CATECHISMO
Risorgeremo
di Stefano Biavaschi
Non solo l' anima immortale, ma anche la nostra carne è destinata alla vita eterna.
Anche noi risorgeremo. E non solo con lo spirito, E nemmeno tramite una
risurrezione corporea come quella di Lazzaro. Bensì ci apparterrà una realtà unica di
spirito redento e corpo glorificato, simile a quella gia manifestata in Gesù Cristo. Se
non crediamo in questo non siamo cristiani, ma Sadducei. I Sadducei si scontravano con i
Farisei negando la risurrezione dei corpi. Ma Gesù e le Scritture, specialmente i
Vangeli, promettono per i giusti una vera risurrezione, nella quale i primi cristiani
credevano pienamente. Nelle sue Lettere, san Paolo scrive: "E se lo spirito di colui
che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti
darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in
voi" (Rm 8,11). E altrove: "Se a causa di un uomo [Adamo] venne la morte a causa
di un uomo [Cristo] verrà anche la risurrezione dei morti" (1 Cor 15,21). Come si
puo osservare, l'affermazione che ci attende la risurrezione della carne e esplicita,
ferma, indiscutibile e a ciò siamo tenuti a credere noi cattolici. I Padri della Chiesa e
la Tradizione nei secoli hanno confermato la fede nella risurrezione dei corpi.
Tertulliano, nel De resurrectione carnis, scrive: "La risurrezione dei morti è la
fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali". Questa Fede si sedimentò anche nel
nostro Credo: "Credo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. II
Concilio Lateranense IV (1215) insegna che "tutti risorgeremo con il proprio corpo
che qui portiamo" (DS, 801).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al punto 990, recita: "La risurrezione della
carne significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell'anima immortale, ma
che anche i nostri corpi mortali riprenderanno vita". E aggiunge: "Il 'come'
supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto, è accessibile
solo nella fede. Ma la nostra partecipazione all'Eucaristia ci fa già pregustare la
trasfigurazione del nostro corpo per opera di Cristo" (n. 1000).
Occorre evitare i due estremi: "da una parte un materialismo primitivo il quale
suppone che nella risurrezione noi riprenderemo la stessa materia, la stessa carne e le
stesse ossa che abbiamo ora in questa vita. Ora sappiamo che già in questa vita la nostra
materia muta ogni sette anni circa. L'identità della persona tra questa e l'altra vita
non può dunque dipendere dall'identità della materia...
Dall'altra, questa trasformazione non si può pensare nel senso di uno spiritualismo
alieno dal mondo e unicamente fatto di spirito. Si tratta di una nuova corporeità,
trasformata e trasfigurata dallo Spirito di Dio" (Catechismo Cattolico degli adulti,
Conferenza Episcopale Tedesca, V, 2,3).
Sembra dunque superfluo porsi domande riguardo l'aspetto che avremo una volta risorti.
Cristo Risorto appariva con l'aspetto che egli desiderava, poiché la sua corporeità era
del tutto sottomessa alla volontà dello spirito. Anzi, scompariva anche agli sguardi a
suo piacimento. E fuorviante sarebbe domandarci: "dove dimorerà il nostro corpo? In
Cielo o sulla terra?". La separazione fra Cielo e terra è una dicotomia contingente
che appartiene al regno del peccato, e non alla Gerusalemme celeste. Le apparizioni di
Cristo, l'Ascensione e, se vogliamo, le apparizioni di Maria ci indicano delle modalità
di manifestazione che però non ci sottraggono al mistero. Certo è che in questo Eden,
mai distrutto dalla mano di Dio ma anzi custodito dai Cherubini (Gen 3,24) godremo dei
frutti dell'albero della vita e saremo irradiati dalla luce del Risorto.