"La minaccia di giudizio riguarda anche noi"

 

 

In un’omelia del dicembre 2005, Papa Benedetto XVI esprimeva un duro monito verso la pretesa dell’uomo moderno di fare a meno di Dio nella propria vita: “L'uomo non si fida di Dio. Egli, tentato dalle parole del serpente, cova il sospetto che Dio, in fin dei conti, gli tolga qualcosa della sua vita, che Dio sia un concorrente che limita la nostra libertà e che noi saremo pienamente esseri umani soltanto quando l'avremo accantonato; insomma, che solo in questo modo possiamo realizzare in pienezza la nostra libertà. L'uomo vive nel sospetto che l'amore di Dio crei una dipendenza e che gli sia necessario sbarazzarsi di questa dipendenza per essere pienamente se stesso. L'uomo non vuole ricevere da Dio la sua esistenza e la pienezza della sua vita. Vuole attingere egli stesso dall'albero della conoscenza il potere di plasmare il mondo, di farsi dio elevandosi al livello di Lui, e di vincere con le proprie forze la morte e le tenebre. Non vuole contare sull'amore che non gli sembra affidabile; egli conta unicamente sulla conoscenza, in quanto essa gli conferisce il potere. Piuttosto che sull'amore punta sul potere col quale vuole prendere in mano in modo autonomo la propria vita. E nel fare questo, egli si fida della menzogna piuttosto che della verità e con ciò sprofonda con la sua vita nel vuoto, nella morte. Amore non è dipendenza, ma dono che ci fa vivere. La libertà di un essere umano è la libertà di un essere limitato ed è quindi limitata essa stessa. Possiamo possederla soltanto come libertà condivisa, nella comunione delle libertà: solo se viviamo nel modo giusto l'uno con l'altro e l'uno per l'altro, la libertà può svilupparsi. Noi viviamo nel modo giusto, se viviamo secondo la verità del nostro essere e cioè secondo la volontà di Dio. Perché la volontà di Dio non è per l'uomo una legge imposta dall'esterno che lo costringe, ma la misura intrinseca della sua natura, una misura che è iscritta in lui e lo rende immagine di Dio e così creatura libera. Se noi viviamo contro l'amore e contro la verità – contro Dio –, allora ci distruggiamo a vicenda e distruggiamo il mondo.[1] .

L’effetto più immediato di questa mentalità, frutto di una certa cultura illuministico-massonica ormai pervasiva in Occidente, è il negare a Dio uno “spazio pubblico” relegandolo anzi negli angusti confini di una mera “opinione privata”. Già qualche mese prima (ottobre 2005), il Santo Padre aveva messo in guardia sul diffondersi di questa concezione della laicità che pretende di bandire Dio dalla vita pubblica e su ciò a cui in prospettiva essa può condurre: “Noi uomini, ai quali la creazione, per così dire, è affidata in gestione, la usurpiamo. Vogliamo esserne i padroni in prima persona e da soli. Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d’intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia. Laddove però l’uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di se stesso, non può esistere la giustizia. Là può dominare solo l’arbitrio del potere e degli interessi. Certo, si può cacciare il Figlio fuori della vigna e ucciderlo, per gustare egoisticamente da soli i frutti della terra. Ma allora la vigna ben presto si trasforma in un terreno incolto calpestato dai cinghiali, come ci dice il Salmo responsoriale (cfr Sal 79,14). [...] Il Signore, nell’Antico come nel Nuovo Testamento, annuncia alla vigna infedele il giudizio. Il giudizio che Isaia prevedeva si è realizzato nelle grandi guerre ed esìli ad opera degli Assiri e dei Babilonesi. Il giudizio annunciato dal Signore Gesù si riferisce soprattutto alla distruzione di Gerusalemme nell’anno 70. Ma la minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l’Europa e l’Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell’Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: «Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto» (2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: «Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni! »[2] .

Come si vede, il Santo Padre qui ci mette in guardia dalle possibili conseguenze di questo atteggiamento di rifiuto, alla cui base vi sono spesso due tendenze culturali oggi molto diffuse: il nichilismo e un laicismo fanatico e intollerante. In questi contesti culturali, che non di rado assumono i connotati di un vero e proprio fondamentalismo ideologico, egli individua una comunanza con il fondamentalismo terroristico, essendo di fatto caratterizzati entrambi dal rapportarsi in modo errato alla verità e dal disprezzo per la vita umana. Il Papa si è soffermato su questo aspetto in un messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace, proponendo gli “antidoti” cristiani al dilagare di questi mali del nostro tempo: “A ben vedere, il nichilismo e il fondamentalismo fanatico si rapportano in modo errato alla verità: i nichilisti negano l'esistenza di qualsiasi verità, i fondamentalisti accampano la pretesa di poterla imporre con la forza. Pur avendo origini differenti e pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali diversi, il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l'uomo e per la sua vita e, in ultima analisi, per Dio stesso. Infatti, alla base di tale comune tragico esito sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verità di Dio: il nichilismo ne nega l'esistenza e la provvidente presenza nella storia; il fondamentalismo ne sfigura il volto amorevole e misericordioso, sostituendo a Lui idoli fatti a propria immagine. [...]
Dinanzi ai rischi che l'umanità vive in questa nostra epoca, è compito di tutti i cattolici intensificare, in ogni parte del mondo, l'annuncio e la testimonianza del «Vangelo della pace», proclamando che il riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità della pace. Dio è Amore che salva, Padre amorevole che desidera vedere i suoi figli riconoscersi tra loro come fratelli, responsabilmente protesi a mettere i differenti talenti a servizio del bene comune della famiglia umana. Dio è inesauribile sorgente della speranza che dà senso alla vita personale e collettiva. Dio, solo Dio, rende efficace ogni opera di bene e di pace. La storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l'umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro. Ciò deve spronare i credenti in Cristo a farsi testimoni convincenti del Dio che è inseparabilmente verità e amore, mettendosi al servizio della pace, in un'ampia collaborazione ecumenica e con le altre religioni, come pure con tutti gli uomini di buona volontà.[3] .

Già in passato, quando era ancora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Papa aveva parlato della realtà del “giudizio di Dio”, giudizio che il mondo attira su di sé ogni volta che si abbandona pervicacemente al suo tragico e insensato disprezzo per il Creatore: “Il vero attore è Dio. Sì, Dio agisce – non si è tirato fuori dalla storia (cfr. Gv 5,17). E Dio ama la creazione. Si occupa degli uomini e degli animali. È un Dio che combatte ciò che è cattivo e per questo deve anche punire come giudice per fare giustizia. L’aspetto del giudizio, della punizione, della «collera» di Dio non deve sparire dalla nostra fede. Un Dio che accetta tutto non è il Dio della Bibbia, ma un’immagine sognata. Gesù si mostra come Figlio di Dio proprio perché può prendere la frusta e irato cacciare dal tempio i venditori. Proprio il fatto che Dio non è indifferente davanti a ciò che è cattivo ci dà fiducia. Ma rimane valido che la misericordia di Dio è senza confini. Dobbiamo sempre combattere contro il peccato e non perdere il coraggio di farlo, soprattutto oggi. Non aiuta la strada dell’imbonimento, ma soltanto attraverso il coraggio della verità, che sa anche dire di no, noi serviamo il bene.[4] .

Certo è difficile accettare la realtà del Castigo, soprattutto nei nostri giorni, ma questa possibilità è ben fondata nella Scrittura e nel Magistero. Anche Papa Giovanni Paolo I ammetteva che è difficile accettare certe verità: “perché le verità della fede son di due specie: alcune gradite, altre ostiche al nostro spirito. Per esempio, è gradito sentire che Dio ha tanta tenerezza verso di noi, più tenerezza ancora di quella che ha una mamma verso i suoi figlioli, come dice Isaia. [...] Con altre verità, invece, si fa fatica. Dio deve castigare; se proprio io resisto. Egli mi corre dietro, mi supplica di convertirmi ed io dico: no!, quasi sono io a costringerlo a castigarmi. Questo non è gradito. Ma è verità di fede.[5] .

Per cui è insegnamento della Chiesa - che che ne dicano certi teologi... “illuminati” e certi cattolici... “adulti” di oggi - che Dio può davvero punirci, ed alcuni flagelli che colpiscono il mondo, oggi come nei secoli e nei millenni passati, possono essere indubbiamente “castighi divini”. E la Madonna stessa ha fatto intendere ciò in tante apparizione del passato e dei nostri giorni, mettendo in guardia l’umanità dalle tragiche conseguenze dei nostri peccati e della nostra lontananza da Dio, non solo nell’eternità ma gia qui, su questa terra. La Madre di Dio per esempio ha parlato chiaramente di castighi e flagelli permessi dalla divina giustizia nelle apparizioni di Fatima, La Salette, Akita, Kibeho, Heede, Cuapa, Amsterdam (si badi bene, tutte approvate dalla Chiesa). Per non parlare poi dei messaggi celesti ricevuti da decine di santi, mistici e veggenti cattolici di ogni parte del mondo dai quali emerge in tutta la sua urgenza il dovere di accogliere i richiami supplichevoli di questa Madre addolorata per i peccati dei suoi figli e in apprensione per il loro destino futuro, sordi ed insensibili come siamo ad ogni suo appello alla conversione!

Don Dolindo Ruotolo in merito ai flagelli che Dio permette sosteneva che “vengono in quelle epoche della storia del mondo e della Chiesa nelle quali il male supera ogni limite, giunge fino al trono di Dio, ed è così irreparabile che ha bisogno di un cataclisma per essere travolto. Anche quando non sembra vinto dal flagello, questa è sempre una riparazione fatta socialmente e individualmente alla giustizia di Dio, e serve a purificare e a raccogliere gli eletti dispersi nella terra. Noi non lo vediamo perché abbiamo la vista molto corta, ma Dio sa trarre immensi beni dai mali stessi che colpiscono la terra. Dobbiamo solo innanzi a Lui curvare la fronte, adorare, riparare, pregare. Non possiamo essere giudici di fatti che trascendono di tanto la nostra capacità. [...]

Dovremmo pur avere una maggiore fiducia nell’infinita bontà e giustizia di Dio, e dovremmo pensare che se Egli è la bontà infinita, fa tutto bene e per infinito amore. Dobbiamo assolutamente smettere certi atteggiamenti tracotanti innanzi a Lui, e dobbiamo finirla con le nostre intolleranti recriminazioni. Nei grandi flagelli e negli oscuri misteri che li accompagnano dobbiamo solo adorare, riparare e pregare.

Essi hanno, è vero, un aspetto truce e inesorabile, massime quelli provocati direttamente dagli uomini o influenzati positivamente da satana, ma anche un’operazione chirurgica ha il suo aspetto crudele, e nessuno taccia il chirurgo d’ingiustizia o di spietatezza. Certi misteri amorosi di provvidenza ci sfuggono completamente nella loro verità, e se abbiamo un granello solo di giudizio, dobbiamo credere nella bontà di Dio, rimetterci nella sua Volontà, e rammaricarci solo dei grandi peccati che si sono commessi e si commettono nel mondo, e particolarmente dei nostri peccati.[6] .

Ecco qualcosa di molto serio ed importante su cui riflettere in questa Quaresima del 2006, specialmente ora che la Madonna a Medjugorje, in ben due messaggi consecutivi, viene a chiederci con inusitata insistenza: “Figli miei, perché non riconoscete i segni dei tempi? Perché non parlate di essi?”, “Solo con una totale rinuncia interiore riconoscerete l’amore di Dio e i segni del tempo in cui vivete. Sarete testimoni di questi segni e comincerete a parlare di essi.[7] .

A cura di Profezie per il Terzo Millennio

 

 

 

 

 

Note:

1) Omelia di Benedetto XVI nella Messa in occasione del 40° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II – 08.12.2005;

2) Omelia di Benedetto XVI alla XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – 2.10.2005;

3) Messaggio di Benedetto XVI del 08.15.05 per la Giornata Mondiale Della Pace del 01.01.06;

4) Lectio divina tenuta dal cardinale Joseph Ratzinger il 24 gennaio 2003;

5) Giovanni Paolo I, udienza generale di mercoledì 13 settembre 1978;

6) Da "La Sacra Scrittura - L'Apocalisse" di Don Dolindo Ruotolo, pagg. 152, 195-197 (pubblicato nel 1974 con Imprimatur di Mons. Vittorio. M. Costantini, Vescovo di Sessa Aurunca);

7) Messaggi a Mirjana Dragićević-Soldo del 02.04.06 e del 18.03.06.

 

 

A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Aprile 2006.
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