CONCILIO E ANTI-CONCILIO

(Prima parte)

 

 

 

Smettiamola di inventare e seguire false contrapposizioni. Il problema non e essere pre-conciliari o post-conciliari, una falsa contrapposizione inventata dalla mentalità e dall’ideologia modernista: il problema è essere fedeli o infedeli al vero Concilio. Il rimedio alla crisi è costituito dal ritorno al Concilio interpretato e vissuto correttamente e non stravolto da false interpretazioni. Da una parte, dunque, abbiamo il vero Concilio e la sua retta interpretazione: dall’altra parte abbiamo false e devianti interpretazioni (anti-concilio) che mirano a stravolgere il volto del Vaticano II. Il rimedio consiste nel tornare al Concilio Vaticano II autentico, e quindi ad un’autentica riforma nella Chiesa. Bisogna tornare - come dice il Card. Ratzinger - ai testi autentici del Concilio Vaticano II: una lettura attenta, approfondita e meditata di tutti i suoi documenti, in tutte le loro parti, documenti letti in "sinossi", letti cioè nell’unità e non contrapponendo falsamente un documento ad un altro documento. Inoltre il Concilio va letto all’interno della Tradizione viva della Chiesa, perché Papa Giovanni XXIII che l’ha voluto e l’ha aperto ha dichiarato esplicitamente nel discorso di apertura che la dottrina di sempre della Chiesa non era in discussione, ma solo la sua presentazione al mondo moderno. Quindi nessuna frattura dottrinale tra il Concilio e il Magistero della Chiesa precedente e successivo al Concilio.

 

1) IL CONCILIO AUTENTICO E LA SUA FALSIFICAZIONE: L’ANTI-CONCILIO

Don Guglielmo Fichera

Il Concilio Vaticano II, di fronte alla sfida dell’ateismo, ha riproposto e ravvivato, nella sua autenticità e nella sua pienezza, la bellezza della fede cattolica. Il Concilio va letto alla luce di tutta la genuina tradizione della Chiesa, di cui è espressione e realizzazione, non in contrasto con la Tradizione stessa né, tantomeno, va visto come un momento di rottura con essa. Il 21° Concilio ecumenico della Chiesa è un atto del Magistero solenne della Chiesa Cattolica, un Magistero che si presenta sempre come "sviluppo nella continuità", o come "continuità nello sviluppo". Letture distorte del Concilio, interpretazioni faziose e ideologiche del Concilio, dove si sono realizzate, hanno compromesso la possibilità che portasse frutti di maturità e di promozione della fede, mentre dove è stato vissuto fedelmente ha portato una nuova primavera dello Spirito.

Bisognerà allora distinguere bene, sempre, tra Concilio autentico e anti-Concilio, tra la sua realizzazione autentica e la sua contraffazione dovuta a letture ideologiche, ad applicazioni settarie, a manomissioni faziose. La caratteristica di fondo dell’anti-Concilio è stata quella di compromettere la fede con le ideologie e gli idoli di moda.

Alcune false interpretazioni dei documenti conciliari ne hanno relativizzato gli insegnamenti, Oppure ne hanno modificato lo spirito, in qualche caso anche i contenuti, per esaltare questa o quella opinione personale. I. Congar, proprio perché era cosciente del rischio di una non corretta interpretazione del Concilio ha scritto un’opera dal titolo significativo di: "Vera e falsa riforma". L’esperienza di questi anni dimostra che sono pochissime le persone che hanno letto personalmente e direttamente i documenti del Concilio e che li hanno letti nella loro interezza e completezza. Ancora più carente poi è la lettura del Concilio in sinossi con i corrispondenti documenti che hanno preceduto il Concilio e quelli che lo hanno seguito.

 

LA CHIESA È CATTOLICA NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

La Chiesa, infatti, è cattolica (katà-olon = universale nel senso di secondo il tutto; secondo la totalità e l’integralità; cfr. C.C.C., n. 830) non solo nello spazio (l’una e unica Chiesa è diffusa in tutto il mondo), ma anche nel tempo (l’una e unica Chiesa, lo stesso insegnamento di Cristo, è presente in tutti i tempi). Il Concilio è stato conosciuto più attraverso gli slogan e le letture distorte che di esso hanno fatto i giornali, i mass-media e alcuni teologi, che non attraverso uno studio personale, diretto e comparato di tutti i suoi documenti: tutti sanno che si è giunti fino ad un "magistero parallelo" dei teologi. Non e difficile pensare, allora, che l’anti-Concilio ha trovato un terreno favorevole alla sua nefasta influenza.

2) GIOVANNI PAOLO II E L’ANTICONCILIO

Un esempio proprio molto chiaro di quanto stiamo affermando ci viene dal magistero del nostro Papa Giovanni Paolo II infatti, nella "Pastores Dabo Vobis" al n. 11, a proposito della crisi d’identità del sacerdote, afferma che essa è nata proprio da una errata comprensione del magistero conciliare: "Questa crisi - dicevo nel discorso al termine del Sinodo - era nata negli anni immediatamente successivi al Concilio. Si fondava su un errata comprensione, talvolta persino volutamente tendenziosa, della dottrina del magistero conciliare. Qui indubbiamente sta una delle cause del gran numero di perdite subite allora dalla chiesa, perdite che hanno gravemente colpito il servizio pastorale e le vocazioni al sacerdozio, in particolare le vocazioni missionarie. /.../ Per questo il Sinodo ha ritenuto necessario richiamare, in modo sintetico e fondamentale, la natura e la missione del sacerdozio ministeriale, così come la fede della Chiesa le ha riconosciute lungo i secoli della sua storia e come il Concilio Vaticano II le ha ri-presentate agli uomini del nostro tempo".

"Il Papa Giovanni Paolo II, nella Plenaria della Congregazione per la Dottrina della fede, tenutasi il 28 gennaio 2000, ha affermato: "In questi ultimi anni, in ambienti teologici ed ecclesiali è emersa una mentalità tendente a relativizzare la rivelazione di Cristo e la sua mediazione unica ed universale in ordine alla salvezza, nonché a ridimensionare la necessità della Chiesa di Cristo come sacramento universale della salvezza". /.../ In effetti il rilievo del Papa è dovuto al fatto che il relativismo "relativizza" la rivelazione cristiana, giudicando eccessiva la rivelazione di Gesù Cristo di essere l’unico Salvatore del mondo. "La ragione di fondo di questa asserzione — ha detto Giovanni Paolo II — pretende di fondarsi sul fatto che la verità di Dio non potrebbe essere colta e manifestata nella sua globalità e completezza da nessuna religione storica, quindi neppure dal cristianesimo e nemmeno da Gesù Cristo". /.../ "È dunque errato considerare la Chiesa come una via di salvezza accanto a quelle costituite da altre religioni, le quali sarebbero complementari alla Chiesa, pur se convergenti con questa verso il Regno di Dio escatologico — aggiunge sempre Giovanni Paolo II — perché questa equiparazione toglierebbe senso al mandato del Signore (cfr. Mt 28,19-20: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato"), mandato del Signore che invita i suoi fedeli ad annunciare che Gesù Cristo è "la Via, la Verità e la Vita" (Gv 14,6)"  (Il Timone, bimestrale di formazione e informazione apologetica, Anno II, n.6 — Marzo/Aprile 2000, pp. 22-23).

3) ANTI-CONCILIO "DENTRO" ALCUNI ASPETTI DELLA CHIESA

"Sono convinto - dice il Cardinale J. Ratzinger - che i guasti cui siamo andati incontro in questi venti anni (1965-1985) non siano dovuti al Concilio "vero" ma allo scatenarsi, all’interno della Chiesa, di forze latenti aggressive, centrifughe, magari irresponsabili oppure semplicemente ingenue, di facile ottimismo, di un’enfasi sulla modernità che ha scambiato il progresso tecnico odierno con un progresso autentico, integrale. E all’esterno, all’impatto con l’ideologia liberal-radicale di stampo individualistico, razionalistico, edonistico". Dunque, la parola d’ordine, l’esortazione a tutti i cattolici che vogliano rimanere tali, non è certo un "tornare indietro"; bensì "tornare ai testi autentici del Vaticano II autentico" (Rapporto sulla fede, Ed. Paoline, 1985, p. 28).

Non è dunque il Vaticano II e i suoi documenti che fanno problema. Semmai, per molti, il problema è costituito da molte interpretazioni di quei documenti che avrebbero condotto a certi frutti dell’epoca post-conciliare. /.../ È incontestabile che gli ultimi vent’anni (1965-1985) sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa Cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di papa Giovanni XXIII e poi di PaoloVI. /.../ I Papi e Padri conciliari si aspettavano una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro ad un dissenso che - per usare le parole di papa Paolo VI - è sembrato passare dall’autocritica all’autodistruzione. /.../ ad un processo progressivo di decadenza che si è venuto sviluppando in larga misura sotto il segno di un richiamo ad un presunto ‘spirito del Concilio’ e che in tal modo lo ha screditato" (Rapporto sulla Fede, ed. cit., p.27).

 

ROVESCIAMENTO DEI TESTI DEL CONCILIO

"Circolano dei facili slogans. Secondo uno di questi, ciò che oggi conta sarebbe solo l’ortoprassi, cioè il "comportarsi bene", "l’amare il prossimo". Sarebbe invece secondaria, se non alienante, la preoccupazione per l’ortodossia e cioè il "credere in modo giusto", secondo il vero senso della Scrittura letta all’interno della Tradizione viva della Chiesa.

Slogan facile perché superficiale: infatti i contenuti dell’ortoprassi, dell’amore per il prossimo, non cambiano forse radicalmente a seconda dei modi di intendere l’ortodossia? La scelta di una retta azione non presuppone, forse. un retto pensiero, non rinvia, forse, alla ricerca di una ortodossia?" (Rapporto sulla fede, ed. cit., pp. 19-20). "Io resto ogni volta meravigliato dall’abilità di teologi che riescono a sostenere l’esatto contrario di ciò che sta scritto in chiari documenti del Magistero. Eppure quel rovesciamento è presentato con abili artifici dialettici, come il significato vero del documento in questione" (Rapporto sulla fede, ed. cit., pp. 21-23).

Dal punto di vista di una dimensione religiosa "non hanno più senso quegli schemi (conservatore-progressista; destra-sinistra) che vengono dalle ideologie politiche e non sono, dunque, applicabili alla visione religiosa. /.../ "Il Concilio - dice - voleva segnare il passaggio da un atteggiamento di conservazione ad un atteggiamento missionario. Molti dimenticano che il concetto conciliare opposto a "conservatore" non è "progressista’, ma missionario (Rapporto sulla fede, ed.cit., pp. 8-9).

 

SPIRITO E ANTI-SPIRITO DEL CONCILIO VATICANO II

"Come chiarirò ampiamente, la mia diagnosi è che si tratti di un’autentica crisi che va curata e guarita. /.../ Ritornare ai documenti del Vaticano II è di particolare attualità: ci danno strumenti giusti per affrontare i problemi d’oggi. Siamo chiamati a ricostruire la Chiesa non malgrado il Concilio, ma grazie al Concilio vero". A questo Concilio "vero", stando ancora alla sua diagnosi, "già durante le sedute del Concilio e poi via sempre di più nel periodo successivo si contrappose un sedicente ‘spirito del Concilio’ che in realtà ne è un vero ‘anti-spirito’.

Secondo questo pernicioso anti-spirito tutto ciò che è 'nuovo' (o presunto tale: quante antiche eresie sono riapparse in questi anni, presentandolo come novità!) sarebbe sempre e comunque migliore di ciò che c’è stato oppure c’è. E l’anti-spirito secondo il quale la storia della Chiesa sarebbe da far cominciare dal Vaticano II, visto come una specie di anno zero" (Rapporto sulla fede, ed.cit,, pp. 32-33).

 

 QUESTO ANTI-SPIRITO È L’ANIMA DELL’ANTI-CONCILIO.

"L’intenzione del Papa che prese l’iniziativa del Vaticano II, Giovanni XXIII, e di quello che lo continuò fedelmente, Paolo VI, non era affatto di mettere in discussione il depositum fidei che, anzi, entrambi davano per indiscusso, ormai messo al sicuro. /.../ Il Vaticano II non voleva di certo cambiare’ La fede, ma ripresentarla in modo efficace (cfr. Gaudium et Spes, n. 62 b). /.../ Molti degli effetti concreti quali li vediamo ora non corrispondono alle intenzioni dei Padri conciliari /.../ il cattolico che con lucidità, e dunque con sofferenza, vede i guasti prodotti nella sua Chiesa dalle deformazioni del Vaticano II, in quello stesso Vaticano II deve trovare la possibilità della ripresa (Rapporto sulla fede, ed.cit., pp. 33-38).

 

VERA E FALSA APERTURA AL MONDO

Un’altra fonte di equivoci, per come e stata interpretata, è quella che riguarda, l’apertura al mondo. Nel Vangelo di Giovanni il termine "mondo" ha tre significati: 1) mondo, nel senso di creazione di Dio; 2) mondo, nel senso di umanità; 3) mondo, nel senso di mondo ostile a Dio, il mondo degli idoli, il mondo satanico (cfr. Paolo VI, Discorso 5/4/1967). Ci si apre alla persona del fratello, all’umanità, ma non ci si apre agli idoli, al male, al terzo significato del termine "mondo", alle ideologie, e agli stili di vita secolarizzati.

"Il dialogo con il mondo - dice il Card. Ratzinger - è possibile solo sulla base di una identità chiara /.../ L’identità ferma e condizione dell’apertura. /.../ Mentre da parte di molti cattolici c’è stato in questi anni uno spalancarsi senza filtri e freni al mondo, cioè alla mentalità moderna dominante, mettendo allo stesso tempo in discussione le basi stesse del ‘depositum fidei’ che per molti non erano più chiare. Mostrerebbe di non conoscere né la Chiesa né il mondo chi pensasse che queste due realtà possono incontrarsi senza conflitto o addirittura identificarsi". "Non sono i cristiani che si oppongono al mondo. E’ il mondo che si oppone a loro quando è proclamata la verità su Dio, su Cristo, sull’uomo. Dopo la fase delle ‘aperture’ indiscriminate, /.../ È tempo di ritrovare il coraggio dell’anticonformismo, la capacità di opporsi, di denunciare molte delle tendenze della cultura circostante, rinunciando a certa euforica solidarietà post-conciliare" (Rapporto sulla fede, ed.cit., pp. 34-35). "Va affermato a chiare lettere che una reale riforma della Chiesa, presuppone un inequivocabile abbandono delle vie sbagliate che hanno portato a conseguenze indiscutibilmente negative" (Rapporto sulla fede, Ed. Paoline, 1985, pp. 27-28)

4) ALCUNE PRECISAZIONI DOVEROSE

A) Giovanni XXIII, nel Discorso di apertura del Concilio, aveva detto con chiarezza che Lui non ha convocato il Concilio Vaticano II per "discutere temi dottrinali" ma perché il "sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace" (Concilio Vaticano II — Documenti, EDB, 1992, n. 45, p. 93 e n. 54, p. 95); il Concilio fu convocato perché "l’integra dottrina, senza attenuazioni o travisamenti" sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo" sia presentata — questa dottrina — cioè con "una forma adatta al nostro tempo, conservando ad essa tuttavia lo stesso senso e la stessa portata" (op. cit. n. 55, p. 95). Dopo il Concilio, c’è stata una parte di buoni pastori che si è impegnata a vivere e incarnare il Concilio nella vita della Chiesa, ma c’è stata anche un’altra parte, che inquinata da false interpretazioni del Concilio, ha cercato in tutti i modi di appoggiare e sostenere personaggi o teologie equivoche o devianti che miravano proprio a modificare o travisare quella dottrina della Chiesa che Giovanni XXIII dichiarava "certa ed immutabile" (op. cit., n. 55, p. 95). E Papa Giovanni XXIII non era certamente un "tradizionalista"!!! Il Concilio, come ha espressamente dichiarato Papa Giovanni XXIII è stato un Concilio pastorale, un Concilio che si proponeva di trovare i modi per porgere il Cristo di sempre agli uomini di oggi. Solo due documenti del Concilio sono dogmatici (la Lumen gentium e la Dei Verbum) tutti gli altri non lo sono!!

B) Che c’entrano col Concilio le opinioni largamente devianti e gli errori di Hans Kung (cfr. E.V. 6/1977-1979. nn. 1946-1951, pp. 1299-1301), di Leonardo Boff (cfr. EV. 9/1983-1985, n. 1426-1430, pp.l387-1390), di Padre Bulànyi (cfr. E.V., 10/1986-1987, nn. 871-893, pp. 646-659), di padre Jacobi Pohier (cfr. EV., 6/1977-1979, nn. 1270-1271, pp. 889-891), di Mons. Marcel Lefebre (cfr. E.V. I l/1988-l989/ n. 1196-1205, pp. 692-7055), e infine quelle di Eddward Shillebeecks sul laico che può essere ordinato prete dalla comunità locale (E.V., 9/1983-1985, un. 832-835, pp. 831-835)? Cosa c’entrano col Concilio le farneticanti opinioni: "Gesù non voleva i sacerdoti" (Adista 2/5/2001). Il Concilio ha chiaramente affermato la sacramentalità dell’episcopato del presbiterato e del diaconato (Lumen gentiurn, Cap. III; cfr. L.G. n.10-11;: P.O. n.1 b; n. 2 b-c-d; n. 3). Perché ci si vuole mettere contro il Concilio?

Le opinioni devianti di Franco Barbero, di Eugen Drewermann, del Vescovo Gaillot, gli "insegnamenti di teologia morale che mettono in discussione l’intero patrimonio morale della Chiesa, le posizioni teologiche dissonanti dalla fede della Chiesa, insegnate addirittura anche in Seminari e Facoltà teologiche" (Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, n. 4); le filosofie contestate dal Papa nell’enciclica "Fides et Ratio" (cfr. nn. 87-90), tra cui il marxismo? È sconcertante e fuori luogo, contestare l’enciclica "Fides et Ratio" e definire Lutero addirittura "profeta cattolicissimo" Adìsta (30/1/1999) e anche schierarsi a favore dell’eutanasia addirittura citando motivi teologici (Adista 17/2/2201)

 

PRETI COMUNISTI

C) Cosa c’entrano col Concilio poi tutti i vari preti (più o meno anche variamente mascherati), compromessi col comunismo di ieri e di oggi, integro, modificato o aggiornato che sia! Cosa c’entrano col Concilio questi catto-comunisti (culturalmente più comunisti che cattolici!) o altri personaggi squalificati o alla deriva, come questi? Ricordo che, sempre il Concilio, aveva indicato: "I presbiteri non si mettano mai al servizio di una ideologia o umana fazione ma, come Araldi del Vangelo e Pastori della Chiesa, si dedichino pienamente all’incremento spirituale del Como di Cristo" (Presbiterorum ordinis, n. 6 g). Tutti ricorderanno il caso dell’abate di San Paolo fuori le Mura a Roma, Giovanni Franzoni che invitò a votare per l’aborto, il divorzio si presentò nelle liste del PCI (allora, nel 1976, marxista-leninista) e che ha lasciato il sacerdozio e la vita religiosa, è andato in Giappone dove ha sposato una sindacalista, ovviamente, della CGIL giapponese.

Il Concilio aveva chiaramente condannato non solo il comunismo (Gaudium et Spes, n. 21, nota 16 nella quale è citata tutta la Divini redemptoris di Pio XII e non solo un pezzettino) ma anche tutti i regimi totalitari (Gaudium et Spes. n. 73 e). Giovanni XXIII nella Mater et Magistra ha ribadito che tra comunismo e cristianesimo c’è un’opposizione radicale (n. 22). Papa Paolo VI nella Octogesima adveniens ha messo in guardia da collaborazioni sbagliate sia con qualsiasi ideologia (nn. 26-37, cfr. in particolare il n. 34; cfr. nn. 48-50) sia con chi promuove una falsa antropologia, un falso umanesimo, per evitare il pericolo che essi conducano a particolarismi egoistici e a totalitarismi oppressori (n. 49). La stessa posizione di inconciliabilità l’ha riaffermata il C.C.C., al n. 2425 e al n. 676. L’incompatibilità tra cattolicesimo e comunismo è riconosciuta chiaramente persino dagli esponenti della sinistra di oggi: sono solo i catto-comunisti che hanno ancora gli "occhi chiusi". Venerdì 1 agosto 2003, Lidia Ravera, sul suo quotidiano l’Unità, scrive un articolo per contestare il Vaticano e il documento che dice "no" alle coppie gay, ed esordisce con una "professione di fede" che indica con chiarezza la distanza tra le nostre culture: "Noi laici /.../ ci piaceva marciare insieme ai cattolici /.../ anche se sono di culture lontane e apparentemente inconciliabili con la nostra" (p. 1).

D) Il Concilio Vaticano II non ha niente a che vedere con l’aborto (Gaudium et Spes, n. 51 c), il divorzio (Gaudium et Spes, n. 47 b), l’eutanasia (Gaudium et Spes, n. 27 c), i matrimoni gay (cfr. Gaudium et Spes, un. 48-50), i laici che "celebrano" la Messa, i preti culturalmente comunisti (cfr. Presbyterorum ordinis, n. 6 g). Le indicazioni del Concilio sono chiare e semplici, la loro applicazione, invece, e stata in alcuni ambiti, spesso confusa o falsa. Visto che si fa continuamente riferimento al Concilio, cerchiamo di rispettarlo e di metterlo in pratica, invece di travisarlo o tradirlo.

E) Il cattolico autentico vive e promuove una comunione a quell’unica Chiesa Cattolica guidata in modo mirabile, profetico e autentico da quel grandissimo profeta del nostro tempo che è il Papa Giovanni Paolo II.

Papa Giovanni Paolo II (così come i Papi che lo hanno preceduto) è la vera guida e l’interprete autentico del Concilio Vaticano II. Noi non possiamo accettare chi ci propone una specie di Chiesa sostituiva e abusiva a quella guidata da Papa Giovanni Paolo II ed esalta falsi maestri, falsi profeti oppure false posizioni, in contrasto col Concilio e col Catechismo della Chiesa Cattolica.

Tutta la Redazione del giornale ritiene e crede che il Concilio Valicano II autentico lo interpretano il Papa (tutti i Papi) con i vescovi in comunione con lui e non i singoli teologi, sacerdoti, vescovi, tantomeno faziose agenzie giornalistiche o addirittura personaggi squalificati e sospesi a divinis o scomunicati.

5) INFEDELTÀ NEI CONFRONTI DEL VERO CONCILIO

1) Il Concilio aveva detto che i cristiani dovevano risanare, se ce n’erano, le istituzioni e le condizioni del mondo che spingono i costumi al peccato. Ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche nelle cose temporali, può essere sottratta al comando di Dio" (Costituzione dogmatica, Lumen gentium, n. 36 c-d).

Sempre il Concilio aveva detto che i laici devono ordinare le cose temporali secondo Dio, illuminandole ed ordinandole in modo che sempre siano fatte secondo Cristo (Lumen gentium, n. 31).

Dopo il Concilio invece questa pura dottrina del Concilio è stata falsamente giudicata da quanti erano compromessi col secolarismo, come se fosse una forma di integralismo. Rinnegando così la fede e il Concilio, c’è stata da parte di costoro, una corsa a prostituirsi con le ideologie di moda cedendo ad una visione schizofrenica della vita politica rispetto la fede. Comportandosi così da "mercenari" hanno fatto non solo entrare il "lupo" del secolarismo e del paganesimo, ma si sono convertiti al modernismo e al secolarismo. Invece della pura dottrina del Concilio negli anni successivi al Concilio questi cristiani infedeli, hanno contribuito a far approvare leggi che non solo "spingono i costumi al peccato", ma sono peccato in sé stesse: l’aborto è un crimine, un delitto, un assassinio, mai potrà diventare un diritto!! La legge sul divorzio è stata presentata addirittura da un democristiano (insieme ad un socialista) e il democristiano Andreotti ha firmato la legge sull’aborto, sebbene oggi riconosca che è stato un errore e che se tornasse indietro non lo farebbe più. Tanti cattolici infedeli hanno contribuito a far approvare queste due leggi inique.

2) Il Concilio aveva chiesto di prendere S. Tommaso come guida e maestro negli studi teologici, (cfr. Optatam totius, n. 16; Gravissimum educationis, n. 10) invece, dopo il Concilio, l’indicazione del Concilio è stata largamente disattesa e addirittura combattuta: c’è stata una vera e propria "caccia" al tomista e a far fuori il tomismo, una specie di nuova "caccia alle streghe". C’è voluto il grande Giovanni Paolo II, con la Fides et Ratio, a ricordare agli "smemorati" e agli "infedeli" l’insegnamento del vero Concilio sul tomismo essenziale.

3) Il Concilio aveva chiaramente detto che l’impegno in politica spetta ai laici (Apostolicam actuositatem. n. 13: n. 7 f-g; Lumen gentium. n. 31; n. 36; Gaudium et Spes, n.43; nn. 73-76) secondo la dottrina sociale della Chiesa (Apostolicam actuositatem, n. 31,2) e invece dopo il Concilio, tanti preti si sono addirittura presentati come candidati nelle liste del PCI o della sinistra extraparlamentare e, una pane di loro, è stata anche eletta!

4) Nel Decreto Perfectae caritatis il Concilio aveva detto che ogni istituto religioso doveva tornare allo spirito primitivo degli istituti stessi (n. 2 a), e di interpretare e osservare lo spirito e le finalità propria dei Fondatori, come pure le sane tradizioni (n. 2 c). È stato fatto? La crisi di questi anni come ha riguardato i preti diocesani ha toccato anche una parte dei religiosi, che nei casi denunciati o ha abbandonato il convento oppure si è compromessa con la falsa teologia della liberazione che fa capo al "religioso" Leonardo Boff. Se ne trova traccia nelle testimonianze di religiosi seri ed equilibrati. Un esempio di come il secolarismo può incidere anche nella vita della Chiesa ce lo indica Raniero Cantalamessa: "Ci sono dei pastori che sono, di fatto, ritornati al servizio delle mense. Si occupano di ogni sorta di problemi materiali, economici, amministrativi, talvolta perfino agricoli, che esistono nella loro comunità (anche quando si potrebbero benissimo lasciar fare ad altri) e trascurano il loro vero, insostituibile servizio. Il servizio della Parola esige ore di lettura, studio, preghiera". (Raniero Cantalamessa, I misteri di Cristo nella vita della Chiesa, Editrice Ancora, Milano, 1992, pp. 354-355). Un altro aspetto della incidenza negativa del secolarismo può essere costituito dal cattivo esempio di un religioso che trascura il suo carisma (cfr. Lumen gentium, nn. 43-47) per dedicarsi solo ad attività sociali che, pur buone, sono però il campo d’azione specifico dei laici come insegna il Concilio Vaticano II (Lumen gentium, n. 31; 36 b-c-d; Gaudium et Spes, n. 43 d; n. 72; Decreto sull’Apostolato dei laici, a. 7 f-g). I Religiosi che trascurano il loro carisma profetico per dedicarsi solo ad opere di assistenza sociale mostrano di ignorare che la dimensione sociale è importante, ma non deve essere a scapito della dimensione mistica e contemplativa.

Tutto questo non ha niente a che vedere col Concilio né con la sua corretta applicazione.

Alcuni religiosi, con la loro controtestimonianza non sono tornati allo spirito dei fondatori ma allo spirito di prostituzione e di compromesso col mondo secolarizzato e con le sue ideologie di moda.

 

LITURGIA

5) Il Concilio, nella Sacrosanctum concilium aveva detto che la Messa e la ripresentazione del sacrificio di Cristo (n. 47); dopo il Concilio si è fatto a gara ad allontanarsi da questa splendida definizione e a cercare di trasformare la messa solo in un ricordo, solo in un banchetto, alla maniera protestante. C’è voluto Giovanni Paolo II, nella sua recente enciclica sull’Eucaristia, per ristabilire e ribadire l’insegnamento del vero Concilio. Il Concilio, nella stessa costituzione, aveva dichiarato che "la Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio, perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale" (n. 116). Aveva anche indicato che si "conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della Musica sacra. /.../ e che in ogni azione sacra celebrata in canto tutta l’assemblea dei fedeli possa dare la sua partecipazione attiva" (n. 114). E stato fatto? Si è assistito invece, proprio dopo il Concilio, ad una violenta eliminazione del gregoriano, per far posto a "messe beat" e a "complessini e musica rock" in Chiesa.

Sempre la stessa costituzione aveva indicato: "Si possa concedere, nelle Messe celebrate con partecipazione di popolo, una congrua parte alla lingua volgare, specialmente nelle letture e nella "Orazione comune", e, secondo le condizioni dei vari luoghi, anche nelle parti spettanti al popolo. Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell’Ordinario della Messa che spettano ad essi" (n. 54). "L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini. /.../ Si possa concedere alla lingua volgare una parte più ampia, specialmente nelle lettura e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti" (n.38). Proprio dopo il Concilio, invece, si è assistito ad una completa scomparsa e ad una vera persecuzione contro queste indicazioni con l’uso totale della lingua volgare. Mentre il Papa a Pasqua, a Natale e nelle solennità celebra la Messa, a S. Pietro - in parte in Latino come dice il Concilio - se uno di noi fa lo stesso viene guardato sempre con diffidenza e squalificato come fosse espressione di oscurantismo e di infedeltà. Un maggiore equilibrio e una maggiore fedeltà ai testi del Concilio avrebbe evitato unilateralità e squilibri. Sempre la Sacrosanctum concilium aveva chiesto che la pietà popolare fosse valorizzata, sebbene ordinata in modo da essere in armonia con la Sacra Liturgia (n. 13). Invece proprio dopo il Concilio si è assistito ad una vera e propria battaglia di tipo "iconoclasta" contro le devozioni e la pietà polare.

 

DOTTRINA CATTOLICA

6) Il Concilio non aveva intenzione di ...riscrivere il catechismo, ma all’interno dei fini che si era posti, ribadì punti fondamentali quali quelli sulla Creazione e sul peccato originale (L.G.,2; Gs, 13); sulla concezione verginale di Gesù da Maria (LG, 52-53; n. 57); la soddisfazione operata da Gesù al Padre (SC, 5; LG. 28 b: PO, 13;) sul sacrificio della Croce perpetuato nel sacrificio della Messa (LG, 3; SC, 47-48); la presenza reale e la conversione eucaristica (LG. 26; GS. n. 38,e); la Messa offerta per le mani dei sacerdoti (LG, 11,b; 28,a;) sulla natura sacramentale del sacerdozio ministeriale o gerarchico (LG, 10,b; 11 b; nn. l8-29; PO. nn. 1-11); sull’infallibilità della Chiesa (LG, 25; 18,b; 22; CD, n. 2); sull’escatologia (LG, nn.48-51); sul matrimonio e la morale coniugale (GS, nn. 47-52); sui sacramenti (LG, n. 11; SC, n. 59). Questi punti fondamentali, nonostante fossero chiaramente ribaditi dal Concilio, dopo il Concilio furono stranamente messi in discussione. Tutto questo non ha niente a che vedere col Concilio né con la sua corretta applicazione.

7) IMPORTANTE PRECISAZIONE

Prima di procedere a ulteriori argomentazioni ribadiamo ancora una volta che tutto quanto è documentato in queste pagine non vuole significare che in questo periodo c’è stato solo confusione o solo sbandamenti dottrinali, né vuol significare che dappertutto operano solo deviazioni: affermazioni di questo genere costituirebbero una falsa prospettiva e sarebbero assurde già nella loro formulazione, perché contrarie alla verità dei fatti e alla vita della Chiesa. Questo lavoro non vuole trascurare gli aspetti positivi di questo periodo (sono a tutti noti, ma ritiene di doversi soffermare a denunciare chiaramente i danni prodotti dall’ideologia dell’anticoncilio Dopo il Concilio c’è stata una parte sana che ha cercato con impegno e sincerità di mettere in pratica gli orientamenti del Concilio; ma c’è stata anche un’altra parte, che ha lavorato fraintendendo il Concilio, e stravolgendolo nei suoi contenuti autentici. Questa parte faziosa, là dove è ancora presente, cerca di negare la storia autentica di questo periodo, e di evitate che si faccia verità su di esso. Di qui la necessità di offrire una documentazione corretta e rispettosa della verità sui fatti di questo periodo.

8) LE DENUNCE FORTI DI GIOVANNI PAOLO II

Se abbiamo ancora qualche dubbio leggiamo e approfondiamo.

Il Papa Giovanni Paolo II in un Discorso del 1981 è forte, chiaro e incisivo: "Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi, si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi nel "relativismo" intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva. Bisogna essere Buoni Samaritani di ogni uomo /.../ Oggi bisogna ricominciare tutto da capo, dai "preamboli della fede" fino ai "novissimi", /.../ E’ necessario formare le intelligenze, con ferme ed illuminate convinzioni, perché solo cosi si possono formare le coscienze. /.../ Per ottenere questi effetti ci vuole fermezza di dottrina, ma soprattutto bontà di cuore!" (Discorso ai Convegnisti di "Missioni al popolo per gli anni ‘80" di Venerdì 6 febbraio 1981; Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, volume IV, 1 /gennaio-giugno/ 1981, pp. 235-236). Tutte queste deviazioni denunciate dal Pontefice, non hanno nulla a che vedere col Concilio ne con la sua corretta applicazione.

9) SINTESI RIASSUNTIVA

Possiamo rilevare. nel periodo che stiamo analizzando, tre caratteristiche: * questi errori sono tutti diffusi in un periodo particolare (1965- 1985); * riguardano. più o meno, gli stessi temi, * e sono una ripresentazione, aggiornata, di errori prodotti dalla mentalità di fondo del modernismo. "Lo stesso J. Maritain nel suo ultimo libro importante, "Il contadino della Garonna" (1966; traduzione italiana ritardata al 1969) ha parlato, riprovandolo, di un "neo-modernismo" inaspettatamente scatenatosi nella Chiesa, a confronto del quale quello che al principio del secolo preoccupava tanto, non fu che "un modesto raffreddore da fieno" (Eugenio Corti, Il Timone, Bimestrale di formazione e informazione apologetica, Anno II, n. 6, Marzo-Aprile 2000, p. 5 ). Nei venti anni presi in considerazione cioè il periodo 1965-1985 (e in alcuni casi il fenomeno e ancora attuale) i punti della fede contestati sono sempre gli stessi, si assiste ad un ritornello di negazioni o di errori, quasi sempre identico. Nelle prossime puntate approfondiremo altri temi interessanti, fra cui: vero e falso ecumenismo e dialogo interreligioso; secolarizzazione della figura del prete, la caduta della metafisica; chi semina Marx, raccoglie Krishna; strategie settarie e deviazioni dell’anti-concilio; sintesi riassuntiva delle infedeltà dell’anti-concilio o meta-concilio come l’ha chiamato Mais. Philippe Deihaye, nel 1980 segretario della Commissione Teologica Internazionale, in una stia bella conferenza dal titolo: "Meta Concilio: la mancanza di discernimento".

La Direzione

 

 

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.14 - ottobre 2003 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del
direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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