CATECHESI SULL'APOCALISSE
DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

don Guglielmo Fichera

1ª puntata - 1ª parte

 

 

 

PRINCIPIO ISPIRATORE

"L’interpretazione dell’Apocalisse, non può essere intrapresa dalla nostra debolezza umana, se essa non riceve da Nostro Signore Gesù Cristo, pensiero ed espressione. Perciò, prima di spiegare l’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, io invoco lo Spirito Santo che anima tutto il libro, affinché il rivelatore dei suoi profondi misteri, apra la porta della nostra intelligenza; perché possiamo senza errore spiegare il suo contenuto e, istruiti da Dio, proporlo in tutta verità" (Verbum Salutis, L’Apocalisse di San Giovanni, commento di Giuseppe Bonsirven, S.J., Editrice Studium, Roma, 1963, p. 60). "Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio! È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce" (Sal 35, 8.10) (BEATO di Liebana, Spagna, 776 d.C., circa).

LO SCOPO NON SOLO DI QUESTA CATECHESI MA DI TUTTA LA CATECHESI È PORTARE OGNUNO Dl NOI AD INNAMORARCI DI GESÙ SEMPRE DI PIÙ, COSÌ COME GIOVANNI ERA ED È INNAMORATO DI GESÙ.

 

PERCHÉ UNA CATECHESI SULL’APOCALISSE?

La catechesi deve essere un’esposizione completa della fede, senza omettere nessuna parte della Rivelazione. "Il discepolo di Cristo - dice il Papa Giovanni Paolo II - ha il diritto di ricevere la "parola della fede" non mutilata, non falsificata, non diminuita, ma completa ed integrale, in tutto il suo rigore ed in tutto il suo vigore" (Catechesi tradendae, n. 30). Nella Sacra Scrittura c’è un’esposizione completa della storia della salvezza che parte dall’inizio del mondo e termina con un intero libro dedicato alla fine del mondo.

Il vero catechista, espone tutta la storia della salvezza: non la mutila dell’ultima parte riferendo e approfondendo anche tutto quanto la Bibbia insegna sugli avvenimenti ultimi che precederanno il ritorno di Cristo. Se nella Sacra Scrittura si trova una buona catechesi su questo punto, chi si può permettere di ometterla? Se Dio ha ritenuto necessario comunicare questi insegnamenti sugli avvenimenti che precederanno il ritorno di Cristo, chi siamo noi per eliminarli dalla catechesi?

 

CORRETTA INTERPRETAZIONE

Nel leggere e interpretare l’Apocalisse bisogna evitare due errori: 1) prendere tutto in modo letterale; 2) prendere tutto in modo allegorico. Affermare che tutto è simbolismo significa impedirsi di coglierne il vero ed oggettivo messaggio. Affermare che tutto va inteso letteralmente, significa cadere nel ridicolo.

Nella PROVIDENTISSIMUS DEUS troviamo esposti alcuni criteri di fondo e poi un precetto sapiente. Criteri di fondo: "1) La Bibbia va interpretata con la luce e la Grazia dello stesso Spirito Santo che l’ha ispirata; 2) in conformità al senso che la Santa Madre Chiesa tenne e ritiene; 3) non contro l’unanime consenso dei Padri; 4) tenendo conto dell’analogia della fede. Bisogna che il maestro di esegesi eccella pure in questo merito, in modo che possegga egregiamente la teologia e sia versato nei commentari dei Santi Padri, dei Dottori e degli interpreti insigni" (nn. 9-12). "Somma è invero l’autorità dei Santi Padri, per mezzo dei quali la Chiesa, dopo gli Apostoli, ebbe incremento. Da uno dei Padri ci viene esposto un precetto sapiente.

 

NON ALLONTANARSI DAL SENSO LETTERALE

Dice S. Agostino di "non allontanarsi per nulla dal senso letterale, a meno che non vi sia una qualche ragione che non permetta di tenerlo, o una necessità che imponga di lasciarlo". Ad esempio, di fronte ad espressioni come queste: "il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro, i monti saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge" (Sal 114, 3-4), non si può dubitare che si tratti di un chiaro simbolismo che non può essere letto in senso letterale!

(N.d.R. = Insomma bisogna privilegiare il senso letterale, e passare al senso simbolico [sempre però partendo dal senso letterale] solo "se" e "quando" il testo stesso —evidentemente — lo suggerisce, oppure l’analogia della fede oppure il parallelismo con altri passi corrispondenti, oppure l’interpretazione unanime dei Padri. Bisogna evitare che con il pretesto del simbolismo, si sfoci in affermazioni di pura fantasia, senza alcun riferimento autentico al senso letterale = N.d.R.).

Si guardi, parimenti lo studioso dal trascurare quei passi che furono volti dagli stessi Padri ad un senso allegorico o simile, soprattutto quando partono dal senso letterale e sono sostenuti dall’autorità di molti. Tale modo di interpretare, infatti, la Chiesa lo ricevette dagli Apostoli e lo approvò essa stessa, come appare dalla Liturgia" (nn. 22-23). Ci sono descrizioni che chiaramente vanno interpretate in modo simbolico:

1) Le CAVALLETTE del Cap.9: è evidente che queste cavallette che hanno l’aspetto di cavalli, che hanno corone sulla testa, che hanno capelli di donne, denti di leone, ventre simile a corazze di ferro, code di scorpioni (cfr. Ap 9,7-10)... non sono vere cavallette, ma tutte queste caratteristiche illustrate sono solo simbolismi per indicare la violenza e la ferocia della loro attività demoniaca. Infatti è detto che il loro re era l’angelo dell’Abisso (Ap 9,11). 2) LA CITTÀ QUADRATA (Ap 21). La nuova Gerusalemme, discesa dal cielo, in pratica è un cubo: è detto che ha forma quadrata, (fondata cioè sui quattro Vangeli), ha dodici fondamenta (I 12 Patriarchi delle 12 tribù d’Israele), ha dodici porte (I 12 Apostoli), ha il "legno della vita" al centro della città (la Croce di Cristo); il "fiume d’acqua viva" piena di Spirito Santo. È evidente che ci troviamo di fronte ad un simbolismo per esprimere le caratteristiche spirituali della Nuova Gerusalemme. Sarebbe ridicolo immaginarla realmente come un cubo largo 12.000 stadi, alto e lungo 12.000 stadi! (cfr. Ap 21,16-17). 3) I 144.000 (12x12x1000). Anche qui il numero è evidentemente simbolico. Non si tratta di una conta aritmetica, sia che si pensi che essi sono tutti i martiri dall’inizio della Chiesa fino alla fine del mondo, sia se si pensa che si tratta in modo particolare solo dei martiri che hanno attraversato la "grande tribolazione" e hanno rifiutato il marchio della bestia e quindi sono riferiti solo alla persecuzione dell’Anticristo (cfr. Ap 7,1-4). Inoltre non si può ammettere che sono solo quelli che vengono dalle tribù di Israele (cfr. Ap 7,5-8) e quindi solo ebrei convertiti! 4) "DALLA BOCCA ESCE UNA SPADA AFFILATA".

Nel Cap. 19, a proposito del cavaliere che cavalca un cavallo bianco è detto, tra l’altro che "dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti" (Ap 19,15). Anche qui è evidente che si tratta di un simbolismo per indicare il potere della Parola di Dio e la sua caratteristica di non tornare mai senza aver prodotto un effetto. 4) La "BESTIA CHE SALE DAL MARE" che ha 10 corna e sette teste, simile ad una pantera, con le zampe di un orso e la bocca di leone (cfr. Ap 13,1-2) è un simbolismo per descrivere la ferocia e la cattiveria dell’Anticristo; inoltre la sua descrizione è la sintesi delle 4 bestie che sorgono dal mare — nel libro di Daniele — una delle quali riesce a "far cadere le stelle dal cielo" (cfr. Dan 7,1-8). In pratica insieme ad espressioni realistiche e letterali, esistono anche espressioni simboliche. Se, ad esempio, dico che Cristo ha "potenza ed energia" (Ap 5,12) uso un’espressione realistica; se invece lo chiamo "il leone di Giuda" (Ap 5,5), uso un’espressione simbolica. Bisogna fare molta attenzione a discernere le due posizioni.

 

LA REGOLA D’ORO

Scrive FRANCESCO SPADAFORA: "Compito importante dell’ermeneutica è definire con esattezza i vari aspetti del senso letterale, l’esistenza e la natura del senso tipico e di quello adeguato o pieno, per fissare le norme che l’esegeta deve seguire nel suo lavoro. In realtà nella Sacra Scrittura, corrispondentemente alla sua duplice caratteristica di libro umano e divino, troviamo un duplice senso: letterale e tipico. Bene intesa, questa distinzione può dirsi adeguata. Ecco perché i Sommi Pontefici hanno sancito la regola d’oro già formulata dai Padri e dai Dottori della Chiesa: PRIMA E SOMMA CURA DELL’ESEGETA SIA LA RICERCA DEL SENSO LETTERALE" (in Dizionario Biblico, p. 544).

Per S. Tommaso il contenuto del senso letterale deposto da Dio nella Scrittura, non richiede soltanto il ricorso alla grammatica e alla riflessione razionale, ma esige anche che l’interprete si ponga all’interno della Tradizione cristiana - e nella luce della Rivelazione totale: le sole in grado di distinguere il rapporto dei testi biblici con Gesù Cristo.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica così si esprime sui sensi della Scrittura (C.C.C..n. 115-117). "Un distico medievale riassume bene il significato dei quattro sensi: La lettera insegna i fatti, l’allegoria che cosa credere, il senso morale che cosa fare, e l’anagogia dove tendere" (n. 118).

 

CONCILIO VATICANO II

Nella costituzione Dei Verbum, ci offre criteri interpretativi decisivi ed illuminanti: "L’interprete deve ricercare che cosa gli agiografi abbiano inteso significare e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per questo /.../ si deve tener conto dei generi letterari. La verità, infatti, è diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici, o profetici, o poetici, o con altri modi di dire. /.../ si deve tener conto sia degli abituali e originari modi d’intendere, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che allora erano in uso nei rapporti umani. La Bibbia deve essere letta ed interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta /.../ si deve tener conto del contenuto e dell’unità di tutta la Bibbia, si deve tener conto della viva Tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede /.../ Quanto è stato qui detto sul modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la parola di Dio" (n. 12) (cfr.. C.C.C., nn. 111-114).

 

ALCUNI SIMBOLI PARTICOLARI

Cielo: trascendenza divina. Terra: il livello umano e della storia. Corno: potenza. Vendemmia: il giudizio escatologico. Il Monte Sion: Gerusalemme. In Ap 5,6 viene presentato "l’Agnello in piedi come sgozzato. avente sette corna e sette occhi". 1) Sgozzato perché esprime il sacrifico cruento della Croce: 2) in piedi, perché esprime la sua risurrezione: l’unione dei due tratti simbolici significa l’unione dei due aspetti della Pasqua di Cristo. 7 CORNA: pienezza del potere. 7 OCCHI: la pienezza dell’onniveggenza, della conoscenza. Angelo "geometra" (Ap 21).

"Il libro dell’Apocalisse è pieno di simboli".

1) Vi sono i SIMBOLI DI COLORI: il BIANCO, è il colore della luce, è il colore che indica la presenza del divino; per questo gli eletti che partecipano alla liturgia del Cielo, sono "avvolti in bianche vesti" (Ap 7,9).

Al Cap. 19 troviamo un CAVALLO BIANCO (Ap 19,11): "Colui che lo cavalca si chiama "fedele" e "verace". È avvolto in un mantello intriso di sangue e il nome è Verbo di Dio". Il NERO indica la morte, o una grande ristrettezza; il ROSSO-SCARLATTO è simbolo del lusso e della lussuria (è il colore delle vesti della grande prostituta del Cap. 17). Opposto al bianco è il ROSSO che evoca SANGUE. Il manto del Drago affamato di vittime è di colore rosso (Ap 12,3) e anche la prostituta, Babilonia, cavalca una bestia scarlatta ed è ammantata di porpora e di scarlatto (Ap 17,3-4).

2) Vi sono i SIMBOLI DI ANIMALI: il SIMBOLO DELL’AGNELLO e il SIMBOLO DEL DRAGO ROSSO; il SIMBOLO DEI CAVALLI (i celebri quattro cavalli del Capitolo 6); il SIMBOLO DELLE CAVALLETTE e così via.

3) Vi sono SIMBOLI DI NUMERI: il numero 4 indica il cosmo. Il numero 7 indica la perfezione e la totalità. All’origine di tale concetto c’erano — con tutta probabilità — i SETTE GIORNI DELLA CREAZIONE DI DIO.

Da qui si è sviluppata la teoria sulle SETTE ETÀ DEL MONDO, sulla sua durata (sette giorni, equivalenti a 7 mila anni). Giovanni aveva già usato nel suo Vangelo lo schema della "SETTIMANA COSMICA". Ma il valore del numero 7 — in rapporto alla venuta del Messia — era già stato sottolineato nella profezia di Daniele sulle SETTANTA SETTIMANE (Dan 9,14 ss).

Il 7 è, per eccellenza, il numero di Cristo e di Dio: Cristo invia 7 lettere ad altrettante Chiese; apre 7 sigilli; ordina a 7 angeli di far squillare 7 trombe e ad altri 7 angeli di versare 7 coppe. Ma troviamo il 7 anche nella bestia che sale dal mare: 7 corna, cioè pienezza del potere del male. La metà di 7 (3,5) e le frazioni (un terzo), indicano parzialità, indicano un tempo limitato (tre anni e mezzo, oppure 1260 giorni oppure 42 mesi oppure "un tempo, due tempi e la metà di un tempo" indicano tutti la stessa cosa, lo stesso periodo di tempo). Il numero 12 è il numero perfetto perché è il numero delle tribù di Israele, il numero degli Apostoli. 144 cubiti (l2x12) misurano le mura di Gerusalemme (Ap 21,17). Il numero 10 indica una quantità non trascurabile ma limitata. Il numero 1000 indica una quantità smisurata (si capisce allora il significato del numero degli eletti, indicato al Capitolo 7: sono 144.000. cioè 12 x 12 x 1000, segnati in fronte col sigillo divino, cioè è indicato col simbolismo numerico, un numero immenso di salvati). Il 6 è il numero dell’imperfezione e 666 è il numero della Bestia (l’Anticristo) alla quale il Drago (il Diavolo), cioè Satana, trasmette il suo potere: per quanto sia forte e sempre debolissima, perché solo Dio è l’onnipotente! Quindi 666 è il numero della massima imperfezione e della massima debolezza.

4) Vi sono poi SIMBOLI VARI: la CORONA e la PALMA sono simbolo rispettivamente di regalità e di vittoria; il DIADEMA è simbolo di potere (Cristo e il drago e la bestia, al servizio del drago, portano il diadema: il potere di Cristo è vero e illimitato, mentre il potere del drago è uno scimmiottamento falso, ingannevole e limitato). Le CORNA sono simbolo di potenza (il drago rosso ha sette teste e dieci corna: scimmiotta Dio, ma ha un potere limitato). E così via" (Angelo Comastri, Apocalisse, Ed. Messaggero Padova, 2001, pp. 17-18).

 

ALCUNE PRECISAZIONI IMPORTANTI

1) L’Apocalisse non vuole (e non potrebbe) descrivere tutta la storia della salvezza e tutte le persecuzioni, le atrocità, le guerre, le pestilenze, i terremoti, di tutta la storia.

Il suo scopo è circoscritto, il suo compito è definito, l’area di interesse e d’informazione è ben delimitata: si tratta solo di fotografare quel "pezzo" di storia che riguarda gli avvenimenti ultimi della storia, dove accadranno una serie di eventi particolarmente traumatici. Di questi "avvenimenti ultimi" ha il compito di indicare gli elementi essenziali e più significativi. Non è il libro della "tuttologia", o di "tutta la storia, minuto per minuto", ma ci troviamo di fronte ad un'informazione settoriale, mirata, volutamente definita. Per esempio: tra un sigillo e l’altro ci possono essere cristiani che muoiono in ospedale per tumori, persone rapite e uccise da sequestratori, potrebbero esserci stati morti ammazzati per azioni terroristiche o legate a sabotaggi, oppure tanti morti per treni deragliati o navi affondate, per avvelenamenti, per azioni varie compiute da gente squilibrata, ed altro, ma questo non rientra nel "pacchetto" informativo che l’Apocalisse deve fornire, non perché quelli siano morti di "serie B" - per carità! - ma solo perché non rientrano nel "pezzo" di storia e nella informazione che Dio ha affidato come compito specifico all’Apocalisse.

Ma questo è successo anche in tutti gli altri libri della Bibbia?

A) Nei Libri dei Maccabei è descritta solo una parte delle gesta dei Maccabei (cfr. 2 Mac 2,19-26), non è trascritto in modo stenografico la totalità di tutto quanto essi hanno compiuto (cfr. 1 Mac 16,23: "Le altre azioni di Giovanni, le sue battaglie e gli atti di valore da lui compiuti, la ricostruzione delle mura da lui eseguita e le sue imprese, ecco stanno scritte negli annali del suo sommo sacerdozio").

B) Persino della vita di Gesù non è stato scritto tutto (cfr. Gv 21,25: "Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere").

C) La Bibbia inizia con un libro, la Genesi, in cui è descritto come è nato il mondo, qual è stato l’inizio della storia. La Bibbia termina con un libro, l’Apocalisse, in cui è descritto come finirà il mondo, quale sarà il termine della storia. Il libro della Genesi non descrive tutta la storia della salvezza, ma descrive solo ciò che accaduto all’inizio del mondo, come è avvenuta la Creazione e gli avvenimenti legati all’inizio della vita dell’umanità e della storia della salvezza. Il libro dei Maccabei non racconta tutta la storia d’Israele, ma solo quel "pezzo di storia" legato alla "colonizzazione" pagana e la rivolta dei Maccabei. Il libro degli Atti degli Apostoli non racconta tutta la storia della Chiesa, ma solo la vita della prima Chiesa, cioè solo gli avvenimenti successivi alla Ascensione al Cielo di Gesù. Così l’Apocalisse dopo aver rivolto 7 lettere alle Chiese, presenti al tempo in cui il libro è stato scritto, si rivolge decisamente solo al futuro: quel futuro che corrisponde a quanto indicato da Gesù nel Cap. 24 di Matteo, cioè il periodo - non si sa quanto lungo e caratterizzato da più tappe - che comunque precederà la fine del mondo. Non c’è dubbio che addirittura 8 capitoli (dal Cap 13 al Cap 20) sono riservati a descrivere l’azione diabolica dell’Anticristo e del falso profeta, la Caduta di Babilonia e il trionfo di Cristo. Si tratta allora del tratto finale della storia dell’umanità, scandito dai 7 sigilli e precisato dalle 7 trombe e dalle 7 coppe. Ogni legittima lettura spirituale, ogni pur legittima interpretazione allegorica, deve tener conto del principale e fondamentale messaggio dell’Apocalisse.

2) I "144.000". Ci si potrebbe chiedere: Dove sono tutti gli altri cristiani? Di tutti i tempi? Anche qui l’Apocalisse non ha come obiettivo e come programma di parlare della sorte di tutti i morti in Cristo, di tutti i tempi, (non basterebbero neanche i microfilm!) ma solo (di tracciare e) di descrivere ciò che accade a coloro che hanno attraversato la GRANDE TRIBOLAZIONE. L’Apocalisse è come una macchina da presa che esegue uno "zoom", va a fermare l’attenzione solo su una parte ben precisa sia della storia della salvezza, sia su una porzione ben precisa del popolo di Dio. Il resto semplicemente esula dalla sua competenza. L’Apocalisse tratta come suo argomento specifico e proprio, solo quegli avvenimenti traumatici e susseguenti che precederanno la fine dei tempi e in particolare la venuta dell’Anticristo, il regno di Pace successivo in attesa della fine del mondo.

3) BISOGNA STARE ATTENTI A NON "EVAPORARE" L’APOCALISSE A NON DISTRUGGERNE LA SUA SPECIFICITÀ E ORIGINALITÀ.

4) Leggiamo e approfondiamo l’Apocalisse perché è una lettera d’amore che Gesù ci ha scritto per illuminarci e rafforzarci nel cammino della storia e della nostra vita. Approfondiamola perché essa è profezia sulla storia e, come "lampada per i nostri passi" (Sal 118,105), ci illumina il cammino e lo rende sicuro mentre camminiamo nel deserto della vita.

Ma l’Apocalisse è anche questo libro meraviglioso che vuole rispondere alla domanda che tutti coloro che credono si pongono: "Sentinella, guanto resta della notte?" (Isaia 21,11).

 

SISTEMI DI INTERPRETAZIONE

"Possiamo distinguere quattro grandi sistemi interpretativi.

1) Il primo è quello della "storia della Chiesa" che vede nei simboli dell’Apocalisse i grandi eventi della storia della Chiesa divisa in sette periodi, l’ultimo dei quali dovrebbe coincidere con il regno millenario che precederà immediatamente la fine del mondo. Fervido assertore di tale interpretazione fu Gioacchino da Fiore, il quale attendeva l’inaugurazione del millennio per il 1260, cifra corrispondente ai giorni della missione profetica dei due Testimoni (cfr. Ap 11,3). Una interpretazione simile è ritenuta oggi dai "testimoni di geova" che ritengono imminente la grande battaglia di Armaghedón (cfr. Ap 16.16), a cui seguirà la fine del mondo: i segni premonitori sono ravvisati nelle grandi catastrofi dei nostri tempi.

2) Il secondo è quello della "storia contemporanea" all’autore, sorto nel secolo XVI in opposizione all’interpretazione "spiritualista" del Medioevo, vede nell’Apocalisse una descrizione della lotta che la Chiesa primitiva dovette sostenere contro il giudaismo e il paganesimo (l’idolatria degli imperatori romani che si proclamavano "dio" e volevano per questo essere adorati da tutti). Questo sistema è stato ripreso dalla critica razionalistica, la quale non vede altro nell’Apocalisse che una storia simbolica degli avvenimenti del secolo I della nostra era. (N.d.R. = è evidente che ci troviamo di fronte ad una grave e indebita operazione riduttiva di tutto il messaggio dell’Apocalisse. Solo le 7 lettere alle 7 Chiese, sono riferite certamente all’epoca contemporanea a Giovanni = N.d.R.).

3) Il terzo, quello "escatologico", riconosce nell’Apocalisse soltanto l’annuncio della fine del mondo e degli eventi che la preparano. Il sistema andò molto in voga nel secolo XVII, per opera specialmente di Cornelio a Lapide; anche oggi ha molti sostenitori soprattutto tra coloro che accentuano la parentela dello scritto giovanneo con la letteratura apocalittica.

4) Il quarto, infine, quello della "teologia della storia", il quale sulla scia dell’interpretazione patristica, attribuisce alle profezie dell’Apocalisse un valore eminentemente religioso: le visioni di Giovanni riguardano, sì, gli "ultimi tempi", ma questi, secondo la nota concezione biblica, hanno avuto già inizio con la venuta di Cristo e si protrarranno fino alla sua gloriosa parusia; nel loro insieme abbracciano l’eterna lotta tra il bene e il male, fra la Chiesa e le "potenze di questo mondo", il cui esito sarà la vittoria di Dio. Quest’ultimo sistema incontra sempre più il favore della moderna esegesi cattolica" (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, pp.18-20).

 

DI COSA PARLA L’APOCALISSE?

Il sistema escatologico, seguito dalla maggioranza degli esegeti cattolici (e di una parte dei protestanti) è il più consono al tema dell’Apocalisse, il più rispondente all’indole profetico-biblica. Secondo esso il libro svela e predice gli eventi che precedono, preparano ed accompagnano la fine del mondo (persecuzioni e calamità, apostasia ed Anticristo, risurrezione "prima" e "seconda", giudizio universale e retribuzione dei buoni e dei malvagi), eventi articolati in una serie di tappe, indicate dai 7 sigilli e che hanno i loro tempi di realizzazione, più o meno lunghi. Uno dei maggiori studiosi contemporanei del testo giovanneo - Ugo Vanni - ha scritto: "Esiste nell’Apocalisse una tensione verso un punto d’arrivo finale":

1) lo dice l’analisi letteraria: c’è un susseguirsi in crescendo delle varie sezioni 2) lo dice anche il tempo che ha un ritmo di scorrimento veloce ("il tempo è vicino"). "L’Apocalisse - sotto un certo profilo - può dividersi in due parti distinte; la prima (Ap 4,1-11,18) riguarderebbe i destini del mondo in genere; la seconda (Ap 11,19 - 22,5) tratterebbe dei destini della Chiesa in particolare" (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 15). Sotto un altro aspetto "l’Apocalisse può essere divisa in due grandi sezioni: 1) LE COSE CHE RIGUARDANO IL PRESENTE. La sezione pastorale (Cap 1-3) con le 7 lettere alle 7 Chiese. 2) LE COSE CHE RIGUARDANO IL FUTURO. Le sezione profetica (Cap 4-22). La sezione profetica si può dividere, a sua volta, in due parti. Nella prima (Cap. 4-11) gli eventi escatologici riguardano i destini delle nazioni; nella seconda (Cap 12-22) gli eventi escatologici riguardano di più i destini della Chiesa" (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 57 e pp. 74-75).

 

RICAPITOLAZIONE: UNA CHIAVE DI LETTURA

Questo sistema va però applicato tenendo conto del metodo della ricapitolazione, tradizionale anch’esso, secondo cui le visioni dell’Apocalisse, sono quadri senza prospettiva locale o cronologica, episodi senza progressione lineare.

Disposti in serie ciclica enunciano la conclusione o catastrofe-catarsi, fin dalle prime battute. Sicché appaiono sullo stesso piano esseri o eventi diversi e distanti; viceversa, visioni che si succedono nel racconto si riferiscono allo stesso fatto, ripetono la stessa realtà o mistero: sono scene parallele che si richiamano a vicenda.

Questo metodo d’interpretazione, che vede nell’Apocalisse un nucleo omogeneo svolto in riprese concentriche dall’inizio alla fine, è connesso all’unità del tema profetico.

L’Apocalisse, dunque, fissa e predice le direttrici della storia spirituale dell’umanità, dall’incarnazione alla fine del mondo, dalla prima alla seconda venuta di Cristo, senza soffermarsi alle contingenze esterne particolari.

 

UNA PRECISAZIONE IMPORTANTE

Aver individuato lo schema della ricapitolazione, non significa avere in tasca una spiegazione onnicomprensiva dell’Apocalisse. Questo non significa che c’è una corrispondenza completa e perfetta tra i settenari o tra le varie parti dell’Apocalisse. Non significa che i vari settenari sono uno il "doppione" dell’altro. Lo schema della Ricapitolazione, ci aiuta a collocarci bene nella profezia giovannea, innanzitutto a non commettere l’errore di pensare che i 7 sigilli, le 7 trombe, le 7 coppe sarebbero come 21 tappe diverse e successive, come i 21 capitoli a seguire di un romanzo!!! Non è così! Il metodo della ricapitolazione ci aiuta solo a collocarci all’interno di questo "procedere a spirale" che è tipico dello stile giovanneo. La Parola di Dio ci fornisce solo una chiave interpretativa. Il progetto completo lo conosce solo Dio. A noi sono dati dei flash, oppure delle abbondanti luci. Lo schema della ricapitolazione, ci aiuta semplicemente a collocare bene i settenari, offre una spiegazione plausibile della presenza di doppioni o di ripetizioni in tre punti diversi. L’Apocalisse non va letta come se si trattasse di capitoli successivi di un romanzo, di una novella o di un racconto: andrebbe fuori strada chi avesse questa visione. Il criterio fondamentale è che L’APOCALISSE è FATTA A CICLI, cioè dopo aver parlato e aver descritto le tappe di una serie di avvenimenti, poi ritorna indietro e li riapprofondisce. Questo è lo schema generale. Senza capire questo dell’Apocalisse non si capisce nulla.

 

GENERI LETTERARI DELL’APOCALISSE

Occorre tener conto, nell’interpretazione dell’Apocalisse, del suo particolare genere letterario. Il genere apocalittico adopera visioni simboliche ed allegoriche, ricorre alla personificazione dei concetti e alla drammatizzazione dei misteri.

Non comporta, pertanto, la precisione che si esige da uno scritto storico. Nell’interpretazione delle visioni apocalittiche bisogna raggiungere l’idea essenziale religiosa e morale che si sviluppa o si ribadisce "sotto il velame", senza indugiarsi ad attribuire un significato proprio e indipendente ai particolari del quadro scenico. Questi elementi particolari debbono essere intesi, generalmente, solo in funzione dell’insieme che non di rado rischiarano; essi costituiscono la cornice, o il colore che serve a dar risalto ai lineamenti, oppure sono guizzi dell’"alta fantasia" ispirata che concorrono a vivificare la sceneggiatura allegorica e l’azione simbolica.

 

LIBRO PROFETICO

L’Apocalisse è un libro profetico, vuol dire che - al di là della scorza - legge in profondità la storia e la vede in prospettiva futura. L’autore che ha davanti a sé la situazione della comunità cristiane in Asia Minore, alla fine del primo secolo (quando la persecuzione era estesa a tutto l’impero e l’imperatore Domiziano voleva per sé un culto divino), fa un annuncio profetico: io annuncio la fine di questa situazione d’idolatria (l’uomo che si mette al posto di Dio) e la fine di questa persecuzione, ma sappiate che tutte le idolatrie che verranno nel futuro faranno la stessa fine, fino a quando verrà l’ultimo giorno nel quale brillerà solo la verità che Gesù è il Signore; e chi si stacca volutamente da Lui, precipiterà nella sua scelta di vuoto e di orgoglio, mentre coloro che sono stati lavati nel suo Sangue (cioè che hanno creduto in Lui fino in fondo) entreranno nella nuova città e nella festa dei redenti" (Angelo Comastri, Apocalisse, Ed. Messaggero Padova, p. 17).

 

 

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.25 - dicembre 2004 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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