PRESENTE E FUTURO DEI RAPPORTI CON L'ISLAM
 COSA DICONO LE PROFEZIE

 

 

San Giovanni Paolo II

Il 22 ottobre 2017, Monsignor Mauro Longhi, presbitero della Prelatura dell’Opus Dei, durante una conferenza organizzata (nell’eremo Santi Pietro e Paolo di Bienno, in Val Camonica) in ricordo di Giovanni Paolo II, ha rivelato che il Santo Padre in una occasione lo mise al corrente di una delle sue visioni notturne. Monsignor Longhi ha spiegato che nel marzo del 1993 il Pontefice gli disse: «"Ricordalo a coloro che tu incontrerai nella Chiesa del terzo millennio. Vedo la Chiesa afflitta da una piaga mortale. Più profonda, più dolorosa rispetto a quelle di questo millennio" - riferendosi a quelle del comunismo e del totalitarismo nazista. "Si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente", e mi fa una ad una la descrizione dei paesi: dal Marocco alla Libia all’Egitto, e così via fino alla parte orientale. Il Santo Padre aggiunge: "Invaderanno l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità"». [f]

Quelle di Giovanni Paolo II non potevano essere semplici considerazioni personali, si trattava certamente di una visione profetica. Come scrive anche il giornalista Antonio Socci nel suo libro "Traditi sottomessi invasi", nel 1993 non c'era nulla che facesse presagire la possibilità di un'invasione islamica. È solo nel recente passato che abbiamo iniziato ad assistere ad una massiccia immigrazione, di cui la componente islamica è, se non prevalente, quanto meno sostanziale. Nel terzo millennio, già a partire dall'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001, si è anche assistito ad un aumento senza precedenti di attentati di matrice islamista in tutto il mondo, ad opera di Al Qaeda prima e dell'Isis più tardi.

Bisognerebbe capire a questo punto se quella che aveva visto il santo polacco era una futura imponente offensiva militare lanciata all'Europa da organizzazioni o paesi islamici esterni al nostro Continente oppure se la visione preconizzava in qualche modo le conseguenze a cui potrebbe condurre nei prossimi anni l'immigrazione incontrollata di clandestini e di richiedenti asilo che da qualche anno approdano massicciamente nelle nostre coste (un'immigrazione che pur non costituendo una minaccia in sé nell'immediato può però essere pregna di conseguenze in futuro; soprattutto se si considera l'alto tasso di natalità che queste persone portano in paesi come quelli occidentali caratterizzati da un'allarmante e inarrestabile decrescita demografica).

Folla di migranti al confine greco con la Turchia

Una cosa è certa, qualunque sia l'origine e la natura dell'invasione nella visione del Pontefice, l'Occidente non può più permettersi un'immigrazione incontrollata e indiscriminata. In molti, anche nella Chiesa Cattolica, su questo punto hanno lanciato l'allarme a più riprese, fra questi il Cardinale Giacomo Biffi che già nel 2000 denunciava le lacune dei paesi occidentali nell'affrontare il problema [g]: «provvedimenti, che via via vengono predisposti, sono eterogenei e spesso appaiono contradditori: denunciano la mancanza di una qualche progettualità e, più profondamente, denotano l'assenza di una corretta e disincantata interpretazione di ciò che sta avvenendo». E quindi suggeriva: «ogni auspicabile progetto di pacifico inserimento suppone ed esige che gli accessi siano vigilati e regolamentati. È tra l'altro davanti agli occhi di tutti che gli ingressi arbitrari - quando hanno fama di essere abbastanza agevolmente effettuabili - determinano fatalmente da un lato il dilatarsi incontrollato della miseria e della disperazione (e spesso pericolose insorgenze di intolleranza e di rifiuto assoluto), dall'altro il prosperare di un'industria criminale di sfruttamento di chi aspira a varcare clandestinamente i confini».

Nel suo intervento il Cardinale sottolineava poi un criterio fondamentale per l'accoglienza: «Una consistente immissione di stranieri nella nostra penisola è accettabile e può riuscire anche benefica, purché ci si preoccupi seriamente di salvaguardare la fisionomia propria della nazione. L'Italia non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza una inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto. [...] In una prospettiva realistica, [ai fini dell'accoglienza] andrebbero preferite (a parità di condizioni, soprattutto per quel che si riferisce all'onestà delle intenzioni e al corretto comportamento) le popolazioni cattoliche o almeno cristiane, alle quali l'inserimento risulta enormemente agevolato (per esempio i latino-americani, i filippini, gli eritrei, i provenienti da molti paesi dell'Est Europa, eccetera); poi gli asiatici (come i cinesi e i coreani), che hanno dimostrato di sapersi integrare con buona facilità, pur conservando i tratti distintivi della loro cultura. Questa linea di condotta - essendo "laicamente" motivata - non dovrebbe lasciarsi condizionare o disanimare nemmeno dalle possibili critiche sollevate dall'ambiente ecclesiastico o dalle organizzazioni cattoliche».

Nell'ultima parte di questo passaggio, il Cardinale sembra prendere apertamente le distanze non soltanto, in campo laico, dalla galassia liberal-progressista - portatrice di una concezione della società in chiave multiculturale e mondialista, fautrice di un immigrazionismo senza regole - ma anche da certi ambienti ecclesiastici "progressisti" che hanno una visione marcatamente ideologica e poco pragmatica del fenomeno immigratorio, evidentemente nel segno dell'attuale Pontificato di Papa Francesco. E proprio alla linea di Papa Francesco, troppo pro-immigrazione, si è sempre dichiarato contrario Antonio Socci (ma è opinione comune anche di numerosi intellettuali cattolici e non) che a questo riguardo scrive: «La continua, insistente, ossessiva predicazione di papa Bergoglio a favore dell'emigrazione che esige dall'Italia e dall'Europa di spalancare le frontiere a milioni di migranti, gli ha fatto perdere le simpatie di una grossa fetta di opinione pubblica. [...] Insieme al "cuore" occorre "la ragionevolezza", altrimenti si fanno danni. [...] è inesistente, in Bergoglio, il riconoscimento della laicità dello Stato che ha compiti e doveri (di difesa del territorio, della sicurezza e del benessere popolo italiano), diversi rispetto alla Chiesa che deve insegnare l'amore al singolo cristiano». [o]

Continuando nella sua analisi dei criteri di accoglienza, Biffi puntava poi l'attenzione sul problema dei musulmani: «Gli islamici - nella stragrande maggioranza e con qualche eccezione - vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra "umanità", individuale e associata, in ciò che ha di più essenziale, di più prezioso, di più "laicamente" irrinunciabile: più o meno dichiaratamente, essi vengono a noi ben decisi a rimanere sostanzialmente "diversi", in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro. Hanno una forma di alimentazione diversa (e fin qui poco male), un diverso giorno festivo, un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra (fino a praticare la poligamia). Soprattutto hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicché la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede indubitabile e irrinunciabile, anche se aspettano prudentemente a farla valere di diventare preponderanti».

Pertanto Biffi afferma senza mezze misure che i musulmani vogliono "farci diventare tutti sostanzialmente come loro". Ma il direttore di Radio Maria, Padre Livio Fanzaga, che è stato per diversi anni missionario nei paesi islamici, su questo punto è ancora più netto: "l'obbiettivo dell'Islam di qualsiasi tendenza è quello di sostituirsi al Cristianesimo e ad ogni altra espressione religiosa. I mezzi per farlo dipendono dalle circostanze storiche [...] Il terrorismo di matrice islamica - scrive Don Fanzaga - rappresenta uno dei pericoli più gravi che incombono sulla nostra società. Il problema non è soltanto politico, ma anche e soprattutto religioso. Non vi è dubbio che la grande maggioranza di musulmani che vive in Occidente sia gente che vuole fare una vita tranquilla, ma l'obiettivo dell'Islam è di sostituirsi al cristianesimo". [h]

Anche il Cardinale Raymond Leo Burke è sulla stessa linea: «É chiaro che i musulmani hanno come obiettivo finale conquistare il potere sul mondo. L'Islam attraverso la sharia, la loro legge, deve governare il mondo e permette atti di violenza contro gli infedeli, come i cristiani. Ma noi stentiamo a riconoscere questa realtà e a reagire difendendo la fede cristiana [...] Ho sentito diverse volte degli islamici che spiegavano: Quello che non siamo riusciti a fare con le armi in passato lo stiamo facendo oggi con la natalità e l'immigrazione. La popolazione sta cambiando. Se va avanti così, in paesi come l'Italia, la maggioranza sarà musulmana [...] Tutto questo accade per la corruzione dell'Occidente. Non ci sono più famiglie sufficientemente numerose. In maniera supina accettiamo prassi che sono contrarie alla legge naturale come l'aborto o il cosiddetto matrimonio fra persone dello stesso sesso. É la dimostrazione che non siamo più forti nelle fede. Ed una facile preda per la conquista». [n]

Padre Samir Khalil Samir, gesuita e islamologo di fama internazionale, stigmatizza invece l'atteggiamento esageratamente diplomatico di Papa Francesco verso l'Islam: "Penso che sia troppo buonista, occorre avere maggior equilibrio. Io comprendo molto bene che lui, diplomaticamente, vuole salvare i rapporti col mondo islamico e ha ragione. Fa bene anche ad evidenziare quello che di buono ha l’Islam ed è giusto dire che non tutto l’Islam o gli islamici sono violenti o terroristi. Ma occorre anche evidenziare le cose che non vanno e questo male non sempre è mostrato con la necessaria forza". [k]

Un altro grande esperto di Islam, Padre Piero Gheddo (venuto a mancare nel dicembre del 2017), è invece più favorevole all'approccio dimesso e interlocutorio di Papa Francesco e mette l'accento sul come bisogna porsi nel dialogo coi musulmani: «Noi, cristiani d’Occidente, dobbiamo interrogarci sulle nostre responsabilità. Il terrorismo non si sconfigge solo con le leggi, la vigilanza e la fermezza, ma aiutando i fratelli islamici a maturare una diversa visione del mondo moderno e accettando che essi contestino la nostra crisi religiosa. [...] L’Islam non è terrorismo. È anzitutto un problema culturale e religioso, che ci rivela la nostra crisi religiosa, di vita cristiana, di identità cristiana, di fede e appartenenza alla Chiesa. Altrimenti l’Occidente, la civiltà occidentale come la conosciamo noi oggi, è destinata a tramontare e sparire, come già sono tramontate la civiltà romana antica e tante altre, perché senz’anima. "L’Europa non si ama più, . scriveva il card. Ratzinger, poco prima di diventare Papa Benedetto XVI - è una civiltà volta alla sua stessa distruzione". Senza Gesù Cristo l’Europa è senza speranza, senza futuro. Tramonta per stanchezza e sazietà, soffocata dai beni materiali che produce». [m]

Sono in molti oggi a ritenere inevitabile nel prossimo futuro un conflitto con l'Islam più radicale. Secondo alcuni l'Islam che distruggerà la civiltà occidentale ce lo stiamo coltivando in casa proprio in questi anni. Nei paesi occidentali l'Islam fondamentalista, prende piede anche e soprattutto grazie all'indottrinamento al credo jihadista di matrice salafita che i giovani ricevono nelle madrasse sponsorizzate dai sauditi, e ciò avviene non solo fra gli immigrati ultimi arrivati ma anche fra quelli di seconda e terza generazione, a dispetto della tanto decantata integrazione che evidentemente è una pia illusione. Padre Samir Khalil Samir sostiene che "La forza di attrazione esercitata dagli estremisti dipende principalmente da due fattori: la debolezza di proposta ideale da parte dell’Occidente, che viene visto come una civiltà decadente, sempre più lontana da un vero sentimento religioso, e il fascino esercitato da parole d’ordine essenziali, che veicolano slogan ad effetto, promettono paradisi (inesistenti), veicolano l’illusione di una rigenerazione personale e collettiva. E allora anche la violenza viene accettata per arrivare allo scopo". [i]

Quindi la scintilla che potrebbe scatenare - Dio non voglia - la conflagrazione fra Islam e civiltà europea è possibile che parta - almeno parzialmente - dall'interno della stessa Europa. Gli emissari dell'Islam più estremista, nemico dell'Occidente, sono già dentro i nostri confini, vi sono entrati sia per vie del tutto legali sia mischiandosi con quei clandestini che in questi anni abbiamo visto approdare in massa sulle nostre coste e accalcarsi alle nostre frontiere[s]. I "barconi della morte" sono stati spesso il cavallo di Troia per portare in Occidente la Jihad (che non è soltanto la "guerra santa" contro gli infedeli combattuta con le armi e gli attentati, ma nell'accezione di "piccolo Jihad" è la lotta che il musulmano è tenuto ad affrontare per ottenere il trionfo dell'Islam anche tramite strumenti culturali e politici). Questi jihadisti hanno il compito di creare le condizioni propizie e preparare la strada, puntando a indebolirci dall'interno. Quando l'Islam starà per prendere il sopravvento è presumibile un ritorno in sé degli europei che porterebbe inevitabilmente alla guerra civile, ma in un momento successivo è prevedibile una partecipazione al conflitto di tutti i paesi musulmani fondamentalisti i quali, approfittando del momento di debolezza dell'Europa, tenterebbero un'offensiva militare per dare il colpo di grazia alle forze della resistenza. Esistono profezie in Occidente come in Oriente che evocano scenari di questa portata. Ma l'esito preconizzato è sempre la vittoria dei popoli cristiani. E la vittoria si realizzerà solo quando il mondo di tradizione cristiana avrà riabbracciato convintamente la Fede dei propri avi, vivendola con integrità, proprio come caldeggia Giovanni Paolo II. Solo allora, secondo le profezie, arriverà - dopo l'avvento del Grande Monarca e del Papa Santo - l'aiuto decisivo dal Cielo per sconfiggere definitivamente il conquistatore musulmano.

A seguire proponiamo un compendio di queste profezie.

 

LE PROFEZIE IN OCCIDENTE

 

"[...] entreranno in Italia tre potentissimi eserciti, uno dall'oriente, l'altro dall'occidente, il terzo dall'aquilone [settentrione; N.d.R.], e vi sarà tanta effusione di sangue, quanta in Italia non fu vista giammai dal principio del mondo.

In questo tempo vi sarà un legittimo e vero Pontefice, ed un nuovo imperatore dei Romani, il quale con il suo esercito prenderà il re adultero, e questo adultero re con ogni cosa gli saranno assoggettati e sottoposti. Vi sarà una grande riforma nella Chiesa di Dio ed in coloro che portano tonaca e tonsura. E sarà spenta la setta di Maometto."

Profezia ritrovata nelle catacombe di Roma [p, b]

 

"Il Grande Monarca sarà in guerra fino all’età di 40 anni; un Re del Casato del Giglio [...] Sottometterà Cipro, i turchi e i barbari e farà sì che tutti adorino il Crocifisso. Alla fine deporrà la corona a Gerusalemme."

VI secolo, profezia di San Cataldo di Taranto [a, d, l]

Note: Il giglio è un simbolo della monarchia francese.

 

"L’Aquila Bianca [il Grande Monarca; N.d.R.], su ordine dell’Arcangelo Michele, scaccerà la ‘mezzaluna’ dall’Europa, dove rimarranno solo i cristiani; egli regnerà da Costantinopoli [...]"

1600, profezia di Fra’ Johannes [a]

 

"L'Aquila [il Grande Monarca; N.d.R.] invaderà anche i paesi maomettani  [...] Distruggerà le sette giudaiche e maomettane, e restaurerà la chiesa di Santa Sofia [...]"

XIV secolo, profezia di Santa Brigida di Svezia [a]

Note: la chiesa di Santa Sofia a Istanbul (l'antica Costantinopoli) fu la più grande chiesa della cristianità fino al 1453, quando Costantinopoli cadde in mano ai Turchi-Ottomani che la trasformarono in una moschea aggiungendo i minareti ed altri elementi caratteristici del culto musulmano.

 

"[...] quando gli uomini abbandoneranno l’uso della loro ragione, si abbrutiranno. Allora saranno sempre più nella confusione. Si preparino perciò i principi di questo mondo per i più grandi flagelli, che cadranno su di essi. Ma ad opera di chi? Prima di tutto gli eretici e gli infedeli, poi i santi e fedelissimi «Portatori della Croce» eletti dall’Altissimo, i quali, non riuscendo a convertire gli eretici con la scienza, faranno un uso vigoroso delle loro armi. Molte città e villaggi saranno in rovina, con la morte di una quantità enorme di uomini buoni e cattivi. Gli infedeli combatteranno anche contro i cristiani e gli eretici, saccheggiando, distruggendo e uccidendo la maggior parte dei cristiani.

[Il Grande Monarca] Distruggerà la setta di Maometto, estirperà tutti i tiranni e le eresie. [...]"

XV secolo, profezia di San Francesco da Paola [a, l]

 

"[...] un sovrano cristiano [...] non soltanto riporterà alla vera fede le anime che vivono in errore ma impartirà anche un colpo pesante sui nemici dell’impero, i turchi; scaccerà il loro impero e ristabilirà il Cristianesimo."

XVII secolo, profezia di Dionisio di Lützenburg [a]

 

"Un grande principe del Nord [...] combatterà in favore della vera fede ortodossa, e assoggetterà al suo dominio l’Impero Maomettano [...]"

XVII secolo, profezia di Rudolph Gekner [a, d, l]

 

"L'impero dei maomettani sarà distrutto e [il Grande Monarca] regnerà in oriente come in occidente."

XVII secolo, profezia del Ven. Bartolomeo Holzhauser [a, d, l]

 

"[...] Questo nuovo Imperatore con la robusta gente italiana, francese e di altre nazioni formerà il più potente degli eserciti che sarà chiamato l’Esercito della Chiesa, attraverso il quale distruggerà l’Impero Ottomano [probabilmente un impero mussulmano; N.d.R.] e tutte le eresie [...]"

XVIII secolo, profezia di un padre cappuccino [a, d, j, l]

 

"[...] Questo Cane dovrà poi abbandonare il suo Maestro e scegliergli un Uomo Nuovo, per mezzo del quale le Scritture saranno adempiute. Questo cane significherà il Turco, che abbandonerà il suo Maometto e sceglierà il nome Cristiano, che è un segno che il giorno del Giudizio è vicino [...]"

Vecchia profezia sassone [a]

 

"Un Grande Monarca sorgerà dopo un periodo di terribili guerre e persecuzioni in Europa... A Costantinopoli [l’attuale Istanbul; N.d.R.] la Croce sostituirà la mezza luna del Maomettismo e Gerusalemme sarà la sede di un re."

XIX secolo, profezia di fra' Rocco [a, d, l]

 

"Tutte le chiese saranno insieme e unite, apparirà un singolo pastore di un unico gregge. La mezzaluna lascerà gradualmente il posto alla croce, la terra nera brillerà di splendore religioso."

XIX secolo, la "canzone del vecchio tiglio" [t]

 

È da notare che oltre alla profezia di Fra’ Johannes, che abbiamo appena considerato, anche alcune altre profezie sembrerebbero suggerire, anche se in maniera meno esplicita, la possibilità di una "cacciata" degli stranieri (probabilmente di fede musulmana) dall'Europa, forse ad opera del Grande Monarca. Per esempio, Helena Wallraff afferma che "Le razze verranno respinte nei loro vecchi confini"; mentre la "canzone del vecchio tiglio" sembra presagire l'ostilità (motivata o no che sia, lo dirà solo il futuro) da parte delle popolazioni autoctone europee e occidentali verso gli immigrati che probabilmente indurrà loro alla fuga dalle nazioni ospitanti: "Straniero di colore, ospite sgradito, fuggi dal campo che non hai arato!".

 

LE PROFEZIE IN ORIENTE

 

Quello che segue è un estratto del libro Le Grand Pape et le Grand Roi ou traditions historiques et dernier mot des prophéties, pubblicato nel 1871 in Francia, dove si fa menzione di varie profezie diffuse e tramandate da secoli in oriente che hanno per oggetto i destini futuri dell'Islam:

"Tutti i popoli d'Oriente, senza eccezioni, quelli dell'Asia orientale come dell'Asia centrale e dell'Africa, abissini, armeni, turchi, arabi, siriani, indiani, abitanti della Cocincina [è la zona più meridionale del Vietnam; N.d.R.], hanno delle tradizioni molto antiche che sono perfettamente in linea con quelle dell'Occidente. Ma le profezie tradizionali dei turchi ottomani devono naturalmente sorprenderci molto più di quelle di tutti gli altri popoli. In effetti, cosa annunciano queste tradizioni? La distruzione dell'impero ottomano da parte dei cristiani; ma i cristiani per loro sono i francesi, e questi francesi devono essere guidati da un Grande Re che sottometterà tutto l'Oriente alla religione di Cristo. Questo è il quadro comune a tutte le tradizioni orientali, e in particolare a tutte le tradizioni musulmane. [q]

Gli arabi della Siria hanno registrato dal XIV secolo una serie di oracoli che arrivano sino alla fine del mondo, molti dei quali si sono già realizzati; si trovano nel curioso libro El-Djeffer, vale a dire l'Enigma. I giornali del 1861 hanno riportato il seguente oracolo, di cui Mons. Macarios - Vescovo di Damasco, del quale Tolosa ha potuto apprezzare le virtù e l'erudizione di orientalista - ha garantito l'autenticità:

"Damasco deve rivedere, in un tempo non lontano, massacri che porteranno il terrore fino a Beirut. I cristiani si riuniranno sul monte Libano. Un Grande Re del fiore di Giglio sarà il loro difensore; verrà in loro soccorso con grandi eserciti; una grande battaglia sarà combattuta tra Aleppo e Gerusalemme, dove il re d'Egitto e ottantaquattromila musulmani saranno annientati. Il Sultano si ritirerà a Damasco, dove perirà nella moschea; La Mecca sarà distrutta e l'Islamismo annientato."

Il Constitutionnel,- 31 dicembre, 1821 - ha riferito la seguente profezia, diffusa in Abissinia, estratta dal Journal d'Anvers:

"Un giorno, la Mecca, Medina e altre città dell'Arabia Felix [le regioni più meridionali della penisola arabica che comprendono gli Stati dello Yemen e dell'Oman; N.d.R.], saranno distrutte, e le ceneri di Maometto, così come dei suoi sostenitori, saranno disperse ai quattro venti del cielo. Sarà un certo principe cristiano, nato in un paese settentrionale, che attuerà tutto ciò e nel contempo si impossesserà dell'Egitto e della Palestina." [r]

"I cristiani attraverseranno il mare, in uno slancio spontaneo, con così tanta rapidità e tante truppe, che si crederà che tutta la terra cristiana voli in Oriente. - La fede di Cristo trionferà; i turchi l'abbracceranno e la credenza in Maometto cesserà". [c]

Ecco un oracolo ben noto in Oriente e attribuito a San Gregorio di Armenia detto l'Illuminatore: "Verrà una nazione valorosa, sarà quella dei Franchi; tutti si riuniranno ad essa e l'Asia si convertirà."

"L'Oriente è in attesa, afferma E. Borée; dalle tradizioni ha appreso che un Gran Re di Francia sarebbe sia il suo conquistatore che il suo salvatore". [e]

Queste tradizioni orientali sono sempre state così vive che gli arabi e i turchi di Gerusalemme hanno murato la porta attraverso la quale la tradizione dice che debba entrare il Grande Re di Francia quando verrà a sottomettere l'Oriente. Essi spingono la loro previdenza fino a non consentire più l'ingresso nella Città Santa alle carovane di pellegrini troppo numerose, perché, secondo la tradizione, i tempi si avvicinano. Un cronista inglese del XII secolo, Raoul de Dicet, riferisce che la Porta Aurea di Costantinopoli portava questa iscrizione: Quando verrà il re biondo d'Occidente, mi aprirò io stessa. I greci l'avevano murata, e i latini non vi passarono nel 1204, ma fusero una statua equestre dove vi si vedeva la figura del futuro Grande Re francese con le fattezze già riportate nelle antiche profezie".

 

 

 

Fonti e note:

a) Tratto da "The Prophets And Our Times" di Padre Gerald Culleton, Tan Books;
b)
Tratto da "Le Grand Pape et le Grand Roi ou traditions historiques et dernier mot des prophéties", 7a edizione, Éd. Privat, Tolosa-Parigi, 1871;
c)
Tratto dal "Prognosticon", D. Magistri Antonii Torquati, De Eversione Europoe, stampato ad Anversa nel 1552, che si trova nella biblioteca di Sainte-Geneviève, n° 296; citato in "Le Grand Pape et le Grand Roi ou traditions historiques et dernier mot des prophéties", 7a edizione, Éd. Privat, Tolosa-Parigi, 1871; citato inoltre in "Prophéties: la fin des temps", Eugène Bareste, Lavigne éditeur. Parigi, 1840; la profezia è riportata, senza citare la fonte, anche in "I futuri destini degli stati e delle nazioni", 5a edizione, Tipografia Italiana di F. Martinengo e Comp., Torino, 1861;
d)
Tratto da "Catholic Prophecy" di Yves Dupont, Tan Books;
e)
Cfr. E. Borée "Correspondance et mémoires d'un voyageur en Orient", t. II, p. 30; citato in "Le Grand Pape et le Grand Roi ou traditions historiques et dernier mot des prophéties", 7a edizione, Éd. Privat, Tolosa-Parigi, 1871;
f)
"La visione di Giovanni Paolo II: «L'islam invaderà l'Europa»", articolo di Valerio Pece, La Nuova Bussola Quotidiana, 18/11/2017;
g) "Giacomo Biffi: Sull'immigrazione", Intervento dell'arcivescovo di Bologna al Seminario della Fondazione Migrantes, chiesa.espresso.repubblica.it, 27/10/200;
h) "Radio Maria lancia il monito «L'islam punta a farci fuori»", articolo di Fabio Marchese Ragona, Il Giornale, 24/07/2016;
i) "Samir Khalil Samir. L’Islam aspetta ancora la sua rivoluzione culturale", articolo di Giorgio Paolucci, Avvenire, 28/01/2015;
j) Tratto da "Viaggio nelle profezie", di Alessandro Meluzzi, Marsilio Editori;
k) "Padre Khalil Samir Khalil: «Papa Francesco è mal consigliato sull’Islam»", articolo di Michele M. Ippolito, LaFedeQuotidiana.it, 24/05/2016;
l)
Tratto da "Trial, Tribulation and Triumph" di Desmond A. Birch, Queenship Publishing;
m) "Papa Francesco e il dialogo con l’islam", articolo di Padre Piero Gheddo, AsiaNews, 16/06/2007;
n) "«L'Islam è un pericolo: vogliono sottometterci con le armi e con i figli»", articolo di Fausto Biloslavo, Il Giornale, 04/10/2016;
o) "Antonio Socci, il Papa e gli immigrati: il durissimo attacco che ha "convertito" Bergoglio", articolo di Antonio Socci, Libero, 12/09/2017;
p)
Tratto da
"I futuri destini degli stati e delle nazioni", 5a edizione, Tipografia Italiana di F. Martinengo e Comp., Torino, 1861;
q) In questo passaggio del libro "Le Grand Pape et le Grand Roi ou traditions historiques et dernier mot des prophéties" sono indicati i seguenti riferimenti: cfr. Profezie dei maomettani, di Domenechi, Firenze, 1548. - cfr. profezie abissine riportate negli Annales de la Propagation de la Foi,, t. V. p 20; nel Journal d'Anvers e nel Constitutionnel del 31 dicembre 1821. - cfr. Eugène Borée, Mémoire d'un voyage en Orient. - cfr. profezia greca fatta al Sultano e di cui parla lo storico italiano, Brusoni, 7a ed. Torino, 1860. - cfr. Doellinger, Dissertation sur la religion de Mahomet, p. 146.;
r) Qui riportiamo l'estratto dalla fonte originale: il "Constitutionnel" del 31 dicembre 1821, è stata invece omessa la versione riportata nel libro "Le Grand Pape et le Grand Roi ou traditions historiques et dernier mot des prophéties" perché differisce leggermente dall'originale];
s) Su questo argomento consulta i seguenti articoli:  "L’Isis: invaderemo l’Europa con l’immigrazione clandestina", Bergamo Sera, 25/01/2015; "Il rapporto della NATO: «L'Isis vuole sfruttare l'emergenza immigrazione»", articolo di Salvatore Santoru, blastingnews, 29/05/2017;
t) Lindelied - Gegenüberstellung der verschiedenen Versionen des Liedes.

 

 

 

A cura di "Profezie per il Terzo Millennio"  -  Novembre 2018; ultimo aggiornamento: gennaio 2020.
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