La realtà in cui esistiamo è una simulazione al computer?

 

 

 

Fisici e filosofi autorevoli (fra questi c'è per esempio il premio Nobel per la fisica George Smoot) da qualche anno discutono seriamente sulla possibilità che l'universo di cui facciamo parte non sia altro che una simulazione creata da un'entità superiore e più intelligente. L'universo di cui facciamo parte non sarebbe costituito da altro che informazione; vale a dire ciò di cui sono fatti i software che utilizziamo quotidianamente nei nostri computer. Diversi enigmi su cui la fisica quantistica e l'astrofisica indagano senza esito da decenni (es.: l'origine del Big Bang, il comportamento paradossale delle particelle subatomiche in condizioni particolari, ecc.) potrebbero essere facilmente spiegati da questo nuovo paradigma che si propone. Questa ipotesi scientifica implicherebbe pertanto l'azione, e quindi l'esistenza, di un creatore, un Dio se vogliamo, quello stesso Dio che però da sempre gran parte della comunità degli scienziati tende a snobbare. E infatti questi scienziati si guardano bene dal dare un'impronta anche vagamente "religiosa" a queste loro speculazioni.

Per noi credenti questa ipotesi che oggi si avanza non comporterebbe alcun problema: non contrasterebbe con alcuna verità di Fede rivelataci. Ovviamente sapremo con certezza se tutto ciò è vero solo quando saremo alla presenza dell'Autore di tutte le cose, dopo la nostra dipartita da questa terra. Ma senza voler affermare certezze, l'assunto di questi uomini di scienza che Qualcuno ci abbia creati all'interno di una sofisticatissima rappresentazione virtuale nella quale ci è dato di esistere e operare (concettualmente paragonabile a Matrix o ai mondi virtuali che oggi ci sono familiari in ambienti come Second Life) è molto intrigante.

Se questi scienziati hanno ragione, Dio sarebbe dunque paragonabile ad un programmatore informatico che ha creato noi e quanto ci circonda servendosi di una sorta di calcolatore di potenza per noi oggi inimmaginabile. Ogni cosa, ogni essere vivente, ogni componente della materia e dell'energia, dalle galassie fino alle particelle subatomiche più microscopiche, esisterebbero in un "ambiente virtuale" (per rimanere nell'analogia col mondo informatico) da Lui creato, che tuttavia è parzialmente autonomo dal creatore nel suo funzionamento e che si auto-sostiene tramite sistemi e regole (leggi fisiche) ad esso organiche.

Nel tentativo ‒ francamente non facilissimo ‒ di conciliare le nostre convinzioni religiose con questa ipotesi, possiamo immaginare che l'anima e il corpo stessi di cui siamo dotati esistano e operino all'interno di questo ambiente virtuale, "girerebbero" (per usare ancora un termine mutuato dal gergo informatico) in esso alla stessa stregua del software di un computer. Ma queste due componenti del nostro essere esisterebbero su piani di elaborazione distinti. Dalla componente spirituale, l'anima appunto, scaturisce la coscienza, che si forma come conseguenza dei processi elaborativi che essa produce. L'anima ha capacità elaborative autonome che ci permettono di percepire, comprendere e di interagire con i nostri simili e con il mondo che ci circonda. In rapporto alla nostra anima, il corpo fisico di cui siamo dotati nella nostra vita terrena non sarebbe altro che una sorta di avatar (per restare nell'analogia con Second Life) presente solo in questo piano di elaborazione (l'esistenza terrena) dal quale alla morte la parte "spirituale", l'anima ‒ come già detto ‒, si "disconnette" per entrare in comunicazione con quello che noi definiamo comunemente l'Aldilà.

L'Aldilà possiede a sua volta altri piani di elaborazione distinti e differenti dal nostro. Quelli che, grazie alla Scrittura e alle rivelazioni private, ci è dato conoscere su questa terra (per quanto in maniera vaga e del tutto approssimativa) sono il Paradiso, il Purgatorio e l'Inferno. Ciascuno di questi è autonomo e nettamente separato dagli altri e possiede leggi proprie che ne regolano l'esistenza.

E se le cose stessero davvero così, da questa visione non possono che scaturire inevitabilmente ulteriori interrogativi, come per esempio: Dio è parte integrante di questo sistema (egli stesso è una sorta di algoritmo informatico autore di altri algoritmi) oppure è un'entità fisica che esiste solo all'esterno di esso e che quindi deve interfacciarsi con esso per interagirvi. Secondo molti di questi scienziati, il creatore della simulazione in cui viviamo potrebbe far parte di una civiltà tecnologicamente molto progredita (forse uno stadio molto evoluto della stessa civiltà umana), esso di conseguenza esisterebbe solo al di fuori della simulazione. Ma la natura trinitaria di Dio ci induce a considerare irrealistica questa ipotesi. È anzi probabile che Dio stesso sia parte integrante di questo sistema informativo di cui abbiamo discusso. E allora sorgerebbe spontanea un'altra domanda: chi ha creato questo sistema informativo e Dio stesso? [1] Ma fermiamoci qui perché il rischio a questo punto è di incartarci in interrogativi certo suggestivi ma del tutto speculativi che su questa terra non avranno mai una risposta certa.

Vi proponiamo su questo interessante tema l'articolo Viviamo tutti in una simulazione al computer? di Le Scienze.

Uno dei fenomeni più controintuitivi e paradossali e che secondo alcuni fisici potrebbe dimostrare il fatto che viviamo in una realtà simulata è quello che compare nel cosiddetto esperimento della doppia fenditura. In questo esperimento la luce muta le sue caratteristiche (da ondulatoria a corpuscolare) a seconda che i fotoni che la compongono vengano osservati/misurati o meno. Ciò implicherebbe l'esistenza di un sistema, un "agente intelligente", che cambia automaticamente la natura e il comportamento di un fenomeno fisico "su richiesta", per così dire, ossia solo quando si cerca di indagarne le componenti elementari (i fotoni nel caso della luce). Sembrerebbe quindi che venga fornita una rappresentazione della realtà tanto più puntuale quanto maggiore è il livello di dettaglio richiesto nell'osservazione del fenomeno, proprio come farebbe l'algoritmo di rendering di un software di realtà virtuale. Nel caso in questione, si passa da una rappresentazione "grossolana" del raggio di luce, quella ondulatoria, dove non vi è traccia di particelle ad una più puntuale in cui sono rilevabili i singoli fotoni. La prima rappresentazione, quella ondulatoria, sarebbe in assenza di una richiesta specifica da parte dell'osservatore ‒ quella preferenziale ("di default", per rimanere ancora nel gergo informatico) perché meno esigente in termini di risorse di calcolo. Non ci addentriamo qui in una spiegazione dettagliata del fenomeno con le sue implicazioni perché andremmo al di fuori degli scopi di questo articolo, ma per approfondire vi raccomandiamo la lettura del seguente articolo di Next: Il nostro mondo è reale?.

 

L'esperienza di premorte di uno scienziato sembrerebbe confermare questa ipotesi

Vladimir Grigorievich Efremov

Curiosamente, possiamo trovare concetti analoghi a quelli a cui abbiamo appena accennato anche nell'esperienza di premorte (o NDE) riferita dallo scienziato russo Vladimir Grigorievich Efremov. Efremov, che soffriva di bronchite cronica, nel marzo 1983, dopo un forte e prolungato colpo di tosse, ebbe un improvviso blocco respiratorio. Seguì quindi un arresto cardiaco e una transizione verso uno stato di morte clinica. Efremov allora si sentì privato del suo corpo terreno, che non percepiva più, e si trovò a vivere la sensazione come di entrare volando in un gigantesco tunnel.

Lo scienziato racconta: «Gli oggetti “in luce” sono presentati sotto forma di blocchi di informazione, il cui contenuto determina la localizzazione dell'oggetto, così come i fenomeni e le proprietà manifestate quando l'oggetto interagisce con altri oggetti. Tutto si trova con il resto in una relazione causale. Le proprietà e gli oggetti sono racchiusi in un’unica struttura informativa globale, in cui tutto va come specificato da un soggetto ‒ cioè Dio ».

E aggiunge:  «Sembra più un gigantesco gioco per computer. Ma entrambi i mondi, il nostro e quello, lì sono reali. Essi interagiscono costantemente tra loro, anche se separati l’uno dall’altro, e formano un insieme, voluto dal soggetto ‒ Dio ‒, un qualcosa di intellettuale e globale. Il nostro mondo è per noi più facile da comprendere, ha, di regola, una rigida cornice di costanti che assicurano l'inviolabilità delle Leggi della Natura, e l'inizio degli eventi è il tempo. L’aldilà invece non è affatto costante, rispetto al nostro mondo, e può mutare. Le basi per la costruzione di quel mondo costituiscono informazioni di istruzione [...] Così come sulla Terra avviene nelle condizioni di simulazione al computer. Ho capito che l’uomo ci vede quello che ci vuole vedere. È per questo che la descrizione di persone che sono sopravvissute alla morte differiscono l’una dall’altra. L’uomo giusto vede il paradiso, il peccatore l’inferno… Per me la morte non era paragonabile con niente vissuto sulla Terra. Anche l’amore di una donna, rispetto a ciò che ho provato li, era niente...». Ragionando sulla base della comprensione che ebbe dell'aldilà, afferma: «I processi lì non procedono linearmente, come nel nostro [mondo], non si prolungano nel tempo. Vanno simultaneamente e in tutte le direzioni».

E sulla comprensione di Dio che ebbe in quel momento spiega: «Mi sono reso conto che ero come accompagnato da un qualcuno di onnipresente. E Lui aveva possibilità illimitate, ed era pieno d’amore». «Nel Vangelo di Giovanni si dice che “in principio era il Verbo”, cita Efremov. “E il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”. Non è questo un indizio del fatto che nella Scrittura il termine “Verbo” non significhi una parola realmente pronunciata, ma una certa essenza informativa globale, che include il contenuto onnicomprensivo di ogni cosa?».

 

 

 

Note:

[1] Don Guido Bortoluzzi, il quale tra il 1968 e il 1974 ricevette dal Signore 8 rivelazioni sulle origini della Terra e dell'Uomo, nei sui appunti scrive che "In principio", prima che Dio iniziasse la sua opera creatrice, c'era il nulla infinito, buio, freddo, silenzioso. Solo Dio esisteva, da sempre, Pensiero Puro, inimmaginabile (cfr. LA GENESI SVELATA - Compendio degli scritti di don GUIDO BORTOLUZZI, Renza Giacobbi, Youcanprint Self-Publishing, pag. 10). Don Bortoluzzi afferma che Dio esisteva da sempre, per cui non sarebbe stato creato da alcuno. E la Bibbia stessa dice più volte che Dio è eterno (Genesi 21,33; Deuteronomio 33,27; Giobbe 36,26; Tobia 13,2; Salmi 89,2; Isaia 57,15; Baruc 4,8; Daniele 4,31).
Inoltre osserviamo che l'espressione "Pensiero Puro", usata da don Bortoluzzi in riferimento a Dio, rivela una straordinaria affinità con il concetto di "essenza informativa globale" col quale Vladimir Efremov spiega il termine "Verbo" che troviamo nella Scrittura. Ciò sembrerebbe avvalorare l'ipotesi che la natura di Dio e dell'Universo da Lui creato è fondamentalmente informativa.

 

 

Fonti:

L'articolo di Le Scienze "Viviamo tutti in una simulazione al computer?" che ripropone in italiano quanto pubblicato da Scientific American nell'aprile 2016 come copertura del convegno Isaac Asimov Memorial Debate tenutosi quell'anno nel American Museum of Natural History di New York;
L'articolo di RussiaNews "L’Aldilà esiste: ci sono stato", testo tradotto dal russo da Svetlana Krupnik;
Il video "За порогом жизни - Опыт учёного конструктора" ("Oltre la soglia della vita: l'esperienza di uno scienziato progettista");
L'articolo "Владимир Ефремов";
L'articolo "СМЕРТЬ – ЭТО ДВЕРЬ В ДРУГОЙ МИР", basato sul materiale pubblicato nella rivista "Научно-технические ведомости" ("Dichiarazioni scientifiche e tecniche"), San Pietroburgo;

 

 

A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Settembre 2020
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