Abusive "omelie gay"

 

 

 

Ho appreso dalla "Gazzetta del Mezzogiorno" la notizia di una iniziativa 1) non conforme alla Liturgia, 2) discutibile sul piano pastorale e 3) grave su quello dottrinale.

Il Parroco di Rignano Garganico ha omesso di tenere l'omelia durante la Messa della Notte di Natale 2003 dando invece la parola ad un laico (l'omelia è riservata al sacerdote, e quindi si è già trattato di un abuso liturgico).

Pasquale Quaranta dopo essersi pubblicamente dichiarato "gay" (omosessuale) - ha affermato di essere un "gay credente" e poi si è lasciato andare ad una serie di affermazioni, alcune gravi anche dottrinalmente. Questioni di questo tipo - con tutto il rispetto per il problema - vanno affrontate in altro luogo, in altri momenti e in contesti diversi. Inoltre non è venuto per parlare dell'atteggiamento di accoglienza nei riguardi delle persone omosessuali (sempre fuori dell'omelia, avrebbe avuto tutto il nostro plauso) ma è venuto a contestare la dottrina della Chiesa sull'omosessualità. Infatti ha esordito dicendo: "Sono venuto in questa chiesa per parlarvi di omosessualità" (La Repubblica, 27/12/2003, p. 20). "La ragione per cui sono qui stasera - ha continuato il Quaranta - è che Don Franco (N.d.R.: si tratta di Don Franco Barbero il prete scomunicato sia perché celebra i cosiddetti "matrimoni gay", sia per altre deviazioni dottrinali) insieme a Don Fabrizio credono insieme a me, che una testimonianza possa farvi riflettere su una realtà con la quale ognuno di voi non ha avuto ancora modo di confrontarsi nei termini in cui ne parlerò, ovvero in termini di gioia, amore, serenità e trasparenza" (Corriere della Sera, 27/12/2003, p. 18).

Don Fabrizio ha contattato Pasquale Quaranta (gay di 21 anni, convocato da Salerno per la notte di Natale) grazie a Franco Barbero, il prete scomunicato. "Don Franco mi ha detto che in provincia di Foggia c'era un sacerdote che voleva dar voce ad un gay credente, /.../ Don Fabrizio teneva tanto alla mia partecipazione che ha mandato un auto a prendermi" (Corriere del Mezzogiorno, 27/12/2003, p. 3).

 

GIUSTIFICATE DEVIAZIONI DOTTRINALI

L'omosessualità - ha pontificato il Quaranta - non è una trasgressione, una perversione, non è una malattia, né è peccato. Si tratterebbe di un dono di Dio, che quindi va accolto "come una benedizione" e a cui, evidentemente, non ci si deve opporre, altrimenti ci si mette pure contro Dio! La Chiesa che chiede di rinnegare una inclinazione sbagliata, non avrebbe capito niente dell'amore. La posizione dei cattolici sarebbe solo un "pregiudizio millenario" di cui ci si deve liberare, per vedere "la luce"! I cattolici sbaglierebbero a seguire il Magistero della Chiesa (il Papa e i Vescovi in comunione con lui, il Concilio, ecc.), dovrebbero seguire realtà "più vive" (quindi quelle indicate non lo sarebbero) e variegate (cioè...in contrasto con l'insegnamento della Chiesa). Significa invitare a seguire i falsi "pastori" di un'inesistente chiesa parallela, in contrasto col Papa. Tutte cose contrarie ad un'autentica fede cattolica.

 

LE PAROLE SAGGE E ILLUMINATE DEL VESCOVO DI SAN SEVERO

"L'omelia tenuta da una persona diversa dal sacerdote celebrante, è un atto contrario alle norme della Chiesa. Inoltre ritengo che la notte di Natale non sia il momento migliore per dare spazio ad interventi e testimonianze che possono trovare una collocazione ottimale, in altri giorni ed al termine della celebrazione" (cfr. La Gazzetta del Mezzogiorno, 27/12/2003, p. 2).

Non è la prima volta che don Fabrizio si fa promotore di queste iniziative stravaganti: in passato, e sempre nella messa della notte di Natale, aveva fatto parlare una prostituta, un'altra volta un tossicodipendente. L'anno scorso, Natale 2002, aveva ceduto il microfono, sempre per l'omelia natalizia, (così riferisce "La grande Provincia" 28/12/2003, p. 2 e il Corriere del Mezzogiorno, 27/12/2003, p. 3) ad un iman musulmano che ha letto alcuni passi del Corano (e siamo di fronte ad un altro abuso liturgico!). Nell'articolo, si chiama in causa il "Centro studi teologici di Milano" che avrebbe commentato la vicenda spiegando che il Parroco "ha voluto prediligere un gruppo sociale da sempre al centro di polemiche e di ostilità dentro la Chiesa stessa..." (La Gazzetta del Mezzogiorno - sez. Gazzetta di Capitanata - 27/12/2003, p. 2). Questo centro è diretto da Giovanni Felice Mapelli, gay dichiarato (La Stampa, 4/7/2000, p. 7).

 

ALCUNI RILIEVI

A) In episodi come questi è inevitabilmente in gioco l'unità della comunione ecclesiale e l'unità della testimonianza dei cattolici: ove esse venissero a cadere, diventeremmo "sale insipido" (Mt 5,13).

B) Un atteggiamento maturo e pastoralmente corretto richiede di attendere che il Vescovo, che legittimamente guida la Diocesi di San Severo, si pronunci e faccia conoscere il suo pensiero e le sue decisioni.

C) Il giovane Quaranta afferma di essere "credente". Ma io chiedo: "in che cosa crede?", "a quale fede si riferisce?", visto che la sua è un'espressione generica e che si presta a mille interpretazioni. E ancora gli chiediamo "a quale fede si riferisce: alla fede della Chiesa Cattolica o alla fede ‘fai-da-te’ che ognuno costruisce secondo i propri gusti ed inclinazioni?". Se si riferisce alla fede cattolica noi riproponiamo le parole del Concilio Vaticano II che nella Dei Verbum, la costituzione sulla Divina Rivelazione, afferma che "La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della Parola di Dio, affidato alla Chiesa. /.../ La funzione d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è stata affidata al solo Magistero vivo della Chiesa. /.../ E chiaro, dunque, che la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, sono tra loro talmente connessi e congiunti da non poter sussistere indipendentemente l'uno dall'altro" (n. 10). Chi afferma di essere cattolico lo affermi, dunque, solo se aderisce sinceramente a tutte le indicazioni del Concilio Vaticano II e non stravolgendone faziosamente gli insegnamenti. Ha ragione Elvira Saccotelli che nella sua lettera a "La Grande Provincia" afferma: "Nella Chiesa trovano posto tutte quelle persone che intendono riunirsi attorno alle verità evangeliche interpretate non da ‘liberi pensatori’ ma esclusivamente dalla Tradizione e dal Magistero autentico della Chiesa Cattolica" (2/1/2004, p.3).

 

BRAVO, DON VITO MAROTTA

"Il Parroco di Rignano Garganico sbaglia. Spetta al sacerdote, che è guida della comunità, tenere l'omelia. Non ad altre persone, a prescindere dal fatto che siano emarginate o no, omosessuali o eterosessuali". E’ il saggio giudizio di Don Vito Marotta, incaricato ragionale delle comunicazioni sociali e parroco a Bari. Cedere ad altri la responsabilità del sermone è "un errore, a maggior ragione nella messa della notte di Natale. Del resto - continua don Marotta - mi chiedo a che cosa possa servire un gesto del genere. A sensibilizzare forse? Se fosse stata questa l'intenzione, mi chiedo per quale motivo aspettare la messa del 25 dicembre. Non si poteva farlo prima? Oppure dopo? Ad ogni modo, esistono delle catechesi adatte allo scopo". Nulla contro il tema dell'omosessualità, tiene a sottolineare don Marotta. "La Chiesa, dice non intende emarginare nessuno, tanto meno gli omosessuali". Ma questo non significa che l'omelia, e quella della notte di Natale in particolare, debba essere affidata ad un giovane gay". Don Marotta mostra anche di avere seri dubbi sulla affidabilità della fonte che ha divulgato la notizia, ossia il "Centro studi teologici" di Milano" (Corriere del Mezzogiorno, 27/12/2003, p. 3).

 

ALCUNE CONSIDERAZIONI

* In questo episodio è in gioco il valore dell'unità dottrinale e pastorale della Chiesa, dell'unità della Chiesa stessa e dell'unità nella testimonianza dei cattolici, unità - la cui distruzione - è il vero obiettivo delle "lobbies" laiciste e dei loro fiancheggiatori, e di quanti, per diversissimi motivi ed interessi, si prestano a questo gioco.

* Le opinioni del Quaranta sono la fedele eco di tutte le associazioni omosessuali, che dicono:

"L'omosessualità crediamo sia possibile viverla anche all'interno di un'esperienza di fede. Non vogliamo rinunciare a nessuno dei due aspetti" (Fabio Perone, gruppo romano di omosessuali-credenti "Nuova Proposta" - L'Unità, 1 agosto 2003, p. 11). Esiste una pericolosa tendenza, assunta da una parte dei cattolici, di progressivo scollamento tra fede enunciata e fede vissuta e di rinuncia ad essere profeti. Bisogna dolorosamente constatare che c'è una parte di cattolici generalmente disinformata o addirittura indifferente rispetto al Magistero: essi tendono a farsi una religione individuale, prendendo disinvoltamente dal "deposito della fede" ciò che più loro aggrada secondo il momento e la situazione, rinnegando il resto...!

* È ormai acclarato in campo scientifico (ma poco divulgato) che l'omosessualità in sé non è una condizione naturale genetica (non esiste il "gene" dell'omosessualità), pertanto irreversibile, irrinunciabile, bensì una distorsione psichica, una devianza psico-sociale. Per i padri della psicanalisi (Freud, Adler, Jung) e tanti altri psicanalisti dopo di loro, l'omosessualità è un disordine, una distonia, una disarmonia, un'immaturità, una deviazione da una corretta maturazione della libido, uno squilibrio, una patologia psicologia. Mai è stata considerata uno dei cosiddetti "modi diversi di vivere l'amore"! Una buona terapia può risolvere il disturbo (invito a leggere il n° 25 - maggio/giugno 2003 de "il Timone" - Edizioni ART - Via Salvo D'Acquisto 7 - 21054 Fagnano Olona - VA). Per confermare le posizioni dei maestri della psicanalisi sull'omosessualità, si legga "Umberto Galimberti, Dizionario di Psicologia, Utet, 19997, p. 457, 459-460, pp. 630-633) e "L'Enciclopedia Medica Italiana, USES, Edizioni scientifiche Firenze, 1983, Vol. 10, pp. 1699-1708).

* Infine, ritengo utile ribadire che la Chiesa (il popolo di Dio che si riconosce nell'unità inscindibile di Tradizione, Sacra Scrittura, Magistero) non condanna gli omosessuali in quanto tali (perché considera la tendenza all'omosessualità, alla stessa stregua di altre tendenze che inclinano al peccato o "concupiscenza" - CCC n. 1264), ma la pratica carnale omosessuale, avendo grande compassione dei deboli, ma altrettanto ferma esecrazione per il peccato! La Chiesa condanna il peccato, ma ama e accoglie la persona del peccatore. La Chiesa condanna l'errore, ma ama e accoglie l'errante, diceva Papa Giovanni XXIII. Quindi massima comprensione per la persona omosessuale, ma mai giustificazione dell'omosessualità, mai si dica "bene ciò che è male e male ciò che è bene" (Is 5,20). Si può affermare che è possibile, non già "vivere l'omosessualità all'interno di un'esperienza di fede" [come erroneamente afferma Claudio Perone], bensì accettare la propria tendenza omosessuale alla luce della fede, cioè come una inclinazione al peccato da contrastare, un intralcio allo sviluppo armonico della persona con cui misurarsi, un ostacolo sulla via della perfezione da superare rinnegando se stesso, rinnegando cioè un'inclinazione sbagliata per giungere ad una guarigione autentica e quindi ad una vera realizzazione (cfr. CCC., 2358 -2359). La vera Chiesa viene rappresentata con l'immagine del "corpo mistico" di Cristo (cfr. LG 7) tale immagine sottintende una unità ordinata e armonica, come nel corpo umano, dove le diverse parti esprimono appieno le loro specifiche funzioni se e fin quando restano unite le une alle altre (cfr. Lumen gentium, n.4). Questa unità non si esprime nell’uniformità ma si fonda essenzialmente sull'ubbidienza (= libera adesione sostenuta da fede retta e sincera) e che, come ha ribadito recentemente il nostro Arcivescovo, S.E. Mons. Francesco Pio Tamburino, è "strutturale", vale a dire che, se e ove mancasse, non esisterebbe la Chiesa. Tutta l'azione del Maligno, nei secoli passati e ancor più al presente, si esplica contro l'unità appunto attraverso la contestazione del Magistero: ignoranza, disinformazione, presunzione alimentano i "preti contro", i "cattolici del dissenso", i "teologi liberatori" e simili patetiche figure di gente confusa e confusionaria, vere "guide cieche di ciechi" che, annacquata la fede con l'acqua stagnante dell'opinionismo, hanno smarrito la via dell'unità, nel labirinto delle loro torri di Babele!

 

Gabriello Gabrielli

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.17 - gennaio 2004 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del
direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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