L'Apocalisse commentata da Don Dolindo Ruotolo

Le due bestie che sorgono dal mare e dalla terra

 

CAPITOLO XIV

 

Sia verginale il nostro carattere cristiano.

La Chiesa si trova sempre tra le due bestie che sorgono dal mare e dalla terra, si trova cioè tra le agitazioni dei popoli, tra i regimi che le ostacolano la vita, tra i Re e i capi di stato che la perseguitano, e tra le manifestazioni delle attività della terra che la insidiano, ossia tra gli agguati della falsa scienza, della falsa civiltà, e tra le seduzioni della vita terrena che avvelenano l’anima dei suoi figli, e provocano l’apostasia della mente, del cuore e della vita da Dio.

Lo stato penoso in cui si trova il mondo, e nel quale si trova la medesima Chiesa in certe sue epoche, è dovuto a queste due terribili insidie, contro le quali dolorosamente i suoi figli combattono malamente. I cristiani con molta facilità, infatti, o si asserviscono ai poteri prepotenti cercando con essi un accomodamento opportunistico, o si asserviscono allo spirito del mondo e cadono nelle mortali aberrazioni degli errori, delle false concezioni della vita, dello sfiguramento delle Scritture e dell’Evangelo, menando una vita che ha la lustra cristiana ma è pagana, o che è tutta pagana e conserva solo qualche povero cencio sdrucito di quello che era e dovrebbe essere la vita cristiana.

In questi momenti, dolorosi per la vita della Chiesa e delle anime nostre, il rimedio non può consistere negli adattamenti più o meno egoistici, opportunistici e ipocriti, occorre custodire gelosamente l’integrità del carattere cristiano come una vergine custodisce la propria integrità sia contro la violenza che contro la seduzione. Dobbiamo formare intorno all’Agnello Divino sul monte di Sion, cioè elevandoci in alto e guardando a Dio solo, il coro trionfante dei vergini, che non si lasciano inquinare nella mente e nella vita, e seguono il Re Divino dovunque Egli vada, senza pregiudiziali cioè nel seguirne la dottrina e la volontà integralmente, dovunque Egli li voglia condurre, secondo i grandi fini del suo amore. Questa verginale integrità di fede e di costumi dev’essere totalitaria, come totalitaria dev’essere l’integrità verginale d’una creatura. Qualunque ombra la offusca, e qualunque disorientamento della coscienza la copre di ignominie e di brutture. L’integrità cristiana importa per noi avere sulla fronte il nome di Gesù, professandoci apertamente e pienamente suoi seguaci, e importa avere il nome del Padre suo, compiendone la Volontà.

La nostra vita non può avere stonature, dev’essere un cantico, un’armonia di verità e di bene, un cantico di lode al Signore nel credergli veramente e completamente, e nel far corrispondere i costumi alla fede e la vita pratica al costume cristiano in ogni sua manifestazione. Credere, sperare, amare, ecco le tre parti armoniche della vita Cristiana, ecco l’accordo perfetto che solo può farla diventare un canto di lode e di amore innanzi a Dio. Come un suono incerto che esce fuori dalla tonalità di una musica la rende disarmonica e sgradita, così un’incertezza nella fede cristiana e cattolica, o una titubanza nell’osservanza di tutti e singoli i doveri cristiani distrugge l’armonia della nostra vita, che deve essere soprannaturale, avendoci Dio chiamati alla fede proprio per elevarci ad una vita superiore.

Il cantico della nostra vita cristiana, integra e totalitaria, dev’essere come voce di molte acque, perché deve diffondersi per fecondante edificazione del mondo; dev’essere come voce di gran tuono, per la forza del carattere, e come voce di cetre, per la soave dolcezza della carità. Il carattere cristiano non può stare rinchiuso nell’anima come se fosse un semplice sentimento, un’opinione, una personale persuasione o una pudibonda superstizione, dev’essere schietto come acqua, e dilagare intorno per far sorgere i germogli del bene in ogni attività della vita sociale. È logico, poiché se la Chiesa è una società soprannaturale di sua natura, ha per fine di effondersi nel mondo per dare a tutti e in ogni loro attività l’incommensurabile bene della Redenzione.

Il carattere cristiano non può essere timido nei manifestarsi, dev’essere come voce di gran tuono, che riesca a dominare e ad imporsi alle stolte manifestazioni della vita del mondo. Non dobbiamo essere dei timidi sopraffatti che si lasciano intimorire e non hanno voce da far valere i diritti di Dio e della Chiesa, dobbiamo avere una voce di gran tuono nella dolcezza della carità, in modo che il dominio dell’idea cristiana non sia un’imposizione violenta ma un’affascinante melodia di cetre, nell’armonia dei valori soprannaturali che essa propugna.

Il cantico della nostra vita totalitariamente cristiana è sempre nuovo, perché non è una teoria o un’opinione, ma è la vita vissuta per Dio solo. Comprati dal Sangue dell’Agnello di sopra la terra noi viviamo di grazia e d’amore, di verità e di bene; non filosofiamo, non siamo artefatti, siamo germogli vivi che spuntano dal Sangue del Redentore nel fecondante calore dello Spirito Santo. Ogni Santo è perciò una novità, come lo è ogni fiore e ogni frutto della terra, come lo è ogni vita che si sviluppa.

La Chiesa non è un’istituzione che invecchia, non è un cimelio del passato, benché conservi intatta la sua vetustà meravigliosa; il cantico della vita cristiana risuona innanzi ai quattro animali e ai seniori, in mezzo alla vita cioè che si sviluppa e s’espande e in mezzo alla vetustà della Chiesa, ma è sempre nuovo, di modo che là Chiesa appare sempre giovane, e i suoi figli sono sempre come primizie per Dio e per l’Agnello Divino.

Sul nostro labbro cristiano non deve trovarsi menzogna, dobbiamo vivere nella verità soprannaturale e non farci affascinare dal mondo che è tutto una menzogna, dobbiamo considerare la vita per quello che è e non come ce la presenta il mondo; dobbiamo vivere per ciò che è unica realtà, cioè per giungere all’eterna vita, e non per ciò che passa ed è menzogna vivente.

Menzogna è la vita dei sensi, perché è un’illusione, menzogna sono le esigenze dell’orgoglio, le avidità dell’avarizia, i diletti della lussuria, le vittorie dell’ira, le soddisfazioni della gola e gli ozi dell’accidia.

Menzogna sono le ipocrite convenienze sociali che non partono dalla carità, le eleganze che celano le turpitudini dello spirito e della carne, i sorrisi che nascondono l’inganno e le gioie che orpellano le più profonde infelicità del cuore.

Il cristiano vive di verità e cammina per la via che conduce all’eterna verità. Le massime dei Libri Santi che regolano la sua vita sono tutt’altro che puri idealismi, esse rispondono invece all’unica vera realtà della vita presente in armonia con quella futura. Nessuno è più realista di un cristiano, che guarda la vita e le cose della vita per quelle che sono.

Scuotiamo dunque da noi lo spirito del mondo, liberiamoci dalle schiavitù della materia, raduniamoci intorno all’Agnello Divino, formiamo il suo coro di amore, seguiamolo dovunque Egli vada e voglia condurci, ed intoniamo con Lui, in una vita nuova, un cantico nuovo, rinnovellandoci in Lui e per Lui.

Temiamo Dio riconoscendone l’infinita maestà e diamogli onore osservandone la Legge; crediamo veramente in Lui, Creatore di tutte le cose, e pensiamo che gli daremo un giorno conto minuto di ogni nostro pensiero e di ogni nostra azione. Il mondo con tutto il suo ignobile fasto e la sua effimera potenza cadrà, e chi l’avrà seguito sarà trascinato dalla sua caduta e berrà del vino dell’ira di Dio, perdendosi eternamente nell’inferno.

Sopportiamo con pazienza le pene della vita, che per noi sono un merito e un titolo per il possesso dell’eterna vita. La morte vista da questo aspetto sarà per noi una beatitudine e un riposo, e le opere buone che avremo fatte nella vita ci seguiranno. Il mondo che ci appare tra mendaci splendori che affascinano, sarà falciato e vendemmiato dalla giustizia di Dio, e tutta la sua apparente grandezza sarà sterminata. Non siamo così stolti da seguirlo, non siamo così deboli da farcene dominare, scuotiamo una buona volta il suo giogo, e ritorniamo in pieno alla Chiesa cattolica, apostolica romana.

 

Da "La Sacra Scrittura - L'Apocalisse" di Don Dolindo Ruotolo, pagg. 423-426 (pubblicato nel 1974 con Imprimatur di Mons. Vittorio. M. Costantini, Vescovo di Sessa Aurunca)

 

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A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Aprile 2007
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