Le visioni di un sacerdote torinese

 

Le visioni profetiche che qui riportiamo sono state pubblicate nel 1864 nella 6a edizione del libro "I futuri destini degli stati e delle nazioni". Vengono attribuite dall'autore ad un "attempato ecclesiastico d'illuminata dottrina, consumato nella virtù e nelle fatiche del sacro ministero, col cuore amareggiato, pensando alla sempre crescente irreligione ed immoralità". Il testo in alcune parti è stato da noi adattato all'italiano moderno per rendere più intelligibili i termini antichi e desueti che altrimenti risulterebbero di difficile comprensione.
Tali visioni, precisa l'autore, erano già conosciute fin dal dicembre 1860 da molte persone che egli giudica pie ed assennate. Fra queste persone vi è anche un insigne vescovo piemontese il quale, spiega sempre l'autore, le riteneva veritiere.

 

Il sacerdote, il giorno 20 novembre 1860, tra le nove e le dieci del mattino, si addormentò, e durante il sonno ebbe una visione. Riportiamo qui uno stralcio di essa. Così scrive l'autore: "[...] il buon religioso osserva l'intera Chiesa trionfante, gli Angeli, i Troni, i Cherubini, le Dominazioni, i Profeti dell'antica legge, i Martiri, i Dottori, gli Apostoli, i Discepoli di Cristo, i Pontefici, i Vergini, e l'innumerevole coorte dei Beati alzare le loro palme verso il trono di Dio, in capo dei quali stanno i santi apostoli Pietro e Paolo, tutti ad alta voce gridando che venga posto fine al trionfo dell'empietà, dell'eresia, della corruzione, e di conservare alla Santa Chiesa di Gesù Cristo la pace e l'unità della fede!

In tanta commozione sdegnosa degli abitatori del Cielo contro alla imperversante iniquità degli uomini, il cielo con tetri nuvoloni si rabbuiò, ed un cupo silenzio annunziava imminente lo scoppio tremendo delle folgori della divina giustizia. [...]

Quando all'improvviso avanza e s'interpone Colei che è il rifugio dei peccatori, la madre di pietà, la Vergine Maria Santissima; si getta genuflessa dinanzi al suo Figlio Unigenito, ne abbraccia le ginocchia, ne bagna i piedi di lacrime, lo prega, scongiura e piangendo esclama: «Misericordia, Figlio mio, Misericordia per l'Italia, per tutto il mondo!» A queste parole arretrano silenziose le schiere angeliche, l'Eterno Padre e lo Spirito Santo la guardano amorevoli, ed il Figlio suo divino sospende il braccio che stava per scagliare le folgori vendicatrici; [...]

E subito si udì una tuonante voce che pronunciò: «Verrà ancora usata Misericordia per un tempo, e per un mezzo tempo! Unico scampo ai peccatori è il ravvedimento e la penitenza! Guai a chi affligge la mia Chiesa! Guai a chi da lei si allontana! [...] Guai all'Italia, guai all'Europa se non si riconcilia coll'oltraggiata divina giustizia»".

 

Il pio sacerdote il 29 ottobre 1861 ebbe a Torino la seguente visione di cui qui riportiamo solo uno stralcio: "[...] un bel mattino, alla stessa ora, prese a soffiare tra levante e mezzogiorno un vento per costoro micidiale, e da settentrione sbuffava una grandine desolatrice, scagliata da Dio vendicatore; impauriti si guardavano ammutoliti in viso, allibivano, tremavano, alcuni cadevano tramortiti sul terreno, altri, rampicandosi su dei monti, si rifugiavano in Svizzera cercandovi scampo, e molti fuggivano persino al mare, e veleggiavano miseri verso l'Inghilterra, e la lontana America. Lo stesso vento e burrasca erano poi salutevolissimi ai buoni, i quali si alzavano come le erbe del prato abbattute dal passato uragano al sorgere del sole benefico; e maestoso ed adorato risiedeva il Vice-Dio [il Vicario di Cristo; N.d.R.] sulla cattedra apostolica Romana. Il nuovo Manasse recuperava il trono dei suoi avi, regnando più glorioso e possente di prima, e colle schiere del nord dava una mano amica ad alcuni altri principi reduci anch'essi nella loro reggia, e per dieci lune all'intorno e metà di esse ancora erano bandite le utopie ingannevoli e crudeli; certi piccoli principati scomparirono. Un giovane monarca seduto sul trono di S. Luigi ne imitava lo zelo e concorreva col senno, col valore e colla pietà a rendere tranquillo il mondo intero, sopratutto a restituire lo splendore e la libertà dovuta al Santo Padre, colmo di anni e di virtù, nell'esercizio della sua potestà spirituale e temporale.

Ad invito di questo Pontefice Sommo i popoli festanti, trasportati da gratitudine e filiale amore cantavano per l'intera Chiesa inni e lodi devote alla Vergine liberatrice e consolatrice, a lei ergendo simulacri, templi ed altari in pubblico ringraziamento della vittoria da essa riportata sull'inferno. Il mondo cattolico godeva di dolce pace, durante la quale avvennero innumerevoli conversioni anche in regni protestanti, e la pietà del nuovo Manasse destava meraviglia ed edificazione: una vergine, alcuni monaci, ed ecclesiastici in Italia divennero celebri per miracoli e santità.

I sovrani si congregarono concertando una nuova crociata per scacciare il Turco e rintanarlo negli abbandonati suoi deserti. [...]

[...] vince Iddio, ride il cielo, esultano i fedeli, ed i popoli godono di lunga pace sotto il governo del Pontefice Santo e del Grande Monarca, che infine fanno risorgere l'Oriente all'antica fede e libertà".

 

Era la notte del 6 settembre 1862, tra il sabato e la domenica, quando il pio sacerdote ebbe un'altra visione. Anche di questa riportiamo a seguire uno stralcio.

"[...] succedeva un grande rovescio di altari, cenobii, mitre, con smania precipitosa si perseguitavano gli ecclesiastici, e tutti coloro che non si univano ai nuovi restauratori dell'Italica Repubblica. Sangue e sangue si spandeva fra le adirate e tumultuose genti; e molti capi-popolo venivano buttati dalla sommità della torre così come i religiosi sulle immagini sacre infrante e crocifissi, e confessionali. E quantunque fosse generale la fiera burrasca al di qua, e al di là dei monti, tuttavia non durò molto, perché garriva fieramente l'aquila bicipite ed un terremoto venuto dal Nord atterriva ognuno, e ben presto uno sciame di armati si affacciava da ogni parte e circuendo tutta la Penisola, malgrado il più gagliardo contrasto, se ne impadronivano. In mezzo a questi si trovavano, fra altre, due teste coronate; una assai giovane, che teneva un giglio, e l'altra matura in anni, una bianca croce in petto, ed entrambe protette dall'angelo di Dio atterravano tutti gli ostacoli frapposti loro dagli individui malefici. Quello al di là dei monti rioccupava la reggia degli avi suoi, e questo al di qua ricuperava lo scettro che gli era stato strappato, e riconsolidava alcuni altri sul loro soglio. Tutti regnavano da savi, gloriosi e buoni sovrani, sopratutto i due designati. [...]

Frattanto lo sguardo profetico del veggente si estende all'invidiosa Gran Bretagna che accese, fomentò e mantenne il fuoco in casa altrui nei modi più scellerati, e scorse una densa nuvola pregna di grandine che le si rovesciava sopra da ogni parte con impeto ruggente al pari delle frementi onde del mare che la circonda, ecclissarne la sua colpevole prepotenza, pestarla come l'erba dei prati sotto la tempesta, ed umiliarla. – Guarda la Spagna che si rinforza, e rifiorisce; l'Algeria divenire adulta e possente; la Mezzaluna ridursi di dimensioni, abbandonare il suolo europeo; la Prussia [potremmo identificarla con una certa approssimazione con l'attuale Germania; N.d.R.], divenuta per due terzi cattolica, restare intatta e forte; l'Austria mantenersi in grande splendore...

Ma egli osserva che la Russia giganteggia, e dilata a spese della Turchia i suoi confini e mira al dominio universale. Intravede moltitudini innumerevoli da Austria, Francia, Italia, Belgio, Polonia e Spagna armate contro lo Czar, mentre le flotte d'Africa, d'America e d'Europa, comprimendo il Mar Nero, l'Adriatico e il Mediterraneo, vogliano impedirgli il passo. All'aquila bicipite vien dato il comando dell'esercito terrestre... tutto il sud si misura col nord: scorre un largo fiume di sangue: per alcuni giorni si combatte valorosamente da entrambe le parti con sorte incerta, anzi la grande battaglia sembra essere propizia ai Moscoviti; da ultimo le milizie di questi ultimi restano pienamente sconfitte, e l'invincibile condottiero corre sino a Gerusalemme con grande rapidità e vi depone sul Santo Sepolcro il gloriosissimo alloro.

La Polonia si riappropria della sua autonomia, l'antico splendore e liberamente professa l'antica fede. Si costituiscono nuovi regni al di qua e al di là dei mari, in cui splendono uomini insigni per dottrina e santità. Si fanno scoperte ed invenzioni che ora sono inconcepibili. A procurare tali beni coopererà singolarmente un ordine nuovo, nobilissimo per virtù esercitate da anime eroiche d'ogni condizione di persone sia ecclesiastiche che laiche, che cingeranno il rosario e la spada, porteranno ora la cocolla fratesca [l'abito dei monaci; N.d.R.], ora l'usbergo [l'indumento protettivo del guerriero; N.d.R.]. Questi soldati di Cristo, come coraggiosissimi leoni si scaglieranno contro agli eretici e scismatici, ed a tutti i nemici del cattolicesimo: per loro il morire sarà una vittoria gloriosa. Gli inadatti a maneggiare la spada, vestito il saio, si dedicheranno alla contemplazione, alla preghiera, all'insegnamento agli ignoranti, alla cura degli infermi, non vi sarà bene che non arrechino alla società, agli orfani, all'indigente, alle scienze; i nemici stessi del cattolicesimo ammireranno ed invidieranno questa nuova sacra milizia, di cui non se ne vide mai una simile.

Vide molte persone d'ogni sesso, età, condizione e nazione, venute chi per una via, chi per un'altra, accompagnare un feretro entro cui stava un cadavere a molte facce ed a molti colori, luridissimo e schifosissimo; ogni persona che accompagnava il funereo corteo teneva tra le sue braccia una grossa pietra; salirono un monte e giunti che furono sul suo ciglio precipitarono il feretro in un profondo burrone e nel rovinarvi andò in mille pezzi: allora ognuno gettò sopra di lui la pietra di cui era munito, e tante furono che di esse si riempì quell'abisso. Ed il veggente ebbe la conoscenza che in quel feretro fetente giaceva il Protestantesimo da un bel pezzo già morto, guasto e corrotto, il quale doveva sparire interamente di mezzo alle nazioni; così che d'allora in poi vi sarebbero sì dei deisti, dei finti increduli, dei dissoluti, ma dei protestanti non ne rimarrebbe più alcuno, poiché il protestantesimo si era disciolto come quella putridissima carogna rigettata dai protestanti medesimi, lapidata e sepolta.

Questa dissoluzione completa del protestantesimo si deve ascrivere al tarlo innestato dai sapienti stessi nelle eretiche dottrine da essi insegnate, tarlo che sempre internamente lo corrose sino a ridurlo a un fetidissimo cadavere; e quantunque i protestanti, necessariamente fra loro sempre discordi, camminassero per opposte vie, ciò nonostante tutti in un punto si ridussero a dar morte alla loro setta, seppellirla, nasconderla negli abissi cupi d'onde era infelicemente sbucata a danno della vera santa Chiesa e della società, affinché più non ammorbasse colla sua puzza insopportabile il genere umano.

La religione, la scienza, il commercio, le arti, l'agricoltura tutto prospererà pacificamente: ilari ricchi e poveri, nobili e plebei, governati da sapienti provvide leggi, godranno di una pace sovrabbondante per circa undici anni. Ma scesi quei re nella tomba, sazi i popoli dell'abbondanza inaudita, dimentichi di Dio, abbandonatisi all'ozio, alla carne, alla cupidigia, ai vizi, infine corrotti interamente, l'iride si offusca, il nome SS. della Regina del Cielo sparisce, gli angeli beati, custodi dei reami, dolenti piangono. Sorge un bruttissimo demonio di spaventevole altezza e possanza con al fianco una schifosissima arpia, il quale con un urlo solo abbatte l'italica torre, rompe tutti gli stemmi, che l'arpia divora, e lancia una lurida caterva di larve dovunque, che scompigliano ogni ordine, ogni società.

Gli uomini fremono gli uni contro agli altri, si chiudono i templi, in Roma stessa si cacciano, si umiliano e disperdono i ministri. L'uomo del male [si tratta probabilmente dell'Anticristo finale; N.d.R.] compare con un piccolo seguito, con scaltrezza si ingrandisce, diviene prepotente, detta leggi, cattura re, abbatte la tiara papale, i mitrati, si dichiara onnipotente; la tiara papale sparisce sollevandosi raggiante in cielo; tutto s'incurva dinanzi a costui, e quelli che non vogliono adorarlo quale Dio periscono.

Trascinati dalla forza, prepotenza, e dall'illusione, ad eccezione di pochi, tutti corrono dietro di lui a tributargli la loro adorazione. Si proclama padrone d'ogni cosa e riceve gli incensi e le adorazioni abominevoli dei popoli pervertiti, si applaude ad ogni suo atto, deridendo le vittime del suo furore demoniaco, e si proclama Dio, si ode un tuono orrendo, ed il soffio di Gesù Cristo l'atterra nell'atto stesso e l'uccide, e lo si vede giacere immobile disteso sul suolo con spavento delle nazioni.

La carestia, la peste cagionata da una malattia rabbiosa e fino ad allora ignota agli uomini nelle sue cause, si scatenerà contro tutto il regno vegetale ed animale, più lunga e fatale della crittogama [= malattia fungina delle piante; N.d.R.].

La guerra, le inondazioni continueranno a mietere le vite già rare, le città le più popolate diverranno deserte, squallide le campagne, solitarie le montagne.

Belve feroci, uccelli rapaci, rettili di smisurata grossezza faranno le loro scorrerie in pieno giorno fin nel bel mezzo dei borghi, delle città, spargeranno dovunque il terrore e lo sterminio, facendo molte vittime. Oh Dio che orrore!

Uno stormo di locuste da offuscare il sole, di forma non veduta mai fino allora, dai deserti africani verrà ad inondare l'Europa, e frotte di sorci roditori invaderanno campi e case cagionandovi mali irreparabili.

Gli uomini divenuti rari come le spighe del grano nel campo in seguito ad una violenta ed impetuosa grandine, scossi, ravveduti vestono di sacco, portano il cilicio, si macerano con digiuni, fanno penitenza, innalzano preghiere, si stringono attorno agli altari, credono in un solo Dio trino nelle persone, in un solo battesimo, in una sola Chiesa cattolica, apostolica, romana; ma quanto abbia da durare questo spazio di tempo il veggente non ne ebbe conoscenza; però intese essere l'ultimo stadio e breve, dopo del quale verrà la fine del mondo, poi succederà il giudizio universale.

In questo stato di penitenza universale la misericordia di Dio coglierà il genere umano, che affaticato, stanco dei mostruosi portenti che si opereranno nei cieli, sulla terra, nei mari, inaridirà per il terrore, e moltissimi uomini e donne moriranno di spavento, ed i pochi superstiti (dice pochi relativamente allo sterminato numero di popolazioni che prima coprivano la faccia della terra) si addormenteranno la sera senza più svegliarsi se non per la resurrezione; e un violentissimo terremoto, scossa orrendamente la terra, l'aprirà in più parti, eruttando fuoco da queste fauci, improvvisamente avvolgendo tutto nel suo fumo, soffocando e divorando, il cielo e la terra saranno come rinnovati per il giorno della risurrezione universale".

 

 

Fonti:

"I futuri destini degli stati e delle nazioni", 6a edizione, Tipografia Italiana di F. Martinengo e Comp., Torino, 1864.

 

A cura di Profezie per il Terzo Millennio - aprile 2020.
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