Approfondimenti e riflessioni sulle rivelazioni private e sui fatti del nostro tempo

 

 

Dialogo inter-religioso e identità cattolica

Si è detto, con una certa enfasi, che dopo gli avvenimenti dell’11 settembre 2001 niente sarà più come prima. Forse porre la questione in questi termini è una forzatura ma è certo che l’impatto che l’attacco alle Twin Towers ha avuto sulle coscienze di tutti noi è stato grande, e ha cambiato in qualche misura anche la nostra visione del mondo di oggi. Nei paesi occidentali, in tempi di gravi tensioni internazionali a causa del terrorismo di matrice islamica, sono essenzialmente due gli atteggiamenti prevalenti nell'opinione pubblica: da un lato una crescente diffidenza verso l’Islam, dall’altro invece il desiderio di conoscere meglio la religione e la cultura islamica, per cercare di comprendere quali sono gli aspetti dottrinali, storici e politico-economici che sono alla base di quel sentimento antioccidentale che si va diffondendo in alcuni paesi musulmani.

Nel primo caso, dietro questo atteggiamento di diffidenza verso l'Islam si nascondono spesso paura e ignoranza: reazioni irrazionali che finiscono per generare ostilità verso ogni cultura e religione diversa dalla nostra. Sentimenti questi che per altro si registrano già da tempo nei paesi occidentali per effetto dei problemi generati dalla massiccia immigrazione di questi anni dai paesi in via di sviluppo.

Nel secondo caso c’è invece il tentativo di affrontare i problemi in maniera fortunatamente più razionale e costruttiva. In questi anni sono nati molti movimenti, governativi e non, che si stanno impegnando sul fronte internazionale per promuovere il dialogo e la cooperazione politico-economica tra i paesi ricchi e quelli poveri, e sul fronte interno per favorire l'integrazione delle minoranze provenienti dai paesi in via di sviluppo, secondo uno spirito di tolleranza ed accoglienza fortunatamente ancora ben radicato in gran parte dei paesi occidentali.

Il rovescio della medaglia sta però nel fatto che non di rado queste iniziative nascono in ambienti in cui è prevalente una cultura di tipo laico. Esse sono animate da uno spirito umanitario che però spesso non considera affatto le problematiche legate all'integrazione di realtà religiose diverse dalla nostra. Si tende a mettere tutte le comunità religiose sullo stesso piano senza entrare nel merito delle differenze che pure esistono e talvolta sono difficili da conciliare. Dietro questo atteggiamento si nasconde una concezione "relativistica" della religione, in base alla quale in sostanza una religione vale l'altra. E la cronaca recentemente ce ne ha dato degli esempi emblematici quanto sconcertanti. E se tali sono le premesse, gli esiti di queste iniziative - come vedremo più avanti -  rischiano di essere nell'immediato fortemente penalizzanti per i cattolici, e in prospettiva futura potrebbero addirittura mettere in pericolo l'ordine democratico in molti paesi occidentali.

Ma la tendenza al relativismo per altro sembra farsi strada anche in ambito ecclesiastico, e sembra andare di pari passo con il progredire del dialogo ecumenico. In campo teologico si assiste talvolta a discutibili tentativi di conciliare con la dottrina cattolica principi che sono assolutamente estranei e incompatibili con essa (sincretismo religioso), e questo col grave rischio di contaminare e snaturare il deposito della Fede Cattolica. Rifacendoci al Vangelo di Matteo potremmo dire che così si svendono le "perle" della nostra fede, seppure nell’intento di per sé lodevole di trovare dei "punti di contatto" che dovrebbero servire a favorire il dialogo con le altre confessioni.

Ma ritornando all'Islam, recentemente diverse figure di spicco all’interno della Chiesa hanno fatto notare come lo spirito di accoglienza verso gli immigrati non deve farci perdere di vista i problemi e i pericoli che un’immigrazione indiscriminata può comportare se non si tengono in dovuta considerazione le notevoli differenze che obbiettivamente esistono tra musulmani e cristiani: festività, diritto di famiglia, concezione della donna lontana da quella occidentale, poligamia. E soprattutto, nell’Islam è presente una visione rigorosamente integralista della vita pubblica che non separa religione e politica. In questi campi le differenze rispetto al cristianesimo sono talmente enormi da essere inconciliabili, per cui in base a queste considerazioni forse non sarebbe sbagliato iniziare a riconsiderare seriamente la politica dell’immigrazione musulmana nel nostro paese. Il vescovo di Como, monsignor Alessandro Maggiolini (che ha fatto anche parte della commissione che ha redatto il nuovo catechismo della Chiesa cattolica), parla di "colonizzazione passiva" prodotta da processi migratori incontrollati e afferma provocatoriamente che "presto si dovrà insegnare l'Islam anche nelle scuole pubbliche". Un atteggiamento debole, dice Maggiolini, può alla fine generare integralismi e guerre di religione.

Una delle proposte che in questo senso hanno fatto più discutere è quella del Cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, che propone una politica migratoria fondata su "quote religiose", che favorisca l’arrivo in Italia delle popolazioni cattoliche o almeno cristiane, per le quali l’inserimento sarebbe più facile. Il cardinal Biffi sostiene che nella stragrande maggioranza e con qualche eccezione i musulmani vengono nei paesi europei risoluti a restare estranei alla nostra umanità, individuale e associata, in ciò che ha di più essenziale, di più prezioso, di più laicamente irrinunciabile. Essi, dice Biffi, sono decisi a rimanere sostanzialmente diversi, in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro e di trasformare nel lungo termine - grazie anche a quelle che egli ritiene dissennate politiche demografiche e familiari - la società italiana in una società islamizzata.

Il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, invece mette l’accento sulla "sovrapposizione di religione e politica", presente nell’Islam. Questa interpretazione, afferma Martini, contrasta con la Costituzione, la quale obbliga al rispetto dei suoi principi e diritti fondamentali. Chi non vi aderisce non può entrare nella "casa comune".

Per il Santo Padre invece le istanze culturali degli immigrati vanno sempre rispettate e accolte; ma solo se non si pongono in antitesi ai valori etici universali, insiti nella legge naturale, ed ai diritti umani fondamentali.

Crediamo opportuno a questo punto ricordare quali debbano essere, secondo gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, i doveri e l'atteggiamento che noi battezzati dobbiamo avere nei confronti delle altre confessioni, cristiane e non (vi invitiamo a questo proposito a consultare la pagina "Quale è l'atteggiamento che un cattolico deve avere verso le altre religioni?" di cui troverete il link alla fine di quest’articolo); un atteggiamento che sia sensibile al rispetto di tutte le tradizioni religiose ma nello stesso tempo attento a preservare e a valorizzare la nostra fede, che, non dimentichiamolo, è la ricchezza inestimabile che Gesù ci ha donato e che dobbiamo custodire gelosamente, consapevoli della sua unicità.

I contrasti e le incomprensioni che talvolta possono nascere con religioni diverse dalla nostra possono essere risolti solo attraverso un dialogo che abbia come punti fermi il diritto legittimo di ogni individuo a professare il proprio credo - nel rispetto reciproco, senza estremismi e fondamentalismi.

Per un cattolico i rapporti con le altre confessioni devono essere fondati sulla fratellanza vissuta nel più autentico spirito cristiano, rifiutando però quella mentalità che dal punto di vista dottrinale ponga tutte le religioni sullo stesso piano.

In questa direzione va anche l’impegno ecumenico profuso negli ultimi decenni dalla Chiesa e gli sforzi incessanti del Santo Padre per promuovere e favorire il dialogo in difesa della pace. Il Papa con umiltà e lungimiranza ha saputo gettare un ponte verso le altre confessioni, pur senza mai mettere in discussione i principi fondanti del Cattolicesimo, ma tenendo ferma anzi quella rigorosa ortodossia che ha contraddistinto tutto il suo pontificato. Lo spirito degli incontri inter-religiosi di questi anni, voluti proprio da Giovanni Paolo II, è un esempio per tutti i cattolici di quale debba essere il giusto atteggiamento che dovrebbe animare il nostro rapporto con le altre fedi.

Il dialogo e il rispetto reciproco fra le religioni sono una condizione essenziale alla pace. Una pace che, alla luce dei tragici fatti che stanno accadendo nel mondo, è importante preservare ad ogni costo, oggi più che mai. La guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo e le crescenti tensioni in Medio Oriente stanno assumendo in alcuni paesi islamici implicazioni di tipo religioso che accendono nuovi odi verso cristiani ed ebrei, soprattutto nelle frange integraliste. In alcuni di questi paesi stanno già nascendo persecuzioni contro le minoranze cristiane. E se è vero che dopo l’Afghanistan gli Stati Uniti intendono estendere la loro offensiva contro il terrorismo anche a paesi come l’Iraq e la Somalia, le prospettive oggi più che mai appaiono tutt’altro che rosee, perché gli odi sono senza dubbio destinati ad inasprirsi.

Il Papa l’8 dicembre 2001, in occasione della festa dell’Immacolata, ha lanciato un accorato grido d’allarme sulla "minaccia di nuovi, sconvolgenti conflitti" che gli "animi" degli uomini in preda ai "fumi dell'odio" possono scatenare.

Stiamo assistendo al compiersi di eventi che costituiscono in sé dei segni dei tempi, eventi che non possiamo sottovalutare. I conflitti e le persecuzioni a sfondo religioso che si stanno moltiplicando nel mondo devono farci riflettere sul significato del tempo che stiamo vivendo in una prospettiva escatologica.

Tutti i cattolici dovrebbero accogliere e mettere in pratica instancabilmente gli appelli del Santo Padre alla preghiera e al digiuno, perché assieme ai sacrifici offerti al Signore possono dare un contributo fondamentale per i futuri destini della pace nel mondo, molto più di qualsiasi azione di forza contro il terrorismo.

 

Quale è l'atteggiamento che un cattolico deve avere verso le altre religioni?

 

 

 

A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - ultimo aggiornamento maggio 2002


 

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