Intervista a René Laurentin

Le apparizioni mariane

 

 

Padre René Laurentin

Padre Laurentin, perché Lei ha cominciato ad interessarsi d’apparizioni mariane? Non bastava la Mariologia?

Io non avevo interesse particolare, non ero mai andato a Lourdes e durante i miei studi di teologia, non avevo sentito parlare d’apparizioni mariane. Non io ho cercato le apparizioni mariane ma, in un certo senso, sono loro che sono venute a cercare me. Ho cominciato unicamente perché Mons. Theas, allora vescovo di Tarbes, mi ha chiesto di fare una teologia di Lourdes. Ero un giovane teologo, era il 1953. Ho pensato che la storia delle apparizioni era già stata fatta, allora ho accettato, invece poi ho visto che non era stata tanto ben fatta. Per fare la teologia di Lourdes è necessario capire la storia. La Vergine (e in generale il Cielo) non parla unicamente con parole, ma anche attraverso fatti ed eventi. Ho visto ad esempio che, anche oggettivamente, non si sapeva realmente il numero delle apparizioni di Lourdes. I due migliori storici pensavano che c’erano diciannove apparizioni e inoltre le parole autentiche della Vergine, nel dialetto di Lourdes, non erano pienamente stabilite. Altro esempio, il numero delle parole: alcune erano sicure, ma una, almeno, era più che dubbia. Allora ho fatto un primo studio per fare questa relazione al congresso di Lourdes nel 1954 e nello stesso tempo ho preparato il piccolo libro: "Il senso di Lourdes" che è stato recentemente ripubblicato in Italia. Non sono personalmente interessato alle apparizioni: mi sono occupato di questo oggetto solo perché la Chiesa me lo ha chiesto. Ma non è la mia scelta, l’ho accettato perché ho visto che era l’argomento di teologia meno conosciuto, con molti pregiudizi, che non aiutano a fare discernimento. Le commissioni, il più delle volte, sono formate male. Sono formate da persone che non sono persone di discernimento, o comunque di discernimento appropriato agli eventi da studiare. Un teologo troppo razionalista non è pronto a discernere ciò che succede ad una persona che riceve un messaggio. Questo è un punto molto delicato. Ho detto alcune volte al Vescovo che se vuol ottenere un buon discernimento, bisogna prendere le persone che hanno una qualificazione specifica per il discernimento: non prendere tanto psicologi non cristiani, psicoanalisti ecc, ma prendere, prioritariamente, maestri di novizi, direttori di seminario, persone specializzate nella scelta di vocazioni, esorcisti, tutti i confessori che hanno una buona reputazione per discernere i casi difficili, forse un teologo per la dottrina, è questo basta a tutto. Ma quanto ho detto è raramente applicato. E allora su che cosa queste commissioni sono principalmente polarizzate? Non è forse vero che si chiedono innanzitutto se c’è il miracolo? Ma io mi domando: è necessario che ci sia il miracolo quando c’è un’apparizione? Non lo credo. Fra tutti i veggenti che conosco, penso che alcuni sono discretamente buoni ma nelle loro manifestazioni non c’è un miracolo. Il discernimento deve basarsi non su criteri molto esterni, che, pur buoni, sono secondari. Non sono contrario ai miracoli, ma dico: discernere le apparizioni è altra cosa.

I pregiudizi sono numerosi. Il futuro Cardinale Urs Von Balthasar, mi aveva chiesto un giorno per la sua rivista "Communio", un articolo su questo tema: "Perché le veggenti sono sempre ragazze nell’età della pubertà o un po’ prima?". Ho risposto che non è vero perché principalmente i veggenti sono gli adulti: se si fa una statistica a partire dal MedioEvo ad oggi, la maggioranza di questi veggenti sono adulti maschi. Allora, per questo, non ho fatto l’articolo.

Qual è il messaggio di Lourdes fondamentale, il messaggio essenziale di Lourdes?

Non direi tanto che c’è il messaggio fondamentale. Penso, don Guglielmo, che ogni apparizione è un impatto profetico, dunque una luce che s’incarna nel particolare e nel tempo attuale. Ciò che è comune e fondamentale è che in tutte le apparizioni si richiama sempre l’essenziale della fede cristiana, cioè Dio, la fede, la penitenza, la conversione, questo è comune, ma questo è generale, come ho detto nel mio libro, "Il senso di Lourdes". Un’apparizione autentica non di dà mai per affermare un dogma nuovo o una verità nuova. Se questo accadesse bisognerebbe dire come S. Paolo: "Se anche un angelo del cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema"(Gal 1,8).

Padre, di quali apparizioni mariane si è interessato, oltre a quella di Lourdes?

Oltre a quelle di Lourdes, mi sono interessato a quelle apparizioni sulle quali mi hanno consultato alcuni Vescovi, come per esempio le apparizioni di S. Nicolas.

S. Nicolas?

S. Nicolas in Argentina. Ho scritto anche un libro. La gente mi chiedeva: "Che bisogna pensare di questo?". Siccome c’erano molte domande, sono andato. Ho visto che c’erano certe persone che erano convertite, non da una fede avuta già in precedenza o da una pratica religiosa preesistente ma, dicevano: "Siamo convertiti da Vassula Ryden. Ho detto: "Ma non la conosco!". Ho telefonato a Vassula, e dopo, una persona, un buon teologo e sociologo, me l’ha portata a casa mia. Le ho fatto una piccola intervista; rispondeva bene, e ho pubblicato tutto, senza dare un mio giudizio e questo ha avuto successo. Ma questo mi ha procurato problemi perché la gente dopo andava dicendo, ed anche Vescovi a Roma: "Ma Laurentin può fare questo?". Io non mi sono mai sostituito al Magistero, non ho mai detto che credo a Vassula. Mi sono limitato ad indicare: "Ecco gli elementi buoni (se si può dirlo). Queste raccomandazioni, questi frutti sono buoni". Se c’è qualche problema o qualcosa che non va, assolutamente lo dico. Io non formulo giudizi, è la Chiesa che formula giudizi. Aspettando il giudizio della Chiesa che richiede molto tempo, ognuno deve discernere. Il pastore deve verificare se ci sono elementi per discernere, in attesa che la Chiesa si pronunci, aiutando i fedeli nel loro discernimento. Ma io non sono il giudice. L’ho sempre detto, ma si è creata confusione perché la gente, contro le mie intenzioni, mi citava come giudice. Questo no.

[N.d.R. = Sugli scritti di Vassula Ryden, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha prodotto il 6/10/1995, una Notificazione nella quale affermava che accanto ad aspetti positivi ci sono un insieme d’elementi fondamentali negativi, una serie di errori dottrinali; che non si tratta di messaggi celesti, ma di meditazioni private, ed invitava i vescovi a non dare nessun spazio nelle proprie diocesi, alla diffusione di queste idee. (Sull’argomento si legga il libro di Francois M. Dermine - Vassula Ryden, Indagine critica, LDC) = N.d.R]. Un giorno parlando con il futuro cardinale Bovone dicevo: "Per me il problema delle apparizioni è il discernimento. Perché non parlare del discernimento? Come Sacerdote devo sempre discernere se è buono o male; se è il Signore o il diavolo, se è implicata solo la psicologia personale. Qualcuno dice giustamente: "Ma non hai autorità per dire che è vero". E’ vero che non ho autorità, ma sono chiamato a discernere e ad aiutare il discernimento. E’ cosa molto conosciuta che alcune commissioni di discernimento non fanno realmente discernimento. Cercano se c’è miracolo, dicono cose molto astratte, non dicono niente d’importante. Dicono soltanto "non passet supernaturalitas" (in latino) che si traduce: la soprannaturalità non è evidente, non è provata. Ma che cosa vuol dire quest’espressione? I giornali dicono: "E’ condannata dalla Chiesa"; ma non c’è condanna, vuol solo significare che la commissione afferma: "Su questi fatti, non so, non ho prove". Allora significa solo che non c’è conclusione. Hanno operato molte persone importanti: teologi, psicologi, hanno lavorato molto e alla fine si ha solo, come risultato, un agnosticismo di fronte ai fenomeni. Penso che l’agnosticismo non è sempre buono, quando c’è discernimento. Non si tratta di non essere modesti: siamo modesti. Anche la Chiesa è modesta perché anche quando la Chiesa riconosce un’apparizione, non c’è un’obbligazione, non è mica pronunciato un dogma! Se un penitente viene a dirmi: "Padre, stavolta non ho fatto peccato (i peccati classici) soltanto ho due peccati: non credo a Lourdes e non credo a Fatima (le grandi apparizioni)". A questo penitente io dirò che non c’è materia per l’assoluzione: se lui si "accusa" solo di questo, non ha bisogno di confessarsi, non ha nessun peccato e quindi non devo dare l’assoluzione.

Padre, la Madonna è apparsa a La Salette, a Lourdes, a Fatima; cito solo questi perché sono posti in cui la Chiesa ha riconosciuto la veridicità delle apparizioni.

Si, si.

Io le chiedo, alla luce della sua esperienza, in queste apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa, possiamo individuare una pedagogia della Madre di Dio? E se si, quale?

Si certo, c’è una pedagogia. Ma la pedagogia è sempre personale o comunitaria e adatta al tempo, ai luoghi e soprattutto al messaggio che intende comunicare. La Vergine non ha sempre la stessa veste. Anche il colore degli occhi può essere diverso, a volte turchino, molte volte azzurrino, può essere differente, non c’è schema fisso. Bisogna vedere questa pedagogia in modo personale, applicata all’uomo, come dicevo, in generale. E’ un impatto profetico, attuale, nell’attualità nella vita della Chiesa. Non è mai un nuovo dogma, mai una nuova rivelazione, quando c’è un messaggio è un messaggio che richiama e approfondisce quello che dice il Vangelo, ma applicato in questo tempo, in questo luogo, con attualizzazione sempre nuova.

Per quanto riguarda i messaggi di La Salette (1846), Lourdes (1858), Fatima (1917), c’è un minimo comune denominatore, c’è qualcosa che accomuna queste apparizioni? Perché non è un caso che negli ultimi 70-80 anni, queste apparizioni mariane sono state più frequenti.

Si, molto!

 

a cura di don Guglielmo Fichera

(prima puntata)

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.6 - ottobre 2002 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del
direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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