sovraccarico «di pessimismo e di dolore» incluso nella Madonna lacrimante e lontano dalla «serenità positiva» della Maria biblica, non pensa forse alla «spada» predetta da Simeone, densa di tristi presagi che getta la madre in una sofferenza profonda. Questa non impedisce certo la lode gioiosa di Dio e altri sentimenti (come giustamente nota l’autore), ma la spada agisce probabilmente da basso continuo, rivelandosi nei momenti o periodi di esplicito dolore, per esempio nella fuga in Egitto, nello smarrimento di Gesù al tempio, nelle scene di contraddizione del Figlio da parte di suoi contemporanei e sotto la croce].

L’allucinazione è definita un fenomeno di percezione senza oggetto constatabile da tutti: uno stato morboso in cui si asserisce di vedere cose non visibili, una forma esasperata di lucidità immaginifica. Esso è dovuto ad una fantasia potenziata che scambia per esteriore una percezione puramente interna.

Nel caso della lacrimazione di Civitavecchia l’oggetto esterno, il sangue, è reale tanto da poter essere raccolto e analizzato chimicamente. Al massimo la possibilità di allucinazione o autosuggestione (= un contenuto di coscienza sganciato dalla realtà) sarebbe quella di vedere il movimento del sangue anche se esso non esistesse. Tuttavia questa possibilità è esclusa dal susseguirsi delle fotografie che documentano un cammino progressivo del sangue.

L’ipotesi dell’autosuggestione varrebbe qualora si trattasse di visioni interiori non riscontrabili all’esterno. Non è il caso di Civitavecchia dove il liquido non solo è stato visto discendere dagli occhi della statuetta, ma anche è stato raccolto per conto del vescovo e poi della polizia ed esaminato in laboratorio da esperti. I professori Angelo Fiori e Giancarlo Umani Ronchi hanno dichiarato:

Il risultato dell’indagine da noi eseguita consente di affermare che il sangue umano riscontrato sul volto e sul collo della statua appartiene ad un uomo (XY)... Le tracce di appartenenza ematica riscontrate sul volto e sul collo della statua della Madonna sottoposte al nostro esame sono risultate tracce di sangue umano maschile78 [78 Lettera a mons. Girolamo Grillo, 28.2.1995, n. 2.3 e conclusioni].

Identiche sono le conclusioni del dott. Aldo Spinella, eseguite per incarico del Pubblico Ministero Antonio F. Larosa; la relazione del 30.5.1995 parla di sostanze ematiche umane trovate sulla statua e appartenenti ad individuo di sesso maschile.

 

2.3. TELECINESI O FENOMENO SIMILARE DI PARAPSICOLOGIA

Per spiegare le lacrimazioni di Civitavecchia qualcuno è ricorso alla proiezione di sangue da parte di persona particolarmente dotata, come sarebbe il caso di qualche santone o sciamano. Per mons. Vito Roberti, vescovo emerito di Caserta, riferendosi all’esperienza di proiezione di sangue di Teresa Musco (che sarebbe risultato un caso patologico), ritiene che lo stesso si debba dire di casi analoghi

quando si pensa che gli scienziati asseriscono che del corpo umano si conosce a fondo solo una parte, che c’è il fenomeno dei cosiddetti sensitivi, la pranoterapia, i veri e autentici maghi e quanto si viene a sapere apprendendo credenze, usi e costumi di popoli orientali79 [79 «Le lacrimazioni», in Vita pastorale 1995, n. 5, p. 8].

Orbene la possibilità di una proiezione di sangue a distanza non è ammessa dagli specialisti consultati. Lo psicologo la ritiene assurda. I dottori Fiori e Umani Ronchi, pur dichiarando di non essere competenti al riguardo, fanno capire che la proiezione di sangue non rientra nella scienza. In questo campo mi limito a citare due autorevoli testimonianze.

La prima è di J. Beloff, già presidente dell’Associazione parapsicologica internazionale, il quale riconosce:

Per di più, il fatto che fino a ora nessuno degli esperimenti parapsicologici possa essere riprodotto in maniera attendibile per averne una conferma oggettiva e che i fenomeni si prestino facilmente alla simulazione (tanto che molte cose sostenute in passato sono poi risultate false), non fa che aumentare i sospetti e ritardare il riconoscimento»80 [80 J. BELOFF, «Parapsicologia», in Enciclopedia generale Mondadori 9 (1986) 366]

Sulla stessa lunghezza d’onda si pone M. Blanc, che afferma: «Ora in tutte le esperienze presentate come più probanti della parapsicologia, il dubbio non può essere tolto»81 [81 M. BLANC, «Parapsychologie», in Encyclopedia universalis 13 (1985) 1055-1057 ], per cui la parapsicologia resta ai margini della scienza ufficiale. E cita il giudizio del premio Nobel, Alfred Kastler (1978), che non ritiene finora dimostrata la telecinesi.

Non si deve quindi addebitare agli scienziati l’affermazione che il corpo umano può proiettare sangue a distanza, perché questo fenomeno rientrerebbe al massimo nella parapsicologia, cui gli scienziati sono ben lontani dal riconoscere un carattere scientifico.

Né si deve confondere le acque richiamandosi al «fenomeno dei cosiddetti sensitivi» e alla «pranoterapia», che indicano fenomeni di premonizione o chiaroveggenza e di fluido benefico comunicato attraverso le mani... Ma tutto questo non ha nulla da vedere con il fenomeno della telecinesi che interessa il nostro caso. Quanto all’esistenza di «veri e autentici maghi» e a «credenze, usi e costumi di popoli orientali», incombe a chi ne parla con buona dose di credulità l’onere di apportare fatti scientificamente irrefutabili.

Del resto la proiezione a distanza risulta impraticabile per Civitavecchia perché si dovrebbe supporre la presenza di questa persona in tutte le lacrimazioni avvenute in casa Gregori e poi in quella del vescovo. Ciò appare del tutto inverificabile e inverosimile.

 

2.4. FATTO UMANAMENTE INSPIEGABILE (OPERA DEL DEMONIO O MIRACOLO?)

Scartate le ipotesi di frode, di allucinazione e di telecinesi, rimane la dichiarazione che si tratta di un fatto umanamente inspiegabile.

«Scientificamente non posso spiegarlo» - ha affermato Umani Ronchi (9.3.1996). È la conclusione anche dello psicologo:

È il mistero, il miracolo. È un fatto umanamente inspiegabile. Credo (con prudenza) all’irruzione del soprannaturale. [...] Consta l’autenticità e l’inspiegabilità del fatto (20.1.1996).

Don Pablo parla di «fatto soprannaturale», mentre il vescovo afferma prudenzialmente :

... non riesco tuttora a spiegarmi - a meno che la scienza non mi dimostri il contrario - come razionalmente sia potuto accadere quanto è accaduto nelle mie mani e sotto i miei occhi, in piena coscienza (7.6.1995).

Indagando ulteriormente si avanzano due possibilità di giungere all’autore di un fatto umanamente inspiegabile: il demonio o Dio.

Orbene, l’opera diabolica è scartata dagli esorcisti, che hanno escluso dalla lacrimazione della Madonnina di Civitavecchia «un’origine preternaturale o demoniaca del fatto». Il vescovo stesso, quando gli fu portata la statuina il 10 febbraio, la sottopose ad un breve rituale esorcistico accertando l’assenza di presenza diabolica. Don Gabriele Amorth non ha dubbi in proposito:

Escludo nella maniera più assoluta che si tratti di un inganno del demonio, in questo caso gli elementi sarebbero stati molto diversi. Penso invece che ci si trovi davvero davanti a un miracolo82 [82 G. BACCARELLI, La storia della Madonnina delle lacrime di Civitavecchia, 98].

Rimane il ricorso a Dio che opera il miracolo. L’argomento merita un’accurata ed aggiornata riflessione teologica. Si sa infatti che l’uomo d’oggi si trova in difficoltà di fronte al miracolo, a causa della sua radicale situazione d’immanenza nel mondo e di autonomia che non ammette agenti esterni a sé e al cosmo. Se un fenomeno è inspiegabile dipende dal fatto che non ne conosciamo la causa.

Secondo la concezione moderna, il miracolo non è concepito come una deroga all’ordine della creazione (che del resto è incluso in quello della storia della salvezza), che Dio stabilirebbe per poi trasgredirlo e umiliarlo, ma piuttosto come suo potenziamento. Più che rottura delle leggi naturali il miracolo è liberazione dell’universo fisico dai limiti cui è normalmente sottomesso perché possa inserirsi meglio in un ordine superiore e totale. Il miracolo è legato alla protologia e all’escatologia: è ritorno all’Eden di una creazione non inquinata ed è prolepsi della terra nuova in cui abita la giustizia (2Pt 3,13). Anzi per E. Drewermann il miracolo non consiste nella rottura dell’ordine dell’universo, «nella violazione o sospensione di determinate leggi della natura», ma si fonda sul «sentimento di unione e di unità con tutta la realtà»83 [83 E. DREWERMANN, Psicologia del profondo e esegesi. 2. La verità delle opere e delle parole. Miracolo, visione, profezia, apocalisse, storia, parabola, Queriniana, Brescia 1996, 116].

Le scienze naturali sono coscienti di offrire una descrizione dei fenomeni o «solo un modello del mondo», ma non una spiegazione rigorosamente causale (data l’indeterminatezza di alcuni processi microfisici della meccanica quantistica). Non attribuisce più alle leggi della natura «quella inviolabilità che spetta solo alle regole logiche o matematiche»84 [84 R. BAUMANN, «Miracolo», in Enciclopedia teologica, Queriniana, Brescia 19902, 583].

Al di là di queste precisazioni sul piano fisico, il miracolo è definito

un prodigio religioso che esprime nell’ordine cosmico un intervento speciale e gratuito del Dio di potenza e di amore, il quale indirizza agli uomini un segno della sua venuta nel mondo, della sua parola di salvezza85 [85 R. LATOURELLE, «Miracolo», in Nuovo dizionario di teologia, Edizioni paoline, [s.l] 1977, 938-939].

Questa definizione colloca il miracolo non in ambiente profano e tanto meno in laboratorio, ma in contesto chiaramente religioso, cioè in «una somma di circostanze che conferiscono al prodigio una struttura, almeno in apparenza, di segno divino»86 [86 Ivi, 938. «Il miracolo rimane, pertanto, un segno che provoca alla riflessione e al discernimento: esso non si compie solo nell’ordine della natura o nella fisicità della persona, ma anche e soprattutto nel silenzio della trasformazione del cuore. [..] Per quanto riguarda i miracoli che avvengono dopo la risurrezione di Gesù, si deve tenere presente, anzitutto, che anch’essi vanno inseriti nello stesso orizzonte di significazione dei miracoli di Cristo; devono, quindi, essere segni per la fede e non prodigi per la curiosità o frutto di magia» (R. FISICHELLA, «Miracolo», in Lexicon. Dizionario teologico enciclopedico, Piemme, Casale Monferrato 1993, 656-657)]

Il miracolo acquista significato non come fenomeno isolato, ma all’interno della storia della salvezza, nella quale Dio dialoga e agisce a favore dell’uomo, e, in essa, in una vita di preghiera umile e fiduciosa come segno speciale e gratuito della divina benevolenza. Non bisogna pertanto dividere il fenomeno fisico dal suo significato religioso.

Ora a Civitavecchia non si può trascurare il fatto che le lacrimazioni sono avvenute in una famiglia molto religiosa e bene inserita nella parrocchia, e nel contesto della preghiera. Così pure il vescovo e familiari hanno costatato le lacrime di sangue durante la preghiera. Le loro interpretazioni sono state di ordine religioso a livello personale o più ampio. Il movimento che si è creato intorno alla Madonnina, al di là delle inevitabili speculazioni da parte di qualcuno, è sostanzialmente cristiano: si esprime nella preghiera, nella conversione, nei sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia, talvolta in grazie di guarigioni...

 

3. SIGNIFICATO TEOLOGICO

Secondo la dottrina biblica ricordata, il fenomeno della lacrimazione di sangue avvenuto a Civitavecchia deve essere sottoposto a discernimento perché riveli il suo significato salvifico ed ecclesiale.

Trattandosi di un segno o evento non illuminato da una parola esplicita, esso si presta ad una varietà di interpretazioni. Ne raccogliamo le principali avanzate da parte dei testimoni e dei teologi che hanno scritto sull’argomento.

 

3.1. SIGNIFICATO MARIOLOGICO IN CONTINUITÀ CON LE PRECEDENTI MARIOFANIE: Maria piange per i peccati e i mali del mondo, soprattutto per il versamento di sangue innocente, e invita alla conversione.

Questo significato è chiaramente espresso dal vescovo mons. Girolamo Grillo, che interpreta in chiave personale, ma poi vede nel fenomeno costatato in prima persona una protesta contro i mali morali del mondo (soprattutto spargimento di sangue) e della Chiesa (sbandamenti e ribellioni). Egli ha cura di interpretare in continuità con i precedenti interventi di Maria a Lourdes, Fatima, La Salette, Siracusa:

Ho chiesto subito alla Madonna la mia conversione e il rafforzamento della mia fede, mentre non ho mancato di chiedere perdono di tutti i miei peccati.
In pari tempo, si è rafforzata in me la convinzione che la Madonna non sia contenta soprattutto per il sangue innocente che scorre nel mondo (aborti, piccoli innocenti uccisi, carneficine delle guerre), per i gravi disordini morali esistenti nel mondo e in particolare in Italia, nonché per la persistente visione ateistica imperante anche dopo la caduta del comunismo, ed infine per gli sbandamenti esistenti tuttora in seno alla Chiesa con più o meno malcelate ribellioni al Papa e alla Gerarchia.
La Madonna, ancora una volta come a Lourdes, a Fatima, a La Salette e a Siracusa, grida ai suoi figli: «Convertitevi e credete al vangelo, facendo penitenza» (7.6.1995).

Il 10 aprile, nella veglia di preghiera, il vescovo aggiunge rivolto a Maria:

Grazie, o Maria, per aver dato proprio a me personalmente, forse perché incredulo, quello stesso segno che tu desti al primo vescovo di Città del Messico il 12 dicembre 1531 [...]. Grazie, Maria, e perdonami - te lo chiedo dinanzi a tutti - se non avevo creduto; anche se su tutto dovrà un giorno pronunciarsi la Chiesa87 [87 G. BACCARELLI, La storia della Madonnina delle lacrime di Civitavecchia, 115].

Il 17 giugno 1995, in occasione del ritorno della Madonnina nella parrocchia di S. Agostino, il vescovo specifica maggiormente la sua interpretazione:

Sinceramente mi auguro che, qualunque possa essere domani la posizione della Chiesa sulla vicenda della lacrimazione, da Civitavecchia si parta come un grido per tutto il mondo: asciughiamo le lacrime della Madonna, le lacrime che Ella versa per il «mysterium iniquitatis» che purtroppo regna nel mondo e che ha i suoi influssi nefasti nella vita della Chiesa e della società civile, nella famiglia, nella scuola, nelle istituzioni.
O Maria, vogliamo asciugare le tue lacrime per le violenze, per le turpitudini, per le corruzioni a tutti i livelli, per la corsa cieca verso la soppressione con la brutalità su tutta la terra, a motivo soprattutto di nuove armi, per la scomparsa della coscienza del peccato, per i milioni di uomini spazzati dalla carneficina delle guerre e degli aborti88 [88 Ivi, 122].

Pur senza porre la lacrimazione di Civitavecchia nel contesto delle precedenti apparizioni o interventi mariani, sia il parroco Don Pablo Martín, sia i coniugi Gregori insistono sul pianto della Madonna per i peccati del mondo89 [89 Anna Maria Gregori, madre di Jessica Gregori, avrebbe affermato: «Credo che la Madonna ci chieda questo: di convertire i nostri cuori e uscire fuori dai peccati» (frase riferita da L. LAURENZI, Quel sacro cantiere di Civitavecchia, in La Repubblica 7.4.1995, 9). ] Il primo, all’indomani della lacrimazione scrive al vescovo di aver detto alla gente che

la cosa importante era saper cogliere «il messaggio» per noi, senza parole, ma molto eloquente, dal momento che «non cade foglia che Dio non voglia». Ho aggiunto che, davanti allo stato di peccato del mondo in cui viviamo, «se questi tacciono, grideranno le pietre», e le pietre così gridano. [...] Certo, non posso non vedere un nesso con la solenne consacrazione che tutta la parrocchia ha fatto a Maria il 27 novembre scorso, con più di cento firme. Se Dio ci prende sul serio...90 [90 PABLO MARTÌN, Lettera al vescovo Girolamo Grillo, 3.2.1995].

Questa via mariologica si presenta particolarmente valida, poiché non è possibile porre incoerenze nelle apparizioni di Maria. Al contrario Civitavecchia mostra la continuità, pur con aspetti nuovi, del medesimo messaggio veicolato nei precedenti interventi mariani.

Nelle mariofanie dei secoli XIX e XX, la Vergine ha rivelato una profonda umanità, delicatezza e partecipazione psicologica alle sorti del mondo. In lei non è assente talvolta il sorriso91 [91 Bernadette racconta che quando ha asperso su di lei acqua benedetta, la Vergine «si mise a sorridere, a inclinare la testa e più la innaffiavo più ella sorrideva e inclinava la testa, e più la vedevo fare quei segni»]. Tuttavia una più netta espressione di serietà, dolore, tristezza e perfino di pianto predomina sul volto di Maria nell’arco delle sue apparizioni.

Caterina Labouré testimonia che nelle apparizioni del 1830 «la Vergine santa era sempre triste... aveva le lacrime agli occhi dicendomi questo». A La Salette nel 1846 la Madonna appare in lacrime e rivela il suo messaggio senza cessare di piangere: «Da quanto soffro per voi!». A Lourdes nel 1858 l’Immacolata mostra un volto triste quando chiede a Bernadette di baciare la terra in penitenza per i peccatori. Anche a Fatima nel 1917 la Madonna assume un aspetto triste, soprattutto nell’ultima apparizione alle parole: «Bisogna che i peccatori si correggano, domandino perdono dei loro peccati e non offendano più Dio nostro Signore, che è già molto offeso». Soltanto a Beauring nel 1932 Maria non appare triste né piangente; a Siracusa nel 1953 non fa altro che piangere.

Il primo significato delle lacrimazioni di Civitavecchia si coglie pertanto in continuità con queste precedenti manifestazioni mariane. Philippe Séveau, in una tesi difesa al Marianum, asserisce riguardo al pianto della Madonnina di Siracusa, riassumendo altri autori:

Maria ha parlato tante volte invitandoci alla penitenza, alla conversione del cuore: ora ella piange. Le sue lacrime sono un messaggio, e insistiamo su questo punto, un messaggio rivolto agli uomini del nostro tempo. Il suo pianto è la continuazione del messaggio materno di Maria che chiama gli uomini alla penitenza e alla conversione [...]
A Siracusa, Maria ha parlato senza parlare. A differenza degli altri messaggi tanto luminosi come quelli di Lourdes e Fatima, questa volta Maria ha taciuto completamente.
Ma nessuna parola poteva superare l’eloquenza del suo silenzio unito al pianto.
Nessuna sollecitudine, per chi sa capire con intelligenza d’amore, può superare le sue mute lacrime. Quando una madre vede respinti ostinatamente i suoi ammonimenti, quando vede i suoi figli ingannati incamminarsi verso la rovina perché non credono più in lei, ella trasforma il suo linguaggio in pianti che sono la più vibrante espressione del suo amore, la denuncia della impotenza in cui l’hanno ridotta, la resistenza dei suoi figli, il riflesso quasi sperimentale e il ricordo del male dove sono orientati92 [92 PH. SÉVEAU, Correspondance évangelique du message de Marie dans les grandes apparitions, Roma, Facoltà teologica Marianum, [s.d], 253-254, tesi di laurea dattiloscritta di cui è stato pubblicato un estratto presso la Scuola grafica salesiana, Roma, 1970. Su questa linea si era già posto O. Musumeci: «Il messaggio di salvezza contenuto nelle apparizioni dell’Immacolata a Lourdes, rinnovato e amplificato con le manifestazioni del Cuore Immacolato di Maria a Fatima, risuona silenzioso, insistente, sconvolgente dagli occhi e dal Cuore della Madonna di Siracusa intrisi di lacrime» (O. MUSUMECI, L’arcano linguaggio di quelle lacrime, Siracusa 1963, 15)].

Lette in riferimento alle recenti mariofanie, le lacrime della Madonnina di Civitavecchia, questa volta di sangue, appaiono come l’ultima parola di un discorso precedentemente pronunciato. È un muto, silenzioso, ma tragico riassunto dei messaggi già consegnati dalla Madre di Gesù agli umili veggenti da lei prescelti. Dopo le parole ammonitrici, il pianto di lacrime normali, ora addirittura la lacrimazione di sangue... Che cosa altro poteva aggiungere Maria per scuotere le coscienze addormentate?

 

3.2. SIGNIFICATO CRISTOLOGICO: Maria piange per lo stesso motivo che spinse Cristo a piangere e a sudare sangue.

François Mauriac, riflettendo sul significato della Vergine piangente a La Salette, percepisce un necessario legame con il pianto del Signore:

Le lacrime della Madonna ci fanno cadere in ginocchio di fronte allo stesso mistero, che è rappresentato dalle lacrime del Signore: il mistero dell’Essere increato che si fa impotente dinanzi alla sua creatura; l’amore infinito, che accetta di essere disarmato... Gesù piange e la Madonna piange su coloro che lo conoscono e non l’hanno ricevuto; sui fedeli, sia preti che laici. Oserei dire sui fedeli infedeli. Piange su noi che abbiamo visto i miracoli, non i miracoli di Cafarnao e di Betsaida, ma le meraviglie della Grazia in noi, su di noi, che tante volte e in tanti modi, nel corso delle nostre povere vite tormentate, abbiamo avuto la ventura di conoscere quanto il Signore è soave. Eppure quante volte abbiamo rifiutato la luce!93 [93 F. MAURIAC, L’amore infinito che rimane disarmato, in G. BARRA (ed.), La Madonna di La Salette, Ed. L’Azione 1957, 29].

Dobbiamo osservare che il riferimento a Gesù, al suo pianto e al suo sudore di sangue appare appena accennato e comunque poco valorizzato nell’interpretazione del fenomeno di Civitavecchia, a scapito di un aspetto essenziale del medesimo.

È stato riferito che il card. J. Ratzinger abbia dichiarato «interessante » il risultato dell’esame ematologico: sangue maschile, a motivo del riferimento cristologico. Infatti se Maria non può essere compresa staccata da Gesù, che rappresenta il principio del suo essere e della sua missione nella storia della salvezza, anche le manifestazioni mariane non possono essere capite che in prospettiva cristologica. In realtà «nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende» (MC 25)94 [94 Sulle fonti e il significato di questa asserzione, cf. S. DE FIORES, La pro-esistenza di Maria di Nazareth nel contesto della relazionalità, in Ricerche teologiche 6 (1995) 213-227].

Le lacrime di Maria a Civitavecchia devono essere considerate sullo sfondo del pianto di Gesù su Gerusalemme e delle lacrime versate nel Getsemani nel contesto della sudorazione di sangue. In tal modo esse appaiono riflesso e continuazione di tale pianto, assumendo una dimensione cristologica altamente significativa.

Il Nuovo Testamento riferisce tre circostanze in cui Gesù si è espresso con le lacrime, in un crescendo di intensità. Ha pianto con vero sussulto davanti alla tomba dell’amico Lazzaro (Gv 11, 35), con profonda emozione o «veemente pathos»95 [95 «Est aposiopesis, significans vehemens Christi pathos doloris, aeque ac indignationis; exprobat enim Christus ingratae urbi suam infidelitatem, obstinationem, ingratitudinem. Hoc pathos in Christo tantum fuit, ut ei vocem intercluserit, ideoque per aposiopesim, eum silere id quod dixit, coëgerit» (CORNELIUS A LAPIDE, Commentaria in Scripturam sacram, t. XVI, Paris 1877, 253)] alla vista di Gerusalemme (Lc 19, 41) e infine «con forti grida e lacrime» durante la sua passione (Eb 5, 7). Un pianto di amicizia, un pianto d’impotenza, un pianto di supplica. Al nostro scopo serve cogliere il motivo profondo della lacrimazione di Gesù su Gerusalemme e della sua sudorazione di sangue.

L’entrata trionfale di Gesù nella città santa tra l’acclamazione irrefrenabile del popolo (Lc 19, 36-40) è un momento saturo di commozione: per la prima volta, secondo Luca, Gesù rivede Gerusalemme dopo la sua infanzia. È un momento caratterizzato da contrasti: acclamazioni gioiose della folla e pianto di Gesù, alla vista della città nel suo splendore e alla previsione della sua rovina totale. Gerusalemme, città della pace, rifiuta la via della pace! Visitata da Dio, si sottrae ai benefici di questa visita! Motivo diretto del pianto di Gesù è l’infedeltà di Gerusalemme e la sua futura rovina. Ma la ragione più profonda è la misteriosa e ineluttabile concatenazione di necessità storiche e di libere responsabilità sociali che condanna la città al rigetto del Messia e alla distruzione.

La colpa di Gerusalemme è un duplice peccato di omissione.

Innanzitutto, la città non ha compreso la via della «pace», cioè dell’insieme dei beni messianici, della salvezza piena e totale (cf. Is 57, 19; 66, 12; Ger 33, 6). Tale via verso la pace e la salvezza non è altro che la conversione tante volte proposta. Gerusalemme non l’ha accettata, si è chiusa ostinatamente in una cecità spirituale che le impedisce di accogliere l’ultima offerta di salvezza.

Inoltre, la città non ha riconosciuto il tempo della sua visita, in quanto non ha colto il momento decisivo della salvezza offerta dalla venuta regale di Gesù. Invece di accoglierlo come Messia, gli abitanti di Gerusalemme «hanno sempre caparbiamente respinto gli inviti alla penitenza»96 [96 C. GHIDELLI, Luca, Edizioni Paoline, Roma 1977, 369]. Di fronte a questa chiusura e rifiuto, Gesù reagisce con un pianto d’impotenza97 [97 «Le lacrime tradiscono la sua impotenza. Egli ha cacciato demoni, guarito malati, risuscitato morti, convertito pubblicani e peccatori. Di fronte a questa città il suo potere ha dei limiti e incontra resistenza. Il suo pianto impotente nasconde un profondo mistero. Nella Chiesa antica, esso sembrò a più di uno così enigmatico e sconcertante per la fede nell’onnipotenza del Cristo, che non si voleva ritenerlo vero. Dio nasconde la sua potenza nell’amore di Gesù che salva e nella sua debolezza. Egli prende la libera decisione dell’uomo con tanta serietà, che preferisce piangere impotente in Gesù, piuttosto che togliere alla creatura umana la sua libertà. Il pianto di Gesù è l’ultimo invito alla penitenza per la città ostinata» (A. STÖGER, VANGELO SECONDO LUCA, Città Nuova, Roma 1968, 159)] e con l’annuncio della sorte tremenda di Gerusalemme. Con tono profetico, sulla scia di tanti altri servi di Dio, Gesù annuncia la sventura, che si poteva evitare con la conversione, ma ormai ineluttabile e incombente. La visita di benedizione, legata al riconoscimento della regalità di Gesù, si tramuterà in visita di castigo.

In base a questa prospettiva cristologica, le lacrime di Maria rivelano la sua umanità, che non rimane indifferente di fronte alle sorti del mondo, ma anche la sua impotenza di fronte al gioco della libertà e responsabilità degli uomini, che si chiudono alla salvezza e alla pace messianica offerta da Cristo.

Maria piange, come ha fatto Gesù, per lanciare alla società un ultimo monito a non rifiutare il regno di Dio e a non respingere ostinatamente il messaggio evangelico. Il suo è un pianto estremamente serio, pregno di tristi presagi, un richiamo a non respingere gli inviti divini onde non incorrere nella rovina.

La scelta del sangue maschile al posto delle normali lacrime costituisce un fatto insolito e paradossale, il cui scopo è di colpire l’intelligenza umana perché rifletta e trovi una soluzione a livello più profondo98 [98 Sul genere paradossale, cf. A. VANHOYE, «La Mère de Jésus selon Ga 4,4», in Marianum 40 (1978) 237-247; P. PREVOST, Le «paradoxe du salut» selon Sg 3-4. Étude de structure, exégèse et perspectives théologiques, PUG, Roma 1979-1980 (tesi policopiata)]. La domanda «perché Maria ha scelto il segno del sangue maschile?» può e deve ricevere una risposta in senso cristologico. La Madre di Gesù ha compiuto questa scelta per attirare l’attenzione sul sangue versato dal Figlio durante la passione.

I vangeli, che attribuiscono un ampio spazio e la massima importanza al racconto della passione di Gesù, non mancano di recensire le sue varie effusioni di sangue. Nell’agonia del Getsemani Gesù sperimenta il fenomeno dell’ematidrosi, segno di soverchiante sofferenza psichica: «Il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (Lc 22,44). Viene poi flagellato e incoronato di spine (Mc 15,15-17), eventi che comportano sanguinazioni sulle spalle e sul cuoio capelluto. Così pure le semplici parole «lo crocifissero» (Lc 23,33) implicano il terribile supplizio della penetrazione dei chiodi nelle mani e nei piedi di Gesù, con conseguente abbondante fuoruscita di sangue. La percussione con la lancia nel fianco di Gesù morto causa l’effusione di sangue annacquato, puntualmente riferito da Giovanni : «Subito uscì dal fianco sangue e acqua» (Gv 19,34)

Nello stesso tempo Maria sensibilizza il mondo circa il valore redentivo del sangue del Figlio, in sintonia con la voce unanime del Nuovo Testamento: «Foste liberati [...] con il sangue prezioso di Cristo» (1Pt 1,19 ; cf. At 20,28; Ef 1,7; Rm 5,9; Eb 13,12; 1Gv 1,7; Ap 1,5). La comunione con il sangue di Cristo si realizza nel sacramento dell’eucaristia, come ricorda Paolo ammonendo a lasciare ogni patteggiamento con l’idolatria: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo?» (1Cor 10,16).

Maria si mostra così, come lo è nella sua realtà teologica profonda, completamente relazionale a Cristo e alla sua opera di salvezza. Nella guttazione sanguigna ella offre una memoria della passione del Signore, così come a livello sacramentale lo è l’Eucaristia cui rimanda, e interpella a non rendere vano il sangue di Cristo versato per noi.

Nelle raffigurazioni iconografiche Maria mostra a Gesù il petto da cui ha succhiato il latte per implorare la sua misericordia sugli uomini colpevoli. A Civitavecchia ella, nel segno delle lacrime, indica ai suoi figli il sangue del Figlio e li impressiona fortemente per spingerli con supremo monito a vivere da redenti in comunione autentica con il Salvatore.

In quest’ottica le lacrime di Maria evocano la sua impotenza di fronte alla libertà umana che può chiudersi alla visita di Dio e costituiscono un grido ammonitore a non giocare sull’orlo dell’abisso. Soprattutto Maria piange dietro al Figlio che porta la croce e dinanzi a lui crocifisso che versa il suo sangue per la salvezza degli uomini. Ogni ulteriore pianto di Maria è da interpretare come continuazione delle lacrime sparse sul Calvario in comunione con Gesù redentore.

 

3.3. SIGNIFICATO TRINITARIO: Maria piange per manifestare la sua misteriosa sofferenza e quella ineffabile di Dio Padre, Figlio e Spirito santo.

A Civitavecchia, come già a La Salette e a Siracusa, non si possono evitare le domande incalzanti circa un problema teologico da risolvere:

Come si spiega il fatto che Maria pur essendo glorificata, in una condizione in cui Dio «tergerà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21, 4), si è mostrata piangente? Come si spiega ciò che Léon Bloy ha chiamato una «beatitudine supplicante e piangente?» Sono lacrime metaforiche, reali o mistiche? Come interpretare il simbolismo del pianto?

 

3.3.1. Il pianto di Maria glorificata.

Occorre scartare senz’altro che si tratti di lacrime metaforiche, cioè di un puro simbolo esteriore senza nessun riferimento alla situazione della persona cui le lacrime sono attribuite: si avrebbe un caso patente di inganno o di esteriorità.

Neppure si possono attribuire a Maria lacrime di sofferenza come quelle da lei versate durante la sua vita terrena: sarebbero incompatibili con la condizione di felicità propria della vita eterna.

In genere si crede plausibile la spiegazione che parla di lacrime mistiche, come ripercussione delle sofferenze della Chiesa sul cuore di Maria, madre dei fedeli. Si tratterebbe in questo caso di un condensato dei dolori sofferti dalla Madre di Gesù e del ricordo attualizzato del dramma del suo martirio. Ella potrebbe esprimersi al presente «perché i suoi dolori, fissati in meriti, hanno un valore permanente che le permette un lamento sempre attuale»99 [99 A. M. LEPICIER, Mater dolorosa. Notes d’histoire, de liturgie e d’iconographie sur le culte de Notre-Dame des douleurs, Spa, Éditions Servites, 1948, 1].

Oggi gli sviluppi dell’escatologia possono offrire delle piste per l’interpretazione più autentica del simbolo del pianto. Un’impassibilità circa tutto quanto avviene nella Chiesa e nel mondo non sembra da attribuire a persone in cui la gloria ha perfezionato l’amore e la compartecipazione alla situazione del prossimo. Partendo dal testo dell’Apocalisse (6, 3 ss.), che descrive la situazione di attesa delle anime dei martiri, espressa con il tema antropomorfico dell’impazienza, Candido Pozo afferma:

Teologicamente, è assai interessante che l’impazienza non venga messa in relazione con qualche cosa che manca personalmente alle anime dei beati, bensì con lo sviluppo della storia della Chiesa: la vendetta del sangue versato dai martiri per il trionfo definitivo della Chiesa. Tutto questo fa pensare che, accanto alla visione beatifica che è estasi e attraverso la quale non si potrebbe spiegare una percezione della durata, esista, nelle anime dei beati, un altro piano di coscienza, attraverso il quale essi partecipano allo sviluppo successivo della storia della Chiesa100 [100 C. POZO, Teologia dell’aldilà, Edizioni paoline, Roma 1970, 109-110].

Secondo questa prospettiva si può distinguere nei beati, e in particolare in Maria glorificata anche corporalmente, una percezione psicologica della storia ecclesiale e un sentimento di dolore, non univoco a quello del tempo terreno, ma reale e coesistente su un piano diverso di coscienza, con la gioia della contemplazione e comunione con il Signore.

Del resto i teologi concordano con H. de Lubac nel ritenere che il passaggio dell’escatologia intermedia a quella finale conferisce ai beati una maggiore felicità e un più intimo possesso di Dio, in quanto esso fa superare una duplice separazione: dal proprio corpo attraverso la resurrezione corporale, e dalla pienezza del corpo mistico di Cristo, che avverrà solo quando sarà completo il numero dei beati101 [101 Cf. H. DE LUBAC, Catholicisme. Les arpects sociaux du dogme, Parigi 1947, 101]. Questa seconda separazione non permette a Maria quella gioia totale, che avverrà quando Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15,28). La lacrimazione indicherebbe un suo stato misterioso ma reale, di sofferenza o incompletezza, coesistente con il gaudio divino che la inonda ad un livello superiore.

In questa prospettiva assumono un particolare rilievo le opportune precisazioni di Pio XII, che scorge in Maria glorificata una persona felice, ma non indifferente alla situazione dei suoi figli ancora pellegrinanti:

Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile ché anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliuolo102 [102 PIO XII, Radiomessaggio al Congresso mariano di Sicilia, 17.10.1954].

 

3.3.2. Maria icona del misterioso dolore di Dio-Trinità.

Poiché Maria interviene nella storia umana per mandato di Dio, le mariofanie rientrano nel piano divino di salvezza e rispecchiano in ultima analisi il volere e il volto della Trinità. Le lacrime di Maria rimandano a Dio stesso e al problema della sua impassibilità.

Pur tenendosi a distanza dai patripassiani, che negando la trinità delle persone divine sostenevano che in Cristo ha sofferto il Padre (Noeto di Smirne, fine II sec.), oggi la teologia rifugge da un’«immagine apatica di Dio», che fa di lui un essere impassibile di fronte agli eventi del mondo.

Abraham Heschel ci riconduce al Dio biblico pieno di pathos, che prende sul serio l’uomo e vibra d’amore, di tenerezza e di gelosia per il popolo con il quale ha stabilito una relazione viva d’alleanza103 [103 A. HESCHEL, Il messaggio dei profeti, Borla, Roma 1981]. Anzi alcuni teologi si spingono sulla scia del calvinista giapponese K. Kitamori e parlano del «dolore di Dio»104 [104 K. KITAMORI, Teologia del dolore di Dio, Queriniana, Brescia 1975], cioè del coinvolgimento di Dio nel dramma della croce.

Su questa scia J. Moltmann assume intenzionalmente la teopatia come avvolgente capacità di Dio di soffrire, inclusa nell’amore misericordioso costitutivo dell’essere divino: «Egli soffre perché ama ardentemente il suo popolo»105 [105 J. MOLTMANN, Il Dio crocifisso. La croce di Cristo, fondamento e critica della teologia cristiana, Queriniana, Brescia 1973, 320 (esponendo il pensiero di A. Heschel)]. Soprattutto dopo Auschwitz è blasfemo parlare di un Dio indifferente106 [106 «Parlare di un Dio impassibile, qui significherebbe tramutare Dio in un demonio. [...] Parlare di un Dio indifferente, qui significherebbe condannare gli uomini all’indifferenza» (ivi, 322)].

Moltmann precisa, in senso antipatripassiano, che se «il Padre soffre la morte del Figlio», tuttavia «il dolore del Padre non coincide con la sofferenza del Figlio, ma risponde appunto a quella sofferenza». Infine il teologo scorge nella Pietà l’icona della compassione del Padre:

Spesso l’elemento femminile del dolore di Dio è stato raffigurato nell’immagine della Pietà, della Madre affranta con il Figlio morto in grembo. Ma il dolore di Maria non è forse il riflesso umano e l’inizio della partecipazione cristiana alla pena che il Padre divino prova per la morte del Figlio?107 [107 J. MOLTMANN, Nella storia del Dio trinitario. Contributi per una teologia trinitaria, Queriniana, Brescia 1993, p. 57].

Da parte sua, Gianni Baget Bozzo collega esplicitamente il pianto di Maria a Civitavecchia con la sofferenza del Padre:

Per un cattolico, il miracolo delle lacrime è credibile. Esso tocca un tema così sensibile nel pensiero cristiano contemporaneo come il dolore di Dio. [...] La Madonna [...] è stata anche il mezzo per esprimere il dolore del Padre nella croce del Figlio. Vi sono immagini del Cristo morto, delle Pietà, in cui il Padre ha in braccio il Cristo morto, come nelle Pietà mariane. Il dolore della Madre esprime il dolore del Padre108 [108 G. BAGET BOZZO, La verità dei laici e la verità dei cattolici, in La repubblica, 7.4.1995, 8]

In tale prospettiva Maria diviene una teofania del «dolore» del Dio trinitario, che nel suo amore misericordioso «soffre in se stesso, al proprio interno, la sventura del mondo intero»109 [109 J. MOLTMANN, Trinità e regno di Dio. La dottrina su Dio, Queriniana, Brescia 1983, 174]

La sofferenza di Maria e le sue lacrime rivelano il pathos del Padre, nel cui cuore compassionevole ormeggia misteriosamente la sofferenza di Cristo e della Chiesa. Il segno della lacrimazione di sangue maschile, Maria richiama la passione di Cristo, l’abisso di dolore fisico, morale e spirituale da lui sofferto e offerto al Padre per la salvezza degli uomini. Nel pianto di Maria si avvertono i gemiti inenarrabili dello Spirito (Rm 8,26) che fanno tutt’uno con i gemiti della creazione (Rm 8,22-23) fino a che la figliolanza divina si manifesta in essa110 [110 Queste prospettive sono intuite da S. DE FIORES, «Nelle lacrime di Maria il pathos del Padre», in L’Avvenire di Calabria 22.4.1995, 12; sono riprese e sviluppate da R. RICCIARDO, Pianto di Maria e dolore di Dio. L’evento di Siracusa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, nonché in D. CANDIDO - A. SIRINGO - E. VIDAU (ed.), Lacrime nel cuore della città. Atti del XIII Colloquio internazionale di mariologia nel 50° anniversario del pianto di Maria, Siracusa, 29 settembre - 2 ottobre 2003, Edizioni AMI, Roma 2005 (sotto stampa)]

 

3.4. SIGNIFICATO ANTROPOLOGICO: il pianto di Maria ha dimensioni universali

Nella riflessione sul pianto di Gesù e di Maria non bisogna dimenticare l’aspetto antropologico, cioè il significato delle lacrime come espressione umana, che svolge una molteplice funzione in ordine alla vita individuale e associata.

Il fatto che Maria è una donna del popolo di Israele, che appartiene alla stirpe di Adamo e al genere umano, cioè è «figlia di Sion» e «figlia di Adamo», come la chiama il Concilio Vaticano II (LG 55 e 56), ci premunisce dal pericolo di staccare la sua persona e le sue espressioni dalla condizione umana e dalla storia. Giustamente Paolo VI nella Marialis cultus invita ad adottare l’orientamento antropologico quando si considera la figura di Maria e il rapporto cultuale con lei, in vista di una maggiore comprensione e attualizzazione dei valori mariani esemplari (cf. MC 29, 34-37).

 

3.4.1. Il simbolo.

Una delle acquisizioni dell’antropologia contemporanea è l’importanza del simbolo e delle sue funzioni nella vita umana. Trascurare l’applicazione della simbologia alle lacrime di Maria significa privarle di significati o contenuti fondamentali e cedere ad un monofisismo soprannaturalistico in cui l’umano è dissolto e nullificato dal divino111 [111 Cf. gli sviluppi di questo aspetto in S. DE FIORES, Il pianto di Maria a Siracusa, in Maria presenza viva nel popolo di Dio, Edizioni monfortane, Roma 1980, 356-364].

Per simbolo intendiamo una forma rappresentativa (immagine, segno, gesto, avvenimento), il cui valore di significato eccede quello derivante dalla sua esistenza puramente fenomenica. Esso

si distingue dal segno puramente arbitrario mediante la presenza di ciò che significa, quantunque non possa annientarsi totalmente a vantaggio del contatto diretto con il simboleggiato. Questo non è dato fuori dalla mediazione sensibile. Il simbolo proietta verso una realtà che esso non permette di raggiungere ma solo di intravedere112 [112 R. LACK, L’image symbolique littéraire dans la Bible, in AA. Vv., Sacramentum 2: Symbolisme et théologie, Editrice Anselmiana, Roma 1976, 138].

Il simbolo religioso è epifania della realtà inesprimibile del sacro e messaggio del Trascendente nei riguardi dell’uomo. La realtà sensibile acquisisce la dignità di rivelazione esteriore del divino e di tramite per un’esperienza del sacro.

Le funzioni del simbolo sono riassunte in tre attribuzioni: «Il simbolo mostra, riunisce e ingiunge»113 [113 D. JAMEAUX, «Symbole», in Encyclopedia Universalis, vol. 15, 613]. Esso mostra, cioè rende sensibili i valori astratti (virtù, vizi, poteri, comunità); riunisce (da sumballo = congiungo) in quanto ha potere di consenso sui membri del gruppo e ne segnala l’appartenenza, cioè include o esclude dalla comunità; ingiunge o prescrive, perché non si contenta di segnalare ma invita al rispetto della realtà significata.

Applicando queste indicazioni al pianto di Maria occorre innanzitutto mantenere, contro ogni tentativo di relativizzazione o sfaldamento, la realtà delle lacrime, quale base significante e mediazione necessaria per procedere alla ricerca del significato.

Ogni tendenza ad attutire la realtà storica della lacrimazione o a interpretarla metaforicamente rischia di rompere o rendere opaco il rapporto tra segno e significato.

Inoltre, quantunque il segno esteriore sia importante, l’elemento centrale del simbolo è il significato, cioè il valore cui il segno rimanda. Nel pianto di Maria bisogna pertanto cercare il valore umano e religioso che esso intende trasmettere. Esso è per natura sua misterioso e polivalente, in quanto è epifania del sacro e insieme effetto di un’attività simbolo-genetica114 [114 Cf. A.M. DI NOLA, «Simbolo», in Enciclopedia delle Religioni, Vallechi, Firenze 1973, vol. 5, 1065] che varia secondo la cultura e la personalità di chi legge il segno.

Comunque il pianto di Maria, in quanto simbolo religioso, non solo esprime la realtà soprasensibile del cuore della Vergine di fronte alla situazione del mondo, ma tende anche a farne avere un’esperienza da parte di chi lo ricorda e rivive.

La polivalenza del simbolo derivante dall’interpretazione culturale, variante secondo i contesti, mette in guardia dal pericolo che la migrazione del pianto di Maria in altre aree, mantenga il segno, ma perda il significato originario. Si avrebbe in tal caso uno svuotamento del segno, ridotto a generico tramite di qualsivoglia messaggio. Le attualizzazioni interpretative devono ottemperare alla legge della fedeltà dinamica.

Infine, il pianto di Maria, proprio perché simbolo, ha una triplice funzione: rappresentativa, in quanto esprime il misterioso stato psicologico della Vergine glorificata circa il destino umano; unificatrice, in quanto attira il consenso di vari membri di gruppi sociali, che credendo all’evento formano una comunità e si distinguono da quanti si escludono con un atteggiamento indifferente o ostile dalla medesima comunità; prescrittiva, in quanto impegna concretamente nell’ascolto attivo del messaggio da esso promanante.

Per stabilire più precisamente il contenuto del simbolo della lacrimazione, dobbiamo compiere un altro passo analizzandolo nei suoi elementi specifici.

 

3.4.2. Il simbolo delle lacrime.

Il pianto è un simbolo denso di significato nella semplicità del suo segno espressivo. Il Dizionario dei simboli dà della lacrima questa suggestiva definizione: «Goccia che si estingue evaporando, dopo aver testimoniato: simbolo del dolore e dell’intercessione»115 [115 A. CHEVALIER-A. GHEERBRANT, Dizionario dei simboli, Rizzoli, Milano 19872, vol. 2, 4].

Ad un’analisi più approfondita le lacrime rivelano molteplici aspetti, funzioni e livelli. Quale fenomeno naturale esse hanno un carattere fisiologico, psicologico, morale e sociale116 [116 «Le lacrime sono innanzitutto un fatto di pura fisiologia...; esse sono pure una questione di psicologia. Certe emozioni vive possono attivare... più o meno abbondante la secrezione lacrimale... Questi stati emotivi sono essi stessi una reazione conseguente a un giudizio istintivo di valore riferentesi a beni considerati come minacciati nella loro esistenza, persi, irrealizzati o irrealizzabili, o ancora come ottenuti contro ogni attesa. È il sentimento di questa minaccia, di questa perdita, di questo carattere di irrealizzabilità o di irrealizzazione di fatto, di effetto insperato, che provoca l’emozione espressa sensibilmente nel pianto. Le lacrime hanno pertanto, indirettamente o meno, un aspetto morale. Esse dipendono da una filosofia di valori. C’è infine l’aspetto sociale delle lacrime. Poiché sono un riflesso secretorio visibile, esse son potute divenire, come il riso o il sorriso, un linguaggio. Si piange per attirare pietà o simpatia, per farsi compatire, per piegare e commuovere l’indifferenza o la crudeltà degli altri. Ma si lasciano salire le lacrime per testimoniare a qualcuno la propria simpatia» (P. ADNÈS, Larmes, in Dictionnaire de spiritualité, vol. 9 [1975], 287-288)].

L’approccio antropologico alle lacrime le illumina e conferisce loro il significato di una forma espressiva fisiologica provocata da una forte emozione di fronte a un mondo di valori irrimediabilmente minacciati117 [117 Molto pertinente la descrizione di F.M. Franzi: «Il pianto è un riflesso del dolore sulla nostra sensibilità. Quando l’anima percepisce un male, ne provoca dolore: un dolore tanto più grave, quanto più grande è l’amore per la persona che viene colpita dal male e più rovinoso è il male che minaccia e più sconfortante è la nostra incapacità di allontanarlo. Sempre il pianto è una crisi della nostra sensibilità soverchiata dal male» (F. M. FRANZI, Perché la Madonna piange, in G. BARRA [ed], La Madonna di La Salette, 225)].

Il pianto segnala il rischio radicale di perdere la presenza storica di fronte alla fragilità del positivo e all’immensa potenza del negativo. Occorre pertanto investigare sul mondo dei valori, religiosi e morali, minacciati, cui fanno riferimento le lacrime di Maria.

Alla luce della rivelazione biblica questi valori cristiani fondamentali (vita filiale, fraternità, libertà, fede, carità, speranza...) sono assediati o messi in scacco da ciò che la Scrittura denomina «il peccato del mondo» e che oggi si specificano nei «cerchi diabolici della morte»: povertà, potere, discriminazione razziale, inquinamento ecologico, non-senso della vita e abbandono di Dio118 [118 Cf. J. MOLTMANN, Il Dio crocifisso, Queriniana, Brescia 1973, 376-379].

Dato il carattere sociale del pianto, che è una forma di linguaggio, bisognerebbe appurare quale comunicazione le lacrime di Maria vogliano trasmettere. Prima ancora di veicolare idee, esse tendono a stabilire un rapporto interpersonale: attirano l’attenzione sulla persona di Maria, il cui pianto suscita la simpatia, la pietà e la partecipazione cordiale. Non si può restare indifferenti di fronte al segno del pianto di Maria, se pensiamo che ella è una madre cui siamo legati nell’ordine umano e salvifico.

Le sue lacrime sono una via per giungere alla sua persona, al suo essere, al suo mondo psicologico, al suo mistero di grazia, al suo rapporto con Dio e con gli uomini.

L’attenzione alla persona di Maria ci spinge a collegare il segno della lacrimazione al dolore sofferto da lei nella sua vita terrena e specialmente sul Calvario. Il pianto della Madonnina di Civitavecchia va visto senza soluzione di continuità con la espressioni della Mater dolorosa.

Com’è noto, il Nuovo Testamento non conosce un pianto di Maria: esso annuncia che una spada trafiggerà l’anima di lei (Lc 2,35), ma sul Calvario la mostra in atto di stare con le altre donne e con Giovanni presso la croce di Gesù in un patire interiore e non espresso (cf. Gv 19, 25-27).

Se l’immagine prevalente della Mater Dolorosa ha svolto un’opera cristianizzatrice del costume sociale circa il pianto funebre119 [119 Cf. E. DE MARTINO, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Boringhieri, Torino 1975, 337-338; 354-355], c’è da chiedersi quale funzione ha svolto o può svolgere l’immagine della Madonna delle lacrime nell’odierno contesto ecclesiale e nel mondo contemporaneo.

Essa potrebbe ricordare all’uomo d’oggi la sua precarietà esistenziale, renderlo consapevole che il dolore e il morire sono consostanziali alla storia e alla cultura, richiamarlo alla necessità di oltrepassare i fatti negativi integrandoli in un sistema di valori definitivi qual è il cristianesimo. Se il dolore esiste e non va negato, ad esso sopravvive una persona, Maria, che ravviva la speranza che esso sarà superato pur non restando vano l’atteggiamento di accettazione sull’esempio di Cristo: le lacrime possono essere beatificate (cf. Lc 6, 21; Mt 5, 5).

La Madonna delle lacrime può assurgere a simbolo del pianto dell’umanità e ognuno può identificarsi con lei, trovando espressione liberatrice e solidarietà. Tuttavia bisogna guardarsi dal renderla emblema di rassegnazione: Maria si rifiuta di rendere la terra esclusivamente «una valle di lacrime, di cui la religione è l’aureola» (K. Marx), perché il suo è un grido profetico invitante alla conversione e all’attuazione della regalità di Gesù nel mondo.

Il pianto di Maria ha una valenza positiva, in quanto è un allarme che interpella all’assunzione delle proprie responsabilità onde sconfiggere un destino altrimenti rovinoso e inesorabile. È una profezia tendente a cambiare il mondo e a rovesciare le ingiuste situazioni di oppressione e di incoerenza contrastanti con il piano programmato per gli uomini dal Dio della comunione e della fraternità. È uno squarcio di speranza nel chiuso cielo mediterraneo e mondiale, che apre orizzonti di eternità sul quotidiano e banale fluire del tempo. È un’offerta di misericordia e di salvezza, che non mantiene curvi sulle preoccupazioni individualistiche, ma solleva lo spirito verso visioni più ampie e solidali.

Noi oggi, nella memoria attualizzante delle lacrime di Maria, mentre ci dissociamo da quelle che si abbassano a simbolo di una svenevole devozione, chiediamo a Dio per mezzo di lei il dono delle lacrime per effondere pienamente il nostro cuore a lui (cf. Sal 42, 5; 62, 9; Lam 2,19), imploriamo la comprensione dei significati insiti nelle lacrimazioni di Civitavecchia e l’impegno personale perché la triste situazione densa di negatività che ha suscitato il suo intervento profetico si evolva nella linea che risponde alle attese del suo Cuore materno e ai desideri di Cristo suo Figlio.

 

 

RILIEVI CONCLUSIVI

 

Concludo questa disamina degli eventi di Civitavecchia con l’esclamazione di chi si trova di fronte ad un intervento straordinario di Dio nella storia: «Qui c’è il dito di Dio» (cf. Lc 11,20). Dio ha scelto una piccola diocesi, alle porte di Roma e nel cuore dell’Italia, per pronunciare mediante la guttazione di sangue della Madonnina una parola di salvezza. E ha voluto che tutto partisse non già da un tempio dedicato al culto divino, ma da un’edicola posta nel giardino di una famiglia per indicare che proprio dai focolari domestici, oggi tanto minacciati da separazioni, divorzi e aborti, deve cominciare la terapia della società e il rinnovamento della Chiesa.

Il succedersi dei fatti non lascia adito ad altre interpretazioni al di fuori di un fenomeno umanamente inspiegabile ma di natura religiosa che rimanda alla Madre di Gesù, raffigurata nella statuetta, e in ultima analisi al suo e nostro Dio unitrino.

Non si giunge al soprannaturale solo per esclusione delle altre ipotesi possibili, ma anche per ragioni positive. Il segno infatti è posto in ambiente profondamente cristiano, cioè in una famiglia inserita nella parrocchia e nella casa stessa del vescovo diocesano, anzi nel contesto di preghiera e di devota comunione con la Madre del Signore. Inoltre i frutti di grazia sono presenti in abbondanza, come testimoniano i parroci che si sono susseguiti nella parrocchia di S.Agostino. E il senso dei fedeli intuisce e considera scontato, prima ancora degli esami scientifici, che non è la statua a piangere sangue ma la Madonna attraverso la sua raffigurazione.

Infine la lettura di tale segno in quadruplice prospettiva: mariologica, cristologica, trinitaria, antropologica, mostrano le lacrime di Civitavecchia come l’ultima parola del discorso di conversione avanzato dalle precedenti mariofanie, il richiamo al pericolo di rovina derivante dalla chiusura dinanzi alla visita del Messia e la proclamazione dell’importanza salvifico del sangue del Redentore.

Le lacrime di Maria, che esprimono una situazione storica insopportabile, assurgono a simbolo toccante dello status glorioso coesistente con la «sofferenza» dei santi in attesa della glorificazione escatologica della Chiesa pellegrinante. Esse, infine, introducono alla comprensione della misteriosa vulnerabilità o sofferenza del Dio misericordioso e compassionevole di fronte ai mali del mondo.

Si tratta di una parola ammonitrice, impressionante, eloquente mediante il duplice segno delle lacrime e del sangue. Come le altre mariofanie, quella di Civitavecchia presenta un carattere di profezia e proietta verso il futuro, che incombe come poligono di lotta tra il bene e il male, tra Cristo e le forze sataniche, tra il regno di Dio e le macchinazioni perverse.

Nella sua provvidenza Dio invia Maria nel mondo come messaggera del vangelo di suo Figlio, non solo - come motiva Hans Urs von Balthasar - perché è «la serva del Signore» (Lc 1,38) totalmente disponibile ai piani divini, ma pure perché è madre, espressione della tenerezza di Dio. E il terzo millennio ha bisogno della civiltà dell’amore dopo le divisioni e gli olocausti del millennio ormai tramontato.

Maria appare come l’estremo tentativo intriso di tenerezza che Dio compie per provocare alla conversione e per convocare alla mensa conviviale del vangelo della gioia.

 

 

N.B.: alcune delle immagini qui riportate non sono contenute nel dossier originale pubblicato dalla diocesi di Civitavecchia.

 

 

 

"Profezie per il Terzo Millennio"  -  Marzo 2005; ultimo aggiornamento: dicembre 2020.


 

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